Parrocchia dei SS.Pietro e Paolo di Luino
"A PESTE, FAME ET BELLO, LIBERA NOS DOMINE! "
da Camminiamo Insieme - anno 19, n.18 del 13/01/2002-
A PESTE, FAME ET BELLO, LIBERA NOS DOMINE!
Da tempo ormai, al mattino, quando è ancora buio, apro le persiane
e nel cielo a darmi il benvenuto c'è una luna bella, luminosa; se ci sono
nuvole, nella tarda mattinata, si dissolvono con l'affermarsi del sole. Il
freddo, in compenso, è pungente e ghiaccia la cascata della Froda, i laghetti
di Ganna e Ghirla. ma anche i più modesti impianti idrici poco protetti.
E' ancora pieno di luci il campanile quando mi raggiunge la
telefonata di una signora che propone di programmare " qualcosa "
per chiedere la pioggia. Le faccio notare che lo scorso anno c'è stato
un continuo susseguirsi di maltempo da settembre sino a primavera; c'è poi
il fondato timore che, se inizia a piovere, non c'è più scampo. La signora
insiste giustamente che per malattie, per boschi e campagna "ci vuole l'acqua".
Per rendere più convincente il suo argomentare passa alle proposte: Via Crucis
e preghiere, chiudere o socchiudere la serranda di San Felicissimo, terminando
con " la Laura sì che sapeva manovrare per il bel tempo o per la pioggia"
Per non rovinare le vacanze dei ragazzi, prometto che, dopo
l'Epifania, "qualcosafaremo"
Riprendo la preghiera delle lodi con il cantico di Geremia
14,17-21: "grande calamità è stato colpita la figlia del mio popolo, da
una ferita mortale... se percorro la città ecco gli orrori della fame. Anche
il profeta e il sacerdote si aggirano per il paese e non sanno che cosa fare..."
Certamente la preghiera e l'attenzione sono dall'il settembre
rivolte allo scenario dell'Afghanistan, ma ora questa siccità sta facendo
sentire la sua forza con incendi nei boschi, ben poco rispetto alla tragedia
degli incendi che minacciano Sidney.
Con i meteo italiani o svizzeri così precisi ed affidabili
a che serve chiamare Dio in azione?
Sta di fatto che per secoli si è pregato con le forme più varie
per il bel tempo o per la pioggia; c'è ancora la possibilità di celebrare
la messa con preghiere apposite; le cappelle sono un segno delle soste durante
le processioni per benedire le campagne; tante sono le usanze e le devozioni
che costituiscono la così detta "pietà popolare". Mentre si tentano spiegazioni
a tutto campo e si affrontano i rimedi per garantire la neve per gli sciatori,
rimane sempre il fatto del limite. Proprio a partire da questa constatazione
ci si rivolge a Colui che è il Signore, da sempre attento al grido e al bisogno
della sua creatura. Già il Salmo invocava: "apri la tua mano e sazia ogni
vivente". Al di là dell'affanno per il cibo e il vestito, Gesù ci apre lo
sguardo sui gigli del campo che sono così belli da far sfigurare Re Salomone.
Se abbiamo un Padre Celeste che si prende cura di noi, diventa saggio da parte
nostra deporre l'orgoglio della sufficienza e riconoscere di avere bisogno.
Per quanto riguarda le forme con cui esprimere la preghiera,
ogni tempo ha prodotto le proprie e noi non vergognamoci di invocare il Signore
per le nostre necessità materiali.
C'è una saggia invocazione nel libro dei Proverbi (30, 5-9):"non
darmi nè povertà nè ricchezza, ma fammi avere il cibo necessario, perchè una
volta sazio io non ti rinneghi e dica 'chi è il Signore', oppure ridotto in
miseria non rubi e profani il nome del Signore"
Ma qui il discorso si apre ancora sulla urgenza di non fermarsi
al benessere fisico ma approfondire e sentire la necessità di essere guariti
nell'intimo. Anche lì ci può essere un secco pericoloso che può arrivare alla
carestia. E' il caso di tornare ad invocare in spirito di penitenza e digiuno:
'a peste, fame et bello, libera nos Domine" liberaci, Signore, dalla malattia,
dalla fame e dalla guerra!
don giorgio
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