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La processione del Venerdì SantoPoiché Don Gino accarezzava da tempo il desiderio di ripristinare la processione del Venerdì Santo, che era stata sospesa da molti anni, quando giunse a Crema il Vescovo Mons. Carlo Manziana, gliene parlò e gli domandò il suo autorevole parere, ma in risposta ebbe un "no" risoluto. Mons. Manziana temeva, forse, che la processione, ripresa dopo lunga interruzione, offrisse un spettacolo "folkloristico" più che sacro e per nulla opportuna la ritenne soprattutto negli anni burrascosi della contestazione, dalla possibilità di qualche gesto inconsulto da parte di talune teste….calde. Tuttavia, ogni Venerdì Santo, fu presente nella chiesa di S. Benedetto alla funzione solenne della Via Crucis, chiusa da lui con memorabili riflessioni. Arrivato a Crema il nuovo Vescovo, Mons. Libero Tresoldi, e calmatasi ormai la buriana contestatrice, Don Gino che non aveva rinunciato al suo proposito, "tornò - come si suol dire - alla carica" e lo fece noto al Vescovo.. Penso che gli abbia parlato con grande entusiasmo e dicendosi sicuro della buona riuscita, se potè convincere il Presule a dare il consenso. Così, il "Bollettino Parrocchiale" del 1983 dava l'annuncio della processione del Venerdì Santo, che veniva ripresa proprio in coincidenza con un evento speciale: l'indizione dell'Anno Santo Straordinario da parte del papa Giovanni Paolo II°, la cui "Bolla" invitava tutti ad "aprire le Porte al Redentore". Ricordo bene che l'annunzio suscitò sorpresa ed anche un certo scetticismo. Taluni, infatti, si chiedevano se fosse necessario ripristinare una manifestazione religiosa tralasciata ormai da troppi anni. Con lo scetticismo non mancava neppure apprensione mista a curiosità. Si sentiva dire: "Come sarà organizzata? Riuscirà? I fedeli risponderanno?" L'unica persona che non badava a tanti interrogativi era proprio Don Gino, che, dopo il consenso del Vescovo, si mise al lavoro con pazienza e tenacia, valutando possibilità e opportunità, perché la processione riuscisse una vera dimostrazione di fede al Cristo Morto. Ed effettivamente non rimase deluso. La sera del primo aprile 1983, una folla enorme stipava la chiesa di S. Benedetto. Don Gino ebbe un momento di autentico terrore, quando vide centinaia di candele accese, la cui fiammella brillava entro un riparo di carta colorata, che avrebbe reso suggestivo il percorso. Lo udii mormorare: "Dio mio! Fa che non succeda nulla di grave! Che nessuna candela prenda fuoco e crei panico!". Tutto, invece, si svolse senza inconvenienti. Due file interminabili di fedeli, raccolti e composti, sfilarono per le vie del centro, le cui finestre erano pavesate e illuminate, precedendo la statua del Cristo Morto, portata a spalla da giovani e uomini, accompagnata dalla "scorta d'onore" di Carabinieri in alta uniforme, seguita dal Vescovo, dai sacerdoti, dalle autorità civili e militari e da un folto numero di fedeli. Nel silenzio si udivano soltanto le "meditazioni" sulla Via Crucis, lette nell'interno della chiesa e diffuse da altoparlanti collegati nei vari punti del percorso. Al rientro, il Vescovo, prima di impartire la benedizione con la reliquia della S. Croce, tenne un breve discorso nel quale, oltre che trattare alcuni momenti suggeriti dalle meditazioni ascoltate, espresse il proprio compiacimento per l'edificante dimostrazione di fede cui aveva assistito, e sono certo che non si pentì affatto di aver dato il consenso a Don Gino. Da allora essa si ripete ogni anno e per l'imponente partecipazione di fedeli, moltissimi dei quali provengono dalle altre parrocchie cittadine, la processione si conclude sempre con le parole e la benedizione del Vescovo, ma all'esterno, sulla piazza antistante chiesa. Dal 1997 c'è stata l'ambita e paterna partecipazione del Vescovo Mons. Angelo Paravisi, che già la prima volta si disse profondamente colpito dall'atto di amore a Cristo Morto, perché in quello aveva colto la continuità della fede che deve rendere tutti più convinti seguaci di Gesù, unico e sicuro punto di riferimento della nostra esistenza. Per completare codesta rievocazione, mi piace ricordare quelle varianti che furono apportate dopo il 1983. Una volta aprì la processione la Banda di Ombriano, egregiamente diretta dal Maestro Franceschini. Essa eseguì marce funebri di famosi compositori, e la solenne musica suscitò in tutti una forte emozione. Nei primi anni la lettura delle "meditazioni" fu affidata a una sola voce; in seguito, invece, alla voce di alcuni parrocchiani che si alternavano. Si decise poi che le " meditazioni" venissero intercalate da canti che furono eseguiti rispettivamente dal "Coro parrocchiale", dal "Coro pregar cantando", diretto da Don Giacomo Carniti (ma una sola volta) e dal "Coro voci bianche", diretto dal Maestro Costi. In tal modo anche i canti, scelti con precisa attenzione all'evento religioso, costituirono un momento di elevazione spirituale. Per otto anni sfilarono nel mezzo della processione 14 croci in ricordo delle "stazioni della Via Crucis", ciascuna di esse portata da un ragazzo o da un giovane. L'anno scorso furono portate dai genitori dei ragazzi che frequentano il catechismo per sottolineare che "il cammino di crescita nella fede si attua quando la famiglia cammina insieme, mettendo al centro delle sue esperienze cristiane la sequela di Gesù, morto e risorto per noi". Tale messaggio venne proposto perché da poco erano state celebrate le "Missioni al popolo", le quali avevano come attenzione le "Famiglie e i Giovani". Ed ancora: nel 1993, avendo i vescovi lombardi emanato un documento rivolto a tutti i parroci, con l'invito a trattare nelle loro comunità il tema scelto: "Vivere e morire, oggi", si ritenne adatto allo scopo proprio il Venerdì Santo. Così, quella sera, dopo la processione, furono proiettate su di un grande schermo delle diapositive, parecchie delle quali veramente toccanti e commoventi, che ben si addicevano alla passione e morte di Cristo. Concludo, ricordando che non mancarono neppure gli….imprevisti. Per due volte, a causa della pioggia, la processione fu sospesa, e i fedeli, numerosissimi come sempre, seguirono in chiesa le "meditazioni" sulla Via Crucis, concluse come sempre, dalle parole del Vescovo e dalla benedizione da Lui impartita. Un'altra volta, invece, nonostante il tempo incerto, dopo una breve esitazione e rispondendo alla domanda di Don Gino, i fedeli vollero sfilare ugualmente, se non che, colti da una forte pioggia, dovettero accelerare il passo e ritornare in fretta in chiesa, ma la temuta precipitazione aveva ormai impedito la normalità della processione. Per quei precedenti, anche se lontani, ogni anno, durante la giornata del Venerdì Santo, si guarda frequentemente il cielo, nella speranza che, data la stagione, caratterizzata da improvvisi cambiamenti metereologici, il tempo si mantenga favorevole almeno la sera, così da permettere la grande manifestazione di fede al Cristo Morto. Celeste Marasca |