Un po' di genialità

da Camminiamo Insieme - anno 18, n.31 del 25/03/2001-

 

Quando entro in una fabbrica, in un laboratorio o in un ufficio vedo le pesanti ore di lavoro. Sempre allo stesso posto per giorni, mesi ed anni di una vita, unica. Se oso esternare questa considerazione, mi rispondono che c'è una famiglia da mantenere, c'è una realizzazione da ricercare, c'è un lavoro da compiere.

La Bibbia si apre non con un discorso su Dio, ma sull'opera che Dio compie: " e vide che era cosa buona". Ancora oggi l'opera di Dio, che accogliamo con stupore nella natura, è per noi fonte di ogni bene, e per poeti, scrittori, pittori, musicisti, occasione per raccontare la propria emozione. Ogni persona, con il suo impegno, offre non solo un oggetto, ma qualcosa di sè.

A Natale mi accorgo che Dio non ci dona delle cose, ma ci offre se stesso. Il lavoro ci cattura fino a perderci, a rifiutarci e a non rispondere all'attesa di chi non vuole tanto il pane, il vestito o l'auto, ma aspetta noi. Urge ricuperare le nostre opere, il nostro lavoro: o sono segno o con il loro spessore finiscono per essere importanti in sè e non dire altro. Mi è sempre piaciuta quella canzone che dice: " le cose semplici sono le più belle, sono quelle che alla fine sono le più grandi" . Tutto è nella misteriosa, ma reale, forza di partecipazione che una persona può metterci sopra.

Ricorderai la commozione per il primo disegno del tuo piccolo, ma anche il fiore, il biglietto, la pulizia della casa, il giardino riordinato...Tutto proposto e donato come segno di una premura e stima, affetto e attenzione, considerazione disponibilità che sono lì, si sentono e ti commuovono.

Questa epoca può sembrare materialista con questi nostri adolescenti e giovani che chiedono mance sempre più consistenti, vestiti con ben in evidenza la firma o quella ingombrante oggettistica che va dal computer al motorino. Per fortuna c'è anche da considerare il vasto e meraviglioso mondo del volontariato che accoglie tanta gioventù. Mentre passo tra uno stand e l'altro, allestiti per la festa provinciale dell'artigianato che è a Luino domenica 18 marzo, avverto un accorato, nostalgico, sano sapore di mestieri di un tempo.

Proprio quell' "artigeniale" dei manifesti mi suggerisce il pensiero che suggerisco durante la messa in San Giuseppe. tante persone umili, semplici, con la loro manualità attenta, premurosa, intelligente ci hanno lasciato opere che ancora stupiscono al punto da esclamare:" oggi non è più possibile, non si è più capaci". Ci vuole genio. La tecnologia arriva a ricopiare tutto e a produrlo a prezzi accessibili, ma non si sente in quell'oggetto il calore del genio, del pezzo unico, del fatto a mano. Tutto è simile, identico. Occorre il recupero di una manualità geniale, per ridare la gioia di dire in verità: " frutto della terra e del lavoro dell'uomo ".

Forse per tanti giovani può essere una strada da imboccare. Anche qui si traccia la propria vita, originale ed unica, senza intrupparsi nella genericità di uno stradone che conduce solo verso lo scontato.

don giorgio


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