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Nella solennità dell’Assunta, durante la S. Messa delle 10.45, l’ingresso dell’arciprete è stato accompagnato da un gesto molto importante: l’intronizzazione della Parola. Un segno, questo, arricchito dal bellissimo Evangeliario della Chiesa Tridentina, donato da mons. Alberto Carotta alla comunità di Pedemonte e riportato nella copertina di questo numero di Campane. (vedi foto) Ma
che cos’è un Evangeliario? È il principale tra i libri liturgici e contiene
il testo del Santo Vangelo da proclamare nelle celebrazioni. E perché
un’edizione del Vangelo separata dagli altri libri delle letture? Perché il
Vangelo è il primo tra i libri liturgici, è il vertice della liturgia della
Parola: compimento della Rivelazione ed è la chiave di lettura di tutta la
Scrittura. La
teca preziosa indica il valore e l’importanza della Parola del Signore e
richiama la dottrina delle due mense della Chiesa: la mensa della Parola e
quella del Corpo Eucaristico. Come si conserva l’Eucaristia nei vasi sacri,
con altrettanta premura si custodisce e venera la Parola, perché “non
di solo pane vive l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio”
(Mt. 4,14) Sulla
copertina, come potete leggere più avanti, si delinea tutto un contenuto
teologico relativo alla Parola di Dio. Essa esprime il nucleo dell’annuncio
apostolico, il “Kerigma”, presentato dall’apostolo Paolo in uno dei testi
più antichi del Nuovo testamento: “Vi
rendo noto, fratelli, il Vangelo che ho annunziato e che voi avete ricevuto, nel
quale restate saldi, e dal quale anche ricevete la salvezza. Vi ho trasmesso
dunque, anzitutto, quello che anch’io ho ricevuto: che cioè Cristo morì per
i nostri peccati secondo le Scritture, fu sepolto ed è risuscitato il terzo
giorno secondo le Scritture” (1 Cor. 15,1-2. 4-4) Portando
alto e mostrando l’Evangeliario ai fedeli il celebrante o il diacono manifesta
visivamente il Mistero del Cristo morto e risorto, cuore del messaggio
evangelico. La
teca preziosa dell’Evangeliario della Chiesa Tridentina per il grande Giubileo
dell’anno 2000 è stata realizzata da Mastro 7 - cav. Settimo Tamanini. Le
figure rappresentano: di fronte, nel medaglione centrale, di forma ovoidale, il
Cristo Crocifisso; nei quattro medaglioni laterali, dall’alto a sinistra in
senso orario, i quattro profeti maggiori Isaia, Geremia, Daniele ed Ezechiele,
che ne predissero l’evento. Nel
verso il medaglione centrale rappresenta il Cristo risorto mentre nei quattro
laterali i quattro evangelisti: Matteo, Giovanni, Luca e Marco, che ne
proclamarono l’annuncio. Per
raffigurare il Giardino dell’Eden e legare i medaglioni, l’Artista ha scelto
il melograno, frutto antico e ricco di significati. Il rameggio delle melegrane,
che in forma ellittica origina dal basso e si eleva verso l’alto, è composto
da diciotto frutti e, di questi, otto sono aperti con i semi. I
due medaglioni centrali sono orlati da ventotto foglie di acanto ciascuno,
mentre gli otto medaglioni laterali ne contengono venti ciascuno. Sul
dorso, ove è ripreso il motivo del melograno, sono stati impressi, in basso, il
sigillo di san Vigilio e, in alto, una rielaborazione del logo del Giubileo del
2000. L’artista, nella disposizione a canna d’organo delle lettere della
parola Jubilaeum ha voluto rappresentare il canto dell’umanità nella quale è
entrato Dio fatto si Uomo. La
Teca Preziosa, realizzata in metallo dorato (cornici e chiusure, in ottone
dorato; copertine e dorso, in rame dorato), è larga mm 310. Alta mm 378 e pesa
gr. 2300. I
rameggi delle copertine e del dorso, i sigilli e le cornici dei medaglioni sono
stati eseguiti a cesello e sbalzo. Tutti
i medaglioni, realizzati in similoro, sono stati dorati con 3 micron di oro
puro, quindi incisi in profondità per ricavare gli alveoli in cui contenre gli
smalti policromi. È
un arredo sacro, questo, che arricchisce notevolmente il patrimonio della nostra
comunità, non solo da un punto di vista materiale ma, soprattutto,
spiritualmente perché ci ricorda in maniera forte e intensa l’importanza che
la Parola di Dio deve avere nella nostra esistenza. È un tesoro prezioso che
non possiamo dimenticare. Per
questo esprimiamo a don Alberto il nostro grazie più sentito e sincero ma lo
ringraziamo anche perché non lesina mai in attenzione e premura per la nostra
chiesa parrocchiale, che porta sempre nel cuore, un’attenzione che, inoltre,
dimostra sempre con buon gusto e gesti visibili. Sta
a noi, ora conservare, materialmente e nel cuore soprattutto, questi preziosi
doni. |