Parrocchia dei SS.Pietro e Paolo di Luino

Stare senza...

da Camminiamo Insieme - anno 18, n.45 del 08/07/2001-

STARE SENZA... Avevo cercato di far spostare la data, ma ormai la decina di persone interessate erano già avvisate. Così, proprio nella festa patronale, venerdì 29 giugno, sono in riunione in arcivescovado. Nel ritorno, mentre lascio Brinzio, non resisto e telefono a don Paolo. Ha celebrato la messa solenne delle 10.30, ha ricevuto il fascicolo di ricordo dei suoi cinquant'anni di sacerdozio, ha negli occhi la nostra prepositurale piena e nel cuore tanta gioia e non smette di dire grazie e vorrebbe continuare.

Le curve sono impietose nel loro imporsi e non ammettono distrazioni. Lungo la giornata ho modo di cogliere, nei tanti incontri, la soddisfazione per una festa ritrovata. Ricordo di aver già parlato della cura che gli abitanti di Cannobio hanno per la loro Santa Pietà. Normalmente custodita in cima alla cupola della chiesa parrocchiale, è calata due volte all'anno con un apposito congegno. E' impressionante constatare le misure di sicurezza che, nei secoli, tante comunità posero in atto per custodire le reliquie dei santi patroni. Più che le mura della città o l'esercito, i veri difensori erano i santi. Siamo senza reliquie significative dei pàtroni e senza statue-o dipinti in buono stato. Per la processione, la parrocchia di Lozzo ci ha prestato due quadri, abbiamo però recuperato alcuni aspetti da approfondire.

Innanzittutto abbiamo pregato insieme per la nostra città. A volte l'orizzonte del nostro stare con il Signore si apre sul privato, personale o familiare. Gesù ha parlato, incontrato, pregato, pianto su Gerusalemme, la sua città: "come una chioccia cerca di radunare i suoi pulcini, così ho fatto con te Gerusalemme". Proprio questo radunare, superando la dispersione nei tanti rigagnoli del quotidiano, è stato un altro fatto. La chiesa, le strade, il parco, il lungolago sono stati i luoghi di incontro, saluto, colloqui, sosta, unione al di là di età, condizione sociale, cultura. A volte ho sentito ripetere una parola dimenticata: tradizione. Questa festa non ci ha dato solo la nostalgia del passato, ma ci ha permesso di cogliere quanto sia nevralgico avere qualcosa da trasmettere. E' tipico della nostra cultura cattolica operare la sintesi tra corpo e spirito, sacro e profano: contro spiritualismi esaperati o pretese ascetiche di purità, c'è il Vangelo. E' buona notizia perchè non solo l'insegnamento di Gesù, ma anche la sua prassi sono segnati dal vivere dalla parte dell'uomo e non della legge, dalla parte di un fare festa perchè ciò che era perduto è stato ritrovato.

Commozione ancora per il lavoro e l'impegno di tante persone che, nei modi più diversi, si sono spese per promuovere qualcosa da vivere per ricordarlo, fissarlo e proporlo. Essere in una città è dono.

Così, senza rimpianti, sto in una terra che non è la mia; senza indifferenza sto in una cultura che è simile ma pure tanto diversa per riferimenti; senza distacco sto tra gente che non ho scelto. E tutto questo "stare senza" mi è possibile perchè vivo la città come dono. Dono di Cristo che mi ha chiamato tramite il Vescovo a vivere qui; dono della Chiesa che da secoli è qui e mi apre non solo chiese e case ma il suo cuore; dono di tutti voi che mi avete da subito accolto, superando i tanti "ma e se" che è naturale esprimere. Non tutto è già adulto e maturo, ma è bello vedere crescere e aiutare il domani.

don giorgio