Lectio Divina

 III DOMENICA DI QUARESIMA – Anno C

 

Domenica della conversione

 

Tema: Convertirsi ed accogliere la salvezza.

I Lettura: Es 3,1-8.13-15

Dal Salmo 102(103) –Il Signore ha pietà del suo popolo.-

II Lettura: 1Cor 10,1-6.10-12

Canto al Vangelo: “Fate penitenza, dice il Signore; il regno di Dio è vicino.” (Mt 4,17)

Vangelo: Lc 13,1-9

ANNOTAZIONI

v. 1 – Galilei il cui sangue Pilato aveva mescolato con quello dei loro sacrifici: L’episodio riferito da Gesù si può situare nel tempo pasquale, quando anche i laici potevano prendere parte ai sacrifici del tempio. L’uccisione avvenne o mentre pellegrini della Galilea stavano salendo la collina del tempio o, se l’espressione è da prendere alla lettera, durante il sacrificio stesso, ma in questo caso sarebbe stato un atto sacrilego. L’avvenimento riferito non corrisponde a nessuno di quelli narrati dallo storico giudeo Giuseppe Flavio per l’epoca di Pilato, tuttavia è verosimile.

v. 2 – Credete che quei galilei fossero più peccatori…: Probabilmente alla morte violenta di quei pellegrini galilei era stata data dai connazionali la spiegazione, secondo la concezione del tempo, che essendo peccatori erano stati puniti da Dio, infatti la malattia e la morte violenta erano considerate come una punizione che Dio infliggeva per i peccati commessi e che soltanto lui conosceva (cfr. Gb 4,7; 8,20; 22,4-5). Gesù non condivide simile spiegazione e coglie l’occasione di questo avvenimento per parlare del giudizio di Dio, che si abbatterà su tutti gli uomini a meno che non si convertano.

v. 3 – Se non vi convertite perirete tutti allo stesso modo: La parola di Gesù è chiara, il fatto riportato deve servire da segno, da avvertimento per i presenti; capire l’importanza decisiva del tempo attuale e convertirsi.  L’attenzione di Gesù è centrata sull’evento del regno di Dio, sulla necessità di cogliere l’offerta di perdono da parte di Dio resa attuale nella predicazione di Gesù (cfr. 3,3.8; 5,32; 10,13; 11,32; 15,7.10; At 2,38; 3,19).

v. 4 – O quei diciotto sopra i quali rovinò la torre di Siloe e li uccise: Gesù ricorda un secondo episodio, un incidente avvenuto nel crollo della torre di Siloe (probabilmente una torre del muro di cinta della città di Gerusalemme, vicino al canale di Siloe che portava l’acqua dalla fonte di Ghilon vicino alla piscina omonima), dove erano rimaste uccise diciotto persone. L’interpretazione di Gesù su questo avvenimento è identica a quella di prima e include l’idea che ogni uomo è peccatore ed ha bisogno di conversione, non nel senso di migliorare il comportamento, ma nel senso radicale di accoglienza del regno di Dio.  

v. 6 – Fico piantato nella vigna: Il fico piantato in un vigneto corrisponde al paesaggio palestinese e dei paesi mediterranei in generale (Sicilia). Già nell’AT (cfr. Ger 8,13; Os 9,10; Mc 7,1) l’immagine del fico è regolarmente associata a quella dell’uva o della vigna e si trova come simbolo di Giuda o di Israele (cfr. Ger 24,1-10).  

v. 7 – Taglialo, perché deve sfruttare il terreno?: Le parole che il proprietario rivolge al vignaiolo spiegano quanto esposto nel v. 6 sulla mancanza di frutto. Un fico può non portare frutto per un anno, ma sono tre anni che non produce e quindi indica che l’albero è infruttuoso e come tale sfrutta, esaurisce, rende inutile, inefficace il terreno che potrebbe servire per piante produttive.

v. 8 – Lascialo ancora quest’anno: La parabola termina con l’assicurazione, data dal vignaiolo al padrone, di prendersi cura della pianta e di farle opportuni trattamenti per offrirle la possibilità di produrre frutti. Dio offre nel ministero di Gesù il tempo decisivo prima della venuta finale del regno, “l’Anno di Grazia” (cfr. 4,19), tempo dato per convertirsi, cioè per accogliere l’annuncio di Gesù e lasciarsi muovere da questa grazia. La parabola non intende affermare che dopo quest’ultima possibilità offerta di produrre frutti, la pazienza di Dio si esaurisce, non si propone di indicare i limiti della misericordia di Dio, ma di affermare con assoluta chiarezza che egli, nella sua bontà, accorda a tutti il tempo per accogliere il suo invito alla conversione. La parabola, quindi, vuole integrare l’insegnamento proposto nei v. 1-5.

 

Dai “discorsi” di Gregorio di Nazianzo, (Sermo 32, 30)

Moderazione nel condannare

Non è la stessa cosa strappare uno sterpo o un fiore e uccidere un uomo. Sei immagine di Dio e parli a un’immagine di Dio. Tu che giudichi sarai a tua volta giudicato (Mt 7,1); e giudichi il servo di un altro (Rm 14,4), che è governato da un altro. Esamina bene tuo fratello, come se tu dovessi essere misurato con la stessa misura. Attento a non tagliare e gettar via temerariamente un membro, nell’incertezza, perché le membra sane non abbiano ad averne un detrimento. Riprendi, rimprovera, scongiura. Hai la regola della medicina. Sei discepolo di Cristo mite e benigno, che portò le nostre infermità (Is 53,4). Se incontri una prima resistenza, aspetta con pazienza; alla seconda, non perdere la speranza, c’è ancora tempo per una cura; al terzo scontro cerca d’imitare quel benevolo agricoltore e chiedi al Signore che non sradichi il fico infruttuoso (Lc 13,8), che lo curi, che lo concimi, attraverso la confessione. Forse si cambierà e porterà frutto e accoglierà Gesù che torna da Betania.

 

      

 

Per la “Collatio” e la “Deliberatio”

 

1) Sappiamo leggere i fatti della storia e della nostra vita alla luce della parola di Dio?

 

2) Quali fatti della nostra vita sono stati per noi motivo di conversione?

 

3) Quali segni stimolano il nostro cammino comunitario di conversione?

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