Lectio
Divina
DOMENICA DELLE PALME
– Anno C
Gesù
il Messia sofferente
Tema: Cristo va incontro alla morte con consapevolezza e
libertà di Figlio.
I Lettura: Is 50,4-7;
II Lettura: Fil 2,6-11;
Canto al Vangelo: “Per noi Cristo si è fatto obbediente fino alla morte, e alla morte di croce. Per questo Dio l’ha esaltato e gli ha dato il nome che è sopra ogni altro nome.” (Fil 2,8-9)
Vangelo: Lc 19,28-40
v.
28: Proseguimento del viaggio di Gesù verso
Gerusalemme;
v. 29: Tappa
presso il monte degli ulivi;
v.
30-34: L’invio dei discepoli per preparare l’arrivo a
Gerusalemme;
v.
35-38: Corteo popolare con i gesti e le grida della folla
entusiasta;
v.
39-40: indignate reazioni dei farisei.
v. 28
– Salendo verso Gerusalemme:
Questo brano è importante all’interno della seconda parte di questo vangelo,
perché funge da tramite per unire “la salita a Gerusalemme” (cfr.
9,51-19,45) con l’entrata di Gesù al tempio, l’ultimo insegnamento pubblico
e gli eventi immediatamente successivi (passione, morte e resurrezione). Il
“salire” era il termine in uso per indicare l’entrata nella terra promessa
e in particolare a Gerusalemme in occasione dei pellegrinaggi (cfr. 2,41).
Questa “salita” finale di Gesù si presenta come una processione sacra,
solenne, una festa gioiosa.
v. 29
– Betfage e Betania, presso il monte detto degli Ulivi:
Il percorso di Gesù attraverso queste due città dal nome simbolico (Betania =
casa del povero, nella linea della scelta preferenziale di Gesù e richiama
anche il luogo dell’unzione cfr. Mc 14,3-9; Betfage = casa dei fichi, che
probabilmente suggerisce l’episodio del fico seccato narrato da Marco cfr.
11,12ss). Il monte degli Ulivi richiama una serie di realtà simboliche. Su
questa collina di fronte alla città santa, una tradizione biblica situa
l’intervento di Dio per la battaglia finale decisiva (cfr. Zc 14,4). Una
tradizione giudaica del 1 sec. testimoniata da Giuseppe Flavio mette il monte
degli Ulivi in relazione con l’attesa messianica della gente. Inoltre il monte
degli Ulivi ha anche connotazioni regali, è per questa salita del monte che il
re Davide, con l’Arca dell’Alleanza, piangendo, fugge inseguito dal figlio
ribelle Assalonne (cfr. 2Sam 15,30).
v. 30
– Troverete un puledro legato:
Il testo è da leggere sullo sfondo di Gn 49,11 e soprattutto di Zc 9,9, anche
se l’evangelista non lo cita esplicitamente come invece fa Mt 21,5. Il puledro
è un animale domestico, pacifico, compagno “familiare” del lavoro
dell’uomo opposto al cavallo usato come animale da guerra e di prestigio (cfr.
2 Cr 1,14-17; Es 15,21; Pr 21,31; Salmo 20,8). Il mettere in evidenza “sul
quale nessuno è mai salito” vuole esplicitare il carattere sacro
dell’animale, o meglio, nel nostro caso, il suo carattere regale, cioè al
riparo dall’uso profano, quindi consacrato (cfr. Nm 19,2; Dt 15,19; 21,3; 1Sam
6,7).
v. 31
– Il Signore ne ha bisogno: Gesù
conosce in anticipo come si svolgerà la scena. Il titolo “Signore” messo
dall’evangelista in bocca a Gesù riceve dal contesto una connotazione
messianica; Gesù, infatti, agisce da sovrano messianico: egli ha il diritto di
comandare e di essere obbedito, perché pienamente fedele al volere divino,
portando a compimento quanto è stato rivelato nella Scrittura.
v. 35
– Gettati i loro mantelli:
Rimane imprecisato il soggetto dell’azione, è probabile che l’evangelista
volesse descrivere un’azione corale e sottolineare l’eccezionalità di ciò
che sta accadendo, iniziando così il corteo che porterà all’intronizzazione
di Gesù, come avveniva già per il re di Israele (cfr. 1Re 1,33; 2Re 9,13).
v. 36
– Stendevano i loro mantelli sulla strada:
L’evangelista riprende il motivo del viaggio che prende l’aspetto di un
corteo trionfale. Il gesto, anche se poteva far parte di un rituale conosciuto (cfr.
2Re 9,13), tuttavia il gesto era possibile sulla scalinata conducente al trono
non in piena campagna, per questo la scena assume un significato fortemente
simbolico.
v. 37
– Tutta la folla dei discepoli:
L’evangelista identifica le persone che fanno festa a Gesù come discepoli,
diversamente dagli altri evangelisti, riferendosi probabilmente alla comunità
cristiana (cfr. At 6,2). Inoltre l’evangelista situa questo momento di
acclamazione non a Gerusalemme, ma “vicino alla discesa del monte degli
Ulivi”.
–
Esultando, cominciò a lodare Dio a gran voce:
Nelle parole di lode della folla Luca riprende la citazione del Sal 117(118),26
già annunziata in Lc 13,35. Egli aggiunge però il titolo di re. Nella seconda
parte dell’acclamazione della folla, l’evangelista toglie l’allusione al
messianismo davidico che era in Marco (cfr. Mc 11,10) e amplia la lode finale
con un canto che rimanda al saluto degli angeli per la venuta del Messia sulla
terra (cfr. 2,13-14). Al coro della folla degli angeli risponde il coro della
folla dei discepoli.
v. 38
– Pace in cielo: Il
significato può essere molteplice:
1)
pace che l’esaltazione di Cristo ha portato tra Dio e l’uomo (cfr. At 10,39)
e quindi ora quest’ultimo può guardare, senza timore, verso il cielo;
2) pace che in opposizione a quella degli uomini
proviene da Dio;
3) come la pace è venuta sulla terra con Gesù (cfr.
2,13-14) così sale con lui in cielo per ritornare sulla terra definitivamente
alla Parusia (= seconda venuta di Gesù);
4) una certa parentela con la benedizione che
concludeva il pasto giudaico: “Colui che dà pace nelle altezze, procuri pace
sopra di noi e sopra tutto Israele”.
v. 39
– Alcuni farisei tra la folla: In
contrasto con i discepoli i farisei impersonano gli avversari ostili al
pretendente regale (cfr. Parabola delle mine: 19,11-27).
v. 40
– Grideranno le pietre: Gesù
risponde ai farisei con una sorta di proverbio che ricorda Ab 2,11dove affiora
il pensiero della condanna incluso nell’immagine delle pietre che gridano. La
frase in se stessa può avere diverse interpretazioni: la regalità di Gesù non
può essere taciuta, anche se le persecuzioni cercheranno di impedire
l’annuncio del vangelo; l’allusione può riferirsi anche alle pietre tombali
della Valle del Cedron (tra Gerusalemme e il monte degli Ulivi), se la
generazione contemporanea non riconoscesse la regalità di Gesù la griderebbero
i loro padri, che l’hanno atteso dalle tombe.
1) Con quale atteggiamento viviamo l’accoglienza di Gesù nella nostra
vita?
2) Lo
sappiamo riconoscere Re?
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