"Chissà
se in occasione della giornata missionaria non riuscite ad aiutarci
a realizzare un piccolo sogno molto concreto: quello di trovare
due campane un po’ grandi (circa 50 cm. di diametro), perché
la chiamata a riunirsi a pregare il Signore possa giungere anche
a chi abita lontano dalla chiesa? Tante persone si affacciano al
cancello della missione, gente che non ha niente, neanche il minimo
per vivere, gente abbandonata, dimenticata da tutti, giovani senza
una concreta speranza di vita o meglio di sopravvivenza. Ebbene,
nonostante questo, incontro ogni giorno volti sorridenti, cuori
sereni, perché volti di uomini e donne che hanno capito cosa
vuole dire l’amore di Dio, e se si è amati, tutto il resto
si può sopportare e superare - scrive don Marco nella lettera".
Il sogno di don Marco si è avverato. L’appello non è
rimasto inascoltato: con la collaborazione della sua parrocchia
di origine, quella di Baldissero e con quella di Gesù Operaio,
l’ultima in cui ha operato in Italia, don Giancarlo si è
messo all’opera e nel giro di breve tempo ha spedito in Africa le
due campane. "Grazie alla collaborazione di queste tre parrocchie
- dice soddisfatto il parroco - siamo riusciti in questo importante
progetto e speriamo che per la notte di Natale, l'ultimo del Millenio,
don Marco possa già far suonare queste due campane, simbolo
di amicizia e solidarietà".
Nel
febbraio del 2000 don Marco scrive a don Giancarlo: "Carissimo,
ti scrivo anzitutto per ringraziare attraverso di te tutta la comunità
della Collegiata per quanto state facendo per la missione. Ci avete
fatto dono di una campana e per noi questo è un dono bellissimo,
per noi Padri perché il motivo per cui ci troviamo qui, lontani
da Torino, è proprio quello di far giungere anche a questa
gente, così povera e dimenticata da tutti, la grande notizia
che "Dio ci ha tanto amato da dare il suo Figlio unigenito"
e per i nostri cari Samburu perché le campane siano un richiamo
gioioso alla preghiera ed anche un suono attraverso cui sentiranno
la vostra amicizia ed attenzione di fratelli nella fede. Insomma
ci aiuteranno molto a testimoniare che nonostante nessuno nel mondo
voglia i Samburu, nella Chiesa invece sono fratelli preziosi e desiderati
e dunque le nostre parole saranno continuamente rafforzate da questo
segno di affetto e di comunione nella fede".