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Messaggio della Madonna di Medjugorie del 25 Dicembre 2008
"Cari figli, correte, lavorate,
raccogliete ma senza benedizione. Voi non pregate! Oggi vi invito a
fermarvi davanti al presepe e a meditare su Gesù che anche oggi vi do,
affinchè vi benedica e vi aiuti a comprendere che senza di Lui non
avete futuro. Perciò, figlioli, abbandonate le vostre vite nelle mani
di Gesù affinchè Lui vi guidi e vi protegga da ogni male. Grazie per
aver risposto alla mia chiamata."
| Editoriale |
Dall’Angelus del 4 gennaio 2009:
I Patriarchi ed i
Capi delle Chiese cristiane di Gerusalemme oggi, in tutte le Chiese
della Terra Santa, invitano i fedeli a pregare per la fine del
conflitto nella striscia di Gaza e implorare giustizia e pace per la
loro terra. Mi unisco a loro e chiedo anche a voi di fare altrettanto,
ricordando, come essi dicono, “le vittime, i feriti, quanti hanno il
cuore spezzato, chi vive nell’angoscia e nel timore, perché Dio li
benedica con la consolazione, la pazienza e la pace che vengono da
Lui”. Le drammatiche notizie che ci giungono da Gaza mostrano quanto il
rifiuto del dialogo porti a situazioni che gravano indicibilmente sulle
popolazioni ancora una volta vittime dell’odio e della guerra. La
guerra e l’odio non sono la soluzione dei problemi. Lo conferma anche
la storia più recente. Preghiamo, dunque, affinché “il Bambino nella
mangiatoia… ispiri le autorità e i responsabili di entrambi i fronti,
israeliano e palestinese, a un’azione immediata per porre fine
all’attuale tragica situazione.Credo che ulteriori commenti siano
inutili, quindi non possiamo fare altro che pregare per una definitiva
PACE.
Alessio
| La parola del Parroco |
PER COMMINCIARE UN NUOVO ANNO
Le feste liturgiche che aprono il nuovo anno sembrano fatte apposta per aiutarci a cominciare bene questa nuova serie di giorni:
Con
l’entusiasmo dei pastori che sfidano l’oscurità della notte per andare
a vedere il segno che è stato loro annunciato. E che, dopo aver veduto,
glorificano Dio e trasmettono a tutti il lieto annuncio.
Con l’atteggiamento pensoso di
Maria, che depone ogni cosa nel suo cuore e la confronta con la Parola
di Dio, perché nulla vada perduto e diventi una luce per la sua
esistenza.
Con il desiderio che muove la
ricerca dei magi: personaggi misteriosi, simbolo di tutti quelli che
non esitano a mettersi per strada pur di incontrare Dio.
Con la disponibilità di Gesù, il Figlio, deciso a realizzare il disegno del Padre, un progetto di salvezza per tutti gli uomini.
Feste
diverse, certo, ma che conducono, ognuna a suo modo, al cuore della
nostra esperienza di fede e ci portano a coniugare ricerca e impegno,
movimento e pausa di riflessione, azione e contemplazione.
Qualunque cosa accada, se sapremo
affrontare i giorni che ci stanno davanti con questo spirito, nulla
potrà gettarci nella paura o nell’ansia.
A tutti voi cari fratelli e sorelle, l’augurio di un anno vissuto nella pace e nella gioia.
P.Luis Alfredo
| Unità cristiana |
Una settimana di preghiera per l’unità dei cristiani.
La prassi di pregare per l’unità dei cristiani nasce, per opera di padre Paul Wattson, più ci cento anni fa.
Nella settimana
dal 19 al 25 gennaio, tutti i cristiani sono chiamati alla preghiera
affinché sia fatta la volontà di Dio, che l’apostolo Giovanni esplica
con le stesse parole di Gesù “Perché tutti siano una cosa sola. Come
tu, padre, sei in me e io in te, siano anch’essi in noi una cosa sola,
perché il mondo creda che tu mi hai mandato” (Gv 17,21). Dobbiamo
imparare ad essere una cosa sola, ad amare Gesù con la comunione nello
Spirito. Siamo stati tutti salvati dal Cristo ed in Cristo ci
riconosciamo come comunità, siamo la Chiesa che celebra Gesù come il capo, come il vertice che ci unisce.
Di certo non
possiamo ignorare la realtà cristiana di oggi: siamo un corpo diviso in
tante membra, ma che ha un’aspirazione comune, quella di tornare ad
essere vera unità, o per usare le parole di Ezechiele “tornare un solo
bastone nella mano di Dio”. Noi siamo chiamati a pregare affinché ciò
avvenga.
Nei vangeli molte
volte Gesù ha parlato dell’importanza di pregare insieme ed uniti “dove
sono due o tre riuniti io sarò in mezzo a loro”. Riconosciamo, dunque,
la necessità di essere un tutt’uno nell’amore, perché come un uomo ed
una donna si uniscono per amore in matrimonio, così noi cristiani ci
sentiamo uniti in comunità nell’amore di Cristo, e ci sentiamo una cosa
sola.
È doveroso fare riferimento a San Paolo nell’anno paolino.
Non sfugge la
similitudine tra la situazione odierna dei cristiani, e le varie
tensioni che correvano tra i tessalonicesi. A loro, San Paolo, rivolge
alcune indicazioni per risolvere le varie controversie del tempo; tali
indicazioni sono più che mai attuali e dovremmo tenerne conto. Egli
esorta alla preghiera costante in comunione, ci ricorda, nella prima
lettera ai tessalonicesi, che il Signore ha fatto un grande dono: la
pace. Poi ci spinge a farci una domanda: ci comportiamo con
gratitudine; siamo riconoscenti di ciò che abbiamo ricevuto, oppure lo
stiamo rifiutando?
Dall’esempio di
San Paolo, un uomo che prima perseguitava i cristiani, ma che sulla via
di Damasco ha scoperto la luce, la verità e l’amore, dobbiamo trarre un
profondo insegnamento: essere cristiani vuol dire amare Cristo e amare
il prossimo come noi stessi. In Cristo trovare la forza di superare le
nostre divergenze, essere una sola cosa in Lui; poiché essere cristiani
significa avere un’unica identità, un solo sentimento ed un’unica
missione.
Allora preghiamo,
incessantemente, con il cuore, tutti insieme, perché Cristo ci unisca
nel suo amore, ed in Lui possa nascere una forte comunità
cristiana.
Anna
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Infanzia Missionaria
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SANTA INFANZIA: 6 gennaio … non solo Epifania
Il
6 gennaio è una data cara a tutti noi cristiani perché celebriamo
l’Epifania. Forse però non tutti sanno che nella stessa giornata la
Chiesa ricorda la Pontificia Opera per l’Infanzia Missionaria anche
detta Santa Infanzia.
Questa
meravigliosa realtà nasce in Francia il 9 maggio 1943 ad opera del
Vescovo di Nancy, Mons. Charles de Forbin-Janson che, desideroso di
sostenere le attività dei cattolici in Cina, propose ai ragazzi di
Parigi di aiutare i loro coetanei recitando un’Ave Maria al giorno e
offrendo un soldo al mese. In poco tempo, quest’iniziativa missionaria
di sostegno materiale e spirituale oltrepassò i confini della Francia e
si diffuse in altri Paesi. Attualmente la Santa Infanzia è presente in
110 Nazioni. Essa propone ai bambini di tutte le diocesi del mondo un
programma, che ha come fondamento la preghiera, il sacrificio e gesti
di concreta solidarietà: in questo modo essi possono diventare
evangelizzatori dei loro coetanei.
Oggi ci sono milioni di " piccoli missionari " distribuiti nelle parrocchie, nelle scuole e nei movimenti dei cinque continenti.
Concretamente, gli obbiettivi della Pontificia Opera dell'Infanzia Missionaria sono:
· Aiutare gli educatori a risvegliare progressivamente nei bambini la loro coscienza missionaria universale.
Aiutare i bambini a sviluppare il loro protagonismo missionario.
Incoraggiare i bambini a condividere la loro fede e i loro beni
materiali, specialmente con i bambini delle regioni e delle Chiese più
bisognose.
Promuovere le vocazioni missionarie.
Integrarsi nel programma pastorale generale dell'educazione cristiana, apportandovi la proiezione missionaria dell'Opera.
Per realizzare i suoi obbiettivi l'infanzia Missionaria offre ai
bambini due servizi: il primo e il principale, é l'educazione
missionaria; il secondo, è la cooperazione missionaria verso i bambini
più bisognosi e verso le missioni di tutto il mondo.
Perciò la
Pontificia Opera dell'Infanzia Missionaria o Santa Infanzia, che é
un'Opera della Chiesa universale, e delle Chiese locali, anima e forma
missionariamente i bambini ( fino all'età di 14 anni ) e i loro
educatori, affinchè essi vivano nella comunione ecclesiale missionaria,
realizzino la loro missione locale e contribuiscano con la loro
cooperazione missionaria all'evangelizzazione universale, specialmente
quella dei bambini.
I ragazzi e le
ragazze dell' Infanzia Missionaria, accompagnati dai loro animatori,
vogliono essere missionari nella comunità e aiutare i bambini di tutto
il mondo. Sono gli amici di Gesù e fanno amici per Gesù.
Capiamo
l’importanza di questa fantastica opera se ripensiamo alle parole
pronunciate da Gesù: ”Lasciate che i bambini vengano a me….”.
Lo scrittore
Janucz Kroczak dice: “Qualcuno ha detto che stare con i bambini è
faticoso perché bisogna scendere al loro livello. Piuttosto ci si deve
elevare fino a raggiungere il loro livello di sentimenti… alzarci e
restare sulle punte dei piedi”.
Aggiungere altro sarebbe solo superfluo.
Andrea
| Vita di Maria |
(...continua dal numero di Dicembre)
NASCITA DI GESU'
...Maria si abbandona ai ricordi… un
sorriso le illumina il volto, il dolore che ha segnato, così tanto, la
sua vita sembra lontano…Il momento in cui Gesù venne fra loro, portò
tanta gioia che i suoi occhi, si riempiono di lacrime… Una dolcezza
infinita traspare nella sua voce, e, come in un sogno, continua il suo
racconto…
Per
il villaggio si sparse la voce che i Romani avevano indetto un nuovo
censimento e ognuno, assieme alla sua famiglia, doveva raggiungere il
proprio paese di origine per farsi registrare. Giuseppe, preoccupato
per me, non sapeva quale decisione prendere, ormai ero prossima al
parto, e l’idea di farmi affrontare il viaggio lo spaventava… Sapendo
come lui fosse attento ai suoi doveri, per tranquillizzarlo, lo
rassicurai di essere in grado di partire, quindi dopo aver fatto e
rifatto i conti dei giorni che rimanevano per quando sarebbe nato,
decidemmo di partire per Betlemme, dove si sarebbe tenuto il
censimento, sicuri di tornare per tempo, prima dell’evento. Ma
durante il viaggio, fummo sorpresi da una tempesta di sabbia, e ci
trovammo costretti a rimanere ripararti per alcuni giorni. Per me fu pesantissimo, la sete e il freddo mi provarono
profondamente… solo la premura con cui Giuseppe mi circondò, mi diede
la forza di resistere. La fatica del viaggio, purtroppo anticipò il
parto, infatti durante il cammino cominciarono le doglie. Cercai
di nascondere le mie sofferenze per non angosciarlo, ma il mio pallore
e lo sfinimento non mi permisero di fingere oltre… Giuseppe, preso dal panico, con affanno, cercò un riparo,
presso qualche casa nella campagna circostante. Ma la zona era
poverissima e nessuno era in grado di darci nemmeno un piccolo
giaciglio. Ormai era al tramonto e la paura di dover rimanere per la
notte al freddo fra le rocce, ci lasciava nella disperazione più cupa…
Solo alla fine, dopo tanto girovagare, trovammo una grotta, che era
stata una stalla, ormai abbandonata. Ci sentivamo soli, uno sconforto
profondo riempiva il nostro cuore. Giuseppe, per darmi coraggio, cercava di non lasciarsi prendere
dallo scoramento, e nascondendo gli occhi pieni di tristezza, con amore
mi sorrideva, mentre mi preparava un giaciglio tra paglia e mi copriva
con una coperta e con il suo mantello.
La notte era sempre più fredda, e Giuseppe, dopo aver acceso un fuoco,
stentato, con la poca legna che era riuscito a trovare, mi prese tra le
sue braccia cercando di donarmi un po’ di calore con la sua
vicinanza. Poi visto l’avvicinarsi del parto, preso
dall’imbarazzo, con la scusa di cercare qualcuno che mi aiutasse, si
allontanò nella notte… Disperato si aggirò per la campagna arida alla
ricerca di qualche villaggio nei dintorni… Ma le sue ricerche furono
vane, e con il cuore colmo di dolore ritornò alla grotta… E
rimase raggomitolato a terra, fuori all’aperto, per nascondermi la sua
apprensione e le lacrime che ormai non riusciva più a
trattenere.
Quindi, nella solitudine, il freddo e la penombra il mio bambino,
che i Signore mi aveva annunciato, nacque poveramente tra la
paglia. Lo avvolsi nel mantello di Giuseppe e tenendolo stretto a
me, lo chiamai perchè sapevo che, addolorato, se ne stava nascosto
appena fuori della grotta. Venne trepidante , si inginocchiò, e
intimidito mi accarezzò con una dolcezza infinita, mentre i suoi occhi
si illuminavano nel guardare il nostro Bambino… Una serenità scese
dentro di me, allontanando tutte le angosce che fino a poco prima ci
avevano assillato, capii che tutto sarebbe andato bene, che il
Signore era accanto a noi e non ci avrebbe mai lasciati. Anche la
grotta, spoglia e polverosa, all’improvviso cambiò,… dal fuoco stentato
venne una luce dorata che scaccio le ombre da ogni angolo. L’aria
cambiò, un tepore dolcissimo avvolse ogni cosa,… un profumo di
erba fresca appena tagliata e di fiori si sparse dovunque… tutte queste
meraviglie accolsero i primi attimi del mio bambino. La luce
dorata che ormai avvolgeva tutte le cose, come un’ondata, si propagò
nella notte, tutta la vallata ne era illuminata, mentre il freddo, che
fino a poco prima, raggelava ogni cosa, scomparve sostituito da una
brezza piena dei profumi della campagna all’improvviso più
mite. Poi si sentì come un canto lontano, che dal cielo scendeva
sulla terra, e figure diafane di Angeli scesero riempiendo il cielo
sopra la grotta. Io e Giuseppe restammo in silenzio, ammutoliti, da
questa atmosfera meravigliosa che ci circondava, e, con il cuore
sospeso per l’emozione, guardavamo il piccolo Gesù, che ci
contraccambiava in silenzio con un sorriso dolcissimo. Poi arrivarono,
timidi, esitanti, i contadini e i pastori che erano accampati nei
dintorni, attirati dall’aurea dorata che risplendeva nella grotta e dal
canto che ormai avvolgeva ogni cosa. E tutti fummo presi dalla Grazia
del Signore mentre in ginocchio, io e Giuseppe assieme ai pastori e ai
contadini, innalzavamo lodi… La notte passò, senza che ce ne rendessimo
conto, e solo l’alba ci risvegliò dall’incantamento che ci aveva
presi…Poi se ne andarono tutti, e io con il mio Bambino stretto tra le
breccia, sfinita, caddi in un sonno profondo.
PRESENTAZIONE DI GESU' AL TEMPIO
I giorni passavano,e si avvicinava il momento della sua
presentazione al Tempio. Una mattina raccogliemmo le nostre cose e
partimmo per Gerusalemme, eravamo felici. Il viaggio riempiva il nostro
animo di felicità, la vita nei nostri villaggi si susseguiva sempre
uguale e un diversivo era sempre motivo di gioia.
Arrivammo a
Gerusalemme che era una giornata piena di sole, la moltitudine delle
genti che affollava il Tempio ci incuriosiva ma nello stesso tempo ci
intimidiva, Giuseppe, anche lui, un po’ scosso da quella folla che ci
spingeva da ogni parte, ci abbracciava a tutti e due proteggendoci e
conducendoci per le strade strette e piene di bancarelle. Il Tempio si
stagliava davanti a noi con tutta la sua magnificenza, facendoci
spazio, nella calca, Giuseppe ci guidò su per la scalinata fino al
cortile circondato di colonne.
Mi tenevo vicino
a lui stringendo forte il nostro Gesù tra le braccia. Comprammo due
colombe bianche per offrirle in sacrificio, ma prima di officiare il
rito girammo curiosando tra le colonne. Al riparo dal sole si trovavano gli anziani che accoglievano i visitatori, dispensando benedizioni e consigli.
Anche noi, per
ricevere l’imposizione delle loro mani, ci avvicinammo ad un vecchio
che se ne stava, da parte, silenzioso con gli occhi abbassati. Ci
dissero che si chiamava Simeone ,che era molto anziano e difficilmente
era disponibile a parlare.
Giuseppe, anche lui, molto timido, si senti molto attratto da lui e prendendomi sottobraccio gli si avvicinò.
Come fummo
davanti a lui, alzò gli occhi, e ci guardò senza dire nulla. Poi
il suo sguardo si posò su Gesù, immediatamente si rianimò, e,
avvicinandosi, con un filo di voce disse; “Sei Tu!... finalmente, ti ho
tanto atteso, sia ringraziato il Signore ..” poi si inchino davanti a
Lui…
Io e Giuseppe
eravamo senza parole, la paura, non capendo cosa volesse dire, ci
prese tanto che avremmo voluto ritirarci, andare via, fuggire,,, ma lui
volse lo sguardo di nuovo su di me, e mentre i suoi occhi si
intenerivano, velandosi di lacrime, mi accarezzo una mano e con
dolcezza mi disse: “ Quanto dolore conoscerai, quanta tristezza vedo
nella tua vita, il Signore ti chiederà prove inimmaginabili, …e, come
da una spada, il tuo cuore sarà attraversato dalla sofferenza…”
Poi, come
spaventato dalle sue stesse parole, tacque, abbassando di nuovo lo
sguardo. Si avvicino, allora. Una donna, anch’essa molto anziana, disse
di chiamarsi Anna, guardò Gesù e poi assieme a Simeone rimase in
contemplazione rendendo lodi al Signore.
Confusi ci
allontanammo, senza dire una parola,e ci addentrammo di più nel Tempio.
Le parole di Simeone mi avevano spaventata, allora mi strinsi a
Giuseppe per trovare la sua protezione, il suo conforto, ma non potette
altro che sorridermi, con lo sguardo, che aveva così spesso, velato di
tristezza e pieno di tenerezza. Con noi avevamo ancore le due colombe,
ma non avemmo più il coraggio di sacrificarle e, in silenzio, le prese
e, dopo averle accarezzate, le lasciò libere. Girando per un po’
intorno a noi, si allontanarono sempre più, sparendo nel cielo azzurro.
Poi si rivolse a me dicendomi: “ Il dono più bello per il Signore è la vita…”
F. Montuschi
| Vita consacrata |
I CONSACRATI NELLA CHIESA: QUALE RICCHEZZA?
La vita consacrata, profondamente radicata negli esempi e negli
insegnamenti di Cristo Signore, è un dono di Dio Padre alla sua Chiesa
per mezzo dello Spirito. (VC) Essa è chiamata a rendere visibile nella
Chiesa e nel mondo i tratti caratteristici di Gesù, vergine, povero e
obbediente, ad essere prolungamento dell’umanità di Gesù nell’oggi
della storia, “Segno e profezia”. Per essere profetesse del tempo
attuale, afferma il S. Padre Benedetto XVI , <il consacrato deve
coltivare un’intima relazione di amicizia con Dio, l’autentico profeta,
perciò non si preoccupa tanto di fare delle opere, cose senza dubbio
importanti, ma mai essenziali, egli si sforza soprattutto di essere
testimone dell’amore di Dio, cercando di viverlo tra le realtà del
mondo, anche se la sua presenza può talora risultare “scomoda” , perché
offre ed incarna valori alternativi.> Solo dall’unione con Dio
scaturisce infatti ed è alimentato il ruolo “profetico” della missione
dei consacrati che consiste nell’annuncio del Regno dei cieli, annuncio
indispensabile in ogni tempo e in ogni società.Lungo i secoli il ruolo
della vita consacrata nella chiesa è stato sempre rilevante. Come gli
Apostoli, i consacrati hanno lasciato ogni cosa per stare con Gesù e
mettersi ,come Lui , al servizio di Dio e dei fratelli. In questo modo
essi hanno contribuito a manifestare il mistero e la missione della
Chiesa con i molteplici carismi di vita spirituale ed apostolica che
loro distribuiva lo Spirito Santo, e di conseguenza hanno contribuito a
rinnovare la società. Lo Spirito Santo ha suscitato e continua a
suscitare varie forme storiche di vita consacrata nel tessuto
ecclesiale . Esse si presentano come una pianta dai molti rami , che
affonda le sue radici nel Vangelo e produce frutti copiosi in ogni
stagione della Chiesa. Quale straordinaria ricchezza!( VC 5) Tutti
i Pontefici hanno avuto sentimenti di profonda gratitudine a Dio per il
dono della vita consacrata e grande attenzione ad essa. Giovanni Paolo
II sotto il cui pontificato è stato celebrato un sinodo dei Vescovi
sulla vita consacrata e la sua missione nel mondo, in un messaggio alle
consacrate ha parole di stima, fiducia, incoraggiamento e
sollecitazioni molto forti: “in tutta la Chiesa è indispensabile la
vostra presenza, essa deve essere per tutti un segno visibile del
Vangelo. Siate spiritualmente madri e sorelle di questa Chiesa che
Gesù, nella sua ineffabile misericordia e grazia, ha voluto affidarmi:
siatelo per tutti senza eccezioni, ma soprattutto per gli ammalati, i
soffrenti, gli abbandonati, i bambini, i giovani, le famiglie che si
trovano in situazioni difficili… Andate loro incontro! Cercate voi
stesse. L’amore ci spinge a questo: l’amore deve cercare. Impegnatevi
coraggiosamente perché tante anime giovanili accolgano la chiamata del
Signore… fatelo con l’invocazione assidua "al padrone della messe"
perché illumini ed orienti i cuori. Fatelo
con la testimonianza
che si sprigiona dalla vostra vita: la testimonianza innanzi tutto
della coerenza sincera con i valori evangelici e col carisma del vostro
Istituto: ogni cedimento al compromesso è una delusione per chi vi
avvicina, non
dimenticatelo!
- la testimonianza poi di una personalità umana riuscita e matura;
-la
testimonianza infine della vostra gioia… che manifesti
chiaramente a chi vi guarda, la consapevolezza di possedere quel
"tesoro nascosto", quella "perla preziosa", il cui acquisto non fa
rimpiangere di aver rinunciato a tutto, secondo il consiglio evangelico.
Da
voi attendo molto. In voi spero molto. Vi raccomando a Maria, Sposa
dello Spirito Santo, Madre dell’amore più bello! ( G. P. II )
(Madre Candida dell’Eucaristia. FNSE)
Il
giorno primo di febbraio, renderemo grazie al Signore per il dono della
vita di tanti consacrati che lavorano nella nostra parrocchia e nel
nostro paese, per la causa del Regno di Dio, annunciando ad ogni
fratello e sorella con cui si viene incontro, la speranza che radica
nel cuore di chi crede all’amore misericordioso del Padre, manifestato
in Gesù, suo amato Figlio. Nella celebrazione pomeridiana chiederemo
pregheremo insieme perché il Signore voglia benedire tante delle nostre
famiglie, concedendo ai loro figli il dono della vocazione alla vita
sacerdotale, missionaria, religiosa. Nel frattempo facciamolo
personalmente, soprattutto davanti a Gesù Eucaristia. Auguri a tutti i
membri delle Congregazioni: Suore dello Spirito Santo, Figlie di Nostra
Signora dell’Eucaristia, Fratelli e sorelle della Comunità Figli del
Divino Amore, Sorelle della Comunità Palavra Viva, Suore e Padri
Apostoli di Gesù Crocifisso.
| Epifania |
L'EPIFANIA: QUALE STELLA OGGI?
Nella festività dell’Epifania, la
Chiesa ringrazia Dio per il dono della fede a cui hanno partecipato e
partecipano tanti uomini, popoli e nazioni. E proprio quei tre, i Re
Magi, che secondo la tradizione arrivarono a Betlemme dall'Oriente,
sono fra i primi testimoni e portatori di questo dono. In essi la fede,
intesa come apertura interiore dell’uomo, come la risposta alla luce,
all’Epifania di Dio, trova la sua limpida espressione. In questa
apertura a Dio l’uomo eternamente aspira alla realizzazione di se
stesso. La fede è l’inizio di questa realizzazione, e ne è la
condizione. Ringraziando Dio per il dono della fede, lo ringraziamo in
pari tempo per la luce: per il dono dell’Epifania e per il dono
dell’apertura del nostro spirito alla luce divina. Tale è anche il
significato della festa attraverso la quale la Chiesa esprime, per così
dire, fino alla fine, la gioia del Natale, della nascita di Dio. I
Re Magi dall’Oriente si affrettarono ad andare a Betlemme. E insieme
con essi, tanti, tanti altri uomini. Tutti essi testimoniano che ciò
che è “sostanzialmente umano” si esprime non nella formula citata, ma
in un’altra parimenti vecchia: “altiora te quaeras” (“cerca le cose a
te superiori”). La festa dell'Epifania, festeggiata dalla Chiesa
cattolica dodici giorni dopo il
Natale, il 6 gennaio, è la continuazione del mistero del Natale, ma si
presenta con una
sua propria grandezza. Nel complesso delle “feste Epifaniche” rientrano
però sia la
celebrazione del Battesimo di Gesù (domenica dopo l’Epifania) sia la
festa della
Presentazione del Signore al Tempio.
Questo vocabolo
deriva dal greco Eptfaneia, cioè "manifestazione", e ci dice
abbastanza chiaramente come la festa che indica è destinata ad onorare
l’apparizione di Dio in mezzo agli uomini, il primo manifestarsi
dell’umanità e divinità di Gesù Cristo al mondo pagano. L’Epifania
celebra principalmente la venuta dei Magi, visti come “primizie delle
genti”, con la conseguente manifestazione di Gesù quale Signore di
tutti i popoli. La divinità-regalità di Gesù viene messa in risalto
dalla visita solenne di esponenti autorevoli di un popolo totalmente
estraneo al mondo ebraico e mediterraneo, dall’offerta dei loro doni e
dalla adorazione degli stessi. Secondo il Vangelo di Matteo i Magi (non
precisati nel numero), guidati in Giudea da una stella (la “stella
cometa”), portano in dono a Gesù Bambino, riconosciuto come “Re dei
Giudei”, l’oro (in omaggio alla sua regalità), l’incenso (in omaggio
alla sua divinità) e la mirra (come anticipazione della sua futura
sofferenza redentrice). I Magi successivamente sono stati interpretati
come “Re Magi” per l'influsso del passo di Isaia 60,3 e sono stati
attribuiti loro i nomi di Melchiorre (semitico), Gaspare (camitico) e
Baldassarre (giapetico), proprio per indicare l’universalità della
salvezza portata dal Bambino Gesù. L’Epifania è considerata anche la
festa della Luce.
Quella luce che a Natale è brillata nella notte illuminando la grotta di Betlemme,
dove restano in silenziosa adorazione Maria, Giuseppe ed i pastori, oggi risplende e si
manifesta a tutti. L'Epifania è quindi essenzialmente festa di luce, simbolicamente
indicata dalla stella che guidò il viaggio dei Magi.
Gianluca
| | L’IMPOSIZIONE DEL NOME DI GESU'
Mi è sembrato molto interessante proporvi in questi giorni, a proposito
delle feste del Natale appena celebrato e all’interno di queste, la
celebrazione della festa del SS. Nome di Gesù, un articolo di P.
Tarcisio Stramare, pubblicato nella rivista “La santa crociata in onore
di S. Giuseppe”.
“Quando furono
passati gli otto giorni prescritti per la circoncisione, gli fu messo
nome Gesù, come era stato chiamato dall’angelo prima di essere
concepito nel seno della madre” (Lc 2, 21)
Il collegamento
che Luca opera tra la circoncisione e l’imposizione del nome non può
essere considerato come una semplice notizia di cronaca; esso precisa,
invece, che la circoncisione è stata il momento storico nel quale il
nome di Gesù è diventato un mistero di salvezza. L’alleanza, della
quale la circoncisione era un segno, ha ora un nome: Gesù. Il fatto
della circoncisione viene interpretato da Luca nel suo significato
salvifico di “mistero” appunto attraverso il collegamento con il nome
di Gesù, “la Parola inviata da Dio ai figli di Israele annunziante la
pace” (At 10, 36). L’efficacia del nome di Gesù, esaltata nel libro
degli Atti, ha qui il suo inizio e Giuseppe, attraverso l’esercizio
della sua paternità, diventa ancora una volta “ministro della salvezza”. Quando
l’angelo “introduce Giuseppe nel mistero della maternità di Maria”, si
rivolge a Giuseppe come allo “sposo di Maria, a colui che deve imporre
il nome al Figlio che nascerà della Vergine di Nazaret. “Si rivolge a
Giuseppe – Figlio di Davide – affidandogli i compiti di un padre
terreno nei riguardi del Figlio di Maria” (RC, n3). Al momento
dell’annunciazione dell’angelo a Giuseppe, mentre gli viene comandato
di “tenere con sé la sua sposa” – che Giuseppe avrebbe voluto lasciare
per rispetto verso “colui che era stato generato per opera dello
Spirito Santo” – gli è contemporaneamente riconosciuta l’autorità
paterna sul bambino che gli viene rivelato il nome da imporgli.
Logicamente il nome viene scelto e deciso da Dio Padre, che ha generato
il Figlio prima di tutti mi secoli; tocca, tuttavia, a Giuseppe, eletto
da Dio a partecipare alla somma dignità della paternità divina, imporre
il nome al bambino che Maria, sua sposa, dovrà partorire: “Ella
partorirà un figlio e tu lo chiamerai Gesù; egli, infatti, salverà il
suo popolo dai suoi peccati” (Mt 1, 21).
Era,
questo, un nome conosciuto tra gli Israeliti ed a volte veniva dato ai
figli. In questo caso, però, si tratta del Figlio che – secondo la
promessa divina – adempirà in pieno ilo significato di questo nome:
Gesù – Yehosua, che significa: Dio salva” (RC, n3). Giuseppe, obbedendo
all’ordine angelico, “prese con sé la sua sposa, la quale partorì un
figlio, che egli chiamò Gesù” (Mt 1, 25).
Trent’anni dopo,
Giovanni il Battista presenterà Gesù alle folle, dicendo: “Ecco
l’Agnello di Dio, ecco colui che toglie il peccato del mondo” (Gv1,
29). Grande senza dubbio questa figura, che introduce ufficialmente la
missione salvifica di Gesù, ma più grande ancora Giuseppe, al quale
l’Angelo rivela, già dall’inizio dell’incarnazione, l’identità del
Bambino e la sua missione salvifica, affidandogli il compito di
proclamarlo con l’imposizione del nome (Mt 1,21). Coloro che sono
preoccupati per la presenza della festa di San Giuseppe durante la
Quaresima, nel timore che egli ne “disturbi” il significato, non si
rendono conto che San Giuseppe ha preceduto di gran lunga il
“precursore” nel ministero di “presentare” Gesù al mondo? Riconosciamo
dunque, a San Giuseppe l’onore e il privilegio di avere “per primo”
riconosciuto e proclamato ufficialmente ilo nome di Gesù, “il solo nome
nel quale ogni ginocchio si piega nei cieli, sulla terra e sotto terra”
(Fil 2,10).
“Imponendo il
nome, Giuseppe dichiara la propria legale paternità su Gesù e,
pronunciando il nome, proclama la di lui missione di Salvatore” (RC,
n12) Due compiti veramente eccezionali. Esercitando il suo diritto di
paternità “legale”, che gli derivava dal suo stato di “sposo di
Maria”, San Giuseppe inserisce Gesù nell’albero genealogico di Abramo,
onorandolo con il titolo di “figlio di Davide”; pronunciando il nome di
Gesù, San Giuseppe proclama al mondo la presenza e la missione del
Salvatore, divenendo così di fatto il primo annunciatore del Vangelo,
che è la salvezza. Quante volte San Giuseppe avrà pronunciato nella sua
vita il nome di Gesù, come pure quello di Maria! Coloro che insistono
sul fatto che i vangeli non ci riportano nessuna parola di San
Giuseppe, come pretesto per accantonarlo, non possono negargli di aver
pronunciato al meno due parole,, che sono proprio i nomi delle persone
più grandi di questo mondo. Ebbene, queste due parole, che hanno
riempito il silenzio di San Giuseppe, possano chiudere il rumore della
nostra vita: Gesù e Maria.
P.Luis Alfredo
| Cinema | Australia
Un'epica
avventura sentimentale - western, un po' dramma e anche un po'
commedia, ambientata nel continente dei canguri l’Australia, poco prima
della Seconda Guerra Mondiale. Una donna inglese si trova a ereditare
un'enorme tenuta, ma un gruppo di possidenti minacciano di sottrarle la
sua proprietà. In cerca di protezione, si allea con un mandriano;
insieme attraverseranno terre inospitali e saranno testimoni del
bombardamento di Darwin da parte dell'aviazione giapponese.
In un’avventura
piena di passione, emerge un’avvincente Kidman ed un eroico Jackman. I
loro destini si intrecciano per raggiungere uno stesso scopo, che li
porterà a trovare il vero amore.
Sonia Sette anime
Un uomo divorato da un segreto
sul suo passato cerca di redimersi cambiando drasticamente le vite di
sette estranei. Una volta che il suo piano è partito, nulla può
modificarlo. O almeno è quello che pensa lui, perché Ben Thomas non si
aspetta certo di innamorarsi di una dei sette estranei. In quel
momento, sarà lei a cambiare lui. Un mistero avvincente e una
sorprendente storia d’amore,Sette anime pone delle domande provocatorie
sulla vita e la morte, il rimpianto e il perdono, gli estranei e
l’amicizia, l’amore e la redenzione ed esplora i legami che collegano i
destini umani in maniera sorprendente.
Will Smith e
Gabriele Muccino dopo il successo de “La ricerca della felicità”
tornano insieme in una pellicola gradevole e ben fatta.
Alessio
| Attività parrocchiali |
Recita del Santo Rosario
Ogni giorno alle ore 7,00
Sabato, Domenica e festivi ore 7,30
Incontro di preghiera gruppo San Pio
Lunedì ore 17.00
Adorazione Eucaristica
Dal Lunedì al Sabato dalle ore 6.00 alle ore 23.00 inoltre il martedì e il venerdì Adorazione Notturna
Coroncina della Misericordia
Dal Lunedì al Sabato ore 15.00
Prove coro adulti
Mercoledì ore 21.00
Prove coro giovani
Venerdi ore 21.00
Incontro Gruppo Giovani
Lunedì ore 21.00
Incontro Gruppo Giovanissimi
Martedì ore 18,00
Incontro Azione Cattolica Adulti
Giovedì ore 17,00
Incontro gruppo fidanzati
Martedì ore 20,00
Incontro gruppo catechisti
Lunedì ore 19.00
Incontro gruppo caritas
Giovedì ore 19,00
Confessioni
Sabato dalle ore 17.00 alle 17.30
Sante Messe Domenicali
Ore 8.00, 10.00, 11.30 e 17.30
Feriale: 17.30
Incontro comunità Neocatecumenale
Martedì ore 21,00 la Parola di Dio
Sabato ore 21,00 cel. Eucaristica
Adorazione gruppo famiglie
Mercoledì ore 19,00 in famiglia
Giovedì ore 20,00 in chiesa
Programma Emittente Parrocchiale:
Ore 6.45: Santo Rosario;
Ore 8.00 (Lun e Sab): Lodi e Adorazione Eucaristica;
Ore
15.00:
Coroncina della Misericordia;
Ore 16.00 (Lun e Ven): Lettura Spirituale;
Ore
17.00: Santo
Rosario;
Ore
17.30: Santa
Messa;
Ore 18.00:
Adorazione Eucaristica;
Ore 8.00, 10,00 11,30 e 17.30: Sante Messe Domenicali
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