Lavori in corso
da Camminiamo Insieme - anno 20, n.26 del 02/03/2003
Scendo, ancora una volta come ogni mercoledì ad aprire la chiesa
di San Giuseppe, mentre il mercato si sta organizzando e una signora è in
palese battibecco con un venditore.
Probabilmente si sente vittima di un acquisto non proprio
soddisfacente. Il tono di voce si fa concitato mentre proseguo con il mio
avvio di pensieri.
Anche a me l'ingiustizia, come penso a tutti, fa male, ma la
reazione istintiva, naturale, improvvisa, tesa, non fa bene perché ci porta
sul particolare, sulla precisazione, dimenticando le circostanze, l'insieme,
il punto di vista, lo stato d'animo o di salute... Però se un atteggiamento,
un giudizio, un fatto o una parola sono ingiusti, tali restano, non si possono
giustificare! Poi, si sa: è tanto facile approfittare, puntare sull'utile,
cercare il proprio vantaggio, insomma occorre guadagnare e questo è possibile
se non si va troppo per il sottile.
L'invito di Gesù ad essere semplici come le colombe è senza
dubbio importante per un vivere più fiducioso e sereno ma non ci può fare
dimenticare quella precisazione: astuti come i serpenti. Una precisazione,
a prima vista, poco evangelica, ma importante se vissuta con l'attenzione
a non lasciarsi imbrogliare, a non essere sprovveduti, a non diventare "boccaloni",creduloni,
ma a sapersi muovere in questa società come "figli della luce".
Per vivere in fedeltà a ciò che siamo occorre stare a questo
livello di libertà, onestà, cordialità, nobiltà, generosità, apertura d'animo,
sapienza, discernimento che la condizione di figlio della luce richiede.
La ricorrente espressione "questo è il mio carattere, io sono
così" oppure "se c'è qualcosa che mi manda in bestia è l'ingiustizia", mi
suggeriscono alcune attenzioni che probabilmente riusciranno a non farmi cadere,
di fronte alle contrarietà, in modo istintivo.
Sono incamminato verso la perfezione, ho delle grazie per
raggiungere l'obiettivo, però non sono perfetto e giusto.
E' inizio di sapienza toccare con mano e richiamarmi questa
precarietà. In questi anni si sono espresse culture pesanti che hanno fatto
del sospetto, dell'aggressività, del contrasto, dell'indifferenza, del vantaggio,
del prestigio, uno stile di vita che ci ha contagiato, anche in modo nascosto.
Riconoscere questi persuasori occulti e superarli è tipico
di persona dotata di intelletto, cioè capace di leggere in profondità.
I dibattiti politici e sociali, che la televisione porta in
casa, ci fanno ritenere l'altro come un potenziale rivale, avversario, individuo
da ben identificare per combatterlo o ignorarlo. E' gratitudine e doverosa
risposta a chi mi accetta e sopporta imparare a guardare l'altro come una
presenza che mi è donata.
Infine (ma probabilmente ci saranno altri punti da considerare,
ma mi fermo qui) debbo ricordare che il vero dialogo è fondato su due possibilità:
quella di esprimermi con la maggior libertà possibile di essere ascoltato
senza pregiudizi o rifiuti quella di permettere all'altro di esprimersi con
la maggior libertà possibile e di essere ascoltato con altrettanta libertà.
Riuscirò, almeno ci provo! Tenete presente: "lavori in corso".
don giorgio
Raccolta
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