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Parolacce
in tv, sai che novità
di Ernesto Diaco
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Quando leggerete questo articolo la prima puntata sarà già andata in onda, ma per il momento dei "125 milioni di caz..te" promesse da Adriano Celentano ne conosciamo una sola: il titolo della trasmissione.
Orfana del grande fratello, dei misteri di Villa Altachiara, dei processi di mafia e di tutto quello che fa brodo in tv - tranne gli insulti da condominio della campagna elettorale: quelli non mancano affatto - l'Italia non ha trovato di meglio nei giorni scorsi che parlare dell'ultima provocazione del molleggiato.
Una scelta di cattivo gusto, quel titolo, non c'è dubbio. Anche con quella goffa e ipocrita soluzione grafica, cui va il solo merito di aver rivelato il vuoto che regna in certi ambienti. L'amputazione di due lettere e mezza è peggio che lasciare la parola intera. Ci sono cascati tutti nella rete: perfino gli accademici della Crusca e i frati di Assisi si sono trovati coinvolti nella querelle, montata ad arte per alimentare la suspence alla vigilia del programma.
"E' il linguaggio della gente, una parola di uso comune...". Hanno replicato le menti "libere" e "progressiste". Sì, ma allora perché non inserirla nei telegiornali, nei libri di scuola, nei manifesti? Visto che tanto nelle canzoni e nei film ci hanno già pensato.
Le parolacce in tv sono dimostrazione di libertà, come sostengono alcuni? In questo caso ci sembra più un segno di dittatura. Tutti obbedienti al divo, comunque si chiami. Perché il divo è sinonimo di audience. E l'audience è quella cosa che nessuno riconosce di adorare ma tutti inseguono. Come l'oroscopo: non ci crede nessuno ma quanti lo leggono!
Il problema più grave, comunque, non è la parolaccia. La vera volgarità è un sistema televisivo che spende 20 miliardi per un solo programma. Che giustifica tutto - anche una scenografia da colossal - schiava della concorrenza. Una tv di vanità e di vanitosi. Tutta. Una tv di chiacchiere e di battibecchi - in puro linguaggio da caserma, senza offesa per i militari - che ruba la scena a ben altri temi e avvenimenti. Israeliani e palestinesi si ammazzano e l'Italia degli opinion leader pensa al titolo dello show del ragazzo della via Gluck?!
Non è solo colpa dei mass media. Una televisione che deve fare rumore per fare ascolto è anche sintomo di una società superficiale e morbosa. Celentano è diverso? Lui promette di sì, e noi vorremmo credergli. Ma poi leggiamo le anticipazioni del programma: Gad Lerner sulla sedia elettrica, Giuliano Ferrara alla prova dei cibi transgenici, filmati scioccanti e scene di violenza. E ci viene da chiedere: è questa la tv "altra" di cui si sente tanto il bisogno?
Il tele-predicatore Adriano annuncia di voler riportare sullo schermo il tema della maternità. E assume come soubrette una Asia Argento col pancione... Se sia una scelta indovinata per raggiungere l'obiettivo, ce lo sapremo dire. Anche queste pagine - perché no? - potrebbero accogliere opinioni e commenti di spettatori col cervello acceso.
La cosa più sicura, in questo momento, è che molti sono in balia di questo scatolone dei desideri virtuali, compreso un servizio pubblico senza una vera identità culturale. Quanto è lontana questa Rai da quella di Bernabei, che si preoccupava che in televisione si parlasse un italiano corretto e che lo schermo fosse anche uno strumento di diffusione culturale! Oggi apparirebbe antiquato e paternalistico. E se invece fosse questa l'idea più rivoluzionaria e trasgressiva? Volgarità in tv, sai che novità... |
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Anno XXXIV
n. 16
27 aprile 2001 |
Il giorno del Signore |
La grande festa
della Madonna del Popolo
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Il martirio delle
carmelitane di Compiegne |
In ricordo di
Roberto Ruffilli |
Macfrut, ortofrtta
protagonista |
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