ORDINE SACRO

«Come voi ben sapete, fratelli, il Signore Gesù è il solo sommo sacerdote del Nuovo Testamento; ma in Lui anche tutto il popolo santo di Dio è stato costituito popolo sacerdotale. Nondimeno, tra tutti i suoi discepoli, il Signore Gesù volle sceglierne alcuni in particolare, perché esercitando pubblicamente in suo nome l'ufficio sacerdotale a favore di tutti gli uomini, continuassero la sua personale missione di maestro, di sacerdote e di pastore. Come infatti per questo egli era stato inviato dal Padre, così egli inviò a sua volta nel mondo prima gli apostoli e poi i vescovi loro successori, ai quali infine furono dati come collaboratori i presbiteri, che ad essi uniti nel ministero sacerdotale, sono chiamati al servizio del popolo di Dio» (Ordinazione del vescovo dei presbiteri e dei diaconi, n.109).
Le parole dell'omelia riportata nel rituale dell'ordinazione ci introduce nella riflessione sul sacramento dell'Ordine.

Origine:
Come ogni altro sacramento anche l'Ordine Sacro ha le suoi radici nel Cristo, possiamo dire di più: Cristo stesso è l'origine del sacramento del sacerdozio cristiano. Lui è "sommo sacerdote della fede che noi professiamo" (Eb 3,1), e Lui stesso chiama alla partecipazione nel Suo sacerdozio. Chiama ognuno per nome: "Chiamati a sé i dodici discepoli, diede loro il potere di scacciare gli spiriti immondi e di guarire ogni sorta di malattie e d'infermità. I nomi dei dodici apostoli sono: primo, Simone, chiamato Pietro, e Andrea, suo fratello; Giacomo di Zebedéo e Giovanni suo fratello, Filippo e Bartolomeo, Tommaso e Matteo il pubblicano, Giacomo di Alfeo e Taddeo, Simone il Cananeo e Giuda l'Iscariota, che poi lo tradì" (Mt 10,1-4).

Molto espressiva è anche la vocazione all'apostolato di san Paolo: Paolo «cadendo a terra udì una voce che gli diceva: "Saulo, Saulo, perché mi perseguiti?". Rispose: "Chi sei, o Signore?". E la voce: "Io sono Gesù, che tu perseguiti! Orsù, alzati ed entra nella città e ti sarà detto ciò che devi fare"» (At 9,4-6).

Per diventare sacerdote "bisogna avere la vocazione", cioè essere chiamato, scelto da Cristo stesso: "Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma io vi ho chiamati amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre l'ho fatto conoscere a voi. Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga; perché tutto quello che chiederete al Padre nel mio nome, ve lo conceda" (Gv 15,14-16).

Ma i testi più espliciti dell'istituzione del sacerdozio sono riportati in S. Paolo nella lettera ai Corinzi e nel Vangelo di S. Giovanni. «Io, infatti, ho ricevuto dal Signore quello che a mia volta vi ho trasmesso: il Signore Gesù, nella notte in cui veniva tradito, prese del pane e, dopo aver reso grazie, lo spezzo e disse: "Questo è il mio corpo, che è per voi; fate questo in memoria di me". Allo stesso modo, dopo aver cenato, prese anche il calice, dicendo: "Questo calice è la nuova alleanza nel mio sangue; fate questo, ogni volta che ne bevete, in memoria di me"».(1 Cor 11, 23-25). Possiamo dire semplicemente che con queste parole Gesù ha dato agli apostoli e ai loro successori il mandato di celebrare la santa messa. Ma il compito del sacerdote non finisce con la celebrazione dell'Eucaristia, perciò dopo la Risurrezione gli Apostoli hanno ricevuto il mandato della remissione dei peccati: «La sera di quello stesso giorno, il primo dopo il sabato, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, si fermò in mezzo a loro e disse: "Pace a voi!". Detto questo, mostrò loro le mani e il costato. E i discepoli gioirono al vedere il Signore. Gesù disse loro di nuovo: "Pace a voi! Come il Padre a mandato me, anch'io mando voi". Dopo aver detto questo, alitò su di loro e disse: "Ricevete lo spirito Santo; a chi rimetterete i peccati saranno rimessi e a chi non li rimetterete, resteranno non rimessi"» (Gv 20, 19-23).

Significato:
Il significato del sacramento dell'Ordine, del sacerdozio, si potrebbe spiegare in diversi modi ma più adeguata è la definizione che ci da il Codice di Diritto Canonico: "Con il sacramento dell'ordine per divina istituzione alcuni tra i fedeli mediante il carattere indelebile con il quale vengono segnati, sono costituiti ministri sacri; coloro cioè che sono consacrati e destinati a pascere il popolo di Dio, adempiendo nella persona di Cristo Capo, ciascuno nel suo grado, le funzioni di insegnare, santificare e governare". (Can. 1008).

Rito:
L'ordinazione si celebra durante la Santa Messa solenne e generalmente questa cerimonia avviene nella chiesa cattedrale. La Santa Messa comincia con la processione secondo la forma consueta, e fino al Vangelo è senza nessuna "modifica".

Dopo la proclamazione del Vangelo inizia la liturgia dell'ordinazione:
1. Presentazione ed elezione
2. Omelia del vescovo - spiega il ministero del presbiterato
3. Interrogazioni e promessa di rispetto e di obbedienza al vescovo
4. Litanie dei santi
5. Imposizione delle mani e preghiera di ordinazione
- il momento più importante ed essenziale del sacramento:

Dona, Padre onnipotente,
a questi tuoi figli
la dignità del presbiterato.
Rinnova in loro l'effusione
del tuo Spirito di santità; adempiano fedelmente, o Signore,
il ministero del secondo grado sacerdotale
da te ricevuto
e con il loro esempio guidino tutti
a un'integra condotta di vita.

 

6. Riti esplicativi:
a/ vestizione degli abiti sacerdotali
b/ unzione crismale
c/ consegna del pane e del vino
d/ abbraccio di pace

7. Liturgia eucaristica che insieme col vescovo celebrano per la prima volta i preti appena consacrati.

Simboli:

1. Mettere le mani nelle mani del vescovo:
Il gesto del mettere le mani congiunte nelle mani del vescovo associato con la promessa dell'obbedienza è molto espressivo ma anche molto chiaro. Il candidato al presbiterato in tutto il lavoro pastorale e nella vita è disposto ad essere sottomesso al vescovo che lo ordina ed ai suoi successori.

2. Prostrazione:
Tra i gesti di umiltà che incontriamo nella Chiesa Cattolica c'è anche la prostrazione. Prostrarsi a terra è il segno più espressivo di riverenza, umiltà o penitenza. Questo gesto era più spesso praticato nell'antichità. Oggi lo incontriamo solo nelle culture dell'Oriente e nella liturgia - dove è stato molto ridotto. Nella liturgia si prescrive questo gesto in alcuni momenti:
a/ il Venerdì Santo, il sacerdote presidente "può" iniziare la liturgia con la prostrazione
b/ nelle Ordinazioni, durante le litanie dei Santi gli ordinati sono obbligati a compiere questo gesto Nel sacramento dell'Ordine questo gesto significa la totale disponibilità del candidato a Dio e alla Chiesa. É anche una preparazione per ricevere la grazia dello Spirito Santo.

3. Imposizione delle mani:
Dell'imposizione delle mani in generale già abbiamo parlato, quando abbiamo trattato gli altri sacramenti. Adesso vorrei solo ricordare, che "L'imposizione delle mani è un rito antichissimo di benedizione e consacrazione in cui si esprime la presa di possesso, da parte di Dio, di una persona o cosa, che rimane ripiena dello Spirito Santo" (Aldazàbal J., Simboli e gesti Significato antropologico, biblico e liturgico, 104).

Forse l'Ordine è il sacramento in cui l'imposizione delle mani ha maggiore importanza. Questo gesto richiama le azioni sia dell'Antico Testamento che del Nuovo Testamento. Significa la trasmissione del dono dello Spirito Santo per una determinata missione:

"Giosué, figlio di Nun, era pieno di spirito di saggezza, perché Mosé aveva imposto le mani su di lui;" (Dt 34,9)

"Poi li condusse fuori verso Betània e, alzate le mani, li benedisse" (Lc 24,50)

"Li (i primi sette diaconi) presentarono quindi agli apostoli i quali, dopo aver pregato, imposero loro le mani" (At 6,6)

«Mentre essi stavano celebrando il culto del Signore e digiunando, lo Spirito Santo disse: "Riservate per me Bàrnaba e Saulo per l'opera alla quale li ho chiamati". Allora, dopo aver digiunato e pregato, imposero loro le mani e li accomiatarono.» (At 13,2-3)

"Non trascurare il dono spirituale che è in te e che ti è stato conferito, per indicazioni di profeti, con l'imposizione delle mani da parte del collegio dei presbiteri." (1Tm 4,14) 4.

4. Vestizione:
Dopo la preghiera di ordinazione, l'ordinato riveste la stola al modo sacerdotale e la casula. Questi segni non solo distinguono gli ordinati dal resto del popolo di Dio ma devono ricordare a tutti - e prima di tutto agli stessi ministri - che essi nel momento della preghiera e della predicazione non agiscono come persone private, bensì come ministri di Cristo e della Chiesa.

Sarebbe molto interessante lo studio sulla storia, significato e pedagogia delle vesti dei ministri della Chiesa, perché anche quelli sono i segni che "parlano" ma noi spesso non li capiamo.

5. Unzione:
Sulle unzioni già abbiamo parlato in occasione del Battesimo, della Cresima e del Sacramento dei Malati.

Anche nelle Ordinazioni (sia sacerdotali che episcopali) vi è un'unzione molto significativa. Si ungono con il crisma, al sacerdote le mani, al vescovo il capo.

"Per il presbitero l'unzione vuole essere un dono perché le sue mani siano simbolo di salvezza, di guarigione, di forza e di soavità insieme; mani consacrate che prolunghino visibilmente quelle di Cristo Gesù: «Il Signore Gesù Cristo, che il Padre ha consacrato in Spirito Santo e potenza, sia sempre con te per la santificazione del suo popolo e per l'offerta del sacrificio eucaristico»" , come spiega chiaramente la formula del rituale N. 153.

Conclusione:
Alla fine della nostra catechesi - riflessione, vorrei richiamare due frasi di san Paolo nelle quali esorta tutti noi a ricordare i nostri pastori e pregare per loro:

"Perseverate nella preghiera e vegliate in essa, rendendo grazie. Pregate anche per noi, perché Dio ci apra la porta della predicazione e possiamo annunziare, il mistero di Cristo" (Col 4,2-3a).

"Per il resto, fratelli, pregate per noi, perché la parola del Signore si diffonda e sia glorificata come lo è anche tra voi" (2Ts 3,1).

Battesimo, Confermazione, Eucaristia, Penitenza, Unzione degli infermi, Ordine, Matrimonio