Assolvimi dal peccato che non vedo

da Camminiamo Insieme - anno 18, n.26 del 18/2/2001-

 

Chiudo il libro, alzo lo sguardo e sul muro della sacrestia di San giuseppe, a sorpresa, il sole proietta tra l'ombra dell'inferriata la sua luce calda. Esco incontro a questo tramonto che ridona speranza ad un ambiente impregnato di umidità, soffocato da nubi basse e nere, chiuso a qualsiasi desiderio se non a quello di ficcarsi presto in casa. Mi accorgo che a furia di convivere con determinate situazioni, stati d'animo, condizioni, si finisce per ridurre l'orizzonte dei propri desideri e per accontentarsi. Anche la realtà arriva a coincidere con ciò che uno vuole percepire al punto da escludere o non avvertire più alcuni aspetti che pure prima considerava. Se così si restringe l'ambito del reale, c'è da immaginare la fine degli ideali. Questi pensieri si sommano l'uno all'altro, mentre compio quattro passi, stranamente volgendo le spalle al desiderato tramonto. Probabilmente il tutto sta avvenendo per una frase della Bibbia che mi ha colpito: "Assolvimi Signore, dal peccato che non vedo". E' il rischio enorme di sentirsi a posto, in pace con tutti e con tutto, senza cogliere che chi vive con noi può pregare, soffrire, scongiurare, indicare, proporre, sottolineare, sopportare, tanto niente riesce a convincerci ad uscire dal grigiore che a poco a poco si propaga fino ad invadere tutto. Sono stanco di sostare su di un'umanità dal respiro corto e dallo sguardo miope, con un parlare fatalistico, suggerimenti di sempre, lamenti quotidiani, intolleranza continua, contrattempi visti come congiure. Avverto il bisogno di luce, di vedere, di tornare a guardare con calma e stupore. L'occasione per cambiare c'è. Volto le spalle a quell'ammasso di grigiore. Finalmente là, a metà lago, sopra i colli, lo squarcio segmentato, da cui traspare il sole. Lo sento, domani sarà un altro giorno e il sole avvolgerà tutto. Ci vuole un bel coraggio a sperare nel bel tempo, dopo settimane e mesi di clima pessimo con solo qualche raro giorno di sole. Non è solo un desiderio. Appunto perchè ho rotto con gli schemi stantii e ho ricuperato un orizzonte ampio, questa è speranza. Si è affermata in me questa mattina, quando , in ginocchio, davanti ad un frate, ho deposto la mia visione di vita, la sicurezza delle mie abitudini, ed ho chiesto al Signore di assolvermi dal peccato che non vedo. Allora la speranza ha cominciato a balbettare la sua certezza: il Signore ti è vicino per salvarti proprio perchè a Lui ti affidi.Ho avvertito il bisogno di una salutare penitenza. Non qualche Ave Maria, ma l'occasione per volgere le spalle al già visto, fatto, deciso, pensato, provato, tentato, scartato...ed intraprendere il nuovo sguardo , l'ascolto, l'attenzione, l'intenzione, il proposito, la decisione. Mi succede questo e non so fino a quanto durerà. E' già importante lasciare ciò che blocca per aprirsi alla vita. Questa io la chiamo Grazia di Dio. E' l'amore che non vedo. Ne sento la luce e il calore al punto da riprendermi. Il peccato che non vedo è sempre in agguato, ma la speranza si sta riproponendo in tutta la sua forza e può essere già un altro giorno.

don giorgio


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