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Parroco? No… Arciprete! L’ archivio parrocchiale di Brancafóra custodisce documenti di grande interesse per la nostra comunità. Tra i molti che ho potuto visionare, vorrei proporne alcuni che purtroppo sembrano essere stati completamente scordati da tutti. Il primo documento è la lettera con cui l’indimenticato Arcivescovo di Trento Celestino Endrici, celebre ed amato per la ferma ed irremovibile posizione assunta a difesa dei propri fedeli, che gli costò anche la reclusione durante la Grande Guerra, ripristinò il titolo di Arcipretale per la Parrocchiale di Brancafóra. NOI CELESTINO ENDRICIPER
GRAZIA DI DIO E DELLA SEDE APOSTOLICA VESCOVO
DI TRENTO E PRINCIPE PRELATO DOMESTICO DI S. SANTITAE
ASSISTENTE AL SOGLIO PONTIFICIO PATRIZIO
ROMANO DOTTORE
IN SACRA TEOLOGIA E FILOSOFIA ECC. ECC. AD PERPETUAM REI MEMORIAM
Fra le chiese della Diocesi insigni per veneranda
antichità Ci piace annoverare la parrochiale di Brancafora,
la cui origine risale giusta non disprezzabili memorie al
tardo medioevo: ma già in tempi anteriori nel luogo avevano
eretto una pubblica chiesa i religiosi che tenevano lo
storico ospizio per pellegrini.
Ripristinando un titolo in altri tempi in uso,
nell’intento di distinguere con particolare denominazione
le chiese più antiche dalle parrocchie di più recente
erezione, siamo lieti di restituire alla chiesa parrocchiale
di S. Maria Assunta in Brancafora l’onorifico titolo di
ARCIPRETALE, accogliendo così la supplica di quei Nostri
devoti figli raccomandata pure dal Rappresentante della
comunità.
Serva il presente atto della Nostra particolare
benevolenza a rassodare nel cuore dei fedeli di Brancafora
l’attaccamento alla Chiesa, alla dottrina da lei insegnata
ed alle sue leggi, e li stringa sempre meglio intorno al
Pastore delle loro anime, il novello Arciprete, al quale
unito al suo popolo inviamo la pastorale benedizione. DALLA
NOSTRA RESIDENZA P. VESCOVILE Trento,
4 marzo 1928 + Celestino Vescovo
Dal testo traspare
chiaramente il fatto che i pedemontani erano giustamente
orgogliosi del titolo di Arcipretale
riconosciuto alla propria chiesa, e non si trattava solo di
campanilismo. Essi possedevano la consapevolezza delle
proprie origini in misura sicuramente maggiore di quella che
c’è al giorno d’oggi.
Brancafóra fu chiesa-madre per Ponteposta, Casòtto
e Luserna i cui abitanti ne riconoscevano l’autorità. Per
molti secoli fu meta di pellegrinaggi, cerniera di raccordo
tra la Diocesi di Padova ed il Principato di Trento, luogo
di ristoro spirituale, e con l’ospizio anche fisico, per
crociati e viandanti che scendendo da nord si recavano in
Terra Santa con le navi di Venezia. Fu probabilmente anche
il primo luogo di culto nel quale più di mille anni fa
arrivò la Parola di Dio nella zona compresa tra Arsiero,
Posina, Terragnolo, Folgaria, Lavarone ed i Sette Comuni.
Non va inoltre trascurato il fatto che la Parrocchia svolse
un prezioso compito prima di supplenza e poi di supporto
alla vita civile ed amministrativa della nostra comunità.
Basti ricordare il periodo in cui la gente trentina venne
dispersa nei campi profughi e solo il clero riuscì ad
evitare il completo smembramento di famiglie e comunità,
gettando così le basi per il successivo ritorno alla
normalità.
Quando nel 1964 la nostra Parrocchia fu aggregata
alla Diocesi di Vicenza, l’allora Vescovo Carlo Zinato
rinnovò la concessione del titolo alla nostra chiesa.
Ciononostante noto con un po’ di rammarico che ultimamente
i sacerdoti evitano di usare, purtroppo anche nei documenti
ufficiali, il titolo di Arciprete.
Non saprei dire se si tratti di semplice dimenticanza oppure
del desiderio di non apparire superiori ai preti vicini,
allo scopo di favorire rapporti di reciproca collaborazione.
Faccio quindi un amichevole ma sostenuto appello a
Don Giacomo affinché si ricominci ad usare questo titolo
che fa onore non solo alla sua persona, ma soprattutto alla
sua attuale Parrocchia. Vale forse la pena di ricordare che
l’appellativo è legato esclusivamente alla titolarità
della nostra Parrocchia: chi viene a Brancafóra
assume automaticamente il titolo di Arciprete,
che però dovrà lasciare in eredità al successore.
Non si creda che sia stato semplice ottenere
l’agognato riconoscimento per la nostra cara chiesa, ne fa
fede la seguente missiva scritta dal Parroco Don Giuseppe
Svaldi a seguito di ripetuti solleciti della popolazione. All’
Ill.mo Rev. Pr. V.le Ordinariato di Trento Il
Lod. Comune di qui e Fabbricieria più volte mi
interrogarono se avessi avuto alcuna notizia sopra il parere
che dimandarono a codesto Ill.mo e Rev.mo P. V. Ordinariato
del dicembre 1886 N° 539 tendente ad avere un consiglio se
più o meno il R.mo P. V. Ordinariato acetasse la loro
dimanda per rivendicare il titolo di Arcipretale a questa
antichissima Chiesa che si vuol fare ascendere ai tempi
apostolici. Fino al 1846 portava questo titolo, e non si sa
il perché non venne continuato. Pare sia stata eretta ancor
da S. Prosdocimo Vescovo di Padova e discepolo di S. Pietro
Ap.lo. Le parti postulanti si basano sulla Lettera del Vescovo Pietro Vigilio di Trento emanata circa la Pasqua del 1786 ove diceva, che prendendo sotto il Suo pastorale Reggime le Parrochie adette alle Diocesi di Feltre, Padova (ed è questa sola) e Verona era sua intenzione che li Parochi i quali erano Decano, o Vicarii Foranei esercitassero l’ufficio della loro carica in quella maniera che fanno gli altri Decani in tutta la Sua Diocesi ecc. Visto che in base a quest’ordine al Decano di Borgo nell’ottobre 1878 la S. Sede dinuovo gli accordò l’antico titolo così questo Comune e Fabbricieria, pregavano codest’Ill.mo e R.mo P.VV . Ordinariato per sentire se volesse apoggiare la dimanda onde alla lor Chiesa le fosse restituito questo titolo. Io
poi interrogai detti Sacerdoti in proposito e mostrai i
relativi documenti, suggelli che si conservano carte e
documenti ecc. mi obbligarono in certo qual modo a
manifestare queste cose alle superiori autorità. Prima però
di venire a questo mi piace di sentire il giudizio di
codesto R.mo P. V. Ordinariato, secondo il quale io opererò. Con profondo rispetto ed obbedienza Dall’Ufficio
Parochiale Brancafora
6 Giugno 1887 G.
Svaldi Par.
Don Giuseppe
Svaldi, originario di Pinè e morto alla giovane età di 48
anni, riportava una voce popolare secondo la quale Brancafóra
fu fondata da San Prosdocimo discepolo di San Pietro; si
tratta di una credenza priva di fondamento che tuttavia la
dice lunga sull’alone di devozione e rispetto che
circondava la nostra chiesa. La lettera è importante anche
perché ci fa sapere che fino al 1846 Brancafóra
si fregiava del titolo di Arcipretale.
Alla fine del XVIII secolo si vollero far coincidere
i confini politici del Principato di Trento con quelli
ecclesiastici, i quali di conseguenza subirono molti
ritocchi. Brancafóra con le dipendenze di Luserna (che a
testimonianza delle sue origini festeggia ancora S. Antonio)
e Casotto fu ceduta dalla Diocesi di Padova, anche se in
effetti già da secoli i religiosi provenivano da nord, per
cui il legame con Padova era più di forma che di sostanza. Brancafóra per la sua antichità godeva di
grande considerazione anche presso la curia patavina ed il
Vescovo di Trento nel 1786 non fece altro che prenderne
atto.
La risposta dei superiori fu assolutamente negativa
ed anzi al povero prete fu intimato: “… non
voglia perciò più oltre occuparsi di tale affare, contento
di santificare il popolo a Lei commesso, si chiami poi la
Chiesa parocchiale, o con altro nome”, un po’ come
dire “… faccia
solo il prete e non si impicci di questioni che non la
riguardano!”
Ma la gente e gli amministratori di Pedemonte non si
arresero e continuarono ad inviare preghiere e suppliche
fino ad ottenere nel 1928, come si è detto più sopra, il
pieno, autorevole e perpetuo riconoscimento di quanto
richiesto.
La religione e la fede permeavano ogni atto dei
nostri predecessori. Il loro tenace attaccamento alla chiesa
di Brancafóra e
la caparbietà con cui per essa hanno chiesto ed ottenuto il
titolo di Arcipretale meritano sicuramente grande
ammirazione, oltre all’impegno a rispettare la loro volontà. Alberto
Baldessari |