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San Leo è il quartiere situato all'estremità ovest di Pellaro, subito dopo Occhio. In tempi remoti, il paese di S.Leo era quasi tutta una fiumara; difatti, adesso, scavando a 3-4 metri di profondità si nota che il terreno è costituito da pietre, pietrisco, ghiaia, sabbia. Col passare del tempo, la zona che si diparte dalle colline verso il mare è stata bonificata e le varie  bonifiche  sono state effettuate dai cosiddetti "gnuri", ricchi proprietari terrieri.
 

 

 

Il paese incomincia dal torrente Valanidi II con la strada Nazionale Statale 106. Ai fianchi della strada, ossia a destra e a sinistra, abitavano i gnuri, mentre i coloni stavano nei giardini in case sparse, umide e vetuste. Nel paese abitavano tra le famiglie più importanti di Reggio Calabria come i Guarna, i Vitale, i Tripepi, i Donato , i Catanoso, i Colosi, i Raffa. Un componente della famiglia dei Donato, precisamente  il prete Giuseppe Donato, si era prodigato per la costruzione dell'unica chiesetta della contrada, dedicata a S.Leo.

Dopo la bonifica, le terre vennero date in colonia ai contadini, che dovevano provvedere alla lavorazione della terra, alla concimazione, alla raccolta dei prodotti agricoli. Le migliori primizie erano offerte sempre al proprietario, mentre i contadini si dovevano accontentare della cosiddetta " mangiata 'i pasta ". Erano tempi duri quelli e, vuoi per il bisogno vuoi per la famiglia numerosa da mantenere, bisognava accettare imposizioni gravose.

La festa del paese avveniva di sabato, la prima settimana di luglio. Ci si svegliava al suono della banda, si sparava prima e dopo la processione del Santo e si ballava al ritmo dell'organetto, del tamburello e della zampogna. I passatempi più richiesti erano il canto della "Calabrisella" e il ballo della "Viddhaneddha".