Parrocchia dei SS.Pietro e Paolo di Luino

Come un albero

da Camminiamo Insieme - anno 18, n.48 del 29/07/2001-

Venerdì 20 luglio alcune folate di vento hanno sradicato e abbattuto un secolare faggio rosso. lì traffico di via Sbarra è deviato dalla paziente opera dei vigili urbani e dei carabinieri, mentre i vigili del fuoco, con maestria, stanno liberando la sede stradale dall'imponente castello di rami. Arrivo e rendo grazie perché nessuno è stato travolto. Un albero secolare, maestoso, con il suo perfetto raggio dirami, ora non è che legname da asportare in fretta, così da consentire la normale viabilità. Mentre celebro la messa delle 18 in San Giuseppe, mi arriva un primo messaggio biblico: "chi sta in piedi veda di non cadere; ho visto cadere i cedri del Libano." Nel calcolo delle probabilità si va dai rischi quasi inesistenti a quelli altissimi. Di fronte alla granitica solidità di certe persone, non ci sfiora il dubbio di un'eventuale caduta. Alcuni sono così sicuri di sè, da non mettere in conto la debolezza. Ho imparato, a mie spese, che la migliore sicurezza sta nella coscienza della propria fragilità, nel limite che ci fa compagnia. lì detto "fa più rumore una quercia che cade di una foresta che cresce" mi ha sempre spinto a superare ogni isolamento. Per me, essere Chiesa è stare come in una foresta per affrontare insieme i fatti negativi e violenti e per gioire insieme di un clima salubre e benefico. Come in un bosco le condizioni di salute e di età, di riuscita e affermazione sono diverse, e però tutte sono chiamate a convivere per il reciproco aiuto e vantaggio, così in una comunità. A volte sarà importante ridimensionarsi, aprirsi, chinarsi, crescere, diminuire, favorire, accogliere; in altri momenti si attenderà la primavera, dopo un rigido inverno, o la ricchezza di un'estate saprà anche sopportare la spogliazione di un autunno. L'importante è stare sempre insieme. Il salmo responsoriale è diverso da quello che mi ritorna nella mente: "come un albero piantato lungo il fiume". In botanica c'è non solo il linguaggio del dare ma anche quello del ricevere: acqua, sole, terreno; tutto è dono per favorire la vita. I miei occhi hanno sempre colto la bellezza, la forza, la maestosità di quel faggio, mai ho pensato al terreno, all'acqua e al sole che gli hanno consentito la vita. "In Dio ci muoviamo, esistiamo e siamo." e un espressione di san Paolo nel suo discorso agli ateniesi ed è proprio vero: la sua grazia, il suo amore sono il nostro ambiente vitale e non lo riconosciamo, non lo cerchiamo, non lo favoriamo. Semplicemente lo riteniamo dovuto. Qualcuno, saggiamente, di fronte al faggio atterrato, sostiene l'urgenza di curare, potare, osservare la pianta. Ha ragione, lo faremo. Non basta rallegrarsi perché era secolare, bello, una rarità, un esemplare; per tutti questi motivi doveva conoscere cure esperte. L'allegoria della pianta mi sta portando lontano, ma non posso dimenticare: "ov'era l'ombra, or sè la quercia spande morte una poesia della mia fanciullezza. Come di fronte ad una pianta abbattuta, così al termine di una vita per un attimo ci si ferma, ci si accorge, si loda, si constata, si torna a casa. Mentre sto seduto dopo la comunione, viene immediata, ma con un brivido che corre lungo la schiena, una frase del Vangelo: "quando avete fatto tutto quello che dovevate dite siamo servi inutili". Tornato a casa, sfoglio nervoso le pagine di un libro alla ricerca di queste parole di Hermann Hesse: "Quando siamo tristi e non riusciamo più a sopportare la vita, allora un albero può parlarci così: sii calmo! sii calmo! guarda me! la vita non è facile, la vita non è difficile. Così sussurra l'albero nella sera, quando abbiamo paura dei nostri pensieri infantili. Gli alberi hanno pensieri duraturi, di lungo respiro, tranquilli, come hanno una vita più lunga della nostra. Sono più saggi e possono confortarci don giorgio