Parrocchia dei SS.Pietro e Paolo di Luino

Tra canti e doveri

da Camminiamo Insieme - anno 18, n.41 del 10/06/2001-

La prepositurale, nella sera di venerdì I giugno, è zeppa di gente. Le corali di otto parrocchie del nostro decanato presentano due canti e al termine si assiepano nel presbiterio per un canto finale, tutti insieme, e sono più di 200 persone che cantano. Forse tanti stanno seguendo puntualmente ogni esecuzione, per me è questo un tempo interessante sì per l'ascolto, ma anche per una serie di osservazioni, reazioni, sentimenti. La fusione di voci, l'armonia, il ritmo, la partitura, la direzione mi offrono lo spunto per un ideale di comunità sia civile o religiosa, familiare o associativa, lavorativa o politica: tutti uniti, offrendo ciascuno il proprio contributo per una presenza significativa, utile, importante, che permetta di cogliere il valore, la bellezza, la forza di ciò che si sta vivendo sia in famiglia, piuttosto che sul lavoro o in un altro contesto. Posso continuare ad applicare questa immagine del canto corale alla vita, ma avverto che nel concreto la suggestione simbolica si fa via via evanescente sotto i colpi del continuo frequen­tarsi. Chi vuole cantare in una corale accetta che ci sia un direttore che sceglie i brani, li insegna con un certo metodo per arrivare all'esecuzione e poi ciascuno a vivere i fatti propri. La scelta è motivata da una passione per il canto, dal formarsi di una certa intesa con chi condivide lo stesso interesse, dal bisogno di manifestare una propria dote. A ben guardare tutto questo può essere riportato a piè pari in ciascuno degli ambiti sopra citati che però vivono molto spesso serie difficoltà di intesa, armonia, soddisfazioni... Probabilmente ci sono delle condizioni che, non essendo praticate, comportano disfunzioni. E' fondamentale il senso di appartenenza ad un insieme di persone si chiarni famiglia, città, chiesa, scuola, fabbrica o partito e la conseguente accoglienza delle regole che guidano quel tipico frequentarsi. Se sulla strada per un vivere sicuro basta rispettare il codice stradale, nella vita non basta un'autorità che fissi delle regole. La persona che è punto di riferimento deve essere credibile, deve avere carisma, deve avere un pensiero, un progetto, una tensione, una spiritualità, un entusiasmo, una forza trainante, una capacità di comprensione, valorizzazione, accoglienza, deve avere "viscere di misericordia", slancio propositivo che si innalza partendo dalla verifica della storia e del vissuto... Ricordo la reazione di un giovane adulto, chiamato ad essere punto di riferimento, di fronte al verbo dovere: e 'è una sola cosa che si accompagni a questo verbo: "devo morire". C'è però tutto un mondo che non si rivitalizza se qualcuno non si decide a coinvolgere e ad intraprendere un cammino e quindi coniugare il verbo dovere. Ci sarà sempre da fare i conti con la libertà della risposta. Il "se vuoi...." del Vangelo diventa dal punto di vista educativo scelta strategica. Chi ha la coscienza e la gioia di un'appartenenza continui ad incoraggiarla convinto che, prima o poi ne verrà un'armonia in qualsiasi ambito.

don giorgio