Parrocchia S.Maria della Provvidenza


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A proposito della domenica

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La civiltà cristiana origina dal sepolcro di Cristo, nel primo giorno della prima settimana della nuova storia del mondo.
La domenica ha perduto la sua presa spirituale e sociale: si è adulterata.
Per buona parte dei Cristiani, la domenica va perdendo il suo carattere religioso e santificante.
Per i mondani essa è considerata come la giornata del tempo libero che interrompe il ritmo del lavoro e consente riposo, svago, divertimento. Nella civiltà del benessere la domenica è un intoppo al guadagno.
Per i fedeli la domenica è considerata solo la giornata del culto, nient'altro che "ascoltare la Messa d'obbligo", ……a volte disattesa…..!
Il cristiano non può rinunciare alla sacralità e alla funzione santificatrice della Domenica.
La Domenica è il giorno in cui tutta la Comunità dei Risorti viene convocata per rincontrare il Risorto, specie nell'Eucarestia che attua in essa e per essa il piano divino della salvezza universale.
La celebrazione domenicale "serve" per accogliere gioiosamente il Signore che si fa presente nella Sua Comunità, per attualizzare e far vivere alla Comunità e a ciascun Fedele, i suoi misteri salvifici in un inno di lode gioiosa " in Cristo, per Cristo e con Cristo"!
La domenica commemora l'unica Pasqua, ma non si restringe soltanto alla morte e resurrezione e ascensione di Gesù e discesa dello Spirito Santo nel Cenacolo, ma riguarda tutto il mistero di Cristo, e quindi della salvezza dell'uomo che ha un senso solo se rapportato a Cristo e si sviluppa intorno a Lui: "Cristo ieri ed oggi, principio e fine"
Domenica come commemorazione della Pasqua, della prima creazione (Adamo), della seconda creazione, (Cristo Risorto), della Pentecoste e dell'attesa del regno eterno.
La Domenica non è il semplice tempo della Messa. Anche il tempo è stato creato da Dio. Dio, anzi, è entrato nel tempo e agisce in esso. Il tempo è sacro e deve essere vissuto e celebrato a lode delle meraviglie da Lui create. Il tempo è anche santificante.
Tutte le ore della domenica devono essere consacrate alla contemplazione, alla lode, alla gioia, all'amore, ai momenti d'incontro con i familiari, con
gli amici, con la natura, perché tutta la giornata è glorificazione di Dio, tutta la giornata santifica l'uomo. In Cristo che è il principe del tempo!
La domenica è un tempo sacramentale. Di domenica Cristo risuscitò e di domenica effuse lo Spirito Santo sulla Comunità degli Apostoli e dei Discepoli, presente la Mamma, che rese Madre della Chiesa, e avviò la missione evangelizzatrice.
La domenica è santificante anche a prescindere dall'Eucarestia, per coloro che vivono quel tempo per elevarsi a Dio con la meditazione della Parola rivelata e la preghiera, con lo sforzo di purificazione e con le opere d'amore verso i fratelli. Coloro che non possono partecipare all'Eucarestia, come gli anziani, gli ammalati, coloro che li assistono, devono anch'essi celebrare la Pasqua settimanale e beneficiare della sua grazia, respirare il tempo domenicale, carico com'è di valore salvifico, risvegliando la fede, riaccendendo la speranza e la carità sforzandosi di vivere nella gioia.
La domenica deve essere ritenuta il primo giorno di una nuova vita, un cominciare da capo a vivere cristianamente.
Perciò la domenica è il signore dei giorni!

L'Eucarestia è il sole della Domenica!

E' il grande segno sacramentale di Cristo Risorto, che ha la sua più piena collocazione in quel segno vivo della Pasqua del Signore e della Chiesa che è la domenica. Rende, cioè sacramentalmente presente nella Comunità il Cristo Risorto che pur riempie di sé il segno della Domenica.
Durante la messa domenicale avviene il "convenire in unum" di tutto il popolo di Dio nelle rispettive assemblee parrocchiali.
La comunità, convocata intorno alla Mensa Sacrificale, mentre adora e ringrazia e loda Dio per le meraviglie che Egli compie, prende consapevolezza delle proprie prerogative messianiche ed esercita con Cristo l'ufficio profetico, sacerdotale e regale o pastorale e annunzia al mondo il Cristo "che fa nuove tutte le cose".
Questa riscoperta della periodicità settimanale è indispensabile per preservare il mondo cristiano dalle raffiche del laicismo e dell'edonismo, si disgrega e frana, come, purtroppo costatiamo!
La comunità parrocchiale, di domenica in domenica, deve sentirsi investita di una grande e concreta missione evangelizzatrice. Il saluto finale, "La messa è finita, andate in pace", è la missione che Cristo stesso, per bocca del Suo Ministro, affida alla Comunità Eucaristizzata, di portare il Vangelo della pace, della gioia nella comunione con Dio e con i fratelli.
Comunione e missione sono inscindibili.
Recuperare questa dimensione può aiutare a non lasciare indifferenti e freddi i fedeli; il rito non apparirebbe sterile e formalistico!
Domenica come giorno di "riposo" del Dio Creatore, del riposo in cui è entrato Cristo, poi Risorto
Il riposo è pace, è gioia: Nel cenacolo, Gesù, dopo aver donato l'Eucarestia, il Sacerdozio, la Chiesa, ci donò la pace e ci comandò la gioia:
"…la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena" (Gv 15,11).
Il cristiano non cede al pessimismo perché sa che il Risorto domina la storia: è doppiamente peccato essere tristi la domenica!
E in questo senso va tutelata la famiglia, che, tentata di disgregarsi durante la settimana, deve ritrovare la sua unità nella letizia del giorno del Signore.
La domenica è un richiamo potente a ritrovare l'autentica umanità dell'uomo nel Cristo: uomo nuovo perfetto uomo libero.
Abbiamo un imperativo, oggi più che mai: ridare l'efficienza originaria alla domenica, recuperare il senso di tappa settimanale del cammino del Popolo di Dio verso il Regno eterno.
Il Cristiano, e perciò Cristo stesso, non disdegna di sedersi al tavolo di chicchessia, politico, artista, sportivo, per destare la sana inquietudine dello Spirito e rendere lo spezzare il Pane Domenicale un segno concreto ed eloquente del sacrificio, unico ed eterno di Cristo nella e per la Comunità universale degli uomini, Famiglia di Dio: dire "Parrocchia è lo stesso che dire Domenica"!
Scrivevo quest'articolo nel 1999 riprendendo alcuni concetti espressi dal mio Parroco sac. Enzo Papa durante un'omelia domenicale. Oggi mi torna utile in quanto ci aiuta a capire il terreno su cui ci muoveremo in questo studio che diventa riflessione donata a tutti voi attraverso questo strumento di formazione.
Procediamo per gradi perché sono molteplici gli spunti e gli argomenti di questa riflessione.
Il problema comincia a porsi quando noi leggiamo nella Sacra Scrittura "il primo giorno dopo il sabato" (Gv 20,19) che diventa "il primo giorno della settimana" (Gv 20,1; Lc 24,1; At 20,7; 1 Cor 16,2); giorno in cui Giovanni in Ap 1,10 ricorderà la sua estasi a Patmos.
La domenica fu alle origini la prima festa cristiana, e, alla fine del primo secolo, S. Ignazio di Antiochia definisce il Cristiano come colui che appartiene a "coloro che non osservano più il sabato, ma la domenica, giorno in cui la vita è stata innalzata per il Cristo e per la sua morte (Ep. Ad Magnesios 9). In forza di questa considerazione la domenica diventa il "giorno della resurrezione"
Allora la domenica non può non identificarsi nella celebrazione pasquale, nel senso - in questo momento - del ricordo della Resurrezione, conclusione di tutta la Passione di Cristo cominciata con l'ultima cena.
Noi sappiamo che l'Eucarestia è il centro e il fondamento della nostra fede,e nel contempo, la Resurrezione è il fondamento della nostra "speranza che non delude" (Rm 5,5), entrambe, memoriale e memoria, sono attualizzate nella Parrocchia e nella domenica intesi come tempi e spazi dedicati all'incontro col Signore (cfr. CEI 2001 N.47).
I Vescovi italiani hanno ribadito "che la comunità cristiana potrà essere una comunità di servi del Signore, soltanto se sa custodire la centralità della domenica, giorno fatto dal Signore (Sal 118,24) Pasqua settimanale, con al centro la celebrazione eucaristica, e la parrocchia come luogo a cui la comunità fa costante riferimento" (ibidem).
Parrocchia e domenica, allora vanno viste in funzione e conseguenza dell'Eucarestia. Ma dire Eucaristia, è lo stesso che dire Pasqua? O, in altri termini, il culto cristiano nasce come celebrazione della Pasqua o dell'Eucarestia?
Non sono un teologo o uno storico, per cui mi piacerebbe trovare spunti di approfondimento; io provo solo a fare un ragionamento da credente che si confronta con la Parola di Dio e con i documenti della Chiesa.
Per parlare della Pasqua non si può non fare riferimento a quella Cena del Signore, quando i giudei celebravano la Pasqua che Gesù rivoluziona nei segni e nei contenuti dimostrando di essere il Vero Agnello: la pasqua giudaica è trasformata dalla Morte e Resurrezione di Gesù nella Pasqua che dà inizio alla nostra storia cristiana. In effetti l'Ultima Cena è il punto di partenza di tutte le assemblee eucaristiche.
Nei primi giorni della Chiesa i cristiani di Gerusalemme continuano a frequentare il Tempio per la preghiera e la Sinagoga per le Scritture (2,46; 3,1-8; 5,20), ma tengono con assiduità le prime riunioni cultuali "cristiane" (2,42-47; 5,42; 6,2; 8,3; 16,32; 18,7; 20,7.20; 27,35; 1Cor 10,16,17; 11,23-26).
Le prime celebrazioni delle prime comunità cristiane erano, quindi, delle celebrazioni in cui si osservava il comando di Gesù: "fate questo in memoria di me", cioè delle celebrazioni eucaristiche, non necessariamente specifiche del banchetto pasquale giudaico. Lo stesso San Paolo non resta indifferente di fronte alla liturgia giudaica pasquale (At 20,6), ma ne approfitta per attribuire a Cristo i temi dominanti della Pasqua (1Cor 5,7-8). In Col 2,16 Paolo annuncia qualcosa di nuovo: quanto osservato fino a quel momento è solo ombra o la figura della realtà presente! Non c'è il prolungamento del sabato giudaico o la sua trasformazione perché l'avvenimento della Resurrezione è un fatto assolutamente nuovo. Gli apostoli comprendono il senso e il significato di questo grande giorno per cui la comunità comincerà a radunarsi dopo otto giorni (Gv 20,26), ossia il primo dopo otto giorni dal quel "primo giorno dopo il sabato (Gv 20,19)"!
In effetti, questo primo giorno - intendendo per primo proprio l'inizio della Nuova Storia! - rappresenta ed è la novità da cui promana la nostra partecipazione liturgica e l'essenza della nostra fede in quanto celebrazione settimanale della Pasqua.
Ma questo equivale a dire che è anche giorno della Chiesa perché essa nasce dalla morte e resurrezione del Cristo e solo nella Chiesa, al Suo interno, il Cristiano può fare memoria del Cristo.

Antonio Ambrosanio

Antonio Ambrosanio


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