Parrocchia dei SS.Pietro e Paolo di Luino
Un ceppo di faggio
da Camminiamo Insieme - anno 20, n.16 del 15/12/2002

Il parco della scuola materna è finalmente libero da quella vegetazione
spontanea da sottobosco che lo rendeva impraticabile. Anche gli alti alberi
sono stati ripuliti. Dopo il crollo improvviso di un gigantesco e secolare
faggio che, con il fusto ed i rami, aveva invaso Via Sbarra, l'esigenza
si è resa necessità.
La bontà del legname ha richiamato l'attenzione e, in breve tempo, sul
terreno rimane sradicato l'enorme ceppo, li, al centro del prato, e non
si sa come rimuoverlo.
Natale si avvicina e in chiesa vorrei porre un presepe un po' originale.
Ne parlo con un artista locale che, con entusiasmo, si attiva per trovare
un legno adatto.
Forse il mio ceppo sul prato può servire.
Andiamo a vederlo.Tra il groviglio di radici che trattengono blocchi di
terra, e lo strazio di ferite e mutuazioni inferte dalla violenza della
motosega, l'artista vede la sua natività. Inizia il nuovo corso per il ceppo
che non è più un elemento da eliminare in una discarica ma ora ha un preciso
scopo non previsto.
Deve essere stato amaro per l'amico faggio ritrovarsi a terra per un soffio
di vento più forte e umiliante non poter più mostrare la cascata di rami
con tanto verde. Anche dopo la caduta delle foglie manteneva un grande fascino
per l'architettura del tronco con i suoi grossi rami, ricchi di innumerevoli
diramazioni sempre più sottili fino a divenire filiformi.
La compagnia di tanti uccellini con il loro canto, dei bimbi con l'inseguirsi
di corse e di grida ha lasciato il posto allo stridio acuto, penetrante,
della motosega.
Ora è lì, solo, con le radici all'aria il ceppo sradicato, affondato nel
terreno per un breve tratto e tutto il resto vergognosamente inclinato.
Le voci concitate che decidono il futuro del mio ceppo non gli vanno bene.
Al tentativo di buttarlo sul carro, con la gru che lo vorrebbe strappare
dalla sua terra reagisce con tutte le forze.
La voce incantata dell'artista e forse anche la mia presenza gli fanno
bene, ora si lascia ripulire dai blocchi di terra che teneva salda tra le
radici, accetta tutto perché sente di avere uno scopo e di non essere più
destinato a marcire in qualche umida discarica.
Spero proprio, per Natale, di porre lì, davanti all'altare e al centro
della nostra attenzione, il mio ceppo di faggio.
Non mi rallegrerà più con la festa dei suoi rami e del suo verde, ma mostrerà
a tutti la gioia di aver trovato uno scopo, un nuovo motivo di vita.
Forse qualcuno dirà che la vita è altro, che non ci si può perdere dietro
queste cose: un albero se è bello, forte, vivo, lo si tiene, se no si fa
legna da bruciare.
Si da il caso che nelle mani di un artista diventi un messaggio per tutti
e per me un invito a non arrendermi mai.
Tra le mani di Dio che toma per noi in questo Natale c'è attenzione e
stima anche per la mia fragile argilla che a poco a poco prende forma.
don giorgio