Parrocchia S.Maria della Provvidenza


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Lettera pastorale

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Lettera Pastorale ai miei Parrocchiani


Io Sacerdote di Cristo con voi e per voi
Indicazioni e progetto per il triennio 2003-2006

Vincenzo Papa Parroco in preparazione del XXV di Sacerdozio

Tutti sapranno che siete miei discepoli se avrete amore gli uni per gli altri (Gv 13,35)

1. Introduzione

L'8 dicembre 1965 Papa Paolo VI chiudeva il Concilio Ecumenico Vaticano II e si apriva per la Chiesa tutta una nuova primavera che ancora oggi vede sbocciare frutti. Uno di questi frutti è costituito dalla realtà della Parrocchia, cellula prima e immagine viva di tutta la Chiesa.
Io Enzo Papa, Sacerdote di Cristo inserito nella Sua Chiesa, sono vostro Parroco dal 19 settembre 1988 e nel corso del 2006 celebrerò il mio Venticinquesimo di Sacerdozio. Vi scrivo questa riflessione per aiutarmi a sostenere un piano pastorale operativo e, soprattutto, per continuare il cammino intrapreso già da tempo e che ha configurato un nuovo atteggiamento di mentalità e di rapporti in seno alla nostra comunità.
Ecco allora il perché di questa Lettera Pastorale: nella prima parte rifletteremo sulla identità della Parrocchia e la sua missione; nella seconda parte ci soffermeremo sui suoi membri, nella terza tracceremo le linee operative per il prossimo triennio.
Se la Parrocchia è "famiglia di famiglie" come diciamo da anni, è anche vero che "Dire Parrocchia è lo stesso che dire Domenica": queste due espressioni trovano la ragion d'essere nell'essenza della Parrocchia stessa che è "Famiglia di Dio". Da questi slogan nascono tre momenti su cui intendiamo muoverci:

Comunità che annuncia
Comunità che celebra
Comunità che testimonia

Queste direttrici sono state lanciate già durante l'Anno Sinodale che abbiamo celebrato nell'anno pastorale 1995-1996(?).
Già da quella circostanza sono nate iniziative e prese di coscienza che hanno contribuito a rendere la nostra Comunità Parrocchiale concreta, credibile ed efficace. Nel corso di questa lettera ripercorreremo quanto realizzato insieme!
Non si tratterà di rinnovare la Parrocchia ma di tornare alle origini per capire il suo traguardo e il suo mistero: "La Chiesa santa insieme e sempre bisognosa di purificazione, mai tralascia la penitenza e il suo rinnovamento" (LG, 8), consapevole soprattutto che lo Spirito Santo "con la forza del Vangelo la fa ringiovanire e continuamente la rinnova" (LG, 4).
Il Concilio Vaticano II, nella Costituzione sulla Liturgia, ribadiva l'importanza della Parrocchia e ne delineava la vera immagine come di "un'assemblea di fedeli organizzata localmente sotto la guida di un pastore che fa le veci del Vescovo" e aggiunge: "essa rappresenta la Chiesa visibile stabilita su tutta la terra" (SC 42).
Questa immagine non si contrappone ad un altro concetto che la Chiesa "composta da uomini chiamati a formare già nella storia dell'umanità la famiglia dei figli di Dio…è come il fermento e quasi l'anima della società umana, destinata a rinnovarsi in Cristo e a trasformarsi in famiglia di Dio" (GS 40).
Quando noi sacerdoti esercitiamo il ministero in nome di Cristo, "raccogliamo la famiglia di Dio" (LG, 28), e nella Chiesa costituita dagli Apostoli sulla pietra angolare di Cristo, che è la "casa di Dio" tra gli uomini, "abita la famiglia di Dio" (LG 6).
Ed allora se la Chiesa (parrocchia) è famiglia, essa è comunità: la parrocchia è comunità di persone e di famiglie, e non si identifica con la chiesa parrocchiale o edificio che costituisce il luogo in cui la comunità si riunisce per ascoltare la Parola e celebrare l'Eucarestia. Queste tematiche vi sono ben note; io sono ad una tappa importante del mio Ministero Sacerdotale, voi, miei cari parrocchiani e figli carissimi, siete ad un momento significativo della vostra vita di fede; ritengo importante, perciò, riprenderle e con voi rivivificarle!

2. La Parrocchia

Il nome parrocchia viene dal verbo greco ?? paroikèo) che significa abitare nelle vicinanze, presso la città, ai confini, per cui paroikìa ( ? vuol indicare la residenza in terra straniera; infatti i cristiani vivono sì nel mondo, ma non sono uomini del mondo, essi sono certo cittadini come gli altri, ma vivono da stranieri, in cammino verso la Patria. Così il popolo d'Israele che "in terra d'Egitto si trova come in esilio" (in "paroikia"), dicono gli Atti degli Apostoli (13, 17); così anche i cristiani che S. Pietro esortava a comportarsi con timore nel tempo presente, che è il tempo del "pellegrinaggio", ossia della "paroikia" (1Pt 1, 17).
"Anche Gesù, ci suggerisce la lettera agli Ebrei, per santificare il popolo con il proprio sangue, patì fuori della porta della città". Usciamo dunque anche noi dall'isolamento e andiamo verso di lui, perché non abbiamo quaggiù una città stabile, ma cerchiamo quella futura" (Eb 13, 12-14).
La parrocchia, dunque, non è principalmente una struttura, un territorio, un edificio, e neppure una sorta di municipio ecclesiastico in cui si registra l'anagrafe dei cristiani: è la comunità dei credenti che si raccoglie in un luogo e per la fede vive il "mistero" stesso della Chiesa presente e operante in essa. La condizione di "paraoikiani" ci aiuta a comprendere il senso del mistero racchiuso nella comunità parrocchiale: il mistero della comunione ecclesiale che proprio nella parrocchia trova la sua espressione più immediata e visibile. Giovanni Paolo II ha detto: "la parrocchia è l'ultima localizzazione della Chiesa, è in un certo senso la Chiesa stessa che vive in mezzo alle case dei suoi figli e delle sue figlie" (Chfl, 26). Da ciò scaturisce che la parrocchia non solo è la comunità dei fedeli, ma è la casa della comunione, la casa comune; perciò essa è aperta a tutti. Lungi quindi dall'idea di una parrocchia chiusa in sé stessa o una sorta di sportello di servizio per i consumatori del sacro. La parrocchia - e la nostra lo è diventata, seppur stretta all'interno di un quartiere popoloso e caotico - è "la famiglia di Dio come una fraternità animata dallo spirito di unità" (LG, 28).
Mi piace qui ricordare quanto ha scritto il Papa Giovanni Paolo II: "se la parrocchia è la Chiesa posta in mezzo alle case degli uomini, essa vive e opera profondamente inserita nella società umana e interamente solidale con le sue aspirazioni e i suoi drammi. Spesso il contesto sociale è violentemente scosso da forze di disgregazione e di disumanizzazione: l'uomo è smarrito e disorientato, ma nel cuore gli rimane sempre il desiderio di sperimentare e coltivare rapporti più fraterni e più umani. La risposta a tale desiderio può venire dalla parrocchia quando questa, con la viva partecipazione dei fedeli laici, rimane coerente alla sua originaria vocazione e missione: essere nel mondo "luogo" della comunione dei credenti e insieme "segno" e "strumento" della vocazione di tutti alla comunione; in una parola, essere la casa aperta a tutti e al servizio di tutti o, come amava dire Papa Giovanni XXIII, la fontana del villaggio alla quale tutti ricorrono per la loro sete" (Chfl, 27).
Con animo grato a Dio posso affermare che la nostra parrocchia, anche grazie allo stimolo, all'entusiasmo, all'impegno di molti fedeli laici si è da tempo incamminata su questo sentiero seminando germi di gioiosa appartenenza e convinta testimonianza.
Abbiamo cominciato in silenzio rispettando un patrimonio di fede e di tradizioni che ho ereditato dai miei Predecessori; abbiamo continuato su quel sentiero sforzandoci di trasmettere l'annuncio della Parola e la partecipazione ai sacramenti in maniera sempre gioiosa chiedendo ed offrendo una formazione mai disgiunta dalla pratica della fede.
In quest'ottica vanno lette le progressioni costanti che abbiamo avuto e che continuiamo a perseguire. La nostra comunità parrocchiale celebra con gioia ed entusiasmo due ritiri spirituali nei tempi forti dell'anno, partecipa e costruisce gli esercizi spirituali annuali, che da qualche anno fanno da preludio alla tematica di tutto l'anno pastorale; ha celebrato un Anno Sinodale per interrogarsi e studiare una strategia sempre più al passo con i tempi per continuare ad annunciare l'eternità dell'Evangelo; gestisce un affollato centro Caritas per i bisognosi, è vicina agli anziani grazie all'impegno di volontari; pubblica un giornalino-notiziario mensile; è aperta alla missionarietà e alla vita grazie al gemellaggio con la diocesi di Indore (India); preoccupata del proprio futuro, cura con particolare interesse i bambini…..
Ma non possiamo cadere nella tentazione dell'autocelebrazione!

3. I membri della Parrocchia

Mi sembra opportuno e doveroso in questa Lettera ricordare a tutti voi quanti con me condividono la responsabilità della Parrocchia. Non faccio nomi, tutti in un modo o nell'altro mi siete vicini e, sostenendomi, mi vivificate e mi fortificate. Permettetemi un richiamo che vuole precisare la mia funzione e il mio servizio:

il Parroco

Nella comunità parrocchiale si attua la compresenza di tutte le vocazioni e ministeri a servizio dell'unità ecclesiale. Ma il Parroco ne è l'anima e il fulcro! Egli esercita il servizio di presiederla come pastore, sacerdote e maestro. Io, il parroco, sono il primo catechista della Comunità! Mi sono sempre preoccupato di far giungere il Vangelo a tutti, ai vicini come ai lontani, prova ne sono i centri del Vangelo - nati dopo il Sinodo, stanno rifiorendo con notevole sforzo di dedizione -. Ma il parroco deve anche esercitare con sapienza il ministero della comunione e dell'unità. Non sono mai stato di questa o di quella parte, né di alcuni rispetto ad altri: partecipo alle gioie e alle sofferenze di tutti perché tutti possiate testimoniare l'unità.
Non penso di essere stato mai accentratore, non mi sono mai sostituito a tutti, anzi - grazie al Diacono Rino Galluccio - sono stato sempre fiducioso e garante di poter delegare in nome di quella sussidiarietà che è preludio alla comunione.
Non mi sono mai spaventato di affidare compiti, i quali - fino a poco fa riservati ai sacerdoti - possono essere affidati anche a laici, ammessi perfino a fungere da "capi di piccole comunità" (EN 73). Grazie a Dio non sono mancate risposte gioiose e disinteressate da parte di coloro che il Signore, per mezzo di me, ha chiamato a collaborare.
A voi chiedo di pensare a me non solo per oggi, ma di pregare per domani e per il futuro della nostra Parrocchia: pregate e preghiamo insieme perché il Signore mandi operai nella Sua vigna! Noi dobbiamo tener ben presente che la vocazione, la chiamata del Signore è anche una conquista; una Comunità che non riesce ad esprimere una vocazione, che non educa ad un cammino di scoperta vocazionale è una comunità che non incide nel cuore dei suoi membri. Da tempo, ormai, la nostra Parrocchia non conquista una vocazione al Signore. L'ultimo sacerdote, figlio di questa Comunità, è stato Don Lucio Pagano, l'ultima vocazione femminile è stata di Suor Chiara Noemi, Clarissa di Santa Chiara.

Le Religiose e i Religiosi

La vita consacrata è una componente importante della Chiesa. Nel nostro territorio parrocchiale esistono Comunità consacrate sia femminili -le Suore degli Angeli - sia maschili - Istituto San Giovanni Battista de la Salle. In forza della loro speciale consacrazione essi si mostrano in mezzo al popolo di Dio dediti al servizio di Dio e al bene della Chiesa; sono cristiani di avanguardia che si propongono di testimoniare il Vangelo nella sua radicalità e totalità "affinchè per loro mezzo la Chiesa abbia ogni giorno meglio da presentare Cristo ai fedeli e agli infedeli: o mentre Egli è in contemplazione sul monte, o annuncia il Regno di Dio alle turbe, o risana i malati e gli infermi e converte a miglior vita i peccatori, o benedice i fanciulli e fa del bene a tutti, e sempre obbedisce alla volontà del Padre che lo ha mandato" (LG 46)
In quest'ottica possiamo comprendere la ricchezza e la varietà di forme della vita consacrata: quando non è stato possibile avere una testimonianza personale, mi sono affidato ai supporti audiovisivi: ricorderete la videoregistrazione della testimonianza claustrale delle Suore dell'Arco Mirelli nel corso della nostra Prima Settimana Eucaristica! Ho sempre tenuto in alta considerazione la realtà consacrata nella nostra parrocchia perché esse sono una viva testimonianza del Vangelo della carità e una forza irresistibile di evangelizzazione: il Vangelo da loro vissuto e realizzato è evangelizzazione piena!
Ma mi sia concesso ricordare che i religiosi e le religiose sono anch'essi membri della Chiesa locale, laddove si annuncia il Vangelo, si celebra l'Eucarestia e si testimonia la carità, e per questo ringrazio quelle religiose che esprimono la loro presenza ecclesiale nella comunità con l'impegno nella catechesi, nella liturgia, e nella carità. Forse si potrebbe, insieme, fare uno sforzo per recuperare una presenza ancora più incisiva perché siano non a fianco, ma dentro la Comunità Parrocchiale come fermento evangelico e assumere - secondo il proprio carisma specifico - maggiore responsabilità nell'attuare il nostro progetto pastorale che vuole sempre più essere comunità che annuncia la fede, la celebra nei sacramenti e nella preghiera, la testimonia nella carità.

I laici

La componente laicale in parrocchia è la più vasta e la prima in percentuale, grazie a Dio è costituita da uomini, donne e famiglie che hanno riscoperto la loro vocazione e missione: non una Chiesa per i laici, ma una Chiesa dei laici anzi una Chiesa di tutti gli stati di vita cristiana!
Non a caso il Concilio ci ha proposto una Chiesa "Popolo di Dio" che lo Spirito Santo santifica, guida e adorna di virtù, ma "dispensa pure tra i fedeli di ogni ordine grazie speciali, con le quali li rende adatti e pronti ad assumersi varie opere e uffici, utili al rinnovamento e allo sviluppo della Chiesa" (LG 12).
Naturalmente ho ben presente che se sono il capo della comunità in quanto parroco con il compito di servire alla stessa comunità, in quanto cristiano sono anch'io un fedele, cioè un membro del popolo sacerdotale: non si cessa di essere cristiani divenendo sacerdote!
Tutti i laici sono quindi chiamati all'apostolato e a partecipare alla stessa missione della Chiesa in forza del battesimo e la confermazione ricevuti. Questa partecipazione è inderogabilmente personale. Ciascun laico deve sempre più sentire viva la coscienza di essere un membro attivo della comunità parrocchiale perché a lui come a tutti è affidato un compito che non può delegare a nessuno: l'impegno di testimoniare la fede e la carità verso tutti fortificandosi nella partecipazione ai sacramenti. "si abituino i laici a lavorare in parrocchia intimamente uniti ai sacerdoti, a dare, secondo le proprie possibilità, il loro contributo ad ogni iniziativa apostolica e missionaria della propria famiglia ecclesiastica" (AA 10).
D'altra parte i laici devono essere consapevoli che "all'interno delle comunità della Chiesa la loro azione è talmente necessaria che senza di essa lo stesso apostolato dei pastori non può raggiungere la piena efficacia" (AA 10).
Devo dire che sono soddisfatto dei miei laici perché mi sento sorretto, stimolato e sostenuto in tutte le iniziative intraprese e realizzate mirate sempre ad annunciare il Vangelo, il vangelo vissuto e concretizzato, nelle pieghe della nostra storia quotidiana personale e del quartiere. Senza laici non si fa Chiesa e questa non può compiere interamente la sua missione. Invito, quindi, a non abbassare la guardia, a tenere sempre viva la coscienza di appartenere alla Chiesa, ad una Parrocchia che sempre chiede sostegno e collaborazione.

Gli operatori pastorali

Molte sono le esigenze della nostra parrocchia, ma il primo pensiero va ai "catechisti" gli educatori della fede nella comunità parrocchiale. Negli ultimi anni si è andata affievolendo, purtroppo, l'esigenza di essere preparati e competenti nel difficili servizio di catechizzare, di inculcare i fondamenti dei sacramenti: dal Battesimo, con gli incontri rivolti ai genitori, per la Prima Comunione, per la Cresima. A questi momenti fondamentali, si è aggiunta la catechesi del dopo-comunione, un'esperienza a cavallo tra il catechismo della Confermazione e l'associazionismo spontaneo. Grazie alla dedizione di alcuni laici questa realtà ha dato anche dei frutti immediati: da esso è infatti nato il "gruppo dei ministranti" che è andato a rinvigorire il Collegio Liturgico già presente in Parrocchia, ma…poco frequentato. Da questa esperienza abbiamo anche tratto una grande ricchezza: abbiamo molti bambini e adolescenti che danno gioia e colore alle nostre giornate di vita insieme, e anche alla messa domenicale, grazie a Dio sempre più affollata e partecipata.
Se tutto questo mi riempie di gioia, da pastore devo dire che i catechisti potrebbero sicuramente coscientizzare di più il loro ruolo e la loro missione esprimendo al meglio la loro partecipazione alla vita parrocchiale con una testimonianza più incisiva di quanto annunciano e insegnano!
Subito dopo il mio pensiero e ringraziamento va ai "Ministri Straordinari dell'Eucarestia". Dopo aver frequentato un corso e dopo essere stati da me aiutati a discernere su questo ruolo posso dire di essere felice perché essi sono una vera e propria longa manus della Parrocchia e del Parroco. La domenica soprattutto ho la certezza di essere presente, tramite loro, nelle case degli ammalati, degli anziani, di quelle persone sole e abbandonate che oltre Gesù Eucaristia aspettano un sorriso, una parola dolce, una presenza. Quando in queste case, poi, esercito il Ministero della Riconciliazione avverto subito che essi mi hanno preparato la strada!
Mi sembra doveroso ricordare, poi, gli animatori pastorali periferici. Famiglie che si sono fatti carico di annunciare, spiegare e tradurre in realtà quotidiana la Parola di Dio. Mi riferisco ai responsabili di zona dei Centri del Vangelo. In ossequio a quanto desiderato dal nostro Vescovo, abbiamo affidato a persone preparate l'impegno di aprire le loro case perché, attraverso un rapporto interpersonale, coinvolgano e responsabilizzino anche coloro che non partecipano attivamente alla vita parrocchiale alla vitalità e freschezza della Parola di Dio. Ribadisco che si tratta di famiglie nella loro complessità e totalità che hanno risposto con gioia a questo invito e continuano a perseguire un obiettivo che non tarderà a produrre dei frutti. Anche in questo caso la parrocchia si dimostra aperta e disponibile nella sua essenza e nella sua finalità!
Un altro pensiero lo rivolgo a quanti in parrocchia esercitano il servizio del "Centro Caritas"; anche qui volontari e volontarie esercitano con discrezione e disponibilità la testimonianza della carità attraverso un dialogo ed una compartecipazione che, in alcuni casi è diventata solidale comunione.
Mi piace ricordare in questa sede i responsabili della "Pastorale del Turismo".
In parrocchia abbiamo due momenti ben delineati e distinti: in Novembre celebriamo gli Esercizi Spirituali in viaggio che da oltre dieci anni facciamo in Assisi; tra aprile e maggio la parrocchia fa sano turismo!
Ho voluto precisare questa distinzione in quanto questi momenti sono organizzati e realizzati da persone diverse che con disponibilità e sacrificio si fanno carico di garantire la perfetta riuscita di questi, che sono sì viaggi, ma diventano sempre e comunque comunità in pellegrinaggio!
Da qualche anno ci siamo fatti carico di garantire agli anziani momenti di aggregazione e di festa. Questi momenti sono gestiti da alcuni laici che hanno dato vita al "Centro Anziani". Devo loro dare atto che seppur nato quasi per gioco li ha coinvolti e responsabilizzati!

Le aggregazioni laicali

La libertà e il diritto ai laici di associarsi all'interno della Chiesa è da sempre presente nella storia della Chiesa e, grazie a Dio, ben radicato nella nostra Comunità. L'associazionismo ecclesiale ha il suo fondamento nel battesimo che conferisce ai laici il diritto-dovere di partecipare attivamente alla comunione e missione della Chiesa. Nella nostra Parrocchia più volte ci sono state esperienze di aggregazione e di associazione; alcune sono state delle meteore, altre delle parentesi, ma due realtà si sono ben radicate e, lode a Dio, continuano ad essere presenti e crescenti. Parlo della Azione Cattolica Italiana (AC) Parrocchiale e della Fraternità dell'Ordine Francescano Secolare (OFS). Mentre la prima -espressione principe del laicato cattolico - è da sempre una costante, silenziosa, adorante presenza grazie ad un gruppo attivo di storica memoria, la fraternità OFS è, di fatto, nuova creatura in quanto si è provveduto, col supporto delle Costituzioni e della Regola, ad una reviviscenza di una pregressa presenza in Parrocchia già presente negli anni passati.
Entrambe mi sono vicine e sono di sostegno a tutte le iniziative della Parrocchia e sono di stimolo a tutti voi, miei cari parrocchiani, che sicuramente avete imparato a conoscerli e a stimarli. Penso che la loro azione coincida con la missione della Chiesa e costituisce un grande dono dello Spirito.
Mai ho negato spazi e possibilità a chiunque avesse voluto gettare un seme perché tutte le realtà aggregative sono una ricchezza da accogliere sempre come originale contributo al rinnovamento evangelico e missionario della Parrocchia soprattutto quando non si arrogano il diritto di essere parte privilegiata a se stante ma si ritrovano sempre inseriti profondamente nella comunione e nella missione della Chiesa e della Parrocchia. Devo dire con onestà che sia l'Azione Cattolica sia l'Ordine Francescano Secolare si sono sempre messi al servizio della comunità e si sono sempre sentiti parte viva ricercando, sempre, l'unità.


Gli organismi di partecipazione

Non sembri inopportuno in questa sede ricordare il Consiglio Pastorale e il Consiglio per gli Affari Economici in quanto sono organismi e strumenti di partecipazione e di promozione alla condivisione. Col primo si attua quella necessaria partecipazione all'attività pastorale sia nella fase di programmazione sia in quella operativa in ordine alla catechesi, alla liturgia, alla carità.
Il Consiglio per gli affari economici - attualmente in fase di maturazione - facendosi carico di provvedere alle risorse necessarie per sostenere le iniziative pastorali e curare l'amministrazione dei beni, favorisce lo spirito di famiglia e stimola alla partecipazione e condivisione (1).
Ma mi piace sottolineare anche l'Assemblea Parrocchiale che convochiamo nei momenti forti e prima di una qualunque iniziativa di ampio respiro che presuppone e chiede una larga adesione. In genere a queste Assemblee invitiamo anche le Istituzione e tutte le Associazioni presenti sul territorio per sottolineare quale sentiamo essere il ruolo della Parrocchia nella storia e nella quotidianità del nostro agire e del nostro sentire.

4. Il mio 25° di sacerdozio

Dicevo all'inizio che nel 2006 ricorre il mio venticinquesimo anniversario di sacerdozio. Mi piace in questa occasione ripercorrere con voi la mia storia per dedicarla a voi che siete il fulcro del mio ministero sacerdotale!

"Stai con me, e io inizierò a risplendere
come tu risplendi;
a risplendere fino ad essere luce per gli altri.
La luce, o Gesù, verrà tutta da te:
nulla sarà merito mio.
Sarai tu a risplendere,
attraverso di me, sugli altri.
Fa che io ti lodi così,
nel modo che tu più gradisci,
risplendendo sopra tutti coloro
che sono intorno a me.
Dà luce a loro e dà luce a me;
illumina loro insieme a me, attraverso di me.
Insegnami a diffondere la tua lode,
la tua verità, la tua volontà.
Fa che io ti annunci non con le parole
ma con l'esempio,
con quella forza attraente,
quella influenza solidale
che proviene da ciò che faccio,
con la mia visibile somiglianza ai tuoi santi,
e con la chiara pienezza dell'amore
che il mio cuore nutre per te" (2)

Questa riflessione, divenuta preghiera, in cui mi riconosco -oggi - l'ho riletta nel documento dei Vescovi Italiani "Comunicare il Vangelo in un mondo che cambia".
Non posso dire che mi riconosco in essa fin dai primordi della mia vocazione, ma sicuramente essa contiene i fermenti di quella che è stata la mia storia sacerdotale fino ad oggi, in mezzo a voi, in questa realtà parrocchiale che tanto mi ha donato e che sicuramente -nel rapporto fraterno via via maturato e cresciuto nel tempo - ha contribuito a rendermi sempre più "sacerdote in eterno" (Sal. 109,4).
Il Sacerdozio è forse il più alto dono che il Signore può fare ai suoi figli: essere a Lui consacrato per il bene dei fratelli - di voi, miei carissimi figli e parrocchiani - significa sicuramente avere la possibilità di posare il capo sul cuore di Dio e dormire sonni tranquilli ma densi e pregni di impegni: ognuno di voi ha avuto un contatto con me per svariati motivi e per diverse necessità; penso di aver avuto per tutti presente la stessa priorità: "unicuique suum non prevalebunt" cioè a ciascuno il suo senza preferenze! Se ho sbagliato, faccio in questa occasione pubblica ammenda! Ma la mia coscienza, temprata dal contatto con ciascuno di voi non mi accusa; confido nella misericordia di Dio!
Dicevo che la Parrocchia che fino ad oggi Dio mi ha donato è stata il fulcro del mio ministero sacerdotale. Ho preso possesso canonico di questa comunità l'11 marzo del 1989 dopo appena otto anni di sacerdozio; succedevo a P. Emilio Basile e a cui va sempre il deferente saluto e ringraziamento. Un particolare pensiero va a P.Maurizio Brancaccio, per la pia e santa devozione che mantiene per la solennità della Titolare la terza domenica di Ottobre.
Fin dagli inizi della mia vocazione sacerdotale, pur proveniente da una solida famiglia ancorata ai classici principi degli "uomini di buona volontà", il mio cuore non è stato mai sordo alle richieste e alle aspirazioni degli uomini: la fede deve essere aiutata a nascere e và coltivata come una pianticella! Dopo una breve esperienza da vice parroco, mi venne affidata la parrocchia dei Santi Apostoli nel 1985. In quella prima esperienza di Pastore ho maturato la mia capacità di rapportarmi alle persone, ai filiani e a confrontarmi con le responsabilità!
Oggi mi vengono in mente le parole del Card. Michele Giordano il quale, concludendo l'Anno Sinodale diceva: "Il vostro sforzo di conoscere il territorio per annunciare il Vangelo in maniera efficace si inquadra nel piano della Diocesi. Mi piacerebbe ritornare per verificare quanto promesso".
Alla luce del recente Convegno Diocesano "Famiglia e Giovani per la Missione" posso dire di non aver deluso le aspettative, anzi le abbiamo anticipate e concretizzate!


5. Famiglia e missione

Prima di formulare un progetto triennale permettetemi di richiamare la vostra attenzione su altre realtà presenti nella nostra parrocchia che la rendono viva e colorita facendola diventare comunità. Mi riferisco alle famiglie che gravitano intorno alla Parrocchia nel loro insieme: padri e madri con i propri figli! Quale gioia nell'accoglierli e quale allegria nel sentire il gioioso vociare dei bimbi. Frequentando queste famiglie penso ad una realtà: la famiglia anticipa la parrocchia!
L'esperienza di comunione e di partecipazione della comunità familiare, fa della famiglia una Chiesa in miniatura. Mi piace ripetere, allora, la Parrocchia è famiglia di famiglie! Questo vuol dire che non sono due realtà collocate una a fianco dell'altra, ma l'una è nell'altra in una reciprocità vitale per lo stesso mistero di comunione e di amore presente in esse.
Come la parrocchia ha le sue radici nella comunità familiare, così questa fiorisce e si espande nella più vasta comunità parrocchiale. Non sono pochi i nuclei familiari che partecipano alla nostra vita parrocchiale pur non facendone parte territorialmente: questo vuol dire che forse la nostra testimonianza è efficace, anche se possiamo incidere di più nel vasto campo della pastorale familiare.
Congiunto alla realtà familiare troviamo l'affascinante e misterioso aspetto della vita, o meglio dell'accoglienza della vita. Se la celebrazione battesimale è tenuta in grande considerazione da tutta la comunità, analogamente abbiamo ideato e realizzato un grande progetto insieme: il gemellaggio con la Diocesi di Indore (India) e la conseguente realizzazione della adozione a distanza di bambini disagiati in supporto ad una grande iniziativa missionaria. Questa dimensione missionaria e caritativa non si limita alla semplice elemosina, ma - mi piace sottolinearlo - si dilata in un grande respiro di comunione e condivisione.
Ma non dimentichiamo - non lo abbiamo mai fatto! - il nostro territorio, il nostro quartiere. Non abbiamo mai voluto, soprattutto in questi ultimi anni, un semplice rapporto di insediamento, di habitat, ma abbiamo cercato e costruito un rapporto di ecologia, un rapporto interpersonale e sociale con tutti gli abitanti e le realtà sociali operanti sul territorio. Ne sono prova le iniziative realizzate in collaborazione con le Istituzioni (non sempre costanti!) e le associazioni del territorio. Noi sappiamo bene che se la fede si incarna nella vita sociale raggiunge la sua maturità e diventa una fede matura, adulta (cfr CVMC) capace di annunciare, celebrare e testimoniare sé stessa. E per questo, inserita nel territorio, la parrocchia è la comunità cristiana che ne assume la responsabilità in quanto, senza contrapporsi ad alcuno, assume il ruolo di vero soggetto culturale, sociale ed educante perché la fede cristiana genera cultura, educa ed eleva l'uomo: "chiunque segue Cristo, Uomo perfetto, diventa anche lui più uomo" (GS 41).

6. Progetto triennale

Nell'avviarmi alla conclusione di questa lettera, vorrei programmare con voi i prossimi tre anni per meglio celebrare e ricordare quanto fin qui abbiamo detto.
Penso che le linee tracciate e fin qui percorse non vadano abbandonate!
Annunciare, celebrare, testimoniare la fede è una triade fondamentale perché la crescita dei membri sia sempre più matura, adulta, pensata!
Non si può quindi prescindere o separare le tre componenti in quanto rappresentano l'unità essenziale di ogni comunità fondata sulla Parola, sul Sacramento e sulla Testimonianza: si tratta di riscoprire una unità costituita da tre elementi in una reciproca interdipendenza: la Parola tende a divenire Sacramento e Testimonianza; il Sacramento presuppone la Parola e genera la Testimonianza di vita; la Testimonianza scaturisce dalla Parola e manifesta la fecondità del Sacramento!
Noi sappiamo che "in principio era il Verbo; e il Verbo si fece carne" (Gv 1, 1). La Parola di Dio è il fondamento di ogni comunità dei credenti. Ma Paolo ci ricorda: "la fede dipende dalla predicazione e la predicazione si attua per mezzo della parola di Cristo (Rm 10,17) che è stato il primo evangelizzatore "devo annunciare la buona novella del Regno di Dio; per questo sono stato mandato" (Lc 4, 43).
Come parroco devo invitare tutti a ricercare, chiedere, accogliere, meditare la Parola di Dio perché solo così si attua anche un meccanismo di autoevagelizzazione che determina, poi, una crescita globale: "noi crediamo e perciò parliamo" (2Cor 4, 13). Esorto, perciò tutti i miei collaboratori a rendersi disponibili perché in questo progetto triennale si rendano disponibili a momenti di studio e di riflessione che terremo in Parrocchia: tutti saranno comunque invitati perché tutta la comunità è soggetto attivo e responsabile della catechesi che non è solo insegnamento della dottrina cristiana, ma anche esperienza di fede nella vita della comunità ecclesiale. E' chiaro, quindi, che non mi riferisco alla scuola di catechismo, ad una serie di lezioni, ma ad un confronto sulla Parola di Dio e alla sua incisività nella vita di ciascuno per promuovere e rafforzare una mentalità di fede e di appartenenza alla Chiesa.
Ma penso anche che lo spirito di questa lettera abbia lanciato un programma che diventa progetto per il prossimo triennio: la famiglia.
Non possiamo, ne vogliamo, prescindere da questa realtà che abbiamo cercato di puntualizzare: la cellula prima della società umana è anche immagine e preludio della Chiesa; nella nostra realtà parrocchiale, anche alla luce del recente Convegno Diocesano su "famiglia e giovani per la missione" vorrei che il prossimo triennio fosse proiettato verso:
la conoscenza delle varie realtà familiari esistenti
lo studio e la strategia dell'annuncio evangelico
la fantasia di realizzare l'annuncio con delle modalità operative perché l'ultimo anno, il 2006, possa essere un intero anno in cui annunciare, celebrare e testimoniare l'Eucarestia della famiglia nella famiglia, per la famiglia.

Alla Santa Famiglia di Nazareth affido questa speranza perché insieme, come "famiglia di famiglie" possiamo essere lievito e sale nel nostro quartiere e nella nostra storia.

"O famiglia di Nazareth,
immagine vivente
della Chiesa di Dio,
illumina la nostra comunità parrocchiale
con la tua luce
intima e profonda di santità;
fa che sia a tua immagine
vera famiglia di Dio;
sostienila ne cammino
di conversione continua,
perché sia nel territorio
comunità che annuncia, celebra
e testimonia
il Vangelo della carità.


Sac. Vincenzo Papa Parroco

Napoli 19 ottobre 2003 Festa di Santa Maria della Provvidenza

Abbreviazioni e note:

AA: Decreto sui laici Apostolicam Actuositatem
GS: Costituzione Conciliare Gaudium et Spes
SC: Costituzione Conciliare Sacrosantum Concilium
LG: Costituzione Conciliare Lumen Gentium
Chfl: Esortazione Apostolica Christifideles laici
CVMC: Comunicare il Vangelo in un mondo che cambia CEI 2001
EN: Esortazione Apostolica Evangelii Nuntiandi
(1): C. Caratunti: "Gli organismi della Parrocchia" sussidio ad uso interno Ordine Francescano Secolare.
(2): J. H. Newman, Meditations and Devotions, London -New York - Bombay 1907 in CVMC n.8


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