Dare o avere
da Camminiamo Insieme - anno 18, n.24 del 4/2/2001-
Come ogni mercoledì, a San Giuseppe, sono a disposizione
per le confessioni. Una signora mi dice la sua difficoltà a vivere
quanto esprime la preghiara di San Francesco:"Fa' che non cerchi tanto
di essere compreso, quanto di comprendere, di essere amato, quanto di amare".
Avverto il disagio per la distanza della proposta e il desiderio di entrare
in un nuovo contesto . Mentre sono per strada raggiungo una persona che conosco.
Sta andando con i suoi quasi novanta anni a trovare un'inferma. In una mano
l'ombrello e nell'altra il bastone, nonostante la pioggia, affronta quella
che lei chiama la sua scala santa. Un giovane mi dice la frustrazione,lo scoraggiamento,
il nervoso, la delusione per il lavoro perso e i suoi giorni da disoccupato.
Adesso si pente per il tempo buttato, la rabbia provata... finalmente ha un
buon lavoro e tutto riprende a girare. Ora si accorge che il malessere sopravviene
ad ogni difficoltà e rovina le relazioni con le persone care. E' più
che ovvio che un anziano cerchi di custodire la propria salute e un giovane
il suo lavoro. Nonostante tutto ciò rimane quella frase di Gesù:"C'è
più gioia nel dare che nell'avere" quasi a rimarcare la pesantezza
di una vita chiusa in sè o segnata da una delusione che blocca e segna
negativamente una vita più o meno giovane. Mi sono accorto che si vive
meglio se si da ragione piuttosto che imporre la propria volontà, se
si offre un aiuto invece che esigerlo, se si esce da una questione anche a
costo di rimetterci piuttosto che protrarla. Potrei continuare, ma già
sento sorgere le questioni, e sono tante e tutte giuste, e tutte hanno un
buon argomento e però non generano gioia, non danno la possibilità
di fare l'esperienza della forza dell'amore che si fa dono. Proprio qui sta
la novità cristiana che, anche dopo duemila anni, chiede di essere
riproposta. E' la risposta evangelica che mette nel cuore la serenità,
libera la mente da continui allucinanti ragionamenti, e soprattutto concede
l'occasione di rendere ragione della speranza che anima la vita. Questa speranza
è Cristo che torna tra noi, è l'uomo nuovo e vero che milleecento
anni dopo la Risurrezione, trova in Franceso d'Assisi uno che ridice in modo
sorprendenteGesù; come, dopo duemila anni, con MadreTeresa a Calcutta
c'è una vita che si spende per i moribondi che non le offrono alcuna
gratificazione, ma sentono attraverso lei la bontà paterna e materna
di Dio. Insieme a questi campioni quante altre stupende, piccole, esistenze
hanno riproposto nel concreto Gesù. Lui è con noi tutti i giorni
fino alla fine del mondo per offrirci la possibilità di essere uomini
e donne che non chiudono nè la giornata nè la vita, reclamando
per sè comprensione e stima, attenzione e affetto, ma hanno sulle labbra
e nel cuore l'invocazione: Padre, perdona, cioè dona sempre e comunque
amore a tutti e a ciascuno.
don giorgio