E' questione di fascino
da Camminiamo Insieme - anno 18, n.22 del 21/1/2001-
Da mesi, quasi puntualmente ogni mattina , questo clima mi
indispettisce.Rare eccezioni mi hanno offerto la gioia di sostare affascinato
da un cielo blu scuro con le stelle che a poco a poco si stemperano in una
luce sempre più piena. Cerco qualcosa che mi ridia respiro, discorsi
più positivi. Osservo la cappa che opprime il cammino di troppi, rendendoli
sfiduciati e stanchi. Mi percepisco come una formichina che è in continuo
movimento, si intruppa con le altre, entra ed esce, rallenta sotto un carico,
s'affretta per evitare un ostacolo, sosta cercando la direzione, procede ritornando
più volte sui suoi passi... Mi sento guidato come da un istinto che
mi porta ad agire. Sto insegnando a chi è piccolo che la vita è
questo frenetico fare e mi indispettisco per le inadempinze, i ritardi, le
soste di chi è giovane. Ho la sensazione di aver dimenticato il cielo.
La terra attende dall'alto il sole, l'acqua, il vento, la neve, tutto ciò
che è indispensabile per la vita. alzare lo sguardo per cercare la
stella polare è urgente per non perdere l'orientamento; è una
questione di verità. Stare con il naso all'insù e percepire
che non tutta la realtà è compressa dai tetti in giù:
c'è un'immensità che abbraccia. Nella notte piena di stelle
mi sento piccolo piccolo e pieno di stupore; me la prendo con me stesso perchè
mi accorgo di essere qui a tentare di mostrare che cielo e terra è
possibile viverli insieme. Abbiamo celebrato questo punto di incontro a Natale
con l'accoglienza del dono di Dio, il figlio suo Gesù. Questo è
l'avvenimento. Qui è urgente volgere la vita perchè qui c'è
il vero, il giusto, il bene, qui c'è la stella polare, qui c'è
la vita. Eppure il tran tran continua sotto la cappa e l'atteggiamento educativo
si fa monotono e ripetitivo. E' questione, lo sento, di fascino. Il mio vivere
o presenta qualcosa di inatteso, aperto, uno squarcio di azzuro, un desiderato
orientamento, o sene sta lì stanco ed abituato. Non è questione
di chissà cosa. Lo vedo nella serenità con cui tante persone
compiono un gesto di volontariato negli ambienti più diversi. Lo accolgo
come un benefico calore o atteso ristoro per la premura di persone che si
accorgono del mondo che li circonda. Lo desidero nelle celebrazioni in chiesa
da cui ciascuno possa uscire più orientato, fraterno e solidale. Lo
sento filtrare nell'animo e vibrare di fronte alla parola di Dio, finalmente
capace di scaldare il cuore per chi rischia del tempo. E' questo un cielo
che non distrae dalla terra, ma la rende viva e bella come lo è stata
per tanti uomini e donne che, nel passato, hanno cercato di lasciare un segno
di questa comunione in un oggetto, in un edificio, in un libro o in un vivere
saggio e onesto che attende continuità.
don giorgio