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Sono ormai cinquecento anni che quest’edificio è divenuto la Chiesa Parrocchiale della nostra comunità. A parrocchia, infatti, vanta origini antichissime, anteriori al mille. La Chiesa Parrocchiale allora era la Pieve vecchia. Poi per maggior comodità di tutti i paesani, e anche dei sacerdoti, si cominciò a celebrare la messa nell’Oratorio dentro le mura del castello di Casabasciana: l’Oratorio di S. Pietro. Non si conosce con precisione la data d fondazione dell’Oratorio di San Pietro. Quasi sicuramente d’origine trecentesca. Sorgeva sotto l’antica fortezza di Casabasciana, in posizione subordinata lungo la strada che da Porta Ombrici (anticamente Porta San Lorenzo) conduceva all’altra porta della fortezza: Porta Bardella (anticamente chiamata Porta di Pollonia). Per più di due secoli l’Oratorio espletò la sua funzione come luogo di culto per chi abitava nel castello o nelle immediate vicinanze. In quei tempi, quasi sicuramente, molti abitanti della zona che pria vivevano in casolari sparsi su tutto il territorio si riunirono intorno alle mura del castello. Così il paese vero e proprio crebbe in estensione e in numero di abitanti. Durante il secolo XVI° la popolazione era quasi tutta concentrata attorno al castello (rimasto attivo fino al 1648). Rimanevano numerose famiglie al di fuori del paese specialmente a Sala, a Corona (di Sopra e di Sotto), a Terria, a Matriceto e alle Fabbriche. Il maggior numero di abitanti nel paese, e quindi vicinissimi all’Oratorio, fece sì che si preferisse celebrare le funzioni lì anziché nella Pieve vecchia distante dal paese circa mezzo chilometro e bisognosa di molti lavori di restauro. Quando la Pieve fu visitata nel 1451 dal Vescovo Stefano Trenta era sempre officiata regolarmente e ad essa era unito l’Oratorio di San Pietro, nel castello di Casabasciana, con i due Altari della Ss.ma Annunziata, e di S. Antonio di Padova. Anche nell’altra visita del 1467 la Pieve era ancora officiata e in perfetto ordine.  Passa qualche anno. Nel 1553 il Vescovo Alessandro Guidiccioni visita la Pieve di Casabasciana. La situazione è alquanto cambiata dall’ultima visita. La Pieve non è più officiata regolarmente. Solo per i battesimi, i funerali e le feste più importanti e solenni dell’anno. Il Pievano del tempo Gaspare Tomei (che tiene la cura della Parrocchia per conto di suo zio Sebastiano Tomei) dichiara che ormai da molto tempo il Santissimo non è più conservato nella Pieve ma all’interno del paese per maggior comodità sua e di tutta la popolazione.

Tra il 1467 e il 1533 (anno in cui cominciò ad amministrare Gaspare Tomei) la vita della parrocchia si spostò progressivamente dalla Pieve all’Oratorio di S. Pietro all’interno delle mura. L’anno più probabile per questo spostamento è il 1503. in tale data, infatti, furono, molto probabilmente, eseguiti i lavori d’ingrandimento e ammodernamento dell’Oratorio; questa è anche la data riportata sull’architrave della porta d’ingresso della Chiesa (l’architrave e i due pilastri della porta non sono mai stati cambiati nel corso dei vari lavori effettuati). Da quel momento in avanti la chiesa dentro il Castello di Casabasciana divenne sempre più importante. La Pieve vecchia, invece, fu progressivamente abbandonata sotto tutti i punti di vista, tanto che agli inizi del 1700 era quasi distrutta e lo stesso agli inizi del 1800 e ancora fino agli ultimi restauri eseguiti nella seconda metà del XX° secolo. Della costruzione cinquecentesca non rimane nessuna traccia, soltanto il muro nord, quello dalla parte del campanile. All’interno non aveva ancora il fonte battesimale, infatti, i bambini furono battezzatati alla Pieve fino al 1645 anno in cui si cominciò a battezzare nella chiesa del castello.[1]

I restauri settecenteschi

 

            Nel 1711 è in visita pastorale a Casabasciana il Cardinale Orazio Filippo Spada Vescovo di Lucca. Nel verbale della visita si legge:  

“Questa Chiesa è piccola ad una sola nave ma però capace del popolo della Cura. Non è consacrata. Anticamente era un semplice Oratorio sotto il titolo di S. Pietro, e per parrocchiale serviva la Pieve vecchia lontana circa un mezzo miglio ma per maggior comodità del Popolo si è fatta Parrocchiale colla denominazione e titolo della Pieve antica cioè de’ SS. Quirico e Julitta, e l’Opera di questa Pieve, provvede a’ bisogni tanto di questa quanto della Vecchia.”

Nel 1727 la Comunità volle rimodernare e ingrandire tutta la Chiesa Parrocchiale per renderla più sontuosa. Si legge in una nota del libro dell’Opera:

“L’anno 1727 essendo di bisogno il risarcimento della Chiesa et avendo la Cura licensità un tale incarico la Comunità per partito dell’istessa fatto sotto li 11 maggio dà piena autorità all’Operaro cioè Lorenzo di Santi Laurenzi che tira avanti il detto lavoro con di compagni Stefano di Barsante Iacopucci e Giuliano di Lunardo Cristofani con le fadighe di detta Comunità e l’onorande Compagnie per un tale effetto e accomodamento ciascheduna di loro ha passato scudi sei che sono scudi diciotto.”  

Si cominciano così i lavori della Chiesa. Fu praticamente allargata verso sud (il muro dalla parte della Canonica – Via Portichetto) e fu allungata verso ovest Furono aperte due nuove finestre sul muro che guardo verso la piazzetta, nell’altro muro erano già aperte tre finestre. Il pavimento, le predelle degli Altari e la scalinata davanti al portone di in grezzo furono fatti dai muratori Tommaso Marraccini e Vincenzo di Lorenzo Giannini, di Casabasciana. L’anno successivo, il 1728, fu preso un censo (un prestito) dalle monache di San Giovanetto di Lucca per un totale di 260 scudi. Tale denaro doveva servire per acquistare tutti i materiali per ostruire nuovo tutto l’Altar Maggiore. Nel 1728 i muri della chiesa sono ricostruiti e vengono acquistati i cataletti e le tegole per coprire il tetto. Ogni anno però dovevano essere pagate “le rate” per il censo preso dalle monache che ammontava a scudi 15,6 annui. L’importo però era troppo alto per la parrocchia. Il censo, quindi, fu acquistato dall’Abate Paolo Francesco Finucci (1680 - + 1745) originario di Casabasciana, che lo assegnò tramite legato testamentario all’Opera della Chiesa.           Durante i lavori furono rimessi a nuovo anche gli Altari laterali. I quadri degli Altari furono fatti dipingere a spese dell’Abate Finucci: quello dell’Altar Maggiore e dell’Altare di San Rocco dal pittore Giovan Domenico Lombardi e quello dell’Altare della Madonna raffigurante l’Annunciazione da un altro pittore (questo quadro fu smembrato e venduto a pezzi nel corso dell’800). Si legge, infatti, nella vita dell’Abate Finucci, scritta dal P. Crescenzio Marraccini di Casabasciana (frate francescano in Aracoeli a Roma): 

“Nella Chiesa Parrocchiale della terra vi ha fatto dipingere la tribuna o facciata, in prospetto, attorno all’Altar Maggiore certi colonnati e prospettiva, e statue e fiorami ecc.. come anche intorno a tutta la Chiesa vicino al tetto della medesima un gran fregio con altri ornati, dal suddetto Bartolomeo de’ Santi (pittore). Ha fatto dipingere il quadro dell’Altar Maggiore, esprimente il martirio de’ nostri Santi protettori, come anche quello dell’Altare di San Rocco, dal buon pennello di Giovan Domenico Lombardi di Lucca, e quello dell’Altare del Ss.mo Rosario, cioè della Visitazione, che è di altra mano. Il suddetto Lombardi ha dipinto ancora il quadro dell’Altare del glorioso taumaturgo Sant’Antonio di Padova…”

Durante questi lavori fu tolta la balaustra nel centro della Chiesa che divideva la parte degli uomini da quella delle donne. Erano appena finiti i lavori di sistemazione della Chiesa che si cominciò subito a lavorare all’allargamento della sacrestia. Nel 1747 si cominciò a costruire l’arco dove doveva poggiare la nuova sacrestia. Venne acquistato l’Oratorio della Compagnia della Madonna che sorgeva nel luogo dove oggi ci sono le stanze sotto la sacrestia Dal 1747 al 1750 furono portate dalla Lima, a dorso di mulo molte some di sabbia, e tegole e i mattoni per il tetto e il pavimento furono comprati parte alla fornace di Casabasciana e parte a quella di San Cassiano di Controni. Nel 1750 la sacrestia era finita, e in quello stesso anno fu costruito il banco di noce, quello che c’è ancora oggi. Inoltre nel corso del ‘700 furono fatti vari lavori dietro l’Altare del Crocifisso per togliere l’umidità che proveniva dal muro del campanile.             Nel 1791, come si legge in una formella posta sulla sinistra della porta dell’organo, fu fatta l’orchestra al posto del palco in legno che c’era prima, da Mastro Giovan Quirico Benigni di San Quirico di Valeriana, per commissione dell’Operaro Luigi Finucci.

  I Restauri Ottocenteschi

Nel 1826 furono eseguiti altri lavori all’interno della Chiesa che le conferirono l’aspetto odierno.             Furono scelti per dirigere questo lavoro i paesani Quirico Finucci, allora Presidente della Sezione di Casabasciana, Silvestro Marraccini, Quirico Paoli, Giovan Domenico Giannini, Pietro Teldeschi, Michele Cristofani e Francesco Finucci. Furono fatti due progetti per la sistemazione della Chiesa. Il primo dall’arch. Antonio Massagli, “che non piacque ai paesani”, il secondo, che fu poi quello realizzato, dall’arch. Giovanni Ciucci. Il primo progetto non fu approvato perché prevedeva l’avanzamento del presbiteri e lo spostamento in avanti degli altari della Madonna e del Nome di Dio. Quello del Ciucci, invece, manteneva inalterata la posizione degli altari, e faceva solo delle modifiche nella balaustra, e nelle decorazioni della Chiesa.            Innanzi tutto furono restaurati gli Altari laterali nonché quello Maggiore con l’aggiunta di volute, putti, angeli e ghirlande a fianco e sopra i medaglioni. Sopra l’altar Maggiore furono aggiunti gli angeli grandi che sorreggono la corona. Tali lavori furono eseguiti da maestranze per la maggior parte provenienti da Crasciana (Girolamo e Domenico Nerici costruirono gli Angeli sopra gli altari, Michelangelo Nardi, muratore, costruì le scalette dell’Organo ecc…). Fu costruito ex novo il cornicione all’interno della chiesa con le colonne in bassorilievo (quelle in grigio lungo le pareti della chiesa). Si legge dal libro dei resoconti del restauro:

“Refezione data a n° 24 persone in portare lo scalino del Presbiterio al numero di 18 braccia di marmo dal Bagno (Bagni di Lucca) a Casabasciana. Trasporto dei tre gradini di marmo per la predella dell’Altar Maggiore con sue mandole con n° 84 persone a soldi sei per ciascheduno, cioè una libbra di pane, una mezzetta di vino, tre once di formaggio.”

“Per la vittuaria di giorni 31 al sig. Ugolini, e suoi ministre in atto di collocare la balaustrata. Ad una lira al giorno.”

  Altri lavori fino Ai giorni nostri

 

 Agli inizi del 1900 fu intrapresa la risistemazione del pavimento con le piastrelle esagonali, quelle che ci sono ancora oggi. Negli anni ’40 furono intrapresi i lavori alla volta della Chiesa. La volta non era più stata cambiata dal 1720. Tali lavori furono fatti ad opera di un pittore sfollato, insieme a tutta la famiglia, e alloggiato in canonica; fu affrescata tutta quanta la volta. Nel primo spaccato sopra gli altari della Madonna e del Nome di Dio troviamo l’affresco dei Santi Patroni Quirico e Giulitta. Nel secondo spaccato (quello sopra i confessionali), troviamo l’affresco dell’effige di San Primo Martire. Nel terzo (quello sopra gli altari di San Rocco e del Crocifisso), vi è affrescato San Lorenzo Martire, compatrono della parrocchia. Nel quarto ed ultimo spaccato (quello sopra l’organo), raffigurato S. Pietro Apostolo in atto di guidare la barca della Chiesa, quest’ultimo affresco per onorare e ricordare il primo titolare dell’edificio. Verso la fine degli anni ’60 in ottemperanza ai cambiamenti liturgici apportati dal Concilio Vaticano II° furono fatte molte modifiche.   Fu tolta la balaustra che con le nuove regole non serviva più a ricevere la Comunione, e per far spazio ad un presbiterio più grande, con la mensa non più murata al muro ma al centro del presbiterio stesso per celebrare la messa verso il popolo. La nuova mensa in marmo bianco fu realizzata nella stessa larghezza della vecchia, sorretta da quattro colonne in marmo bianco e rosa, fatta in modo per ospitare sotto il piano l’urna di San Primo. Per allargare il presbiterio furono tolte le predelle degli Altari della Madonna e del Nome di Dio. Per lo stesso motivo fu alienato il pulpito in legno che trovava sopra il confessionale della parete sinistra. Questi sono gli ultimi lavori effettuati all’interno della Chiesa.  

La Sistemazione degli Altari

 Dalla visita pastorale del 1451 si sa che all’interno dell’Oratorio di San Pietro oltre all’Altar Maggiore (dedicato a San Pietro) erano presenti due altri altari. Alla sinistra quello dedicato alla Santissima Annunziata. Alla destra quello dedicato a S. Antonio da Padova, le quali rendite venivano amministrate direttamente dal Pievano pro tempore. L’altare della Ss.ma Annunziata era di pertinenza della famiglia Tomei di Lucca. La sua posizione dava il nome alla strada sotto la Chiesa, l’attuale Via Portichetto, che anticamente si chiamava Via dell’Annunziata. Dopo lo spostamento della Parrocchiale dalla Pieve all’Oratorio di San Pietro, e con la creazione delle Compagnie, vennero costruiti altri altari. Oltre al Maggiore erano presenti quello della Madonna, quello del Crocifisso, quello di S. Antonio, e quello di S. Rocco unito a quello della Ss.ma Annunziata. Agli inizi del 1600 a questi fu aggiunto anche l’Altare di S. Carlo Borromeo al quale fu poi unita la Compagnia del Nome di Dio.  Quando la Chiesa fu ristrutturata nel 1725, si ricostruirono nuovi anche gli altari laterali. Per tutti (eccetto per l’Altare del Crocifisso) fu commissionata una pala d’Altare. Per quello della Madonna fu dipinta la scena della visita della Madonna a Sant’Elisabetta, per quello del Nome di Dio fu dipinta l’Ultima cena, per la pala dell’Altare di S. Rocco fu dipinta l’immagine del Santo insieme ad altri santi.[2] L’unico che non fu ricostruito ex-novo fu quello di S. Antonio da Padova. Per questo si pensò ad una soluzione più conveniente. Infatti si sostituì con il vecchio Altar Maggiore che era in legno dorato. L’Altare del Crocifisso fu più volte ritoccato e restaurato perché aveva alle sue spalle il campanile che procurava molta umidità a tutto il muro. Nel 1770 a causa di alcune incomprensioni tra l’Operaro e il Pievano dell’epoca, l’Altare di S. Antonio fu venduto ad alcune persone di Borgo a Mozzano. Nella seconda metà dell’800 al posto del quadro dell’Altare della Madonna fu messo un quadretto più piccolo raffigurante la Madonna di Pompei. Negli anni ’50 del secolo appena passato, al posto del quadretto fu messo la statua della Madonna del Rosario, fatta scolpire in legno dall’allora Pievano don Giovanni Ricci.

Il Campanile

 

Non si sa quando fu costruito il primo campanile a Casabasciana, ma nel 1573 nelle note della visita Pastorale si legge: “Si assetti e copra il campanile della Chiesa di S. Pietro”. Il campanile era attaccato al muro della Chiesa dalla parte della Piazzetta. Occupava grosso modo lo spazio dall’entrata laterale della Chiesa fino a poco più in là della vecchia porta del pulpito.  L’entrata degli “uomini” fino al 1826 non era come ora. Si entrava dal campanile, scendendo alcuni scalini e poi girando a destra si entrava in Chiesa.    Nel 1826 durante i lavori eseguiti nella Chiesa fu intrapresa la costruzione del nuovo campanile, soprattutto perché dal vecchio campanile proveniva molta umidità, sia al tetto sia a tutto il muro, rovinando l’Altare del Crocifisso.  Il nuovo campanile (quello attuale) ha un basamento a tronco di piramide, leggermente inclinato, a bugnato liscio. Si dice, ma non vi sono prove certe, che le macerie del vecchio campanile siano occorse tute per costruire la base del nuovo. Nel secondo stadio si apre un rosone su tutti e quattro i lati. Nel terzo stadio si apre un monofora. Nel quarto stadio si ha sul davanti del campanile il quadro di marmo dell’orologio (non più funzionante). Nel quinto ed ultimo stadio (piano delle campane) si aprono su tutti e quattro i lati delle finestre con archi a tutto sesto da cui si gode uno stupendo panorama. Il campanile termina con una cuspide in laterizio recentemente ricoperta di rame.

 


[1] “1645. a 2 giugno. Si cominciò a battezzare nell’Oratorio o Chiesa di S. Pietro dentro il castello di Casabasciana al fonte Battesimale di marmo fatto di nuovo, e per il primo vi fu battezzato Antonio di Lorenzo Pacini, come si nota alla Bacchetta terza de’ Battezzati a f. 1 poiché fino al d.° giorno si era sempre battezzato alla Pieve fuori della Terra.

[2] Nel quadro di questo Altare si vede S. Rocco in basso a destra, genuflesso, dietro lui S. Antonio Abate, più in alto a cavallo S. Paolo Apostolo (questo fu dipinto in onore del committente l’Abate Paolo Francesco Finucci), sulla sinistra si vede la figura di S. Sebastiano Martire, festeggiato dalla Compagnia, e in alto la scena dell’Annunciazione a ricordo della doppia titolazione, cioè di S. Rocco e della Ss.ma Annunziata.