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AVVENTO

LITURGIA > OMELI ANNO A

PRIMA DOMENICA DI AVVENTO
ANNO A


Con la grazia di Dio diamo inizio ad un nuovo cammino di fede che ci caratterizzerà per le opere buone che riusciremo a compiere, mentre per quelle meno buone saremo sempre aiutati dalla stessa grazia ad avere coscienza di esse e ad avere la forza di redimerci. Non diciamo “ecco siamo sempre alle solite cose” quasi perdendo ogni speranza e fiducia nel futuro, ma diciamo “ecco, il Signore mi chiama ad una nuova esperienza di fede, ed io con quali sentimenti mi appresto a camminare?” Armiamoci di santo coraggio e iniziamo nel nome del Signore il nostro nuovo cammino.
Isaia al popolo scoraggiato,parla e dice di avere speranza e di guardare in avanti con fiducia e coraggio perché la salvezza è un dono di Dio per coloro che lo vogliono seguire. Da Gerusalemme verrà la Salvezza, ed oggi la Nuova Gerusalemme è la Chiesa, quale depositaria della Grazia della Salvezza. Ad Essa il Risorto ha dato l’abbondanza della sua grazia ed essa la distribuirà a coloro che sono disposti a chiederla e ad accettarla.
Anche Matteo nel Vangelo di oggi ci invita a guardare in avanti con fede e a vivere il dono di Dio in un mondo di confusione, di disordine morale ecc… con la fiducia che il Signore farà giustizia per coloro che lo seguono nel suo cammino. Niente resterà di premiato per i buoni, e di impunito per i cattivi.
L’apostolo Paolo ci sollecita ad essere svegli e scoprire la salvezza già in mezzo a noi. La notte, simbolo del peccato, è alle nostre spalle, mentre il giorno, simbolo del Cristo Salvatore, è davanti a noi e quindi camminiamo nella certezza che abbiamo davanti a noi della Salvezza.

Per la lettura dei testi odierni:

ISAIA 2,1-5
DALLA LETTERA AI ROMANI 13,11-14°
MATTEO 24,37-44



SOLENNITA' DELL'IMMACOLATA CONCEZIONE


La ricorrenza odierna, mentre celebra l'Immacolata concezione, privilegio riservato solo a Maria per il suo ruolo unico avuto nella storia della salvezza, ci fa ripercorrere la storia dell'umanità dal momento della sua scelta di vita a quello della sua redenzione con un netto riferimento alla storia di ogni uomo.

L'uomo è chiamato ad essere un collaboratore di Dio e un suo amico a cui è stato dato ogni potere sulla creazione con l'esclusione di qualcosa che sarebbe stato nocivo per la sua vita. Di tutto poteva servirsi l'uomo fuorchè dell'uso di ciò che è male. Il male doveva essere bandito dalla sua vita. Ma la sua debolezza lo porta ad una scelta molto pericolosa: vivere senza Dio, fare ogni cosa a propria scelta lontana da Dio stesso e ciò costituisce un fatto negativo, che in termini teologici si chiama peccato. L'uomo sceglie di vivere in contrasto con Dio Padre e creatore e di vivere da solo con le sue sole forze. Dio gli fa capire che ha sbagliato e quindi lo fa camminare secondo le sue scelte. Dio ancora gli promette che Lui, nella sua grande bontà e amore, non lo lacsreà solo, ma che lo libererà mediante l'opera collaboratrice dell'uomo stesso: Maria sarà la grande collaboratrice di Cristo nel redimere l'uomo dal suo peccato; con la sua grande disponibilità Cristo, il Figlio di Dio entra nella storia dell'umanità e porge la sua mano all'uomo, bisognoso di salvezza: qui si realizza la sua salvezza. Con l'amore del Padre e la collaborazione dell'uomo nell'azione insostituibile del Figlio e dello Spirito Santo l'uomo è salvo. Siamo così diventati eredi della salvezza. In tutto questo discorso è insostituibile l'azione della Vergine Immacolata, che con la sua disponibilità rende possibile questo disegno di Dio.



PER LA LETTURA

GENESI 3.9-15-20
EFESINI 1,3-6.11-12
LUCA 1,26-38

SECONDA DOMENICA DI AVVENTO
ANNO A

Oltre alla persona di Cristo, che è sempre il personaggio dominante nelle nostre celebrazioni liturgiche, vi sono altre tre personaggi che in modo diverso, ci sollecitano alla conversione per aderire a Cristo e al Padre dell’amore.
Vediamoli di seguito:
Isaia nella prima lettura ci presenta la figura del Messia come colui che farà giustizia per tutto ciò che è contrario alla legge di Dio, quando egli verrà porterà la pace di Dio, ossia farà sentire agli uomini quanto il Padre ami i suoi figli e stabilirà un tempo di pace, sono i tempi messianici, durante i quali gli uomini sperimenteranno la vera presenza di Dio. Sono molto belli e interessanti leggere nella prima lettura i segni della presenza di Dio tra gli uomini.
S. Paolo, scrivendo ai cristiani di Roma, li esorta ad avere gli stessi sentimenti di Cristo, sentire e vivere come Cristo, e di essere perseveranti nella via della sequela di Cristo; i circoncisi sperimenteranno la fedeltà di Dio nelle promesse fatte ai Padri, mentre i non circoncisi sperimenteranno la Sua misericordia e parteciperanno anch’essi alla redenzione.
Infine, nel Vangelo, Giovanni il Battista invita i suoi ascoltatori a preparare la strada per la venuta del Messia. Alcuni andavano ad ascoltarlo per curiosità e vedere chi fosse il nuovo maestro che predicava in Israele, altri, invece, andavano desiderosi di vera conversione. Ascoltare Giovanni significava convertirsi perché la venuta del Signore sarebbe significato per essi perdono del peccato. Giovanni con la sua predicazione preparava in questo modo gli animi ad accogliere il Salvatore.

PER LA LETTURA:

Isaia 11,1-10
Romani 15, 4-9
Matteo 3, 1-12





TERZA DOMENICA DI AVVENTO
ANNO A

Con la chiesa stiamo celebrando oggi la terza domenica di avvento, ordinariamente celebrata come domenica della gioia, perché il cristiano deve vivere l’imminente momento della salvezza, da cui deve scaturire la gioia, che si chiamo gaudio. Il gaudio è qualcosa che rivive interiormente, che non sempre ha delle manifestazioni esterne, perché queste possono essere dettate da fattori contingenti, frivoli, anche materiali, ma il gaudio invece abbraccia l’intimo di ognuno di noi. Il gaudio parte dal cuore, si sviluppa nel cuore e resta nel cuore. Il gaudio si vive interiormente, difficilmente ha una manifestazione esterna.
Col profeta siamo invitati a vivere il gaudio, perchè esso ci fa vivere la pienezza della salvezza, come dono esclusivamente di Dio che opera nello spirito e cera le cose dello spirito. La salvezza di cui parla il profeta parte da un evento politico, ma si sviluppa con un evento soprannaturale: Dio ci salva. Se Dio ci salva è bene allora che l’uomo viva spiritualmente questo avvenimento ed allora per l’uomo non deve esserci più la debolezza, la fiacchezza e tutto ciò che indica staticità, ma deve esserci principalmente forza di ripresa della propria vita, vissuta nella gioia spirituale che è il gaudio.
San Giacomo ci ricorda che il cammino verso la gioia spirituale è lungo e faticoso, ma vale la pena percorrerlo. Bisogna avere pazienza e costanza nell’attesa della venuta del Signore.
Il Vangelo, infine, ci invita a scoprire che il Cristo è il vero messia che gli uomini debbono attendere e in cui debbono sperare. Egli con la sua presenza opere quelle cose che lo caratterizzano come presenza di Dio in mezzo a noi. Di Dio che salva.
Viviamo nel gaudio la giornata di oggi protesa verso la salvezza del Natale.


LETTURE

Isaia 35,1-6a.8a.10
Giacomo 5,7-10
Matteo 11,2-11


QUARTA DOMENICA DI AVVENTO
ANNO A



Dio si dichiara sempre per noi Padre, anche se non sempre ne siamo degni di questo suo amore. E in realtà avviene che noi non sempre abbiamo fiducia in Lui, così come avvenne per il Re Acaz, il quale non vuole chiedere un segno della presenza di Dio in Israele che è in guerra contro i suoi nemici, ma sarà Dio stesso che darà un segno, facendo prevedere dal profeta un bimbo da una vergine, che viene interpretato come il Messia. A lui sarà dato il nome di Emmanuele, cioè Dio è con noi. L’evangelista Matteo ci narra l’episodio della visione di Giuseppe, il quale è nella perplessità se prendere Maria come moglie o ripudiarla, dal momento che visibilmente essa è stata infedele alla promessa fatta a lui di andare in sposa. Il Signore però fa conoscere a Giuseppe, che quello che si è realizzato in Lei non è semplice opera umana, ma è opera divina; Dio agisce in modo diverso dall’agire umano ossia indipendentemente dall’agire umano; è sempre così con Dio, bisogna, quindi, scoprire l’agire di Dio in noi e percorrere il suo cammino.
Con San Paolo che scrive ai romani, siamo invitati a professare la nostra fede in Cristo come mandato dal Padre ossia come Messia che libererà tutti gli uomini dalla schiavitù del nemico maligno.


SECONDA DOMENICA DOPO IL S. NATALE
2 GENNAIO

La liturgia odierna si ferma alla contemplazione della figura di Cristo he ha psto la sua dimora in mezzo a noi.
La prima lettura è presa dal libro del Siracide, uno dei libri sapienziali, che esprimono in modo velato e a volte anche molto chiaro che Dio si compiace della sua opera e di essere a lui vicino, avendo scelto Israele come suo popolo eletto con il mandato di essere la luce in tutto il mondo. La sapienza di cui parla la lettura non è solamente una qualità di chi conosce, di ci sa le cose, ma è resa una persona, è Dio che si rivela all'uomo, è il Dio fatto uomo e che si incarna per essere più vicino all'uomo. Quando parliamo di sapienza divina noi parliamo di Crsto il Figlio di Dio incarnato che ci fa conoscere la sapienza di Dio stesso, quello che Cristo ci dice è la stessa parola di Dio e siccome la parola esprime l'intimo di ognuno di noi, della persona, quando Cristo parla esprime il pensiero stesso di Dio, è Dio che ci parla facendoci conoscere il suo intimo e la sua intima personalità.
San Giovanni nel suo vangelo chiama il Cristo il Verbo di Dio, il verbo, tradotto dal latino, è la parola, per cui Cristo è la parola di Dio e si identifica con Dio stesso: noi professiamo il Cristo come la seconda persona della SS.ma Trinità. Questa seconda persona si fa carne e pone la sua dimora in mezzo agli uomini, perchè gli uomini potessero essere più vicini a Dio, scoprendo la sua natura divina: Cristo è allora l'uomo/Dio: nella sua componenza fisica ha in sè il corpo nella sua componenza divina ha in sè la Sapienza di Dio. L'evangelista ci sollecita ad accettarlo e a non renderci colpevoli per aver rifiutato il Cristo, come fecero alcuni dei suoi, non avendolo voluto riconoscerlo e credendolo come un impostore, sobillatore e per cui lo vollero far fuori.
San Paolo, scrivendo ai cristiani di Efeso, mette, giustamente, al centro della ricerca dell'uomo il Cristo e prega per i suoi figli perchè il Padre gli dia la possibilità di scoprire questo dono ad essi riservato
Anche noi dobbiamo riconoscere Cristo come il Verbo del Padre in cui si è rivelata la sapienza del Padre.


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