Parrocchia S.Maria della Provvidenza


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Il Rito Romano

La Liturgia


Il rito romano è un rito liturgico della Chiesa cattolica. È il più diffuso nel mondo.

Anticamente era uno dei tanti riti occidentali e conviveva accanto ad essi. Le maggiori chiese locali, infatti, esprimevano tutte un proprio rito specifico. Il rito romano è quello sviluppato dalla Chiesa di Roma.

In seguito, data la grandissima importanza attribuita a Roma, luogo del martirio dei santi Pietro e Paolo e sede del papato, molti altri riti occidentali vennero soppressi. Il Concilio di Trento stabilì che rimanessero solo quelli che potessero vantare un'antichità di almeno duecento anni. Sopravvissero il rito ambrosiano, il rito mozarabico e il rito di Braga; sopravvisse anche il rito usato dai domenicani. Con queste poche eccezioni, il rito romano venne esteso all'intera Chiesa latina.

Oggi il rito romano è il maggiore in termini di diffusione e numero di aderenti, e per questo si tende spesso erroneamente a considerarlo l'unico e a farlo coincidere ipso facto con la Chiesa cattolica, dimenticando l'esistenza degli altri riti.

Messa

Ciascuna messa contiene una parte fissa (preghiere e riti comuni a tutte le messe) e una parte mobile, che cambia a seconda del periodo dell'anno (es. in Avvento, in Quaresima...) della circostanza o della celebrazione specifica (es. per il ricordo dei defunti, per certi sacramenti come il matrimonio o l'ordinazione, ovvero messe che possono essere celebrate in molte date), e invece messe da celebrare in determinate feste (sia fisse che mobili) da celebrarsi in un giorno prestabilito. Le parti mobili comprendono letture e preghiere legate alla circostanza, le parti fisse (es. l'offertorio, la consacrazione, le invocazioni, la comunione, ecc) sono uguali in tutte le messe fatto salvo:

1. il diverso grado di solennità,
2. l'accompagnamento o meno di canto e/o musiche,
3. l'attribuzione di certe funzioni e formule a persone diverse (es. se è presente la figura del diacono o di concelebranti).

La messa è uno dei sette sacramenti, ovvero quello dell'eucarestia. La struttura della messa è suddivisa in due parti: la liturgia della parola e quella eucaristica.

Celebrante

Dal punto di vista della celebrazione, per tradizione vi è un solo sacerdote celebrante, e tutti gli altri ricoprono ruoli subalterni (ministri), anche se possono essere di grado superiore (es. la celebrazione di un parroco in presenza del vescovo). In seguito alla riforma liturgica seguita al Concilio ecumenico Vaticano II è stato introdotto nel rito romano ordinario la possibilità della "concelebrazione", ovvero la presenza di più sacerdoti che tutti insieme fungono da celebranti. Per il rito romano straordinario rimane l'obbligo di un solo celebrante.

I requisiti del celebrante sono quelli relativi all'ordinazione: possono celebrare la messa i presbiteri e i vescovi. Il cardinalato di per sé non abilita alla celebrazione, tuttavia pressoché tutti i cardinali sono anche vescovi. La stessa cosa vale per le altre cariche ecclesiastiche come quella degli abati: solo chi è vescovo o presbitero può celebrare validamente.

Lo svolgimento generale della messa nel rito romano prevede la presenza nell'aula dei fedeli, della vestizione del celebrante in sacrestia, e dell'ingresso processionale del celebrante e ministri in chiesa, sul presbiterio, direttamente dalla sacrestia o attraversando la navata. Questa caratteristica differisce sostanzialmente dall'uso protestante per cui il sacerdote o il vescovo accolgono i fedeli sulla soglia della chiesa. A dire la verità, questa usanza era caratteristica dell'accoglienza di personaggi illustri, ai quali il celebrante porgeva l'acqua santa sull'ingresso della chiesa. Nei pontificali solenni il vescovo entra processionalmente, indossando ad esempio mozzetta, rocchetto e, se preferito, la cappa magna con lo strascico retta da uno o più caudatari e indossa i paramenti liturgici solo sulla cattedra.

Tipo di messa

La messa è distinta in due riti: ordinario e straordinario. Il primo, come già accennato, è frutto della riforma liturgica seguita al Concilio ecumenico Vaticano II, con la promulgazione del Novus Ordo, mentre il secondo è l'antichissimo rito codificato dopo il Concilio di Trento e promulgato da san Pio V e per questo noto come messa di san Pio V o messa tridentina. La messa è distinta in tre tipi: "messa ordinaria", "messa solenne" e "messa pontificale".

Il rito romano si distingue dagli altri anche per l'uso del colore nei paramenti liturgici.

1. La messa ordinaria è quella con un celebrante e uno o più assistenti (chierici o chierichetti o ministranti) che può essere letta o cantata.
2. La messa solenne è una messa cantata in cui certe parti sono cantate in canto gregoriano o con altra musica e con almeno un diacono (nel caso sia in rito romano antico deve esserci un diacono o un suddiacono).

Le parti cantate al di fuori di quelle riservate al celebrante e ministri appartenenti alla parte fissa sono cinque (o sei): il Kyrie, il Gloria, il Credo, il Sanctus e il Benedictus, l'Agnus Dei.
Il Sanctus e il Benedictus sono la stessa parte, ma per tradizione, nelle messe più elaborate, veniva sdoppiato per non prolungare troppo la celebrazione: il Sanctus veniva cantato prima della consacrazione e il Benedictus dopo.
Le attuali norme raccomandano di non eseguire più questa suddivisione, ma che viene riportata perché appartiene all'enorme patrimonio musicale della tradizione (es. le messe di Bach, Mozart, Beethoven, Haydn, Verdi, Rossini e moltissimi altri grandi compositori).
Nella messa solenne vi sono altre parti cantate appartenenti invece alle parti mobili (es. il Requiem nelle messe per i defunti, il "Passio" (la passione di Cristo) nelle celebrazioni del Giovedì santo, ecc.)
Un altro elemento che distingue la messa solenne è la presenza di più ministri, almeno sei: un crocifero che porta la croce astile almeno due accoliti che portano due candelabri con candele, il turiferario che porta il turibolo e uno della navicella (contenitore per l'incenso) e il diacono.

3. La messa pontificale (detta anche semplicemente pontificale) è una messa solenne celebrata da un Vescovo o Cardinale.

Vi sono regole e usanze molto minuziose che regolamentano la liturgia di tutte queste Messe (anche quella più semplice): dal verso in cui si devono girare i chierici o il celebrante durante le funzioni (a destra se da soli o dispari, verso il centro se in coppia) fino al modo di porgere o ricevere gli oggetti (es. le ampolline per il vino o l'acqua), sul modo di genuflettersi (in quattro modi: in piano o sul gradino, con genuflessione semplice o doppia...) di inchinarsi o quello di usare (quando previsto) il turibolo (vi sono cinque modi solo per come lo si deve impugnare nelle varie fasi della messa).

Le genuflessioni in piano (in planu) vengono fatte all'inizio e alla fine delle celebrazioni, quelle sul gradino (in gradu) durante la celebrazione. Eccetto quando è esposta l'eucarestia, caso in cui all'inizio e alla fine si fa la genuflessione doppia (con tutte e due le ginocchia a terra e un inchino) e durante la celebrazione sempre in piano.

Anche gli inchini sono di diverso tipo: oltre a quello durante la genuflessione doppia, vi è l'inchino normale (che si fa ad esempio prima e dopo aver incensato un ministro o prima e dopo qualunque altra relazione) e uno profondo, che si fa alla croce e all'altare.

A seconda del momento sono prestabiliti i percorsi, ad esempio per passare dal seggio all'altare si può passare a seconda dei casi per la strada più lunga (longiorem) o abbreviata (breviorem), nel primo caso si arriva davanti al centro dei gradini e poi si sale, nel secondo caso si salgono i gradini obliquamente attraverso la strada più breve.

La grande complessità di questi riti prevede la presenza di un cerimoniere, che ricorda ai ministri cosa fare, specificando il tipo di inchino, di genuflessione, dicendo la frase durante la quale occorre scoprirsi il capo e inchinarsi, e così via. Questi dettagli al giorno d'oggi paiono ai più eccessivi e si tende a semplificarli drasticamente.

Incenso

Una regolamentazione rigida riguarda l'incensazione del celebrante, del ministro e dei fedeli. È importante sottolineare che incensare qualcuno durante la messa non ha il significato del bruciare incenso come nei primi tempi della Chiesa, cosa equivalente all'adorazione e come tale riservata a Dio. Qui ha il senso di purificazione.

Nel rito romano (qui molto diverso dall'ambrosiano e altri riti) si usano dare colpi del turibolo facendolo oscillare in avanti e indietro, colpendo le catenelle. Nel rito romano si usano colpi doppi: tre o più colpi doppi per il Santissimo sacramento o per la croce; tre colpi doppi per il celebrante; due colpi doppi per le statue della Vergine e per i diaconi, un colpo doppio per le statue di santi e per i laici e tre colpi doppi per i fedeli, distribuiti però in modo diverso da prima: un colpo doppio al centro, uno doppio a sinistra e uno doppio a destra. Il colpo doppio tipico del rito romano è stato derogato dalle norme postconciliari che hanno introdotto i tre colpi tripli per i concelebranti.

L'incensazione avviene sempre e dopo l'atto dell'"infusione dell'incenso", compiuto dal celebrante. L'incensazione della croce, del feretro, delle reliquie, ecc. viene effettuata dal celebrante, le altre invece da un ministro o chierichetto a cui il celebrante cede il turibolo.

Candele

Vi è un'accurata regolamentazione del numero dei ceri da porre sull'altare, sia in relazione alla solennità della messa (nella messa pontificale devono essere almeno sette, per la messa solenne sei, per la messa cantata quattro e per quella semplice due) che della festa: sei ceri accesi nelle solennità (già feste di prima classe), quattro nelle feste (già feste di seconda classe) e due nelle altre date.

Vi sono candele ordinarie (quelle sull'altare) e candele speciali utilizzate o distribuite in certe festività. La più nota è il cero pasquale e arundine, benedetto, ornato con grani d'incenso e acceso nelle cerimonie della settimana santa (il sabato santo) usato per la benedizione dell'acqua, e che poi rimane sul presbiterio fino alla Pentecoste. Questo cero riporta una croce, in cui vengono conficcati degli spilloni che terminano in un grano d'incenso, e a destra e a sinistra vi sono incise rispettivamente la prima e l'ultima lettera dell'alfabeto greco, l'alfa a destra e l'omega a sinistra e attorno alla croce il numerale dell'anno.

Inoltre vi sono i ceri nella festa della Purificazione di Maria (chiamata "Candelora"), benedetti e distribuiti ai fedeli in questa festa, con varie possibili decorazioni, ma con la base dipinta di azzurro. Vi sono le candele di san Biagio, due candele incrociate (di solito legate tra di loro da un nastro) che vengono usate per benedire la gola e preservare dai malanni, ceri usati per la prima comunione o portati dai comunicandi in cerimonie solenni (cero della comunione), il cero che viene consegnato al padrino nella celebrazione del battesimo (cero battesimale). Di un certo rilievo i ceri portati durante le (cero processionale) da incaricati o appartenenti a certe confraternite, e i ceri per le cerimonie funebri, che per tradizione non dovrebbero essere bianchi come quelli per l'altare, ma di cera grezza e quindi giallo-marroni.

Da segnalare una delle differenze più tipiche tra il rito romano e quello ambrosiano: nel rito romano la processione entra con tutti i ceri accesi, nel rito ambrosiano si ha la "cerimonia della luce" in cui tutte le luci della chiesa vengono accese solo dopo l'ingresso del vescovo o del celebrante.

Ufficio liturgico

Tutti i sacerdoti dovrebbero seguire tutti i giorni un ciclo circadiano di preghiere in più parti, chiamato "ufficio", che si articola in diverse ore canoniche. Secondo il breviario romano le ore canoniche comprendono tre Notturni, il Mattutino, le ore di Prima, Terza, Sesta e Nona, i Vespri e la Compieta.

La riforma liturgica con l'approvazione della liturgia delle ore ha soppresso l'ora di Prima e ha trasformato i tre Notturni nell'Ufficio delle letture. Inoltre, il Mattutino ha assunto il nome di Lodi mattutine.

Papa Benedetto XVI con il motu proprio Summorum Pontificum ha concesso a chi è obbligato, di servirsi indifferentemente del breviario romano o della liturgia delle ore.

Queste parti vengono officiate pubblicamente nelle comunità come i monasteri. In generale i sacerdoti le recitano come preghiere private. In alcune circostanze (la settimana santa), alcune altre parti possono essere celebrate con riti speciali, ma la celebrazione solenne dell'ufficio riguarda per lo più i Vespri.

Sacramenti

Battesimo

Anticamente il battesimo veniva impartito in fiumi, laghi o corsi d'acqua. Successivamente per questo sacramento venne costruito un apposito edificio (il battistero), esterno alla chiesa. Era l'unico tra i sacramenti a prevedere un edificio esclusivo. Chi non era battezzato infatti non poteva entrare in chiesa e veniva battezzato all'esterno.

Oltre a questo, a differenza di oggi, il Battesimo veniva impartito:

* agli adulti, dopo un periodo di iniziazione definito "catecumenato"
* una volta all'anno (durante la celebrazione della veglia pasquale, cosa che avviene anche oggi nel Battesimo degli adulti)
* con acqua corrente (oggi, tranne casi eccezionali, con acqua benedetta)

La cerimonia avveniva per triplice immersione dentro una grande vasca in cui scorreva dell'acqua. In alcuni battisteri si può ricostruire il sistema di canalizzazioni che derivavano l'acqua da fiumi, acquedotti o canali e la facevano defluire all'esterno (tra questi il battistero nell'area archeologica sotto il Duomo di Milano, voluto da sant'Ambrogio da Milano, dove fu battezzato sant'Agostino di Ippona).

La forma di questi battisteri poteva essere circolare, come ad esempio quello costantiniano del Laterano (Roma). Nel nord Italia e nelle regioni adriatiche aveva invece una forma ottagonale (celebre il battistero di Parma), richiamandosi ai mausolei pagani (si possono ricordare i mausolei gemelli di Diocleziano e Massimiano).

Successivamente si iniziò ad amministrare il battesimo ai bambini, forse anche in considerazione dell'elevata mortalità infantile[senza fonte].

Già nei tempi apostolici, tuttavia, è noto come venissero battezzate intere famiglie (vedi Atti 16,15.33; 18,8; 1 Cor 1,16), ed è quindi logico pensare che nel "battesimo famigliare" fossero compresi anche i bambini.

Sant'Agostino deplora la consuetudine di ritardare troppo il battesimo (nelle "Confessioni" racconta come di fronte alle sue intemperanze giovanili alcuni dicessero alla madre Santa Monica, "lascialo fare, non è ancora battezzato").

Il ritardo nel battesimo (non di rado celebrato in punto di morte, come nel caso dell'imperatore Costantino) può essere compreso tenendo presente che, per la dottrina cattolica, il battesimo rimette ogni peccato, oltre al peccato originale anche tutti i peccati personali commessi in vita, comprese le pene derivanti dai peccati.[senza fonte]

Oggi il battesimo viene spesso amministrato ai bambini (i battesimi degli adulti vengono amministrati solitamente in una solenne celebrazione durante la veglia pasquale del Sabato santo), alcuni giorni dopo la nascita (quindi senza aspettare feste particolari) e con dell'acqua ferma, raccolta in un piccolo contenitore. Quest'acqua viene benedetta una volta all'anno, durante la veglia pasquale, la sera del Sabato santo, mediante l'immersione nel recipiente che la contiene del cero pasquale.

I ministri ordinari del battesimo sono il vescovo, il presbitero e, nella Chiesa latina anche il diacono. In caso di necessità chiunque, anche un non battezzato, purché abbia l'intenzione richiesta, può battezzare utilizzando la formula battesimale trinitaria. Si dovrà procedere poi alla comunicazione del fatto ad un sacerdote o ad un vescovo per la registrazione del battesimo celebrato in queste circostanze eccezionali.

Per la validità del battesimo non è necessario l'uso dell'acqua benedetta: basta il contatto con qualunque parte della persona (in genere la fronte) con qualunque acqua e la recita della formula battesimale trinitaria. Un padrino o una madrina, solitamente diversi dai genitori, presentano il bambino per il sacramento. Nell'agire così il padrino o la madrina si assumono l'impegno di sostenere il bambino neo-battezzato nel percorso dell'iniziazione cristiana (catecumenato post-battesimale e cioè il catechismo in preparazione della prima comunione e della cresima). Il fatto che la madrina di battesimo sia in genere diversa dalla mamma naturale del bambino dipende forse dall'indisponibilità della madre a partecipare alla cerimonia pochi giorni dopo il parto la madre.[senza fonte] Bisogna tenere presente che, storicamente, dopo il parto la madre veniva riammessa in chiesa dopo il rito di "purificazione delle puerpere".

Celebrazione del battesimo

La celebrazione del battesimo è abbastanza semplice.

Essa consiste in due parti: una può venire celebrata fuori dalla chiesa (più spesso tra le porte, nella bussola, per offrire ai neonati un riparto rispetto al clima esterno). Il celebrante (sacerdote, vescovo oppure diacono nella Chiesa latina) fa il segno della croce sul candidato. Avviene poi l'annunzio della "Parola di Dio". Dal momento che il battesimo significa liberazione dal peccato e dal suo istigatore, il diavolo, vengono pronunziati uno o più esorcismi sul candidato. Questi viene unto (sulla fronte o anche altrove) con l'olio dei catecumeni, oppure il celebrante impone su di lui la mano ed egli (oppure il padrino o la madrina per lui) rinunzia esplicitamente a Satana ("abrenuntio" o "rinuncio"). Così preparato, il candidato può professare la fede della Chiesa alla quale sarà "consegnato" per mezzo del battesimo.

Fino a prima della riforma il celebrante metteva in bocca al neonato qualche grano di sale, rito oggi caduto in disuso.

Al padrino o madrina viene poi consegnata una veste bianca, che rappresenta la veste che i catecumeni neo-battezzati indossavano dopo il battesimo per una settimana (avvenendo il battesimo durante la veglia pasquale ciò voleva dire fino alla domenica successiva, che non a caso si chiamava (e si chiama tuttora) Domenica "in Albis (posatis)", e un cero acceso.

Il celebrante copre poi il bambino con la stola e lo introduce dentro la chiesa, presso il fonte battesimale o battistero, che per tradizione oggi (sia nel rito romano che in quello ambrosiano) è appena dentro la chiesa, in corrispondenza della porta principale, subito a sinistra.

Qui avviene il "rito essenziale" del sacramento: il battesimo propriamente detto, che "significa ed opera" la morte al peccato e l'ingresso nella vita della "Santissima Trinità", configurandosi al mistero pasquale di Cristo, morto e risorto. E' per questo motivo che si deve essere "sepolti" nell'acqua, o per mezzo della triplice immersione nell'acqua battesimale o versando per tre volte l'acqua sul capo del candidato. Nella Chiesa latina la triplice infusione (o immersione) è accompaganta dalle parole della formula trinitaria battesimale, pronunciate dal ministro:
« (Nome), io ti battezzo nel nome del Padre, Figlio e dello Spirito Santo »

in latino
« (Nomen) ego te baptizo in nomine Patris, Filii et Spiritus Sancti »


Nelle liturgie orientali, mentre il catecumeno è rivolto verso l'oriente, il sacerdote dice:
« Il servo di Dio (nome), è battezzato nel nome del Padre, Figlio e dello Spirito Santo »

Di norma, nella Chiesa latina, il sacerdote compie questo rito in semplice cotta e stola di colore violaceo (il colore liturgico dei riti penitenziali).

Matrimonio

I ministri di questo sacramento sono gli sposi. Il sacramento (secondo le norme del Concilio di Trento) per essere valido deve però essere celebrato davanti a un testimone qualificato. Questo fa sì che vi sia un celebrante (un prete -o presbitero- oppure un vescovo) che, dopo aver accertato l'intenzione degli sposi e dopo lo scambio delle fedi nuziali, esprime la formula di rito (in latino "ego conjungo vos in matrimonio in nomine Patris, Filii et Spiritus Sancti").

Il rito, espresso in questo modo, porta a pensare che il ministro del matrimonio sia il presbitero o vescovo che celebra, ma non è così.

Oggi nel rito romano il matrimonio è usualmente inserito in una messa, cosa che avviene per alcuni sacramenti (l'ordine e la cresima) ma non per altri (battesimo, penitenza, unzione).

Per essere valido il matrimonio deve essere celebrato in presenza di due testimoni, che alla fine della cerimonia firmano il registro conservato presso le parrocchie secondo le norme del Concordato, e che come tale sostituisce la necessità di recarsi poi in Municipio per la registrazione civile.

La celebrazione del matrimonio è un rito abbastanza breve e abbastanza semplice, solo parlato, senza particolari solennità liturgiche. Vi si può aggiungere facoltativamente l'incoronazione degli sposi, usuale in Oriente. La messa in cui è inserito può invece essere più o meno solenne, ma non si discosta in modo significativo dalle messe comuni.

Ordinazione

Alcuni sacramenti possono essere amministrati anche dai laici (battesimo), altri dai presbiteri o vescovi (eucarestia - la messa- e la confessione o penitenza), ma due sacramenti possono essere amministrati solo da vescovi o da loro delegati: l'ordine e la cresima. L'ordine è il sacramento con cui si consacra un diacono, un sacerdote o un vescovo. È bene notare che la pienezza dell'Ordine spetta al vescovo, e che non vi sono consacrazioni di ordine superiore. Infatti i cardinali o il papa non ricevono un'ulteriore ordinazione.

Ordinazione sacerdotale

Una cerimonia solenne e complessa, celebrata durante una messa pontificale, consente al vescovo di ordinare i sacerdoti (o presbiteri) che lo coadiuvano. La celebrazione prevede una parte penitenziale (gli ordinandi (con il camice) si prostrano a terra e vengono invocati tutti i santi con le litanie), una parte di imposizione dei paramenti sacerdotali (la pianeta) e un'unzione con l'olio santo che consacra per sempre il sacerdote. Dopo l'unzione delle bende (il crismale) vengono poste sul capo e a unire le mani del consacrato. L'ordinazione avviene davanti all'altare, con il vescovo seduto sul faldistorio, ovvero uno scranno mobile che serve sia a pregare (come un inginocchiatoio) sia (se ci si siede sopra) a svolgere le funzioni sacerdotali maggiori, e indossando la mitria preziosa (ovvero, uno dei tre tipi di mitria in dotazione ai vescovi).

Ordinazione episcopale

Anche l'ordinazione episcopale (o vescovile) è una cerimonia solenne e complessa, svolta durante una messa pontificale (prima dell'introduzione della concelebrazione ciascun vescovo celebrava contemporaneamente una messa diversa su un altare diverso), in cui di solito tre vescovi ordinano un nuovo vescovo. Dal punto di vista della validità basta un vescovo, ma la cerimonia (e la tradizione) richiedono la presenza di tre vescovi.

L'ordinazione episcopale viene sempre effettuata su un permesso espresso dal papa, ma può essere valida (anche se non legittima) anche in contrasto a questa disposizione, purché il consacrante sia un vescovo. Il vescovo che consacri un altro vescovo senza mandato pontificio incorre nella scomunica latae sententiae prevista dal Codice di Diritto Canonico num. 1382.

Lo svolgimento del rito avviene in questo modo: terminata la proclamazione del Vangelo, inizia la presentazione dell'ordinando con lettura del Mandato Apostolico. Dopo le domande che si pongono all'ordinando, questi si prostra a terra mentre si invoca la protezione dei santi con il canto delle Litanie. Il vescovo presidente recita la preghiera di ordinazione e, insieme con tutti i vescovi concelebranti, impone le mani sul capo dell'ordinando in silenzio. Terminato il rito dell'imposizione delle mani, due diaconi aprono l'Evangeliario sul capo dell'ordinato. Il vescovo presidente procede con l'unzione del crisma sul capo dell'eletto e impone la mitria, dona il pastorale e l'anello episcopale. Terminati questi riti, se durante l'ordinazione il neo vescovo prende possesso della diocesi dove si celebra l'ordinazione, siede alla cattedra e procedere la messa da presidente, se non prende possesso della diocesi dove viene celebrata la messa pontificale, scende nell'assemblea per benedirla, mentre ci canta l'inno Te Deum, e poi siede affianco al vescovo presidente. La messa procede regolarmente.

Cerimonie della settimana santa

La Settimana Santa prevede riti particolari. Iniziano con la domenica delle Palme nel Novus Ordo oppure con la domenica di Passione nel Vetus Ordo (in cui la Domenica delle Palme precede la Pasqua di quattordici giorni).

Ma i riti più importanti si svolgono durante il Triduo Pasquale, ovvero il giovedì, venerdì e sabato santo.

Il Giovedì Santo ha luogo la Messa "in coena domini", solo vespertina (non viene celebrata la Messa la mattina salvo che nelle cattedrali). Dopo la messa spogliano gli ornamenti degli altari e velano le croci (nell'uso antico le croci restavano velate per tutto il Tempo di Passione, a partire dalla domenica dele Palme). Da questo momento e fino al Sabato Santo non suonano più le campane, che anticamente venivano legate.

Il Venerdì Santo non viene celebrata la messa, mentre ha luogo nel pomeriggio l'azione liturgica dove si celebra la liturgia della parola; vi è lo svelamento della croce (le croci che erano state velate il giorno precedente rimangono velate) che verrà utilizzata per l'adorazione delle croce (vedi Venerdì santo), la liturgia eucaristica non prevede la consacrazione e la Comunione avviene con i Presantificati (soltanto sotto la specie del pane consacrato nei giorni precedenti).

Infine il Sabato Santo la Chiesa da antica tradizione non celebra la messa, ma si dedica alla contemplazione del silenzio con la preghiera della Litugia delle Ore. in tarda serata (tra le 22 e le 4) ha luogo la Veglia pasquale, forse il rito più complesso del rito romano, che comprende la benedizione del fuoco, il canto dell'Exsultet, la benedizione dell'acqua battesimale e lustrale, l'accensione e benedizione del cero pasquale e la celebrazione della messa.

Benedizioni

Il rito romano prevede molti tipi e forme di benedizioni, alcune delle quali sono molto semplici (es. quelle del cibo che si sta per mangiare, delle immaginette dei santi, ecc), altre accompagnate da speciali processioni (es. le rogazioni, che prevedono la benedizione dei campi, e che si rifanno a una filiera di riti antichi precristiani) e infine quelle impartite durante le celebrazioni solenni (es. la benedizione eucaristica nella festa del Corpus Domini).

È da notare che quando si fanno delle processioni in occasione del santo patrono, la benedizione viene data di norma dopo la conclusione della processione, mentre qui si parla di processioni finalizzate esplicitamente alla benedizione. Vi sono celebrazioni che possono essere fatte anche dal clero minore, altre riservate ai sacerdoti e Vescovi, una (la benedizione Urbi et Orbi) riservata al papa. Le benedizioni possono comportare o accompagnare un'indulgenza.

Le benedizioni possono essere fatte con le mani, con l'eucarestia, con reliquie o con altri oggetti sacri.

Benedizioni con le mani

Anticamente e in certi frangenti ancor oggi la benedizione viene praticata ponendo le mani sulla testa della persona che si benedice, ma quest'azione viene riferita ormai più alla consacrazione o ordinazione che alla benedizione. Oggi di norma la benedizione consiste nel tracciare un segno di croce verticale nell'aria recitando la formula ("Benedictio Dei Omnipotentis, in nomine Patris, Filii et Spiritus Sancti" se indirizzata ad oggetti, o formule molto simili es. "Benedicat vos Omnipotens sempiterne Deus, in nomine..." se indirizzata verso le persone, e così via.)

I Vescovi non tracciano una croce ma tre, una pronunciando il nome del Padre, una il nome del Figlio e una lo Spirito Santo. Se benedicono più persone la prima croce viene tracciata al centro, la seconda a sinistra e la terza a destra.

Riti in disuso

Particolari riti sono caduti in disuso; molti di questi riti non sono stati aboliti, ma resi facoltativi o abbandonati dall'uso.

Un rito che viene riportato spesso è quello che riguarda l'offertorio, in cui i fedeli o le persone importanti deponevano sull'altare ricchi doni, oltre al pane e il vino usati per l'eucarestia. Re, imperatori, personaggi illustri procedevano in solenni processioni e donavano il pane e il vino, e oggetti di grande valore, che arricchivano i "tesori" delle chiese e delle basiliche.

Altri riti curiosi riguardano lo svolgimento dei pontificali. Uno di questi viene riferito come in uso fino a non molto tempo fa.[senza fonte] Il pane e il vino per la messa venivano portati solennemente dal dispensiere vescovile, ovvero dal funzionario che aveva le chiavi della dispensa. Portava un piccolo scrigno contenente due ostie. Il cerimoniere mescolava tra di loro le due ostie, in modo che il dispensiere non sapesse quale era la prescelta per la consacrazione. Alla fine una veniva consacrata e l'altra mangiata sull'istante dal dispensiere. Questo rito viene attribuito in modo del tutto verosimile ai tempi in cui i vescovi temevano l'avvelenamento. Il dispensiere (responsabile del cibo) faceva da cavia per verificare se vi era del veleno. Nelle messe solenni tra l'offertorio e la comunione si pensava di poter verificare i primi sintomi di avvelenamento.

Le cerimonie più vistosamente cadute in disuso sono le più fastose cerimonie pontificie, che negli ultimi decenni sono state drasticamente semplificate.

È caduta in disuso a partire da papa Giovanni Paolo I la cerimonia dell'incoronazione. Come detto nel paragrafo dedicato all'ordinazione, il papa non viene "consacrato papa", perché la sua ordinazione è quella vescovile. Ma veniva incoronato con una cerimonia che nell'arco dei secoli era divenuta qualcosa che riecheggiava i trionfi romani, mediati attraverso le processioni imperiali bizantine, sia nella gloria che nel contrappasso. Gli imperatori bizantini (che pare però procedessero a piedi) portavano in mano un sacchetto di seta contenente polvere di sepolcro, e durante la processione solenne lo baciavano più volte per ricordare la caducità della vita. Coloro cui era destinato il trionfo (imperatore o generale vittorioso) procedevano invece su un carro, e accanto avevano chi ricordava loro periodicamente di essere solo un essere umano. Il pontefice che entrava in San Pietro solennemente, in sedia gestatoria, con baldacchino e flabelli ornati di piume di struzzo bianche, prevedeva qualcosa di simile. Il cerimoniere lungo il tragitto fermava la solenne processione e diceva: "Beatissime pater, sic transit gloria mundi" (Beatissimo padre, così passa la gloria del mondo) e spegneva uno stoppino acceso in cima ad un'asta portata da un apposito ministro. Al che il papa scendeva dalla sedia gestatoria, e si inginocchiava qualche istante a meditare sulla caducità delle cose terrene. Poi il papa risaliva sulla sedia gestatoria, il corteo riprendeva, e così per tre volte dall'ingresso nella basilica fino ai gradini dell'altare della confessione. L'incoronazione avveniva sul sagrato, o ai piedi di questo altare, e il papa assumeva la tiara o triregno.

Molti altri aspetti delle cerimonie pontificie sono caduti in disuso. Tra questi l'uso di particolari strumenti (i già citati flabelli, ovvero grandi ventagli per creare un po' di fresco, usati comunque poi ritualmente in ogni stagione). In disuso anche la sedia gestatoria, ovvero una sedia che aveva quattro prolungamenti o aste, due davanti e due dietro, e il papa seduto veniva portato a spalla da appositi dignitari denominati per l'appunto Sediari Pontifici. Sono in disuso anche certi paramenti: oltre alla citata tiara o triregno, da ricordare il fanone papale di solito solo rosso o bianco senza seguire gli altri colori liturgici) ed altre cerimonie e strumenti, dal martello d'argento per abbattere la Porta Santa al succintorio.

Sono stati aboliti anche vari corpi militari che accompagnavano i pontificali pontifici. Tra questi la Guardia Nobile ( i cui militari erano scelti tra la nobiltà romana), la Guardia Palatina ed altre figure legate all'antica Corte Pontificia. In origine (quando il percorso non era delimitato da transenne) essi avevano il compito di far largo al corteo pontificio menando colpi di mazza sulla folla, ma ben presto la mazza divenne una semplice insegna d'onore. I mazzieri e gli altri corpi sono stati presenti l'ultima volta per l'incoronazione di papa Giovanni XXIII.

Alcuni riti pontifici tradizionali che sono retaggio di altri tempi invece permangono. Come quello della constatazione della morte del papa, usato anche per papa Giovanni Paolo II. Quando il papa sembra morto il camerlengo si avvicina, e batte per tre volte un martello sulla testa del papa, chiamandolo per tre volte con il nome di battesimo. Se dopo la terza volta il papa non risponde, lo dichiara morto con un documento ufficiale e provvede ad altri riti: al sigillo degli appartamenti papali con la ceralacca e alla rottura dell'anello piscatorio una volta usato come sigillo per i brevi e la corrispondenza privata. Naturalmente questo è un rito e non una diagnosi: oggi la morte del papa viene constatata dal medico deputato, e con gli opportuni strumenti scientifici.



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