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Vince sempre il più forte?
di Ernesto Diaco

Una bimba di nove anni rapita e uccisa a Bologna dal fidanzate della sorella, un carico di piccoli schiavi denunciato in Benin e improvvisamente scomparso nel nulla; l'arrivo di nuovi bastimenti di disperati sulle coste pugliesi; il no degli Stati Uniti ad un protocollo che limiti l'emissione dei gas responsabili dell'effetto serra, la 'febbre' di cui soffre il nostro pianeta. 
Le desolanti notizie degli ultimi giorni sembrano confermarlo: all'inizio del terzo millennio cristiano nel mondo vige ancora la legge del più forte. Quasi fosse la rivincita di Golia contro Davide o il ritorno di Erode, a pagare sono sempre gli innocenti. Quando l'orrore pare raggiungere livelli insopportabili, la mano di Caino sorpassa ogni limite.
Non è fuori luogo citare i personaggi biblici: anche nella Terra Santa alle grandi religioni vige oggi la legge della forza. Dieci giorni fa le bombe sono tornate a cadere sul Libano - a quasi un anno dal ritiro delle truppe israeliane dalla "fascia di sicurezza" - e la striscia di Gaza è stata bersagliata da proiettili lanciati dal cielo, dalla terra, dal mare. Cinque colpi di mortaio contro la cittadina israeliana di Sderot da parte degli integralisti di Hamas e la reazione del governo Sharon non si è fatta attendere: una pioggia di proiettili sopra una delle regioni a massima densità abitativa del mondo: 2.350 persone per chilometro quadrato. Briciole di terra che contengono oltre un milione di palestinesi e 6.500 coloni israeliani.
Ricordo quella spiaggia. Era uno splendido lunedì di settembre: musica, una partita a calcetto, il pranzo a base di riso e montone. E poi il rombo degli aerei da guerra a coprire le voci di giovani che parlavano di pace.
Nei Territori la situazione è disperata. Quello palestinese è forse uno degli ultimi popoli della terra a vivere sotto dominazione straniera. Quotidiane umiliazioni che producono solo nuove vampate di crudeltà.
Alla strategia dello stillicidio - un'esplosione oggi, un kamikaze domani - seguono puntuali le rappresaglie, con l'unico risultato di accrescere la spirale della violenza e i motivi per odiare. Proprio mentre Israele ricordava le vittime dell'Olocausto, l'Intifada tornava tra la Spianata delle moschee e il Muro occidentale, dove è rinata sette mesi fa. Si spara tra Beit Jala, periferia di Betlemme, e Gilo, periferia di Gerusalemme.
In questo dialogo fra sordi, tutti sono stanchi di parole. Ma si deve evitare l'escalation. In Medio oriente come nei Balcani e in mille altri angoli del pianeta, il linguaggio delle armi non produce nulla. Ogni presunta misura di sicurezza partorisce solo la più assoluta incertezza. La debolezza della politica e l'impotenza della diplomazia internazionale consegnano i Paesi nelle mani dei più forti.
A volte, però, qualcosa viene a rovesciare la logica dei prepotenti. Nell'Africa ostaggio del business multinazionale, una volta tanto, hanno vinto le vittime. t successo in Sudafrica, dove il governo locale ha sconfitto le più eminenti industrie farmaceutiche. Il paese potrà così importare medicine anti-Aids non brevettate, pagandole cinque volte di meno rispetto a quelle delle grandi case. In Sudafrica i sieropositivi sono 5 milioni, 1.700 i nuovi contagi al giorno. Per molti di loro le cure resteranno inaccessibili, ma il dietrofront delle 39 aziende che avevano intentato la causa libera alcuni margini di speranza.
Merita un omaggio anche la memoria di suor Gabriella. Nella Colombia del narcotraffico e della dignità calpestata, quanti malati hanno trovato in lei, oltre a medicine che non potevano permettersi, un sorriso materno e una parola incoraggiante. Sono questi eroi poveri, disarmati e disarmanti, a sgretolare i giganti dai piedi di argilla. Anche quando si chiamano Pinochet o Milosevic. O Coca-Cola. La società di Atlanta, infatti, è stata obbligata dai giudici a risarcire duemila dipendenti neri discriminati sul lavoro. Le costerà 436 miliardi di lire, il più ingente indennizzo mai stabilito per una causa di discriminazione razziale.
Per noi si tratta spesso di briciole condivise, ma nel solo 2000 - rivela il Rapporto annuale della Caritas italiana - hanno permesso di avviare 421 progetti in 42 Paesi del Sud del mondo. Oltre 30 miliardi di lire, offerti da diocesi e privati nel 93% dei casi, sono già investiti in programmi a medio e lungo termine nei Balcani, nella regione africana dei Grandi Laghi, negli stati dell'America centrale colpiti dall'uragano Mitch.
Nel mondo globalizzato anche l'arma più potente, quella dell'economia, finisce con l'incepparsi. Scrive lo scrittore uruguayano Eduardo Caleano: "Il mondo che si autodefinisce civile e democratico, non avendo risolto il problema della povertà, ha deciso di fare la guerra ai poveri". E se alla fine vincessero loro? 

Anno XXXIV
n. 16
27 aprile 2001

 

Il giorno del Signore (foto: Corriere Cesenate)
Il giorno del Signore

 

La grande festa della Madonna del Popolo (foto: Corriere Cesenate)
La grande festa della Madonna del Popolo

 

Il martirio delle carmelitane di Compiegne (foto: Corriere Cesenate)
Il martirio delle carmelitane di Compiegne

 

In ricordo di Roberto Ruffilli (foto: Corriere Cesenate)
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Macfrut, ortofrutta protagonista
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