Prendi il largo...

da Camminiamo Insieme - anno 18, n.21 del 14/1/2001-

 

Chiuso l'Anno Santo, il Papa non tira i remi in barca. Ne avrebbe bene motivo. Ha sottoposto la sua salute a sforzi notevoli,incontrando milioni di persone, compiendo lunghe celebrazioni, pronunciando discorsi impegnativi, affrontando viaggi in luoghi lontani. Ora soddisfatto per l'ampia eco , il profondo coinvolgimento, in buona parte legato al suo carisma, ci si aspettava un meritato riposo. La barca, immagine già cara ai Vangeli per indicare la Chiesa, non è entrata in un porto in cui sostare, ma, valutato il viaggio compiuto, è pronta per la nuova meta: il terzo millenio. Il grido "duc in altum" prendi il largo, pervade la lettera, firmata nel giorno dell'Epifania, a chiusura dell'Anno Santo.Anche per la nostra comunità questo grido è importante e urgente. Abbiamo vissuto il duemila, abbiamo celebrato le attese festività natalizie ed ora ci attende un nuovo anno e la ripresa dopo le feste. La rotta della nostra Chiesa , come quella della vita, tocca gli ambienti di sempre e conosce una vita di bordo con le stesse persone. Per esperienza sappiamo che, accanto a momenti di navigazione tranquilla, ci saranno le impreviste tempeste. Il grido che il Papa riprende dalle labbra di Gesù è efficace:"prendi il largo". L'ozio della vita di terra non produce che rimorsi e nostalgie, il mare aperto attende. Nel feriale, nell'incontro con le persone, nella frequenza di determinati ambienti, sta la certezza di una vita accolta con responsabilità. La comunione d'intenti, la possibilità di unire le forze, il sentire che insieme siamo in viaggio, sono stimoli per prendere il largo. Con tutto questo non mi sembra che in Gesù ci sia l'atteggiamento del mitico Ulisse, pronto a riprendere il largo per affrontare l'ignoto, oltre le colonne d'Ercole. Qui il fatto sorprendente è Colui che cerchiamo, come a tentoni, ha scelto di stare in barca con noi.Questa è la prima certezza: l'Emmanuele, il Dio con noi , ci è stato ridonato nel Natale e la Sua presenza è via, verità e vita ancora da scoprire , ancora da praticare. La fedeltà ai Sacramenti e alla Parola sarà garanzia di familiarità con Lui. La scoperta di essere nella Chiesa, non per la carne o il sangue, ma per la fede, ridonerà al nostro frequentarci uno spessore di solidarietà e fraternità che attende nuove espressioni. Il mondo piccolo ma intricato del nostro territorio non ha bisogno del ripetersi di analisi, seguite da lamenti, da critiche o dalle proposte più diverse. La comunità ha bisogno di gente che operi in campo educativo, caritativo, sociale, politico economico, lavorativo non con la mentalità coloniale, ma con autentica dedizione cristiana. Gesù ci ha mostrato questo con la parabola del granello di senape che, proprio perchè piccolo, è finito fra gli altri semi e per caso cade in un ambiente che non lo attende, ma lì trova vita per offrirsi come rifugio per gli uccelli del cielo. Così un ambiente conosce la logica nuova del Regno di Dio e supera quella che sembrava l'unica possibile forma di convivenza.

Coraggio, prendiamo insieme il largo, rendendo sempre più evangelico questo nostro vivere gomito a gomito, nella certezza che Gesù, l'Emmanuele, il Dio con noi, lavora per noi.

don giorgio

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