Parrocchia dei SS.Pietro e Paolo di Luino
Continua a credere in me
da Camminiamo Insieme - anno 20, n.21 del 26/01/2003
Il vedermi arrivare un giovane accompagnato dal padre o dalla madre, non
è che non mi faccia piacere, anche perché mi offre spunti per alcune considerazioni.
I motivi per l'incontro sono i più diversi, così le età e pure il sesso,
maschi e femmine. Eppure questi giovani sono autonomi in tantissime situazioni
sia lavorative che ricreative.
Passando di casa in casa per la benedizione natalizia l'incontro con figli
con un'età superiore ai trent'anni ha fatto sorgere la domanda sul matrimonio,
con l'invariabile scrollata di capo dell'interessato e la pronta risposta
dei genitori: "stanno bene a casa loro".
Mi è capitata sottocchio una recente inchiesta dove trovo un dato che
fa pensare: se fino a dieci anni fa il 55% dei giovani vivevano con la famiglia
di origine, ora siamo arrivati a oltre il 60%.
Da tempo si sta sostenendo che l'adolescenza si attarda fin oltre i trent'anni
e, in effetti, il giovane italiano dai 18 ai 34 anni appare come uno che
non vuole, non sa o non può crescere. Questa scelta appare in contrasto
con il fatto che il ragazzo di oggi, secondo ricerche di Eurispes e Telefono
Azzurro, sostiene di non essere ascoltato o preso sul serio dai genitori.
E' per lo meno strano che questi giovani vogliano vivere così a lungo
in quella famiglia, accusata di non sapere ascoltare e capire.
La risposta è probabilmente legata a quel vivere comodo, senza preoccupazioni,
garantito dal già previsto, coperto dal buon nome, scusato per le inadempienze,
rimproverato da qualche sfuriata, pronto al ricatto di gesti insensati,
soddisfatto nell'affermare che non ci sono ragazzi e ragazze serie. E così
questa lunga permanenza in famiglia, rischia una mancata crescita.
Ritorno con il pensiero alla bellissima esperienza di papa e mamma che
mi davano del tempo e con loro andavo a spasso, in chiesa o a scuola, ma
ero bambino, poi, è proprio vero il detto che per educare bene un figlio,
bisogna dargli un fratellino...e così ho imparato a crescere anche perché
alle spalle c'era chi era più bambino di me.
Se ritorno alla constatazione iniziale è anche perché ascolto insegnanti
che lamentano la difficoltà a vivere un dialogo educativo con i genitori
degli alunni, troppo spesso difesi ad oltranza.
Penso che proprio oggi sia urgente che la Chiesa torni ad operare con
particolare forza, autorevolezza, propositività nel campo educativo in cui
si è particolarmente distinta nei secoli.
Mentre tutto è messo in questione e sembra svilupparsi un vivere alla
giornata senza orizzonti più ampi, proprio la comunità cristiana deve raccogliere
la sfida educativa ripresentando la bellezza della famiglia, riproponendo
il calore della vita in ogni età, offrendo una riflessione convinta sulla
vocazione alla vita, riaccogliendo percorsi formativi con ideali chiari
e generosi, tenendo in conto inevitabili sacrifici e responsabilità, smascherando
la fatuità e il vuoto di parole che riempiono la bocca e deludono nel quotidiano,
sentendo che Dio in Cristo ha mostrato la sua premura per l'uomo. Non si
vuole con questo riesumare tempi passati, ma onorare quell' umano che non
può essere buttato via senza avere nemmeno pensato a quel mare di buone
occasioni che sono a portata di mano.
Forse è tempo di dare spazio ad un'etica delle possibilità piuttosto
che a quella di un dovere che finisce per bloccare quanto di originale,
giusto, bello ciascuno porta con sé.
Quindi: non "devo" sposarmi o fare figli o famiglia, ma ecco la "possibilità"
di una vocazione e quindi di una missione da portare avanti insieme a mia
moglie o a mio marito, rendendomi per questo degno di stare nella vita di
altre persone.
"O Dio fedele che non ti stanchi mai di rianimarci con i tuoi divini misteri,
non lasciarci mai mancare il dono del Tuo provvido aiuto" è la preghiera
dopo la comunione nella 1° domenica per annum che equivale a dire.
"Signore, nonostante tutto continua a credere in me".
don giorgio
Raccolta
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