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Karol Wojtyla

 

Il tuo Amore

ha dissetato L’Umanità,

il tuo sguardo ha penetrato

i nostri cuori,

la tua carezza

ha allietato bambini,

giovani, anziani.

Non c’è sole

che scioglierà

la tua neve,

non c’è stella

che non brilla

la tua visione

di Santo tra i santi,

di Beato tra i beati.

La tua candida Luna

risplende il Creato,

dissolve le ombre,

cancella paure, incertezze…

rallegra l’animo umano;

ora il Chiarore sembra

un grande Manto bianco

che avvolge il mondo

di ogni benedizione.

 

 
 
 
 
 
 

La Semina

Va
per il campo,
arato di fresco l’agricoltore,
agguanta con la mano
callosa, il seme nel sacco
che tiene dalla cintola in giù,
lo sparge con ampi passi,
nel terreno zappato di fresco,
s’annida tra le zolle
color marrone, scompare,
pare inghiottito dalla terra.
Gocce di sudore cadono
dalla fronte del contadino,
lasciano il segno sul terreno.
Poi il seme viene coperto…
il sacco giace vuoto accanto
alla cascina,
l’uomo è sudato, stanco.
La speranza è di vederlo
germogliar, maturar
al sole… risplendente
con chicchi color oro.
Il vento di ponente
sibila tra le piantine dorate
passano le stagioni e giunge
il giorno della raccolta.
Così è il seme, così è la vita,
così è l’uomo,
che semina tanto
nella vita… con la speranza
di raccogliere il frutto dei
propri sacrifici.

       
 
 
 
 

               Il Barbone

                  Capelli arruffati,
                  un po’ stempiato,
                  barba bianca, incolta,
                  bionda verso le labbra;
                  occhi incavati,
                  trascinava il peso dei suoi anni,
                  in quella stazione di Milano.
                  Sopravviveva nel suo mondo…
                  sdraiato dietro il solito pilastro,
                  tra il ritmo incessante delle autovetture.
                  Poi, all’aurora di un frigido inverno,
                  vidi una luce fissa,
                  lampeggiante,
                  mi avvicinai…
                  stava inerte
                  tra due cassonetti di rifiuti.
                  Povero uomo,
                  rifiutato dalla società,
                  giaceva col viso chino
                  sul marciapiede,
                  come per baciar la terra
                  che non ha mai conosciuto.
                  Forse in questo mondo,
                  siamo tutti un po’…
                   barboni!.