Voglia di sapori diversi

da Camminiamo Insieme - anno 18, n.29 del 11/03/2001-

 

Nelle visite al cimitero mi piace scendere per il viale centrale perchè offre, sullo sfondo dei monti, il campanile di San Pietro. Mentre i grani del rosario scorrono e le labbra ripetono l'ave Maria, chiedo luce sul tema della povertà per il primo giorno degli esercizi spirituali. Non è certo la miseria in cui vivevano i luinesi , negli anni intorno al mille, quando decisero di innalzare una chiesa con il campanile e la necessaria casa per il parroco, ma quell'insieme è possibile ed anche più bello perchè ho bisogno di te che vivi con me per lodare, ringraziare e adorare, chiedere perdono a nostro Signore.

Le nude pietre che si rincorrono in modo irregolare e con diverso spessore, mi parlano di una bellezza segnata dall'essenzialità, semplicità e consistenza perchè c'è un muratore esperto e capace che ad ogni pietra trova il posto.

Il suono della campana che, solitaria, chiama alla messa delle 16, mostra l'importanza di conoscere il proprio compito e offrirlo bene senza pretendere di arrivare a tutto : il limite è di casa nella vita.

Il campanile ha le radici nella terra e però grida la nostalgia del cielo. Là in alto si presenta arioso, aperto con le sue trifore. Non vuole curiosare, ma ingentilire e valorizzare quell'insieme di pietre. Davanti a tanta discrezione l'uscita dal cimitero è traumatica per lo sferragliare di ruspe, scavatori, camions. Rabbrividisco che tutto quel traffico assurdo possa compromettere la stabilità del nostro amico millenario che mi sta aiutando in una riflessione non certo facile soprattutto per il contrasto che incontro ad ogni passo, mentre mi inoltro per le vie del centro città.

Sono travolto dalla pubblicità che urla, impone, ripete, allude, sollecita con i suoi prodotti. Mentre seguo il marciapiedi, facce giovani e belle, fisici atletici e seducenti, scritte e slogans, colori e forme mi accompagnano sul fianco o mi richiamano, imponenti, anche dall'altro lato. Tocco e avverto lo spessore dei fogli incollati, impietosamente, l'uno sull'altro. Un mondo che passa e va, sempre pronto ad alimentare il cumulo sfacciato e indecoroso dei rifiuti.

In questo andare incontro persone che si affrettano verso diversi ambienti, pronti ad offrire tempo, energie, entusiasmo, voce, ascolto, operosità a chi li attende. Non riusciranno a risolvere i grossi problemi che gravano sulla città, sul mondo, sulle persone sane o malate. Hanno l'umiltà, la costanza e la povertà della goccia che riesce a scavare la pietra. Conoscono, per esperienza, la verità di quell'evangelico :" è meglio dare che ricevere". Si commuovono nell'accogliere insignificanti e quasi invisibili segni di risposta. Aprono ogni giorno la finestra della casa, ma soprattutto quella della vita, non certo per curiosare, ma per stupirsi, ancora una volta, del mistero di grazia e luce infinita che vive nel cuore del vicino.

Non è più solo il caro campanile di San Pietro a parlarmi e far provare nostalgia per la povertà, sono le tante persone, piccole e adulte, che la bontà di Dio mi permette di incontrare. Ho la possibilità di provare il sapore buono di quell'evangelico: beati i poveri.

don giorgio


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