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PENSIERO PER OGNI GIORNO

LITURGIA > OMELI ANNO A

9 MARZO 2011

MERCOLEDI’ DELLE CENERI

LA LITURGIA

La prima lettura di oggi ci invita ad un cammino di conversione, essendoci allontanati dal Padre col peccato, con l’adesione del nostro cuore e con atti esterni di conversione.

Nella seconda lettura, San Paolo si considera un ministro di Dio in grado di sollecitare all’unione con Dio stesso.

Nel Vangelo, l’evangelista Matteo ci sollecita con le tre grandi vie da percorrere per arrivare a Dio: elemosina – preghiera – digiuno.

L’imposizione delle ceneri è un semplice segno esteriore che indica l’inizio del nostro cammino quaresimale.

La Chiesa, con il messaggio del Papa per la quaresima, ci rende più attuale il messaggio liturgico e ci aiuta a vivere il cammino battesimale. Per i battezzati esso (cammino) è un prendere coscienza del proprio battesimo; per i catecumeni è un percorso da seguire per l’ingresso nella Chiesa attraverso il proprio battesimo, da ricevere nella notte Santa. Il tutto si conclude con la celebrazione Pasquale.

La parrocchia offre un cammino più specifico sollecitandoci alle varie pratiche religiose o pii esercizi che verranno celebrate in questo periodo, in particolare ci ricorda:
la celebrazione comunitaria delle lodi (ore 7,45) a cui segue la S. Messa;
la celebrazione comunitaria dei vespri (ore 18,15 o 18,45) a cui può seguire la S. Messa, la Via Crucis (ore 18,30/19,00 e ore 20,00 per coloro cha lasciano il lavoro quotidiano sul tardi della giornata);
Incontri formativi di vario genere e in giorni diversi, questi saranno resi noti nelle comunicazioni comunitarie;
Anche questa pagina del sito parrocchiale vi offrirà momenti di ascolto della parola di Dio, dei padri e riflessioni dettati dal parroco;
………..


GIOVEDI' DELLE CENERI
10 MARZO 2011

LETTURA DAI PADRI
FATE PENITENZA

Dalla Lettera ai Corinzi di san Clemente I, papa
(Cap. 7, 4-8, 3; 8, 5-9, 1; 13, 1-4; 19, 2; Funk 1, 71-73. 77-78, 87)

Fate penitenza

Teniamo fissi gli occhi sul sangue di Cristo, per comprendere quanto sia prezioso davanti a Dio suo Padre: fu versato per la nostra salvezza e portò al mondo intero la grazia della penitenza. Passiamo in rassegna tutte le epoche del mondo e constateremo come in ogni generazione il Signore abbia concesso modo e tempo di pentirsi a tutti coloro che furono disposti a ritornare a lui. Noè fu l`araldo della penitenza e coloro che lo ascoltarono furono salvi.
Giona predicò la rovina ai Niniviti e questi, espiando i loro peccati, placarono Dio con le preghiere e conseguirono la salvezza. Eppure non appartenevano al popolo di Dio.
Non mancarono mai ministri della grazia divina che, ispirati dallo Spirito Santo, predicassero la penitenza. Lo stesso Signore di tutte le cose parlò della penitenza impegnandosi con giuramento: Com`è vero ch`io vivo - oracolo del Signore - non godo della morte del peccatore, ma piuttosto della sua penitenza.
Aggiunse ancora parole piene di bontà: Allontanati, o casa di Israele, dai tuoi peccati. Dì ai figli del mio popolo: Anche se i vostri peccati dalla terra arrivassero a toccare il cielo, fossero più rossi dello scarlatto e più neri del silicio, basta che vi convertiate di tutto cuore e mi chiamate Padre, ed io vi tratterò come un popolo santo ed esaudirò la vostra preghiera (cfr. Ez 33, 11; Os 14, 2; Is 1, 18, ecc.). Volendo far godere i beni della conversione a quelli che ama, pose la sua volontà onnipotente a sigillo della sua parola.
Obbediamo perciò alla sua magnifica e gloriosa volontà. Prostriamoci davanti al Signore supplicando di essere misericordioso e benigno. Convertiamoci sinceramente al suo amore. Ripudiamo ogni opera di male, ogni specie di discordia e gelosia, causa di morte. Siamo dunque umili di spirito, o fratelli. Rigettiamo ogni sciocca vanteria, la superbia, il folle orgoglio e la collera.
Mettiamo in pratica ciò che sta scritto. Dice, infatti, lo Spirito santo: Non si vanti il saggio della sua saggezza, né il forte della sua forza, né il ricco delle sue ricchezze, ma chi vuol gloriarsi si vanti nel Signore, ricercandolo e praticando il diritto e la giustizia (cfr. Ger 9, 23-24; 1 Cor 1, 31, ecc.). Ricordiamo soprattutto le parole del Signore Gesù quando esortava alla mitezza e alla pazienza: Siate misericordiosi per ottenere misericordia; perdonate, perché anche a voi sia perdonato; come trattate gli altri, così sarete trattati anche voi; donate e sarete ricambiati; non giudicate, e non sarete giudicati; siate benevoli, e sperimenterete la benevolenza; con la medesima misura con cui avrete misurato gli altri, sarete misurati anche voi (cfr. Mt 5, 7; 6, 14; 7, 1. 2. 12 ecc.).
Stiamo saldi in questa linea e aderiamo a questi comandamenti. Camminiamo sempre con tutta umiltà nell`obbedienza alle sante parole. Dice infatti un testo sacro: Su chi si posa il mio sguardo se non su chi è umile e pacifico e teme le mie parole? (cfr. Is 66, 2).
Perciò avendo vissuto grandi e illustri eventi corriamo verso la meta della pace, preparata per noi fin da principio. Fissiamo fermamente lo sguardo sul Padre e Creatore di tutto il mondo, e aspiriamo vivamente ai suoi doni meravigliosi e ai suoi benefici incomparabili.


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VENERDI' DELLE CENERI
11 MARZO 2011

Dai Discorsi di san Leone Magno, papa

(Disc. 6 sulla Quaresima, 1, 2; Pl 54, 285-287)

La sacra purificazione per mezzo del digiuno e della misericordia

Sempre, fratelli carissimi, della grazia del Signore è piena la terra (cfr. Sal 33, 5) e la stessa natura, che ci circonda, insegna a ciascun fedele a onorare Dio. Infatti il cielo e la terra, il mare e quanto si trova in essi proclamano la bontà e l`onnipotenza del loro Creatore. E la meravigliosa bellezza degli elementi, messi a nostro servizio, non esige forse da noi, creature intelligenti, un doveroso ringraziamento?
Ma ora ci viene chiesto un completo rinnovamento dello spirito: sono i giorni dei misteri della redenzione umana e che precedono più da vicino le feste pasquali.
E` caratteristica infatti della festa di Pasqua, che la Chiesa tutta goda e si rallegri per il perdono dei peccati: perdono che non si concede solo ai neofiti, ma anche a coloro che già da lungo tempo sono annoverati tra i figli adottivi.
Certo è nel lavacro di rigenerazione che nascono gli uomini nuovi, ma tutti hanno il dovere del rinnovamento quotidiano: occorre liberarsi dalle incrostazioni proprie alla nostra condizione mortale. E poiché nel cammino della perfezione non c`è nessuno che non debba migliorare, dobbiamo tutti, senza eccezione, sforzarci perché nessuno nel giorno della redenzione si trovi ancora invischiato nei vizi dell`uomo vecchio.
Quanto ciascun cristiano è tenuto a fare in ogni tempo, deve ora praticarlo con maggior sollecitudine e devozione, perché si adempia la norma apostolica del digiuno quaresimale consistente nell`astinenza non solo dai cibi, ma anche e soprattutto dai peccati.
A questi doverosi e santi digiuni, poi, nessuna opera si può associare più utilmente dell`elemosina, la quale sotto il nome unico di «misericordia» abbraccia molte opere buone. In ciò i fedeli possono trovarsi uguali, nonostante le disuguaglianze dei beni.
L`amore che dobbiamo ugualmente a Dio e all`uomo non è mai impedito al punto da toglierci la possibilità del bene.
Gli angeli hanno cantato: «Gloria a Dio nel più alto dei cieli e pace in terra agli
uomini che egli ama» (Lc 2, 14). Ne segue che diventa felice e nella benevolenza e nella pace, chiunque partecipa alle sofferenze degli altri, di qualsiasi genere esse siano.
Immenso è il campo delle opere di misericordia. Non solo i ricchi e i facoltosi possono beneficare gli altri con l`elemosina, ma anche quelli di condizione modesta o povera. Così disuguali nei beni di fortuna, tutti possono essere pari nei sentimenti di pietà dell`anima.


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SABATO DELLE CENERI
12 MARZO 2011

Dalle «Omelie» di san Giovanni Crisostomo, vescovo
(Om. 6 sulla preghiera; PG 64, 462-466)

La preghiera è luce per l`anima

La preghiera, o dialogo con Dio, è un bene sommo. E`, infatti, una comunione intima con Dio. Come gli occhi del corpo vedendo la luce ne sono rischiarati, così anche l`anima che è tesa verso Dio viene illuminata dalla luce ineffabile della preghiera. Deve essere, però, una preghiera non fatta per abitudine, ma che proceda dal cuore. Non deve essere circoscritta a determinati tempi od ore, ma fiorire continuamente, notte e giorno.
Non bisogna infatti innalzare il nostro animo a Dio solamente quando attendiamo con tutto lo spirito alla preghiera. Occorre che, anche quando siamo occupati in altre faccende, sia nella cura verso i poveri, sia nelle altre attività, impreziosite magari dalla generosità verso il prossimo, abbiamo il desiderio e il ricordo di Dio, perché, insaporito dall`amore divino, come da sale, tutto diventi cibo gustosissimo al Signore dell`universo. Possiamo godere continuamente di questo vantaggio, anzi per tutta la vita, se a questo tipo di preghiera dedichiamo il più possibile del nostro tempo.
La preghiera è luce dell`anima, vera conoscenza di Dio, mediatrice tra Dio e l`uomo. L`anima, elevata per mezzo suo in alto fino al cielo, abbraccia il Signore con amplessi ineffabili. Come il bambino, che piangendo grida alla madre, l`anima cerca ardentemente il latte divino, brama che i propri desideri vengano esauditi e riceve doni superiori ad ogni essere visibile.
La preghiera funge da augusta messaggera dinanzi a Dio, e nel medesimo tempo rende felice l`anima perché appaga le sue aspirazioni. Parlo, però, della preghiera autentica e non delle sole parole.
Essa è un desiderare Dio, un amore ineffabile che non proviene dagli uomini, ma è prodotto dalla grazia divina. Di essa l`Apostolo dice: Non sappiamo pregare come si conviene, ma lo Spirito stesso intercede per noi con gemiti inesprimibili (cfr. Rm 8, 26b). Se il Signore dà a qualcuno tale modo di pregare, è una ricchezza da valorizzare, è un cibo celeste che sazia l`anima; chi l`ha gustato si accende di desiderio celeste per il Signore, come di un fuoco ardentissimo che infiamma la sua anima.
Abbellisci la tua casa di modestia e umiltà mediante la pratica della preghiera. Rendi splendida la tua abitazione con la luce della giustizia; orna le sue pareti con le opere buone come di una patina di oro puro e al posto dei muri e delle pietre preziose colloca la fede e la soprannaturale magnanimità, ponendo sopra ogni cosa, in alto sul fastigio, la preghiera a decoro di tutto il complesso. Così prepari per il Signore una degna dimora, così lo accogli in splendida reggia. Egli ti concederà di trasformare la tua anima in tempio della sua presenza.





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PRIMA DOMENICA DI QUARESIMA
13 MARZO

PENSIERO OMILETICO DEL PARROCO

PRIMA DOMENICA DI QUARESIMA
- ANNO A -


Con la celebrazione della liturgia delle ceneri abbiamo iniziato il cammino quaresimale con la chiara prospettiva della Santa Pasqua di Risurrezione. E’ quella la meta della liturgia, ma è anche la nostra meta finale: la celebrazione della Pasqua eterna nel Regno di Dio.
Il S. Padre, Benedetto XVI, nel suo messaggio per la quaresima ci ha proposto un cammino alla scoperta del nostro Battesimo. Per noi, già battezzati, è un cammino di riscoperta, mentre per i catecumeni è un cammino di scoperta della grazia di Dio che ci salva. Sia l’uno che l’altro devono tendere alla celebrazione pasquale.
Accennando al cammino quaresimale il Santo Padre per questa prima domenica così si esprime:

La prima domenica dell’itinerario quaresimale evidenzia la nostra condizione dell’uomo su questa terra. Il combattimento vittorioso contro le tentazioni, che dà inizio alla missione di Gesù, è un invito a prendere consapevolezza della propria fragilità per accogliere la Grazia che libera dal peccato e infonde nuova forza in Cristo, via, verità e vita (cfr Ordo Initiationis Christianae Adultorum, n. 25). E’ un deciso richiamo a ricordare come la fede cristiana implichi, sull’esempio di Gesù e in unione con Lui, una lotta “contro i dominatori di questo mondo tenebroso” (Ef 6,12), nel quale il diavolo è all’opera e non si stanca, neppure oggi, di tentare l’uomo che vuole avvicinarsi al Signore: Cristo ne esce vittorioso, per aprire anche il nostro cuore alla speranza e guidarci a vincere le seduzioni del male.

Come vediamo il cammino quaresimale è un cammino di lotta contro il male e il cristiano, come Cristo si deve trovare sempre pronto a combatterlo, sotto qualsiasi forma esso si presenti. Dobbiamo sempre essere pronti a respingerlo e a pensare che come uomini e cristiani dobbiamo sempre contrapporre un cammino spirituale (confronta il Vangelo odierno).
Anche nella prima lettura abbiamo lo stesso concetto: la tentazione è sempre in agguato, dietro di noi, ma il nostro atteggiamento non deve essere come quello di Adamo ed Eva che cedono alle lusinghe del demonio, per cui si allontanano dall’amore di Dio, ma deve essere quello forte di Cristo sempre pronto a respingere il male.
San Paolo nella lettera ai romani mette in risalto come alla caduta di Adamo si contrappone la morte redentrice di Cristo.
Il cristiano deve, allora, schierarsi dalla parte di Cristo, sempre pronto ad allontanare il peccato per servire Dio.


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LUNEDI' DELLA PRIMA SETTIMANA
DI QUARESIMA
14 MARZO


DIO E’ PADRE


Non è mai possibile parlare in modo completo ed esauriente di una persona, perché ogni persona è un piccolo mondo inesplorabile e mentre diciamo di conoscere tutto di essa, ci accorgiamo, se stiamo attenti, di non aver capito tante cose della stessa, per cui ci sentiamo autorizzati, a torto, di esprimere anche dei giudizi negativi, invece non ci rendiamo conto che nel frattempo essa ha avuto uno sviluppo o, comunque, noi non siamo stati in grado di esplorare per intero il suo intimo.
Una coppia, ad esempio, si ama al punto di decidere di mettersi insieme per vivere insieme la propria esistenza, ad un certo punto,nel loro cammino, si accorge di non essere fatta più una per l’altra e si divide. Non è certamente un bene dividersi, specie quando ci sono interessi di terzi innocenti, penso a ciò che avviene in una famiglia completa con figli. In questa situazione si va in cerca delle motivazioni e spesso ci si accusa scambievolmente di non essere stati sinceri. Può anche essere vera questa affermazione, ma mettiamo in conto anche il cammino personale di ogni persona che porta l’interessato a cambiare vita, percorso. Che fare allora? Dei due una deve essere la scelta: o riprendere un cammino di riscoperta dell’altro, e penso che questa sia la migliore risoluzione; o dividersi, ma questa è una sconfitta di ambedue. Nell’amore non si deve mai pensare alla divisione, ma all’unione, alla fusione, al modo come vivere sempre più uniti e non al modo come fare per dividersi.

E se questa persona fosse lo stesso Dio, che dire?
Ne parleremo in seguito!!!


MARTEDI' DELLA PRIMA SETTIMANA DI
QUARESIMA

15 MARZO


ISAIA, 1,16-18

Lavatevi, purificatevi, togliete dalla mia vista il male delle vostre azioni. Cessate di fare il male, imparate a fare il bene, ricercate la giustizia, soccorrete l’oppresso, rendete giustizia all’orfano, difendete la causa della vedova. Su, venite e discutiamo, dice il Signore. Anche se i vostri peccati fossero come scarlatto, diventeranno bianchi come neve. Se fossero rossi come porpora, diventeranno come lana.

Questo testo del profeta Isaia, la chiesa ce lo propone all’inizio della quaresima per vedere in Dio il Padre che sempre ha preoccupazione di non perdere il proprio figlio, che siamo ciascuno di noi. Noi perdiamo il Padre col peccato che si annida nella nostra vita. E il peccato più grande è perdere ogni contatto con Lui. Darsi agli dei, darsi a ciò che ci allontana da Lui, darsi unicamente ai beni terreni, che ci fanno perdere la visione di Dio.
In tutta questa situazione Isaia ci dice, con le parole e sentimenti di Dio stesso, di avere coraggio, perché Lui è per l’amicizia, per la vita, per la pace del nostro spirito. Lui è disposto a perdonare ogni nostra colpa, purchè noi abbiamo il coraggio di ritornare a Lui, rinnegandoli nostro peccato. Non c’è peccato che Lui non ci possa perdonare; di fronte al nostro ostinato rifiuto di Lui, però, non c’è perdono.
La quaresima ci faccia pensare e meditare su questa verità; la Pasqua sarà il nostro ricongiungimento con Lui, dopo il nostro allontanamento.

MERCOLEDI' DELLA PRIMA SETTIMANA DI
QUARESIMA

16 MARZO

NEEMIA 8,9-10

9Neemia, che era il governatore, Esdra sacerdote e scriba e i leviti che ammaestravano il popolo dissero a tutto il popolo: «Questo giorno è consacrato al Signore vostro Dio; non fate lutto e non piangete!». Perché tutto il popolo piangeva, mentre ascoltava le parole della legge. 10Poi Neemia disse loro: «Andate, mangiate carni grasse e bevete vini dolci e mandate porzioni a quelli che nulla hanno di preparato, perché questo giorno è consacrato al Signore nostro; non vi rattristate, perché la gioia del Signore è la vostra forza».

Il giorno del Signore è giorno di festa e bisogna rispettarlo evitando anche azioni comunitarie di penitenza. E’ giorno del Signore e quindi bisogna essere nella gioia. Per gioia possiamo considerare il nostro dovere che con gioia compiamo rispettando il suo giorno e consacrandolo di preferenza alla preghiera e alla contemplazione della sua gloria.
Ciò non esclude che ogni uomo in forma strettamente personale e privato possa anche fare penitenza.

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GIOVEDI' DELLA PRIMA SETTIMANA DI
QUARESIMA

17 MARZO


LUCA
15, 1-7

LA PECORA SMARRITA
1Si avvicinavano a lui tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. 2I farisei e gli scribi mormoravano: «Costui riceve i peccatori e mangia con loro». 3Allora egli disse loro questa parabola:
4«Chi di voi se ha cento pecore e ne perde una, non lascia le novantanove nel deserto e va dietro a quella perduta, finché non la ritrova? 5Ritrovatala, se la mette in spalla tutto contento, 6va a casa, chiama gli amici e i vicini dicendo: Rallegratevi con me, perché ho trovato la mia pecora che era perduta. 7Così, vi dico, ci sarà più gioia in cielo per un peccatore convertito, che per novantanove giusti che non hanno bisogno di conversione.

Questa breve lettura di Luca ci propone la figura del Padre che ha molto a cuore la vita di ciò che gli appartiene: l’uomo. Non vuole a tutti i costi perderci e se ciò malauguratamente avvenisse, eccolo sempre pronto a ricercarci e a far festa dopo averci trovato. Questo è Dio nostro Padre. Così dobbiamo essere noi nei confronti dei nostri fratelli e figli!
p. Antonio


VENERDI' DELLA PRIMA SETTIMANA DI
QUARESIMA

18 MARZO


Dal libro del profeta EzechièleCosì dice il Signore Dio: «Se il malvagio si allontana da tutti i peccati che ha commesso e osserva tutte le mie leggi e agisce con giustizia e rettitudine, egli vivrà, non morirà. Nessuna delle colpe commesse sarà più ricordata, ma vivrà per la giustizia che ha praticato. Forse che io ho piacere della morte del malvagio – oracolo del Signore – o non piuttosto che desista dalla sua condotta e viva?

Ci fa sempre molto piacere ascoltare la Parola di Dio, specie quando essa è di conforto come questa che abbiamo letto dal profeta Ezechiele.
Essa infatti è un incoraggiamento a confidare nel Signore, poiché egli non vuole la nostra morte, ma piuttosto la nostra vita. Il peccato è morte dell’anima, ma Lui vuole ridarci la vita alla sola condizione di convertirci e tornare a Lui.
Lui, se ritorniamo nella casa del Padre, ci perdona e dimentica tutte le nostre colpe.
Quanto è confortante per noi essere sicuri di avere un tale Padre!


SABATO DELLA PRIMA SETTIMANA DI
QUARESIMA

19 MARZO

La Chiesa oggi interrompe momentaneamente il suo cammino con la liturgia quaresimale e si sofferma sulla figura di San Giuseppe, padre putativo e sposo della Vergine Maria.
La stessa lo ha dichiarato patrono della Chiesa universale per il grande ruolo che ha avuto nella storia della Salvezza. Egli è stato scelto da Dio, per il suo silenzio e la sua disponibilità a compiere la volontà di Dio, come padre del Gesù Redentore e noi come tale lo vogliamo venerare e ricordare.
Ci ricorderemo del Beato Giuseppe come colui che nel silenzio obbedisce alla volontà di Dio. Il Vangelo lo ricorda come l'uomo giusto, l'uomo santo, e per questo la nostra implorazione salga al Padre mediante la sua intercessione perchè ci aiuti ad essere sempre obbedienti alla volontà del Padre e anche noi un giorno possiamo godere della visione del Padre e della sua nel Regno dei cieli.


DOMENICA DELLA SECONDA SETTIMANA DI
QUARESIMA
ANNO -A-

20 MARZO

Celebriamo oggi la seconda domenica di quaresima e la liturgia è dominata dalla visione della trasfigurazione del Signore sul monte Tabor. Esso è un alto monte e difficoltoso anche a raggiungere la vetta; una volta arrivati si ha la possibilità di poter contemplare una visione veramente stupenda, paradisiaca.
Con questa immagine si dice al cristiano il faticoso cammino per raggiungere la meta finale della nostra vita: l’unione con Dio. Ogni gloria deve essere preceduta da un faticoso lavoro sia spirituale che materiale.
Dio ci chiama per raggiungere non senza fatica una meta: Abramo viene chiamato e deve lasciare le comodità della sua vita col suo clan e le sue certezze; gli apostoli sono invitati dal Signore a salire il monte Tabor; sia l’uno che gli altri per raggiungere la loro meta devono faticare e sudare, ma alla fine godranno dei beni straordinari.
Ogni uomo è chiamato a seguire Cristo, ma ciò gli comporta una fatica non indifferente, a lui, però, è assicurata la gioia dell’amicizia con Dio.
San Paolo al discepolo Timoteo ricorda che seguire Cristo comporta la condivisione della sua Croce.
Nel messaggio per la quaresima così dice il Papa Benedetto XVI:

Il Vangelo della Trasfigurazione del Signore pone davanti ai nostri occhi la gloria di Cristo, che anticipa la risurrezione e che annuncia la divinizzazione dell’uomo. La comunità cristiana prende coscienza di essere condotta, come gli apostoli Pietro, Giacomo e Giovanni, “in disparte, su un alto monte” (Mt 17,1), per accogliere nuovamente in Cristo, quali figli nel Figlio, il dono della Grazia di Dio: “Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento. Ascoltatelo” (v. 5). E’ l’invito a prendere le distanze dal rumore del quotidiano per immergersi nella presenza di Dio: Egli vuole trasmetterci, ogni giorno, una Parola che penetra nelle profondità del nostro spirito, dove discerne il bene e il male (cfr Eb 4,12) e rafforza la volontà di seguire il Signore.

L’invito della Chiesa è rivolto ad ognuno di noi, che col Battesimo abbiamo accettato di seguire Cristo, il cammino quaresimale ci conduce alla nostra trasfigurazione o conversione quotidiana; la celebrazione della Pasqua sarà allora la celebrazione della nostra appartenenza a Dio Padre.


LUNEDI' DELLA SECONDA SETTIMANA DI
QUARESIMA

21 MARZO

ROMANI 12, 1-2


Vi esorto dunque, fratelli, per la misericordia di Dio, ad offrire i vostri corpi come sacrificio vivente, santo e gradito a Dio; è questo il vostro culto spirituale. 2Non conformatevi alla mentalità di questo secolo, ma trasformatevi rinnovando la vostra mente, per poter discernere la volontà di Dio, ciò che è buono, a lui gradito e perfetto.

San Paolo in questo brano, sempre attento e delicato nei suoi rapporti con i suoi figli spirituali, si rivolga ad essi con un’esortazione, quasi per non far pesare il suo rapporto con essi, non impone, né comanda, ma esorta perché essi prendano coscienza del loro cammino e dei loro doveri: egli vuole che essi si offrano nel loro spirito al Signore, i loro corpi siano offerti al Signore come una cosa sacra: parla infatti di sacrificio fatto da persone viventi e non da persone votate alla morte, ciò significa che la loro vita deve essere un sacrificio vivente offerto a Dio; questo è il vero culto da offrire a Dio. Staccarsi dalla mentalità mondana, che non li fa diventare graditi a Dio, devono, cioè, cambiare modo di vivere allontanandosi dalla mentalità pagana in cui sono vissuti ed essere nuove creature, che stabiliscono un rapporto nuovo con Dio; solo così potranno capire la volontà di Dio ed essere da Lui stesso graditi e accetti.

MARTEDI' DELLA SECONDA SETTIMANA DI
QUARESIMA

22 MARZO


GIACOMO 2,14.17.18b

Che giova, fratelli miei, se uno dice di avere la fede ma non ha le opere? Forse che quella fede può salvarlo? 17Così anche la fede: se non ha le opere, è morta in se stessa. 18Al contrario uno potrebbe dire: Tu mostrami la tua fede senza le opere, ed io con le mie opere ti mostrerò la mia fede.

La discussione si pone a stabilire se sia più importante la fede, che può essere una semplice adesione dello spirito, e le opere che comunque anche agli occhi degli uomini hanno il loro valore. In questo cammino non possiamo escludere le opere dalla nostra fede, esse ci impegnano anche nell’adesione della fede. Opere e fede, comunque, devono camminare insieme e il cristiano deve dare esempio di una fede vissuta e delle opere che da essa scaturiscono.

MERCOLEDI' DELLA SECONDA SETTIMANA DI
QUARESIMA

23 MARZO

LUCA 15, 8-32
La dramma perduta

8O quale donna, se ha dieci dramme e ne perde una, non accende la lucerna e spazza la casa e cerca attentamente finché non la ritrova? 9E dopo averla trovata, chiama le amiche e le vicine, dicendo: Rallegratevi con me, perché ho ritrovato la dramma che avevo perduta. 10Così, vi dico, c`è gioia davanti agli angeli di Dio per un solo peccatore che si converte».

Anche questa brevissima parabola esprime la preoccupazione di Dio quando ci perde. Trova ogni occasione per richiamarci a vivere uniti a Lui, ma la cosa molto bella è che una volta trovati vuol gioire. Noi siamo allora molto importanti al suo cospetto. Ci ha creati, ci ha redenti, ci rinnova continuamente con la sua grazia sacramentale. Che grandezza di Dio. E noi che spesso non ce ne accorgiamo.
P. Antonio


GIOVEDI' DELLA SECONDA SETTIMANA DI
QUARESIMA

24 MARZO


Dalla Lettera ai Corinzi di san Clemente I, papa
(Cap. 7, 4-8, 3; 8, 5-9, 1; 13, 1-4; 19, 2; Funk 1, 71-73. 77-78, 87)
Fate penitenza

Teniamo fissi gli occhi sul sangue di Cristo, per comprendere quanto sia prezioso davanti a Dio suo Padre: fu versato per la nostra salvezza e portò al mondo intero la grazia della penitenza. Passiamo in rassegna tutte le epoche del mondo e constateremo come in ogni generazione il Signore abbia concesso modo e tempo di pentirsi a tutti coloro che furono disposti a ritornare a lui. Noè fu l`araldo della penitenza e coloro che lo ascoltarono furono salvi.
Giona predicò la rovina ai Niniviti e questi, espiando i loro peccati, placarono Dio con le preghiere e conseguirono la salvezza. Eppure non appartenevano al popolo di Dio.
Non mancarono mai ministri della grazia divina che, ispirati dallo Spirito Santo, predicassero la penitenza. Lo stesso Signore di tutte le cose parlò della penitenza impegnandosi con giuramento: Com`è vero ch`io vivo - oracolo del Signore - non godo della morte del peccatore, ma piuttosto della sua penitenza.
Aggiunse ancora parole piene di bontà: Allontanati, o casa di Israele, dai tuoi peccati. Dì ai figli del mio popolo: Anche se i vostri peccati dalla terra arrivassero a toccare il cielo, fossero più rossi dello
scarlatto e più neri del silicio, basta che vi convertiate di tutto cuore e mi chiamate Padre, ed io vi tratterò come un popolo santo ed esaudirò la vostra preghiera (cfr. Ez 33, 11; Os 14, 2; Is 1, 18, ecc.). Volendo far godere i beni della conversione a quelli che ama, pose la sua volontà onnipotente a sigillo della sua parola.
Obbediamo perciò alla sua magnifica e gloriosa volontà. Prostriamoci davanti al Signore supplicando di essere misericordioso e benigno. Convertiamoci sinceramente al suo amore. Ripudiamo ogni opera di male, ogni specie di discordia e gelosia, causa di morte. Siamo dunque umili di spirito, o fratelli. Rigettiamo ogni sciocca vanteria, la superbia, il folle orgoglio e la collera.
Mettiamo in pratica ciò che sta scritto. Dice, infatti, lo Spirito santo: Non si vanti il saggio della sua saggezza, né il forte della sua forza, né il ricco delle sue ricchezze, ma chi vuol gloriarsi si vanti nel Signore, ricercandolo e praticando il diritto e la giustizia (cfr. Ger 9, 23-24; 1 Cor 1, 31, ecc.). Ricordiamo soprattutto le parole del Signore Gesù quando esortava alla mitezza e alla pazienza: Siate misericordiosi per ottenere misericordia;
perdonate, perché anche a voi sia perdonato; come trattate gli altri, così sarete trattati anche voi; donate e sarete ricambiati; non giudicate, e non sarete giudicati; siate benevoli, e sperimenterete la benevolenza; con la medesima misura con cui avrete misurato gli altri, sarete misurati anche voi (cfr. Mt 5, 7; 6, 14; 7, 1. 2. 12 ecc.).
Stiamo saldi in questa linea e aderiamo a questi comandamenti. Camminiamo sempre con tutta
umiltà nell`obbedienza alle sante parole. Dice infatti un testo sacro: Su chi si posa il mio sguardo se non su chi è umile e pacifico e teme le mie parole? (cfr. Is 66, 2).
Perciò avendo vissuto grandi e illustri eventi corriamo verso la meta della pace, preparata per
noi fin da principio. Fissiamo fermamente lo sguardo sul Padre e Creatore di tutto il mondo, e aspiriamo vivamente ai suoi doni meravigliosi e ai suoi benefici incomparabili.


VENERDI' DELLA SECONDA SETTIMANA DI
QUARESIMA

25 MARZO


Saltando la liturgia del venerdì, oggi la chiesa celebra l'Annunciazione dell'Angelo alla Vergine Maria. Questa celebrazione ci invita a meditare sul grande dono che Dio ha fatto all'umanità dopo una lunga attesa.L'incarnazione dl Verbo apre il nostro cuore a Dio per ringraziarlo di questo grande dono.


SABATO DELLA SECONDA SETTIMANA DI
QUARESIMA

26 MARZO


Dai «Trattati su Giovanni» di sant`Agostino, vescovo
(Trattato 15, 10-12. 16-17; CCl 36, 154-156)
Arrivò una donna di Samaria ad attingere acqua

«Arrivò intanto una donna» (Gv 4, 7): figura della Chiesa, non ancora giustificata, ma ormai sul punto di esserlo. E` questo il tema della conversione. Viene senza sapere, trova Gesù che inizia il discorso con lei.
Vediamo su che cosa, vediamo perché «Venne una donna di Samaria ad attingere acqua». I samaritani non appartenevano al popolo giudeo: erano infatti degli stranieri. E` significativo il fatto che questa donna, la quale era figura della Chiesa, provenisse da un popolo straniero. La Chiesa infatti sarebbe venuta dai pagani, che, per i giudei erano stranieri.
Riconosciamoci in lei, e in lei ringraziamo Dio per noi. Ella era una figura non la verità, perché anch`essa prima rappresentò la figura per
diventare in seguito verità. Infatti credette in lui, che voleva fare di lei la nostra figura.
«Venne, dunque, ad attingere acqua». Era semplicemente venuta ad attingere acqua, come sogliono fare uomini e donne.
«Le disse Gesù: Dammi da bere. I suoi discepoli
infatti erano andati in città a far provvista di cibi. Ma la Samaritana gli disse: Come mai tu, che sei Giudeo, chiedi da bere a me, che sono una donna samaritana? I Giudei infatti non mantengono buone relazioni con i Samaritani» (Gv 4, 7-9).
Vedete come erano stranieri tra di loro: i giudei non usavano neppure i recipienti dei samaritani. E siccome la donna portava con sé la brocca con cui attingere l`acqua, si meravigliò che un giudeo le
domandasse da bere, cosa che i giudei non solevano mai fare. Colui però che domandava da bere, aveva sete della fede della samaritana. Ascolta ora appunto chi è colui che domanda da bere. «Gesù le rispose: Se tu conoscessi il dono di Dio e chi è colui che ti dice: Dammi da bere, tu stessa gliene avresti chiesto ed egli ti avrebbe dato acqua viva» (Gv 4, 10).
Domanda da bere e promette di dissetare. E` bisognoso come uno che aspetta di ricevere, e abbonda come chi è in grado di saziare. «Se tu conoscessi», dice, «il dono di Dio». Il dono di Dio è lo Spirito Santo. Ma Gesù parla alla dottrina in maniera ancora velata, e a poco a poco si apre una via al cuore di lei. Forse già la istruisce. Che
c`è infatti di più dolce e di più affettuoso di questa esortazione: «Se tu conoscessi il dono di Dio e chi è colui che ti dice: Dammi da bere, tu stessa gliene avresti chiesto ed egli ti avrebbe dato acqua viva»?
Quale acqua, dunque, sta per darle, se non quella di cui è scritto: «E` in te sorgente della vita»? (Sal 35, 10).
Prometteva una certa abbondanza e sazietà di Spirito Santo, ma quella non comprendeva ancora, e, non comprendendo, che cosa rispondeva? La donna gli dice: «Signore dammi di quest`acqua, perché non abbia più sete e non continui a venire qui ad attingere acqua» (Gv 4, 15). Il bisogno la
costringeva alla fatica, ma la sua debolezza non vi si adattava volentieri. Oh! se avesse sentito: «Venite a me, voi tutti, che siete affaticati e oppressi, e io vi ristorerò»! (Mt 11, 28). Infatti Gesù le diceva questo, perché non dovesse più faticare, ma la donna non capiva ancora.


DOMENICA QUARTA DI
QUARESIMA

27 MARZO



Con la liturgia celebriamo oggi la terza domenica di quaresima e il tema dominante è quello dell’acqua viva, che è Cristo.
L’acqua è un elemento naturale indispensabile per la vita sia umana che vegetale e credo anche, in modo diverso, anche per la vita minerale. L’acqua è ritenuta la fonte della vita; infatti senza l’acqua la natura non cresce, l’acqua, in forme generiche di liquido, è anche alla base dello sviluppo umano; una grande parte del nostro corpo è composta non di acqua, ma di ciò che chiamiamo liquidi necessari; ecc…possiamo enumerare tanti utilizzi nella storia dell’uomo e del creato in cui l’acqua è indispensabile.
La liturgia, partendo da queste funzioni indispensabili che essa ha nella creazione, fa un paragone per sottolineare la presenza indispensabile di Cristo nella vita del cristiano. Come l’acqua è un elemento indispensabile e insostituibile, così Cristo è una persona insostituibile nella sua vita.

Le letture della liturgia di oggi ci parlano di acqua.
La prima lettura: Israele ha bisogno di acqua nel deserto e insorge contro Mosè, perché nel deserto non hanno acqua; Mosè intercede verso Dio e Dio interviene, Dio è indispensabile nella storia della vita di ognuno.
Nel Vangelo viene riportato l’episodio dell’incontro tra Cristo e la samaritana. Dopo un interessante colloquio la samaritana e coloro che erano accorsi al pozzo chiedono a Cristo l’acqua viva che disseta in loro la sete di Dio. Notiamo un fatto molto importante e significativo: per essi il pozzo era una proprietà irrinunciabile e insostituibile, perché era un dono di Giacobbe, ma di fronte alle promesse di Cristo, il profeta atteso, sono disposti a cambiare atteggiamento, perché quello di cui essi hanno bisogno non è semplicemente l’acqua, ma principalmente hanno bisogno di Dio, loro vero Padre.
(N.B. Si può anche leggere una riflessione di S. Agostino su questo episodio, lo trovi più sopra, nella pagina di sabato).
Nella seconda lettura, S. Paolo mette in risalto la funzione di Cristo, che perdona il peccato.

LUNEDI' DELLA TERZA SETTIMANA DI
QUARESIMA

28 MARZO


Amore voglio, non sacrifici:non offerte, ma comunione con me, dice il Signore.

Chi recita la liturgia delle letture avrà incontrato spesso qust’antifona, che certamente avrà suscitato in noi un momento di grande riflessione. Proviamo con una piccola riflessione di approfondire questo passo, che racchiude un continuo insegnamento di Dio tramite il profeta.
Offrire un sacrificio a Dio non significa il semplice sacrificio di ogni momento che crea un certo disagio alla nostra persona; ma nel contesto è l’offerta che l’uomo faceva a Dio di qualcosa di molto grande e importante della sua vita sia morale, religiosa che economica. Il sacrificio di cui parla il testo è l’offerta che il popolo faceva sull’altare del Signore per propiziarlo o per intercederlo per un beneficio di cui aveva immediato bisogno. Oggi sacrificio corrisponde alla Santa Messa che celebriamo e offriamo al Signore con varie intenzioni. Detto ciò ritornando al nostro testo possiamo brevemente concludere che al Signore non interessa tanto l’offerta della preghiera della S. Messa, quanto creare una comunione con Lui. Creare comunione con Lui significa fare il percorso spirituale con Lui seguendo il suo esempio, il suo insegnamento ecc… Al Signore, quindi, interessa maggiormente la comunione con Lui che una preghiera rivolta a Lui, ma senza la comunione con Lui.



MARTEDI' DELLA TERZA SETTIMANA DI
QUARESIMA

29 MARZO


PROV 3,27-32


Non negare un beneficio a chi ne ha bisogno,
se è in tuo potere il farlo.
28Non dire al tuo prossimo:
«Và, ripassa, te lo darò domani»,
se tu hai ciò che ti chiede.
29Non tramare il male contro il tuo prossimo
mentre egli dimora fiducioso presso di te.
30Non litigare senza motivo con nessuno,
se non ti ha fatto nulla di male.
31Non invidiare l`uomo violento
e non imitare affatto la sua condotta,
32perché il Signore ha in abominio il malvagio,
mentre la sua amicizia è per i giusti.


Il libro dei proverbi, uno dei libri sapienziali della Bibbia, ci sollecita ad essere sempre ttenti ai veri bisogni del prossimo in difficoltà. Non rimandare mai una buona azione a dopo se sei in grado di compierla ora, in questo momento; ciò equivarrebbe a perdere un’occasione di compiere il bene. Ancora un consiglio: non compiere le opere degli empi, saresti un complice nel male, ma allontanati dal seguire le sue opere, diversamente sarai giudicato dal Signore anche tu un empio.



MERCOLEDI' DELLA TERZA SETTIMANA DI
QUARESIMA

30 MARZO

EZ 18,30B-32

Perciò, o Israeliti, io giudicherò ognuno di voi secondo la sua condotta. Oracolo del Signore Dio. Convertitevi e desistete da tutte le vostre iniquità, e l`iniquità non sarà più causa della vostra rovina. 31Liberatevi da tutte le iniquità commesse e formatevi un cuore nuovo e uno spirito nuovo. Perché volete morire, o Israeliti? 32Io non godo della morte di chi muore. Parola del Signore Dio. Convertitevi e vivrete».

La conversione dai peccati è segno di desiderio di vita. Il Signore, quale Padre amoroso, non vuole la morte dei propri figli, ma la vita. La morte è il peccato e la vita è l’assenza di peccato.



GIOVEDI' DELLA TERZA SETTIMANA DI
QUARESIMA

31 MARZO

PRO. 15,30-33

30Uno sguardo luminoso allieta il cuore;
una notizia lieta rianima le ossa.
31L`orecchio che ascolta un rimprovero salutare
avrà la dimora in mezzo ai saggi.
32Chi rifiuta la correzione disprezza se stesso,
chi ascolta il rimprovero acquista senno.
33Il timore di Dio è una scuola di sapienza,
prima della gloria c`è l`umiltà.



La luce è sempre segno di vita e di gioia. L’oscurità, invece, ci procura tristezza, affanno, sbandamento. Anche una buona notizia è occasione di gioia.
La correzione, specie quando è da Dio, apporta sempre molta gioia e saggezza.
Chi ascolta Dio ascolta la sapienza.




VENERDI'
DELLA TERZA SETTIMANA DI
QUARESIMA

1 APRILE

IS 55,6-7

Cercate il Signore, mentre si fa trovare,
invocatelo, mentre è vicino.
7L`empio abbandoni la sua via
e l`uomo iniquo i suoi pensieri;
ritorni al Signore che avrà misericordia di lui
e al nostro Dio che largamente perdona.


Isaia esorta i suoi cittadini ad essere attenti al Signore che cerca i suoi figli. L’abbandono dell’iniquità, del peccato, delle vie non buone è un cercare il Signore.
L’uomo è invitato a cercare il Signore, perché solo da Lui potrà avere il perdono.



SABATO DELLA TERZA SETTIMANA DI
QUARESIMA

2 APRILE

Dai «Trattati su Giovanni» di sant`Agostino, vescovo
(Tratt. 34, 8-9; CCL 36, 315-316)
Cristo è via alla luce, alla verità, alla vita

Il Signore in maniera concisa ha detto: «Io sono la luce del mondo; chi segue me, non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita» (Gv 8, 12), e con queste parole comanda una cosa e ne promette un`altra. Cerchiamo, dunque, di eseguire ciò che comanda, perché altrimenti saremmo impudenti e sfacciati nell`esigere quanto ha
promesso, senza dire che, nel giudizio, ci sentiremmo rinfacciare: Hai fatto ciò che ti ho
comandato, per poter ora chiedere ciò che ti ho promesso? Che cosa, dunque, hai comandato, o Signore nostro Dio? Ti risponderà: Che tu mi segua.
Hai domandato un consiglio di vita. Di quale vita, se non di quella di cui è stato detto: «E` in te la sorgente della vita»? (Sal 35, 10).
Dunque mettiamoci subito all`opera, seguiamo il Signore: spezziamo le catene che ci impediscono di seguirlo. Ma chi potrà spezzare tali catene, se
non ci aiuta colui al quale fu detto: «Hai spezzato le mie catene»? (Sal 115, 16). Di lui un altro salmo dice: «Il Signore libera i prigionieri, il Signore rialza chi è caduto»(Sal 145, 7. 8).
Che cosa seguono quelli che sono stati liberati e rialzati, se non la luce dalla quale si sentono dire: «Io sono la luce del mondo; chi segue me non camminerà nelle tenebre»? (Gv 8, 12). Si, perché il Signore illumina i ciechi. O fratelli, ora i nostri occhi sono curati con il collirio della fede. Prima, infatti, mescolò la sua saliva con la terra, per ungere colui che era nato cieco. Anche noi siamo nati ciechi da Adamo e abbiamo bisogno di essere
illuminati da lui. Egli mescolò la saliva con la terra: «Il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi» (Gv 1, 14). Mescolò la saliva con la terra, perché era già stato predetto: «La verità germoglierà dalla terra» Sal 84, 12) ed egli dice: «Io sono la via, la verità e la vita» (Gv 14, 6). Godremo della verità, quando la vedremo faccia a faccia, perché anche questo ci viene promesso. Chi oserebbe, infatti, sperare ciò che Dio non si
fosse degnato o di promettere o di dare? Vedremo faccia a faccia. L`Apostolo dice: Ora conosciamo in modo imperfetto; ora vediamo come in uno specchio, in maniera confusa; ma allora vedremo faccia a faccia (cfr. 1 Core 13, 12). E l`apostolo Giovanni nella sua lettera aggiunge: «Carissimi, noi fin d`ora siamo figli di Dio, ma ciò che saremo non è stato ancora rivelato. Sappiamo però che, quando egli si sarà manifestato, noi saremo simili a
lui, perché lo vedremo così come egli è» (1 Gv 3, 2). Questa è la grande promessa.
Se lo ami, seguilo. Tu dici: Lo amo, ma per quale via devo seguirlo? Se il Signore tuo Dio ti avesse detto: Io sono la verità e la vita, tu, desiderando al verità e bramando la vita, cercheresti di sicuro la via per arrivare all`una e all`altra. Diresti a te stesso: gran cosa è la verità, gran bene è la vita: oh! se fosse possibile all`anima mia trovare il mezzo per
arrivarci!
Tu cerchi la via? Ascolta il Signore che ti dice in primo luogo: Io sono la via. Prima di dirti dove devi andare, ha premesso per dove devi passare: «Io sono», disse «la via»! La via per arrivare dove? Alla verità e alla vita. Prima ti indica la via da prendere, poi il termine dove vuoi arrivare. «Io sono la via, Io sono la verità, Io sono la vita». Rimanendo presso il Padre, era verità e vita; rivestendosi della nostra carne, è diventato la via. Non ti vien detto: devi affaticarti a cercare la via per arrivare alla verità e alla vita; non ti vien detto questo. Pigro, alzati! La via stessa è venuta a te e ti ha svegliato dal sonno, se pure ti ha svegliato. Alzati e cammina!
Forse tu cerchi di camminare, ma non puoi perché ti dolgono i piedi. Per qual motivo ti dolgono? Perché hanno dovuto percorrere i duri sentieri
imposti dai tuoi tirannici egoismi? Ma il Verbo di Dio ha guarito anche gli zoppi.
Tu replichi: Si, ho i piedi sani, ma non vedo la strada. Ebbene, sappi che egli ha illuminato perfino i ciechi.



DOMENICA QUARTA DI
QUARESIMA


3 APRILE


La liturgia odierna è dominata dal desiderio della luce.
Noi sappiamo bene l'importanza che ha la luce nella nostra vita, come ogni altro elemento che Dio ha creato per la vita dell'uomo, pensiamo all'acqua, all'aria che respiriamo ecc... Nel vangelo odierno c'è un uomo che va dal Cristo e chiede la luce. Tra gli ascoltatori si discute chi abbia peccato perchè quest'uomo perdesse la vista, lui o i suoi genitori, ma Gesù precisa che, indipendentemente dall'operato degli uomini, ora è il momento della manifestazione della gloria di Dio, il quale ancora una volta vuole essere presente nella storia dell'uomo. Gli uomini si fermano alla superficie delle cose, ma Lui va in fondo; quest'uomo è figlio di Dio, chiede la luce, la grazia di Dio, e Lui gliela concede. Non ha bisogno tanto della luce del sole o della natura, ma della luce che viene da Dio, della sua grazia, della sua presenza. Questa luce Gesù assicura e dona.Quell'uomo spinto dal beneficio crede in Lui. Anche noi riceviamo sempre la Luce, ma con quali risultati? Ricevere la grazia di Dio ci fa crescere nella fede o pensiamo che essa è un "dovuto" di Dio e che è automatico, che ci spetti senza nulla da dare in cambio?
La prima lettura è la chiamata di Davide: il Signore guarda al cuore e non all'aspetto esteriore; Davide è scelto nonostante gli uomini lo disprezzino per la sua età, statura e inesperienza. E' Dio che deve triofar negli uomini.
San Paolo ci ricorda che ol battesimo siamo passati dalle tenebre del peccato alla luce della grazia.

Ascoltiamo un brano del messaggio del Papa in occasione della quaresima:

La “domenica del cieco nato” presenta Cristo come luce del mondo. Il Vangelo interpella ciascuno di noi: “Tu, credi nel Figlio dell’uomo?”. “Credo, Signore!” (Gv 9,35.38), afferma con gioia il cieco nato, facendosi voce di ogni credente. Il miracolo della guarigione è il segno che Cristo, insieme alla vista, vuole aprire il nostro sguardo interiore, perché la nostra fede diventi sempre più profonda e possiamo riconoscere in Lui l’unico nostro Salvatore. Egli illumina tutte le oscurità della vita e porta l’uomo a vivere da “figlio della luce”.

LETTURE
PRIMA LETTURA:Dal primo libro di Samuele 16,1b.4.6-7.10-13
SECONDA LETTURA: eFESINI 5,8-14
GIOVANNI: 9,1-41


SETTIMANA QUARTA DI QUARESIMA


LUNEDI'

4 APRILE



SETTIMANA QUARTA DI QUARESIMA


MARTEDI'

5 APRILE
SETTIMANA QUARTA DI QUARESIMA


MERCOLEDI'

6 APRILE
SETTIMANA QUARTA DI QUARESIMA


GIOVEDI'

7 APRILE
SETTIMANA QUARTA DI QUARESIMA


VENERDI'

8 APRILE
SETTIMANA QUARTA DI QUARESIMA


SABATO

9 APRILE
QUINTA DOMENICA DI QUARESIMA



10 APRILE



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