Lectio
Divina
IV DOMENICA DI QUARESIMA – Anno C
Tema: Riconciliati in Cristo col Padre per fare Pasqua.
I Lettura: Gs 5,9-12;
II Lettura: 2Cor 5,17-21
Canto
al Vangelo: “Mi alzerò e andrò da mio
padre e gli dirò:
Padre, ho
peccato contro il cielo e contro di te!” (Lc 15,18)
v. 1-3: Introduzione ambientale per presentare le parabole
seguenti;
v. 4-7: Parabola della pecora perduta e ritrovata;
v. 8-10: Parabola della dramma perduta e ritrovata;
v. 11-32: Parabola del padre e dei suoi due figli.
v. 1 – Tutti i
pubblicani e i peccatori: I
pubblicani erano gli esattori pubblici che riscuotevano le tasse a nome
dell'impero romano arricchendosi considerevolmente. Questi esattori erano
assimilati ai pubblici peccatori, che la legge ebraica escludeva dalla salvezza.
v. 2 – I farisei e gli
scribi mormoravano: Questi due
gruppi, zelanti della Toràh (Legge), pensavano di evitare i rapporti con i
peccatori, cioè con coloro che per il loro stato (immoralità o irreligiosità)
o mestiere non compiono le prescrizioni della Legge. I pubblicani in special
modo erano giudicati disonesti per natura e nella visione farisea, impuri per i
loro contatti con i romani. Con questi primi due versetti si vogliono
evidenziare due atteggiamenti contrastanti: la premura dei peccatori di
avvicinarsi a Gesù e il brontolio dei farisei e degli scribi.
- Riceve i peccatori e
mangia con loro: Gesù
stabilisce con essi la comunione mangiando con loro, che nella mentalità
orientale indica intimità. Questo atteggiamento di Gesù corrisponde ad una
situazione caratteristica della sua vita pubblica (cfr. Mc 2,15-17; Lc 19,1-9;
7,34-50) e realizza l’immagine della comunione nel regno di Dio (cfr.
13,25-29; 14; 15,23-32).
-v. 11 – Un uomo aveva
due figli: I personaggi sono presentati molto semplicemente
evidenziando due figli, il numero ideale per esemplificare due comportamenti
divergenti (cfr. Mt 21,28).
v. 12 – Il più
giovane disse: La prima parte della parabola (cfr. v. 12-16)
descrive il progressivo allontanamento del figlio giovane dalla casa paterna.
Questa partenza non avviene in seguito a litigi, ma come chi desidera rendersi
indipendente per emigrare e iniziare una propria esistenza all’estero, uso del
tutto corrente nella Palestina dell’epoca che non era in grado di nutrire
l’intero popolo. Era inoltre normale che fosse il più giovane a cercare
fortuna altrove e non il figlio maggiore, perché secondo la regola giuridica (cfr.
Dt 21,17; Sir 33,20-24) al figlio maggiore spettavano i 2/3 della proprietà.
v. 13 – Sperperò le
sue sostanze vivendo da dissoluto: La
dilapidazione implica una nota morale di vita dissoluta (cfr. v. 30). Perdendo i
beni ricevuti dal padre egli perde ogni diritto dinanzi a lui. E’ in questa
perdita del patrimonio paterno che sta il peccato, più che nella vita
lussuriosa che verrà menzionata in seguito (cfr. v. 30).
v. 14 – Venne una
grande carestia: La
catastrofe personale aggravata da una naturale. Il figlio è ridotto
all’indigenza e quindi alla dipendenza altrui.
v. 15 – Si mise a
servizio di uno degli abitanti di quella regione:
Questo versetto esprime la decadenza del figlio dalla fede e dalla religione del
suo popolo, perché si unisce ad un cittadino che allevando porci si rivela un
pagano e si fa custode dei porci, l’animale impuro per eccellenza (cfr. Lv
11,7).
– Pascolare i porci: Pascolare i maiali è ciò che di più avvilente
si poteva far fare ad un ebreo, al quale era proibito di mangiare la carne di
questi maiali e di conseguenza di allevarli. Un detto rabbinico afferma:
“maledetto l’uomo che alleva porci”.
v. 16 – Avrebbe voluto
saziarsi con le carrube:
L’immagine descrive il colmo della degradazione. I porci erano meglio nutriti
del figlio, che non può neanche saziarsi delle carrube che servivano come
foraggio per porci, cavalli e a volte erano anche sgranocchiate dalla gente.
v. 17 – Rientrò in se
stesso: L’espressione esiste sia in greco che in latino
con il significato di “cominciare a ragionare” e in ebraico con il
significato di “pentirsi” (cfr. At 12,11): è l’inizio della conversione.
Un proverbio rabbinico dice: “quando gli israeliti sono costretti a mangiare
carrube si convertono”. Il motivo non è elevato: nel soliloquio il giovane
paragona la sua situazione di figlio decaduto a quella dei lavoratori a giornata
di suo padre.
v. 18 – Padre ho
peccato contro il cielo e contro di te: Il
giovane ha preso coscienza del suo peccato (cfr. Ger 31,18-19); nel contesto di
alleanza, la rottura delle relazioni umane implica anche rottura con Dio (cfr.
Es 10,16). Nasce la sua decisione di ritornare verso il padre, pur sapendo di
non avere più nessun diritto.(cfr. 18,13).
v. 20 – Partì e si
incamminò verso suo padre: E’
la seconda tappa della sua conversione.
– Lontano il padre lo
vide e commosso gli corse incontro, gli si gettò al colo e lo baciò: Tutta l’iniziativa appartiene al padre, lo vede
per primo da lontano. Commosso: il verbo significa “sconvolto fino alle
viscere”, già esprimeva il sentimento di Jahweh verso il suo popolo (cfr. Ger
31,20; Os 11,8; Is 49,14-15) e il sentimento di Gesù nei confronti del
bisognoso (cfr. Mc 1,41; 6,34; 8,2; Lc 7,13; 10,33). Corse incontro: un
comportamento non dignitoso per la sua età e autorità. Si gettò al collo
per impedire al figlio di umiliarsi gettandosi ai suoi piedi. Baciò in
segno di perdono (cfr. 2Sam 14,33) e di comunione senza tener conto dello stato
di impurità dovuto al contatto con i pagani e con i porci. Comportamento
sorprendente di un padre la cui autorità è indiscussa e il cui amore, gratuito
e sovrabbondante, va al di là di ogni regola.
v. 23 – Rivestitelo,
mettetegli l’anello al dito e i calzari ai piedi:
Questi tre gesti indicano la completa reintegrazione del giovane nella relazione
filiale e nella conseguente autorità. Veste lunga: un vestito di festa
che serve ad onorare l’ospite o a significare la sua dignità di figlio (cfr.
il vestito dei salvati: Ap 6,11; 7,9.13). L’anello al dito: si tratta
probabilmente di un anello con sigillo e quindi il ragazzo viene ristabilito
nella dignità filiale con tutta l’autorità e poteri ad essa connessi,
rispetto ai servi di casa. Sandali: sono il segno di un uomo libero perché
lo schiavo camminava a piedi nudi.
- Facciamo festa: Il banchetto è segno di gioia e di comunione.
v. 25 – Il figlio
maggiore…al ritorno: Il figlio
maggiore tornando dal lavoro si informa su cosa sia successo e saputolo si
rifiuta di entrare. Già l’AT presenta la collera dei giusti provocata dal
successo dei cattivi (cfr. Sal 37(38),7).
v. 28 – Il padre uscì
a pregarlo: Come già per il primo figlio, il padre viene
incontro e lo supplica con insistenza. La risposta del figlio è in tono di
rimprovero e senza rispetto, manca nel rivolgersi al padre tale appellativo ed
enumera i suoi meriti: la fedeltà e il servizio costante (cfr 18,9-12).
v. 30 – Questo tuo
figlio: Vi si legge il disprezzo del figlio fedele per il
più giovane che non riconosce più come fratello. Per contrasto nel v. 31 il
tono del padre verso il figlio maggiore è particolarmente affettuoso, lo chiama
figlio e gli si rivolge con il pronome tu, sottolineando l’amore personale per
il primogenito, ricordandogli da una parte che è l’erede legittimo e
dall’altra il valore dell’unità familiare e l’importanza della comunione
personale con il padre.
v. 32 – Bisognava far
festa e rallegrarsi: Il
bisognava evidenzia la logica dei tempi nuovi nei quali Gesù ha rivelato
l’amore di Dio per ciò che è perduto (cfr. 19,10). Il padre invita il figlio
maggiore a riconoscere come fratello il figlio ritornato a casa. Non può
ergersi a giudice ed escludere nel nome della propria fedeltà il suo prossimo.
La parabola si conclude con il ritornello (cfr. v. 24) inteso come appello al
figlio maggiore a condividere la gioia, ad entrare in casa. Se egli farà festa
al fratello tornato, se entrerà nella logica dell’amore di suo padre, allora
egli stesso potrà sperimentare cosa significa essere figlio ed essere fratello.
Quale decisione prenderà il primogenito?
1) In quale
figlio noi ci riconosciamo?
2) L’amore di Dio per
tutti fa di noi dei fratelli nella pratica quotidiana?
3) Come può essere
applicata al piano sociale e politico questa esigenza di perdono avanzata da Gesù
con tanta radicalità?
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