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Messaggio della Madonna di Medjugorie del 25 Novembre 2008
"Cari
figli, anche oggi vi invito in questo tempo di grazia a pregare
affinché il piccolo Gesù possa nascere nel vostro cuore. Lui che è la
sola pace doni attraverso di voi la pace al mondo intero. Per questo,
figlioli, pregate senza sosta per questo mondo turbolento senza
speranza affinchè voi diventiate testimoni della pace per tutti. Sia la
speranza a scorrere nei vostri cuori come un fiume di grazia. Grazie
per aver risposto alla mia chiamata."
| | Editoriale | |
Negli
scorsi numeri del “San Giuseppe” ponevo l'attenzione sulle realtà
dimenticate dai media delle guerre in Africa; oggi vorrei ricordare con
voi la vicenda di suor Caterina Giraudo e suor Maria Teresa Oliviero
volontarie del movimento Contemplativo Missionario di Padre de Foucauld
di Cuneo che lo scorso 9 novembre sono state rapite sul confine fra il
Kenya e la Somalia; è passato solamente un mese e già pare che di
questa vicenda non si ricordi più nessuno. Ora che il Natale si
avvicina sempre
più credo sia doveroso per noi cristiani non dimenticare queste figlie
di Dio che tanto bene stanno facendo in terre cosi lontane e rivolgere
le più sentite preghiere per una loro veloce liberazione.
Con
questo mio breve editoriale colgo anche l'occasione per rivolgere a voi
tutti parrocchiani i più sentiti auguri per un felice e santo Natale da
parte mia e di tutta la redazione del “San Giuseppe”.
Alessio
| | La parola del Parroco | | IL SANTO NATALE DI GESU'
Ci
sono molti modi paganeggianti, entrati ormai nella tradizione civile e
religiosa, che cercano di deviare la nostra attenzione dal senso vero
sulla nascita del Cristo, quella che promana dalla Parola di Dio a
questo riguardo.
Il mondo, in
realtà, approfitta della circostanza o del pretesto, per mettere in
mostra i più svariati articoli commerciali: allettare il visitatore
incantato e indurlo ad acquistare la merce. Innanzi tutto, precisiamo
che la Sacra Scrittura non ci ha lasciato alcuna data cronologica
intorno alla Nascita di Gesù, per cui il 25 dicembre non è da ritenersi
come il «dies natalis» del Signore. Dalla mitologia si rileva che il 25
dicembre i pagani iniziati ai misteri di Mitra celebravano la festa del
natale del "Sol invictus". Questo culto idolatra al dio Sole, fu
l'ultima forma ereditata dal paganesimo romano. L'imperatore Aurelio
diede ad essa una consacrazione ufficiale, erigendo in suo onore un
tempio favoloso, mentre fissava la solennità di quel dio al solstizio
d'inverno, cioè al 25 dicembre. Quando però l'imperatore Costantino si
convertì al cristianesimo, fu necessario fare di quella data non più il
«dies natalis» dell'astro del giorno, bensì il «dies natalis» di Colui
di cui l'astro era soltanto il simbolo nel cosmo, Gesù Cristo il
Salvatore. Così ebbe inizio il Natale del Signore. Ciò premesso, un
fatto è certo, che il Signore Gesù è veramente venuto su questa terra.
L'apostolo Paolo scrive: «Quando giunse la pienezza dei tempi, Iddio
mandò il suo Figliuolo., nato di donna, nato sotto la legge» (Galati
4:4).
La sua
incarnazione aveva uno scopo ben preciso, e la Sacra Scrittura ce lo
rivela dicendo: «Per riscattare quelli che erano sotto la legge,
affinché ricevessimo l'adozione di figliuoli» (Galati 4:5). Cristo,
quindi, si è veramente incarnato, fatto uomo.
Qualcuno
potrebbe chiedersi, perché egli ha fatto questo? Che bisogno c'era che
il Figlio di Dio rivestisse la nostra fragile natura umana? La risposta
la troviamo alle origini dell'uomo, quando, dopo la caduta dei nostri
progenitori, Dio apostrofa il seduttore dicendo che la progenie della
donna, cioè Maria, gli avrebbe schiacciato il capo (Genesi 3.;15).
Cristo, infatti, dice la Scrittura, ci ha affrancati dal peccato, dalla
maledizione della legge e dalla morte «avendo cancellato l'atto
accusatore» attraverso il suo sacrificio sulla croce del Golgota
(Romani 6:18; Galati 3:14; Colossesi 2:14). La nascita di Cristo in
questo mondo, pertanto, segna l'apice dell'amore di Dio verso la sua creatura, l'uomo.
Gesù «annichilì
se stesso, prendendo forma di servo e divenendo simile agli uomini».
«Essendo ricco si è fatto povero per amor nostro, perché mediante la
sua povertà, noi potessimo diventar ricchi» (Filippesi 2:7; 2Corinzi
8:9).
La sua
apparizione inoltre su questa terra, ha avuto lo scopo di «distruggere
le opere del diavolo» (l Giovanni 3:8b; Genesi 3:15).
Ecco, in breve, il vero significato del Natale, se si vuole restare coerenti all'insegnamento della Parola di Dio.
Niente
sentimentalismo, niente poesia, nessuna coreografia che possa distrarre
o tradizione che travisi il vero volto della Natività di Gesù. Oggi
stiamo vivendo un momento non soltanto bello, ma anche e soprattutto
significativo, quando vediamo insieme, genitori, figli, insegnanti,
vicini e amici, che accompagnando i nostri figli, vogliono aiutarci a
ricordare e a riflettere sull’evento che cambiò il corso della storia,
riempiendola di significato nuovo, ed è stato proprio la nascita di
Gesù.
La scuola e la
famiglia si rendono protagonisti oggi nel voler rendere attuale
la nascita del Cristo, liberatore e salvatore dell’umanità.
Il ricordo del
Natale di Cristo non deve essere un'occasione per gingillarsi, come fa
la bambina con le sue bambole, e neppure per ridimensionare la statura
di Gesù, riducendolo ad un neonato inerme che si lascia trastullare
come fosse un balocco. Tutta questa coreografia che con tanta gioia e
cura hanno preparato i nostri cari amici, è soltanto un mezzo, che
unisce gli affetti sì, ma soprattutto ci unisce nella fede.
La Nascita
di Cristo, invece, è ben altra cosa, per cui dovremmo esaminarci
seriamente e chiederci: «Perché Cristo è venuto su questa terra? -
Perché ha voluto rivestire la nostra umanità? - Ha egli ancora un
significato per me? ... E alla luce della Sacra Scrittura, ripetere con
l'apostolo Paolo: «Cristo Gesù è venuto in questo mondo per salvare i
peccatori, dei quali io sono il primo» (l Timoteo 2:15). Se
noi arriviamo a comprendere questo, se crediamo in tal modo all'amore
che Cristo ha avuto per noi nel suo abbassamento, allora ogni volta che
noi festeggeremo il suo Natale (non importa la data), ci sentiremo
attratti sempre più verso di Lui.
Questa ricorrenza
non ci darà più motivo di imitare il mondo paganeggiante nelle sue
deviazioni e sovrastrutture a questo riguardo, ma conosceremo meglio
che Cristo è venuto su questa terra «per salvare ciò che era perduto»
(Luca 19:10).
Non fermiamoci,
amici, alla mangiatoia, ma percorriamo con la nostra mente tutta la
vita di Cristo. Contempliamolo nell'atto supremo del suo sacrificio
sulla croce; ricordiamo la tomba vuota, quando Egli risuscitò
trionfante vincitore sulla morte, ed ora adoriamolo assiso alla destra
del Padre mentre intercede del continuo per noi.
Non aspettiamo
che ogni anno ritorni questa festività per essere richiamati, ma ogni
giorno il nostro pensiero sia rivolto al Cristo che ben presto
ritornerà, non più sotto la debole forma di servo, ma nella maestosità
della sua potenza e gloria.
Possa perciò il
Natale di Cristo, amici ravvivare la nostra fede, riaccendere la nostra
speranza ed accrescere il nostro amore verso il tuo unico Salvatore.
P.Luis Alfredo
| | Vita di Maria | |
(...continua dal numero di Novembre)
VISITA A ELISABETTA
…Maria
tace,abbassa gli occhi,… mentre un silenzio profondo si diffonde per
tutta la chiesa, si sente soltanto come un brusio, è il traffico che,
da fuori, risuona rimbombando tra le volte, aumentando una sensazione
di vuoto … Sente che il suo cuore si avvicina sempre più ai momenti di
dolore che ancora stravolgono i suoi pensieri…ma, con un sospiro,
riprende a raccontare. Quel dolore che la trapasserà è ancora lontano…
tra l’amore e la protezione di Giuseppe e l’attesa del meraviglioso
momento della nascita del suo Bambino, i suoi ricordi vivono ancora
momenti di gioia e serenità… Poi arrivò Giuseppe e
con lui mi sentii protetta, sicura che la mia vita sarebbe stata
felice…solo il ricordo del segreto che era in me pesava sul mio cuore,
sentivo che dovevo parlargli, spiegargli Così, un giorno, non ce la
feci più, e con il cuore che tremava, gli dissi che aspettavo un
bambino. Ah!... ricordo quegli occhi feriti, abbassati non disse nulla.
Gli raccontai tutto, come il Signore con la Sua grazia, aveva
trasformato la mia vita. Non piansi né implorai, mantenei il mio
sguardo fisso nel suo, cercai un consenso, un cenno di comprensione,
ma, senza dire niente, lui si allontanò. Per tutto il giorno si ritirò,
in silenzio, a pregare. Capivo che non voleva ferirmi, ci conoscevamo
da poco, ma capivo che già sentiva di volermi bene. Fu una notte lunga,
insonne, riuscivo a stento a sopportare la paura di trovarmi sola,
abbandonata, solo la preghiera, in cui m'immersi fino all’alba, mi
permise di non lasciarmi prendere dalla disperazione, affidandomi al
Signore. Giuseppe ritornò il giorno dopo, mi disse che, durante la
notte, aveva avuto un sogno, un Angelo, inviato da Signore, lo aveva
tranquillizzato chiedendogli di partecipare al progetto di Dio.
Una serenità profonda scese su di me allontanando i pensieri che
mi avevano affannato per tutta la notte. Lo abbracciai con gratitudine
lasciandomi avvolgere dal calore che sentivo sgorgare dal suo cuore.
Con una nuova felicità rivolsi i miei pensieri alla vita che sentivo,
sempre più, sviluppare dentro di me. Che Grazia, la maternità,
quale felicità pacata riempiva il mio cuore, mentre sentivo avvicinarsi
quel momento con ansia crescente. Quanto amore riversò su di me il mio
caro Giuseppe. Con una dolcezza e timidezza, che mi commuoveva, mi
avvolgeva proteggendomi e riempiendomi di coraggio nell’affrontare quel
mistero grandissimo che stava trasformando la mia vita, la nostra
vita. Un
giorno gli chiesi di poter visitare mia cugina Elisabetta e ottenuto il
suo consenso, accompagnata da due donne, partii. Elisabetta era incinta
e quasi prossima al parto, volevo che la mia visita fosse una sorpresa,
quindi arrivai senza farmi annunciare. La vidi, da lontano, che
lavorava, faticosamente, nell’orto. Con una grande gioia nel cuore,
cominciai a correre, volevo gettarmi fra le sue braccia, la fatica del
viaggio era sparita in un attimo. Anche lei alzò il capo e dopo un
attimo di esitazione mi riconobbe e lanciandosi verso di me, a gran
voce cominciò a chiamarmi, Ci ritrovammo allacciate da un abbraccio
pieno di amore, per lunghi minuti, mentre venivamo travolte da
baci e parole piene di affetto. Poi, calmate dall’entusiasmo di esserci
ritrovate, continuammo a guardarci fisse negli occhi, in silenzio,… con
le mani strette. In quel silenzio ci dicemmo più di quello che
solo mille parole avrebbero potuto esprimere. La mia Elisabetta,…
quanto l’amavo, … nella mia mente ripassarono tutti i momenti della
nostra gioventù, tutto l’affetto e protezione che lei, più grande di
me, mi aveva sempre donato, avvolgendomi, come una sorella. Poi,
durante quell’abbraccio, per un momento, Elisabetta trasalì. Il bimbo
che era nel suo grembo sussultò con energia. Si aggrappò a me
spaventata. Accarezzandogli il volto, cercai di tranquillizzarla,
e gli dissi di essere in attesa anche io. Ma alle mie parole, il suo
grembo sussulto ancora più violentemente. Alla sua paura si sostituì lo
stupore, d’istinto volle inginocchiarsi davanti a me, ma la presi per
le spalle e, stringendola a me, glielo impedii. Lei disse che il suo
bambino aveva esultato davanti al mio, e che lei, insieme a suo
figlio, avevano percepito la sua grandezza e la presenza della potenza
del Signore in Lui.
Mi abbracciò di
nuovo con forza, e accarezzandomi, mi sollevò il volto, che tenevo
basso per vergogna e timidezza,dicendomi che il Signore era con me,e
che questo mi rendeva benedetta fra donne. Le sue parole mi confusero,
avrei voluto controbattere, ma rimasi in silenzio, meditando tra di me…
Il Mistero
entrava sempre più nella mia vita, travolgendola con una forza
immensa. Rimasi, con lei, alcuni giorni, parlammo, con gioia di
madri, dei nostri nascituri e dei progetti che pensavamo per loro.
Anche se il Mistero, che sentivamo premere attorno a noi, ci spaventava
facendoci capire che il loro destino sarebbe stato grande ma anche
pieno di dolore. Poi pensando al mio Giuseppe, che sapevo in
apprensione per la mia lontananza, con dolore mi separai da Elisabetta
e iniziai il viaggio del ritorno.
(Continua nel prossimo numero)
F. Montuschi
| | Lettera Pastorale | |
(...continua dal numero di Novembre) Lettera di Mons.Domenico Sigalini, Vescovo di Palestrina Lo vogliamo seguire
Gesù è da contemplare, da adorare e da seguire; la strada che Lui ci indica quasi
non la conosciamo. Abbiamo scambiato le opinioni dei mass media per scuole di
etica
e di buon comportamento. Di fronte ai nuovi problemi crediamo che la
verità
sia il risultato di sondaggi, sia l’opinione pubblica. Dobbiamo far
crescere la consapevolezza
della bellezza del vivere cristiano e della forza che ha di ridare
significato e risposte di verità anche ai problemi nuovi che ogni
giorno si affacciano alla nostra
vita. Viviamo in piccole città, ma con il nostro pendolarismo
respiriamo la vita del
mondo, abbiamo perciò bisogno di luce profonda per illuminare le scelte
difficili, che
ogni giorno siamo chiamati a fare, e di una conoscenza del bene e del
male che non
rimane ferma al catechismo delle scuole medie. Abbiamo bisogno di
vangelo.
2. Il vangelo è la buona notizia che la nostra comunità cristiana deve vivere e proporre.
La
chiesa è la casa dove si impara il vangelo, dove ci si aiuta a viverlo,
dove viene
collocato sempre al primo posto di ogni attività o programma. L’unica
ragione di esistere di una comunità cristiana è il vangelo: Lui, Gesù,
le sue parole, l’esperienza delle prime comunità cristiane scritte nei
vangeli. Una parrocchia fondata sul vangelo ha queste caratteristiche:
• Lo pone al centro della vita della comunità e lo rende anche evidente agli occhi.
Spesso nei nostri ambienti parrocchiali si vede di tutto, fuorché il vangelo e Gesù,
il vangelo vivo. In ogni sala si deve poter contemplare il Crocifisso, il vangelo fatto
dono fino al sangue.
•
Lo offre con grande rispetto nella celebrazione domenicale della messa,
anzi ogni
settimana su questo vangelo convoca i cristiani a una riflessione
approfondita,
per farlo risuonare in ogni casa e in ogni condominio o quartiere. Si
decentra nelle
case, nei cortili, perché ogni gruppo di cristiani lo possa ascoltare,
leggere, approfondire, caricare delle proprie ansie e paure, gioie e
dolori, attese e decisioni
•
Lo spiega con particolare cura fatta di conoscenza, di fede e di
capacità comunicativa, lo traduce in tutti i linguaggi possibili,
aiutando i giovani a esprimerlo con la
loro fantasia e creatività, con drammatizzazioni, con giornali
parrocchiali, con illustrazioni, pagine web, sms... con tutti gli
strumenti che abbiamo a disposizione.
•
Lo fa incontrare e adorare nell’Eucaristia, come vangelo fatto cibo
della nostra
vita. Ogni parrocchia deve programmare un tempo almeno settimanale di
adorazione eucaristica, dove il vangelo si fa pane e il pane che è
Cristo diventa salvezza
per tutti.
•
Lo fa vivere nella carità che mette a disposizione in maniera
intelligente di tutti
i nuovi poveri, di spirito, di etica, di lavoro, di pane. Ogni
parrocchia deve avere un luogo visibile, un centro di ascolto, in cui
offre, con aiuti concreti per vivere, il
vangelo che si fa accoglienza e aiuto per affrontare con dignità la
vita e orientarla
a Gesù, il vangelo vivo.
La
parrocchia è la casa del vangelo. Se non offre il vangelo a tutti
quelli che l’accostano non è la chiesa di Gesù, ma un Mac Donald delle
cose di chiesa, certificati, benedizioni e acque sante.
3. Il vangelo è comunione
Diventa vangelo vivo la comunione della parrocchia con tutte le altre,
la capacità diprogettare assieme fedeltà e sequela. Non tutte le
parrocchie hanno le forze per fare tutto, assieme però possiamo fare
sempre meglio, aiutarci gli uni gli altri, rendere visibile il vangelo
che offre comunione con Dio e tra noi. Come abbiamo fatto nella visita
pastorale, così deve essere la progettualità pastorale delle nostre
città e paesi: i catechisti assieme, i giovani assieme, i ragazzi
assieme, le manifestazioni pubbliche della fede assieme, la carità
assieme, i consigli pastorali assieme, i progetti assieme, gli orari
delle celebrazioni eucaristiche, decisi assieme. E’ necessario
rinnovare gli stili di vita con la capacità di disporsi all’ascolto e
all’accoglienza degli altri; stili di vita che devono diventare
patrimonio delle nostre comunità parrocchiali, comunità non più
autoreferenziali e chiuse in se stesse ma aperte alla diocesi, al
territorio e alla gente. La chiesa di Cristo è la diocesi, le
parrocchie fanno la chiesa di Cristo se sono unite al vescovo e con lui
al Papa. La comunione, dono di Dio, è servita da chi ne ha una
esplicita vocazione nella Chiesa.
Penso all’Azione Cattolica che deve
conformarsi al vangelo e aiutare a far crescere comunione tra le
persone, le parrocchie e le aggregazioni, a farci sentire diocesi e non
somma di piccole appartenenze chiuse e autosufficienti.
4. Il vangelo è una parola che provoca tutti a dare dignità all a propria umanità
Il vangelo è il dono più bello che abbiamo e non lo vogliamo tenere per noi. Dio ce lo
ha comunicato perché tutti gli uomini lo possano conoscere.
Il vangelo è la guida dei giovani
Quando ai giovani racconti le
parabole di Gesù, il suo vangelo, stanno attentissimi,
ne hanno estremo bisogno per approfondire il dono della fede che hanno
avuto dalle
loro famiglie e dalle parrocchie. Devono poter affrontare l’impegno
scolastico per una educazione integrale, per prepararsi alla
professione, al loro futuro, ma anche per allargare lo spazio della
razionalità e dare alla fede il supporto di una crescita intellettuale
e umana, la forza di proporla con dignità e coraggio. La fede è un atto
intellettualmente onesto e umanamente sensato e sta all’altezza di ogni
ricerca culturale che sia rispettosa della libertà e della serietà di
ogni scienza.
Per i giovani il vangelo diventa
anche forza e ispirazione per fare del tempo libero untempo di gioia e
di felicità, di socializzazione positiva e di solidarietà, di
espressione delle proprie capacità e della generosità a servizio dei
più deboli. Il vangelo è il testo più bello per imparare ad amare, per
colorare i sentimenti del cuore con il rosso vivo dell’amore vero.
Molti giovani abbandonano
l’eucaristia domenicale. Hanno bisogno di adulti che facciano da
esempio e che comunichino la forza del vangelo che continua a dare
speranza e forza alla loro vita.
Il vangelo è ispirazione necessaria per la politica
La politica ha bisogno di
ispirarsi al vangelo perché diventi veramente l’arte dell’applicarsi al
bene comune, a una qualità della vita più bella, alla solidarietà con i
più
deboli, a costruire una città a misura di uomo, a favorire convivenza
serena e pacifica, a sconfiggere le ingiustizie. Il vangelo offre ai
politici ispirazione per il loro lavoro e forza per vincere gli
interessi personali.
A
tal fine istituiremo scuole di politica per esercitarci a leggere,
entro il grande insegnamento sociale della chiesa, lo spirito del
vangelo, capace di formare veri cristiani impegnati nel servizio al
bene comune.
Il vangelo colma la sete della famiglia
La famiglia basata sul matrimonio è abitata dallo stesso amore di Gesù, dal suo
essere sposo dell’umanità e della chiesa, dalla sua grazia. Il vangelo è il riferimento
di ogni giorno, soprattutto della domenica, è da raccontare ai bambini, da meditare
con i nonni, da far diventare luce per ogni sofferenza e speranza per ogni difficoltà.
Col vangelo le famiglie possono
riappropriarsi della loro funzione educativa e aiutare i figli a dare
risposte alle loro domande di senso e di felicità vera.
Il vangelo dà luce al lavoro
La nostra
condizione di pendolari ci mette ogni giorno in viaggio come Gesù per
le strade del mondo, ci fa passare tanto tempo negli spostamenti che
possono essere riempiti al meglio dalla preghiera e dalla lettura o
ascolto del vangelo, perché il lavoro sia sempre un cantiere del regno
di Dio, un luogo per vivere, crescere e credere. Il vangelo giudica gli
ingiusti trattamenti dei lavoratori, ispira la prudenza e l’attenzione
a dare importanza e sicurezza alla vita, rende solidali e coscienti dei
propri diritti e doveri.
Il
vangelo è atteso dalla comunità multiculturale che si allarga sempre
più
Il vangelo è l’annuncio che possiamo offrire a chi lascia la sua terra,
la sua cultura,
con tante sofferenze e viene tra noi e non conosce Gesù. Lo vogliamo
far conoscere
prima di tutto con il nostro comportamento onesto, fatto di giusta
retribuzione sul
lavoro, con il rispetto fatto di diritti e di doveri, con l’accoglienza
fatta di affitti non esosi e in nero, con l’accompagnamento fatto di
solidarietà e compagnia. Allora è una gioia professare la nostra fede
in Gesù e proporre a tutti la forza della nostra vita, il vangelo.
Il vangelo può illuminare il mondo dell’economia e degli affari
Fare
soldi non è lo scopo della vita e spesso invece chi ha si lascia
fasciare da affari e speculazioni. Anima mia godi, allarga i tuoi
granai, non sai più dove mettere quello che hai accumulato. Forse però
il tuo cuore è arido e davanti a Dio vuoto.
Il
vangelo ti aiuta a ringraziare Dio di quello che hai e a farlo
diventare lavoro e mezzo di sussistenza per tutti, casa da abitare
anche per chi da solo non riesce a costruirsela, sostegno solidale per
chi da solo non ce la fa. Impiega i tuoi capitali per far crescere
cooperazione e solidarietà non per farti un monumento e alla fine un
sepolcro. Ricorda che i soldi a molti in questa terra costano sangue e
vita e se uno muore di fame, ne ha diritto come se fossero suoi.
Il vangelo è la radice della cultura prenestina che può fare scatti di novità
e assumere identità più viva e aperta
Siamo
stati guadagnati con il sangue di Gesù, con il vangelo della croce e
della risurrezione, e in terra prenestina siamo stati fatti cristiani
per il sangue offerto a Dio di un ragazzo, Agapito. Lui aveva capito il
vangelo e con il suo martirio ha sconfitto le bugie della dea fortuna.
Abbiamo ancora oggi da prendere in mano il vangelo, fecondato da questi
gesti e coltivato lungo tutta la storia non facile della nostra terra,
per ridirci la bellezza della nostra cultura e il suo radicamento nei
valori cristiani. Vogliamo riconquistare il senso delle origini e della
nostra appartenenza per non vivere in balia del presente. Le nostre
manifestazioni storiche fanno tutte riferimento alla vita della chiesa,
le nostre processioni sono legate a tradizioni secolari. Solo il
vangelo ci permette di non ridurle a rievocazioni storiche, ma di farle
diventare insegnamento nuovo, vita vissuta, fede rinnovata.
Urge,
allora, uscire dagli stereotipi territoriali e unire le forze per il
bene comune; si tratta di continuare a intessere il dialogo tra fede e
cultura e a incidere sulla cultura complessiva del nostro territorio,
valorizzando l’eredità cristiana in esso ancora presente.
Questa presenza e quest’azione culturale rappresentano un terreno
importante
perché il patrimonio della fede non sia soffocato da un’atmosfera
estranea o anche ostile. Tra le molteplici voci del nostro territorio
non deve mancare quella del cristiano, con quanto di decisivo sa
offrire, nel nome del Vangelo, per il bene di tutti.
Per questo occorre usare linguaggi e metodi nuovi, aprire le parrocchie al territorio,
per incontrare la società civile, lavorativa, culturale, scolastica, avvicinarsi ai tempi
della gente per entrare nel loro vissuto e condividere la ricerca del bene per tutti e
ridire la bellezza del vangelo anche per l’oggi.
Il Signore Gesù, il vangelo vivente è con noi!
+ Domenico Sigalini, vescovo
Palestrina, Festa di Pentecoste 2008
Diocesi Suburbicaria
di Palestrina
| | Sacra Famiglia | |
La Sacra Famiglia in tempo di Natale
E'
al centro di tutti i presepi in tempo di avvento: la Famiglia Santa
attira il nostro sguardo. Ci spingiamo tutti a cercare di scorgere il
bimbo che riposa nella mangiatoia e Maria e Giuseppe, la sua mamma e il
suo papà, che lo vegliano.
La
Sacra Famiglia, che siamo abituati a vedere rappresentata nelle icone e
nei quadri, in questo tempo di Natale è invece quanto mai vicina: si
trova anche sull'altare della nostra chiesa. Ed è simbolo della
famiglia di oggi. Una mamma un papà un bimbo: a Natale il fulcro
di tutti i presepi ci spinge a riflettere che al di là delle corse ai
regali (e quest'anno poi saranno così pochi!!) anche nel 2008 è la
famiglia più ristretta a doversi ricordare di celebrare la nascita del
Bambino Gesù, famiglia moderna che è lo specchio di quella famiglia a
Betlemme.
Specchio
nelle difficoltà: allora Giuseppe e la sua sposa che stava per
partorire non trovarono un luogo accogliente per passare la notte e
dare alla luce quel bimbo straordinario. Oggi le nostre famiglie quanto
faticano nel cercare un luogo accogliente per lo spirito e ' ritrovarsi
famiglia ' amandosi di amore puro, sacro e fecondo: la mamma con
il papà, i genitori con i figli.
Specchio
nella dimensione divina dell'unione familiare: allora il castissimo
Giuseppe aveva accolto quella giovinetta madre del suo Signore. Oggi
gli sposi riscoprono Dio nel loro amore e accolgono i figli se arrivano
e accettano i doni che la loro unione porta, non più due individui ma
una fusione di anime e corpi che genera cose nuove e sante se vissute
nel Signore.
Specchio
nell'accettare la Provvidenza: allora, pur in una stalla o grotta
misera, Giuseppe e Maria ricevettero la visita dei pastori e per loro
sicuramente ci furono assistenza, latte, lana, canti, panni caldi e
puliti da quella gente umile che era venuta per adorare il Bambino.
Ricevettero la visita dei Magi e i vangeli narrano che ebbero in dono
ricchezze da re. Oggi la famiglia che vive in una casa spesso più
confortevole di una stalla riceve però – se si apre dalla comunità, se
umilmente ama i suoi fratelli e le altre famiglie come lei, se accoglie
quei 'pastori' che duemila anni fa si misero in cammino per la Sacra
Famiglia – riceve insomma appoggio, affetto, regali e doni insperati
per la propria sussistenza materiale e spirituale.
Oh
Sacra Famiglia, rendici degni di essere come Te. Fa' che le nostre
famiglie possano capire la gioia di essere famiglie cristiane, amando e
imitando Giuseppe, Maria e il Bambino Gesù.
Sabina
| | Immacolata | | L’IMMACOLATA NELL’ARTE
Abbiamo da poco celebrato il giorno in cui ricordiamo il sì di Maria a Dio… Ma come immaginiamo la madre di Gesù?
Il nostro immaginario è stato aiutato da grandi artisti, che nel
corso della storia hanno rappresentato l’Immacolata in modi diversi e
originali, ma tutti guidati da grande fede. Indubbiamente Maria è
sempre stata rappresentata con viso dolce, con un viso da mamma.
Nel trattare ciò, non si possono non ricordare le prime
rappresentazioni della Vergine nelle catacombe di Priscilla. Qui
troviamo le prime raffigurazioni che testimoniano l’antichissimo culto
della Vergine Maria. Tre sono le contemplazioni di Maria nella
catacomba: Maria con il profeta, l’epifania e l’annunciazione
dell’Angelo dipinta su una volta. Lei è seduta su una cattedra, in
atteggiamento maestoso, l’angelo protende il braccio verso di lei,
mentre le annuncia il disegno divino.
Giungendo al medioevo, dove lo svilupparsi della vita monastica
favorisce la riflessione su Maria, viene presentata come la Vergine
delle vergini, donna gentile che riceve l’annuncio divino tra le arcate
di antichi chiostri monastici.
La concezione della divinità, propria delle raffigurazioni della
Madonna sembra venir meno nel passaggio dall’arte gotica all’arte
rinascimentale. In questo periodo avviene il fenomeno denominato
antropocentrismo: ora le Madonne acquistano sempre più volto umano, in
quanto gli artisti sembrano ispirarsi alle cortigiane dell’epoca.
Il vero secolo dell’immacolata sarà l’800, con le varie
apparizioni a Parigi. Tra le più importanti e conosciute l’apparizione
di Lourdes del 1858.
Nel 1854 papa Pio IX proclamerà la festa dell’8 dicembre.
La raffigurazione dell’Immacolata si fa sempre più
particolareggiata: Maria, in piedi, santa e piena di grazie, con la
corona di 12 stelle sul capo, che schiaccia il nemico, una Maria piena
di grazia e santità. Detto ciò non si può non fare riferimento
all’immagine di Maria che abbiamo nella nostra parrocchia. Sia
all’interno di essa, che al suo esterno: la Madonna di Medjugorie, col
suo viso dolce, a cui grandi e piccoli affidano le loro preghiere.
Lontani e vicini sono gli artisti che ci hanno presentato Maria,
l’immacolata. Se diverso è il volto di Maria che abbiamo nella mente,
identica è l’immagine che di lei è racchiusa nei nostri cuori: una
donna dolce e forte; una donna dal volto radioso a cui è stata
annunciato l’arrivo di un figlio; una donna coraggiosa e fedele: la
mamma delle mamme, la sposa delle spose.
Anna
| | Canti di Natale
| | IL CANTO NATALIZIO ITALIANO E STRANIERO COME ATTO DI CULTO
Se
in chiesa canto Tu scendi dalle stelle in atteggiamento devoto, sto
pregando con la parola cantata invece che semplicemente parlata.
L’intero repertorio gregoriano nasce con questa intenzione: pregare
Dio, la Madonna, i santi del cristianesimo. Cantando si prega meglio.
San Giovanni Crisostomo attribuisce l’intuizione a Dio stesso: “Dio,
visto che la maggioranza degli uomini erano indifferenti, poco disposti
a leggere le cose spirituali e a sopportarne volentieri la fatica,
volle rendergliela più piacevole: aggiunse la melodia alle parole
profetiche, di modo che, attratti dal ritmo del canto, tutti gli
rivolgano con ardore i santi inni”. Il canto in questi casi è un vero e
proprio atto di culto. Ma la stessa canzone potrebbe essere cantata in
un contesto e con una motivazione completamente differenti. Si può
scegliere una melodia che ha avuto speciale fortuna, come la sequenza
medioevale Dies irae e mostrare come abbia attraversato i secoli, da
Ockeghem a Lully, da Berlioz a Liszt, da Eugène Ysaïe a Luigi
Dallapiccola. Una lezione di storia della musica, della musica europea
s’intende, come momento insostituibile per una riflessione sul concetto
stesso, più astratto, di influsso culturale. Può ricostruire la trama
che collega in una medesima costellazione semantica il concetto
cristiano di Gesù pastore delle anime; il pastore mitologico che fa
visita alla capanna; lo strumento del pastore, la zampogna; il ritmo
dondolante della pastorale; arrivare alla melodia natalizia napoletana
Quanno nascette Ninno, diventata He shall feed his flock nel Messia
handeliano, e Tu scendi dalle stelle nel libro di preghiere di
Sant’Alfonso. Dopo l’atto di culto, ecco dunque un secondo uso
possibile dei canti di Natale: come esperienza storica e linguistica. E
questa è un’esperienza squisitamente laica: non ha niente a che vedere
con le fedi. Musulmano o indù o ateo, se vuoi diplomarti in
Conservatorio devi anche conoscere e avere ascoltato e praticato,
Palestrina e Bach, Pergolesi e César Franck, Messiaen e Gorecki. Ma è
forse l’unico che permetta di educare alla pacifica convivenza.
L’intolleranza è l’avversario che le nostre democrazie si trovano a
dover disarmare: un avversario duro se si pensa che ad essere rifiutati
a volta come “canti di Natale” sono anche canzoni che col Natale
c’entrano ben poco: c’entrano solo o perché a Natale fa freddo e nevica
anche, almeno quando le preghiere degli sciatori vanno a buon fine; o
perché è convenzione che ci si scambino regali. Cosa che anche a un
ateo fa di solito molto piacere. We wish you a merry Christmas, auguri
di buon Natale, lo può cantare ai suoi compagni cristiani anche un
agnostico. Col passare del tempo in Italia hanno preso sempre più
piede i canti natalizi stranieri perché più melodici, o perchè oggetto
di studio musicale, fino a divenire di cultura italiana. Cantare il
Natale in tutte le lingue del Mondo ci fa sentire fratelli e molto più
cristiani, ci avvicina al significato che questo giorno rappresenta,
con la consapevolezza di essere figli di un unico Dio.
| | La gioia di Gesù | |
LA COMMOZIONE E LA GIOIA IN GESU'
Giorni
or sono ripensando ai tanti brani del Vangelo mi sono soffermata su un
aspetto di Gesù che non viene mai espresso in modo palese: LA GIOIA.
In quale momento, in quale brano del Vangelo si può intravedere questo aspetto? Mi sono detta "nessuno". Infatti non mi risulta.
E' possibile.
però che Gesù non abbia avuto gioie nella Sua vita terrena? Non è
possibile, c'è qualcosa che mi sfugge, Mi sono soffermata a pensare:
quando Gesù ha detto: " lasciate che i bambini vengano a me". Come non
pensare a un Gesù gioioso con tutti quei bambini festosi intorno a Lui.
Sicuramente ha provato gioia e non l'avrà neanche nascosta.
Ogni volta che
ha recato gioia alle persone non avrà avuto gioia anche Lui? Ogni volta
che ha chiesto al Padre un intervento per sanare qualcuno, nel momento
che il Padre glielo ha concesso. Gesù avrà gioito proprio nel momento
che ha detto: " Ti ringrazio
Padre.. ". Non ha forse gioito quando ha risuscitato il figlio unico
della madre vedova di Nain? E quando ha risuscitato Lazzaro? La gioia
delle sorelle si è unita con la gioia di Gesù. Nel rivedere il suo
amico di nuovo vivo. Ma prima nel veder piangere la sorella di Lazzaro
e quelli che erano con lei. "Fremè in cuor suo e si turbò". Un Dio che
è unito a noi in modo così intenso, così pieno di Amore, pieno di
sensibilità che non riesce a fare "il Dio" ma
semplicemente "nostro fratello".
La gioia di Gesù
è sempre preceduta da pietà, amore, misericordia, commozione. Vediamo
Gesù che si commuove nel vedere questa madre di Nain rimasta ormai
vedova, non gli resta altro che un solo affetto: il suo unico figlio.
Gesù è preso dal dolore di questa donna e si commuove. Ha pietà, ma
ecco, adesso c'è la gioia: "non piangere più" e avviene il miracolo. La
donna ha di nuovo il figlio vivo. Immaginarsi la gioia incontenibile ed
esultante di questa madre. E Gesù lo possiamo immaginare indifferente?
No, Gesù avrà gioito anche Lui nel suo cuore umano che non sa rimanere
indifferente. Come suona dolce questa espressione uscita dal cuore di
Gesù: "Non piangere più". C'è una carica di tenerezza e di condivisione
che ci procura anche a noi gioia e speranza. Un lungo elenco di persone
che Gesù ha reso felici e sempre vedendo il volto sorridente di
queste persone non può essere rimasto indifferente.
Iolanda Calabresi
| | Attività parrocchiali | |
Recita del Santo Rosario
Ogni giorno alle ore 7,00
Sabato, Domenica e festivi ore 7,30
Incontro di preghiera gruppo San Pio
Lunedì ore 17.00
Adorazione Eucaristica
Dal Lunedì al Sabato dalle ore 6.00 alle ore 23.00 inoltre il martedì e il venerdì Adorazione Notturna
Coroncina della Misericordia
Dal Lunedì al Sabato ore 15.00
Prove coro adulti
Mercoledì ore 21.00
Prove coro giovani
Venerdi ore 21.00
Incontro Gruppo Giovani
Lunedì ore 21.00
Incontro Gruppo Giovanissimi
Martedì ore 18,00
Incontro Azione Cattolica Adulti
Giovedì ore 17,00
Incontro gruppo fidanzati
Martedì ore 20,00
Incontro gruppo catechisti
Lunedì ore 19.00
Incontro gruppo caritas
Giovedì ore 19,00
Confessioni
Sabato dalle ore 17.00 alle 17.30
Sante Messe Domenicali
Ore 8.00, 10.00, 11.30 e 17.30
Feriale: 17.30
Incontro comunità Neocatecumenale
Martedì ore 21,00 la Parola di Dio
Sabato ore 21,00 cel. Eucaristica
Adorazione gruppo famiglie
Mercoledì ore 19,00 in famiglia
Giovedì ore 20,00 in chiesa
Programma Emittente Parrocchiale:
Ore 6.45: Santo Rosario;
Ore 8.00 (Lun e Sab): Lodi e Adorazione Eucaristica;
Ore
15.00:
Coroncina della Misericordia;
Ore 16.00 (Lun e Ven): Lettura Spirituale;
Ore
17.00: Santo
Rosario;
Ore
17.30: Santa
Messa;
Ore 18.00:
Adorazione Eucaristica;
Ore 8.00, 10,00 11,30 e 17.30: Sante Messe Domenicali
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