Parrocchia di Pedemonte
     

 

 

Brancafora com'era fino ai primi anni '60

Breve storia 

della parrocchia

Una leggenda, registrata in una pergamena custodita nell’archivio Trapp, attribuisce l'erezione della chiesa di Brancafora al papa Bonifacio IV, vissuto nel VII secolo, il quale l'avrebbe arricchita di molte indulgenze.  Una lettura serena dei documento non lascia dubbi sulla sua infondatezza storica.  La riflessione storica più recente data l'inizio dell'attività ecclesiale a Pedemonte al momento dell'erezione in questo luogo dell'ospi­zio per i pellegrini e i viandanti.  Brancafora si prestava bene a questa attività in quanto pro­prio lì la strada della valle dell'Astico, che collegava il Vicentino al Trentino e all'Alemagna, aveva una deviazione verso la conca di Caldonazzo e Levico nell'alta Valsugana.

 Per la datazione della fondazione dell'ospizio gli storici fanno due ipotesi.  C'è chi la colle­ga al lascito di Berengario, il quale nel 917 donava tutti i territori tra il canale di Brenta e l'Astico al vescovo di Padova.  In forza di tale donazione, i territori dalla bassa Valsugana alla sponda sinistra dell'Astico (compreso l'altopiano di Asiago) che fino allora appartene­vano a Vicenza, venivano assegnati alla diocesi di Padova.  Non è improbabile che, in seguito alla donazione, il vescovo abbia dotato questi territori degli ospizi di San Pietro di Valdastico e di Brancafora, necessari per l'assistenza ai numerosi pellegrini che transita­vano per la valle.  Una seconda ipotesi attribuisce l'erezione dell'ospizio ai Benedettini, molto operosi nel territorio vicentino fin dal secolo VIII e che avevano dei consistenti pos­sedimenti nella zona di Caltrano, l'antica pieve alla quale convergevano tutte le chiese dell'alto Vicentino.  Nella prima ipotesi l'erezione daterebbe alla metà dei secolo X; nella seconda, due secoli prima.

 Accanto all'ospizio fu ben presto eretta una chiesa dedicata a Santa Maria, senza alcuna altra specificazione.  "Santa Maria di Brancafora" è la denominazione che indica sia la chiesa che la località e questo fino a tutto il 1700.  Di fatto, fin dall'inizio del millennio, si sviluppò una notevole devozione alla Madonna di Brancafora.  Le testimonianze scritte di tale devozione risalgono al 1300 e registrano l'accorrere di pellegrini sia dall'alto Vicenti­no (Piovene, Schiavon), sia dal Trentino (Caldonazzo e Levico).  Lo storico Dal Pozzo, nella seconda metà dei 1700, parla dei pellegrinaggi annuali che vi si facevano da parte delle comunità parrocchiali dei Sette comuni, di Folgaria e Lavarone.  I numerosi lasciti che sono documentati negli Atti visitali, situati nella zona di Levico e Caldonazzo, proven­gono da questa devozione.

 Le citazioni più antiche di Brancafora sono dei 11 54 e dei 11 99.  Nel primo caso si tratta di un   documento con il quale il papa Adriano IV confermava al vescovo di Padova una serie di possedimenti tra i quali appunto Brancafora.  Nel secondo si registra una donazione di L.  10 all'ospizio da parte di Speronella, moglie di Ezzelino I I.

Fin dall'inizio alla chiesa di Brancafora facevano riferimento tutti i masi sparsi nella parte terminale della valle dell'Astico e in parte anche sull'altipiano, essendo la chiesa di Bran­cafora l'unica esistente nella zona.  Quando alla metà dei 1400 o all'inizio dei 1500 (la data non è certa) la chiesa sarà eretta a parrocchia, ad essa saranno attribuiti tutti i fedeli dei masi di Scalzeri, Longhi, Ciechi, Carotte, Luserna, come pure Montepiano, Ponteposta, Giaconi, Snideri, anche se situati sulla destra dell'Astico.  Dal 1752 vi sarà annessa Lastebasse, comunità scesa dall'altopiano di Folgaria in seguito alle lotte con quella comunità.  Luserna, Casotto e Lastebasse si staccheranno dalla chiesa madre e saranno erette in curazie solo dopo la metà dei 1700.  Ne dà conferma il Libro dei Battesimi e dei morti dell'archivio di Brancafora.

 Nel 1535 Pedemonte e Casotto, dopo lunghe diatribe e lotte, saranno definitivamente inserite nel principato di Trento e nell'impero austro-ungarico.  Ciononostante esse rimar­ranno ecclesiasticamente unite a Padova fino al 1785 quando, per decreto dell'imperato­re Giuseppe II, acconsentito dal papa, passeranno alla diocesi di Trento.  Fino al 1913 faranno parte dei decanato di Levico; poi di quello di Folgaria.

Un importante influsso sulla chiesa di Brancafora lo ebbe la famiglia Trapp che ne aveva giurisdizione fin dal 1461, quando Giacomo Trapp comperò l'intera giurisdizione di Caldo­nazzo dal duca dei Tirolo Sigismondo.  Nel 1558 Osvaldo Trapp otteneva dal vescovo di Padova lo “ius presentandi”, cioè il diritto di scegliere il parroco di Brancafora.  Di fatto, almeno da allora in poi, tutti i parroci provennero dalla zona di Caldonazzo, che era dio­cesi di Feltre, mai dalla diocesi di Padova.  Nel 1680 il conte Trapp otteneva dal vescovo di Padova per i parroci di Brancafora il titolo di Arciprete.  La giurisdizione della famiglia Trapp cessò nel 1803, insieme al principato vescovile di Trento, in occasione delle guerre napoleoniche.  Sopravvisse tuttavia per qualche tempo lo “ius presentandi”, ridotto però all'approvazione dei parroci scelti e nominati dal vescovo.

 Nel 1929 Pedemonte passò dalla provincia di Trento a quella di Vicenza.  Quando poi nel 1964 la diocesi di Trento rinunciò a Bolzano e il vescovo, obbedendo (unico in Italia) a una clausola dei Patti Lateranensi, volle unificare i confini ecclesiali con quelli civili della provincia, anche la parrocchia di Pedemonte fu staccata da Trento e unita a Vicenza.  Si compiva così una lunga storia: questo territorio, staccato dalla chiesa di Vicenza in seguito al lascito di Berengario dei 917, vi ritornava dopo oltre mille anni.

 

Briciole di Storia tratto da Campane Nr. 43

Il nuovo evangelario tratto da Campane Nr. 44

Parroco? No, Arciprete  tratto da Campane Nr. 46

Consiglio pastorale tratto da Campane Nr. 46

Il nuovo presbiterio tratto da Campane Nr. 50

 

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