S. Maria del Soccorso

Parrocchia - santuario

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Le ss. Messe per i defunti

Sappiamo che la morte non interrompe la comunione che in vita si è creata fra le persone. Vivi o morti, restiamo membri di un'unica famiglia, il popolo di Dio. In particolare, la Chiesa crede che i vivi possano aiutare i defunti con tre mezzi:

1) la preghiera (di qualsiasi tipo)

2) la sofferenza offerta a Dio: volontaria (mortificazione, digiuno, etc.) o involontaria (malattia etc.)

3) le opere di solidarietà ("elemosina").

Perché si fanno celebrare le Messe per i defunti? Intanto è una preghiera rivolta a Dio; e sappiamo che il sacrificio della Messa è la preghiera più grande e gradita a Dio, perché non è altro che il sacrificio di Cristo sulla croce. E poi con l'offerta il fedele compie anche un'opera di carità, in questo caso per la Chiesa e/o per il sacerdote: un modo per sovvenire alle necessità della Chiesa (che è una cosa importante, necessaria e meritoria). Non si tratta di un pagamento, ma di un'offerta, di un gesto di carità con il quale vogliamo aiutare i defunti.

In una Messa la comunità prega in modo particolare per uno o più defunti. Ma ricordiamo che la Messa è sempre di tutti, viene celebrata a beneficio di tutti, vivi e morti, per tutta la Chiesa, per tutto il mondo. E ricordiamo anche che è sufficiente l'intenzione del sacerdote di celebrare la Messa per un certo defunto; dire il nome o non dirlo - strettamente parlando - non comporta nessuna differenza agli occhi di Dio. Per conoscere le intenzioni delle Messe, al tabellone degli avvisi in chiesa è comunque sempre affisso un foglio settimanale che per ogni Messa riporta l'intenzione di preghiera.

Il venerdì di ogni settimana alle 18 viene celebrata una Messa "comunitaria".

Che cosa significa? Significa che in una Messa si prega per diversi defunti insieme, che verranno tutti ricordati durante la preghiera dei fedeli. La Messa si "segna" normalmente, l'offerta si mette nella raccolta che viene fatta durante la Messa. Non pensiamo che sia una Messa "di serie B"; al contrario: più preghiamo per i defunti in spirito comunitario, più la nostra preghiera è efficace. Più si prega con spirito egoistico, pensando solo ai nostri, e meno la preghiera è gradita a Dio. Nella Messa comunitaria si potranno indicare intenzioni di preghiera che riguardano non solo i defunti, ma anche i viventi, e tutte le situazioni varie per le quali si vorrà chiedere la preghiera della comunità: un ammalato, l'esame di uno studente, una gravidanza, e tutto quello che può capitare. Anche queste intenzioni saranno ricordate durante la preghiera dei fedeli. Sarà così un grande momento di preghiera e di intercessione per le necessità materiali e spirituali della nostra comunità parrocchiale, un momento di crescita nella carità.

Chiamata alle armi (spirituali)

(Si può scaricare questo testo qui.)

Care sorelle e fratelli, l'improvvisa e scioccante irruzione della guerra in Europa invita tutti a una seria riflessione. Da parte mia, mi pare necessario dire con chiarezza che non possiamo stare con le mani in mano, ma dobbiamo combattere per la pace. La vita cristiana è una lotta, e questo vale in ogni tempo e in ogni situazione; tuttavia mi pare particolarmente necessario richiamarlo in questi momenti. Per essere sintetico, ecco le armi che dobbiamo prendere:

  1. la fede. Contro il senso di paura che ci invade, dobbiamo mettere a fondamento della nostra vita il fatto che Dio è con noi, si prende cura di noi e non ci abbandona.

  2. la carità. Contro la tentazione di individuare dei "nemici" e di odiare, dobbiamo essere fermamente decisi a non escludere nessuno dal nostro amore, dalla nostra comprensione, dal nostro perdono.

  3. la conversione personale. Contro l'idea che sono sempre gli altri che devono cambiare, dobbiamo decidere di abbandonare il male e di abbracciare Cristo, come ci richiedono le promesse battesimali. Una persona che si dà interamente a Dio è un canale di pace per tutto il mondo.

  4. la preghiera. Questa è un'arma potente, unita alla preghiera di Maria e di tutti i santi. Essi, a loro volta uniti a Cristo unico sommo sacerdote, intercedono per noi. Dobbiamo anche noi entrare in questa corrente di intercessione. La preghiera cambia la storia.

  5. il sacrificio. Questo significa offrire a Dio qualche rinuncia, qualcosa che ci costa, come p. es. il digiuno dal cibo, offrirlo per la pace, perché venga il Regno di Dio. È un modo per unirsi al grande dono che sulla croce Gesù ha fatto di sé per noi.

Queste armi le dobbiamo prendere non solo per noi, ma per tutti gli uomini. Mettiamoci di fronte a Dio come rappresentanti di tutti, soprattutto di chi non prega, di chi offende Dio etc. "Riparare" significa fare quello che altri dovrebbero fare e non fanno, prendere il loro posto davanti a Dio e chiedere perdono, fare professione di fede etc. al posto loro e in loro favore.

Combattendo con queste armi saremo "operatori di pace", portatori della pace del Regno di Cristo. Non ci interessa la pace del mondo, falsa perché basata sulla semplice ricerca di tranquillità fine a se stessa, disinteressata a Dio e alla verità. Noi cerchiamo la pace vera.

La pace di Cristo regni nei nostri cuori e nel mondo! Amen!

Percorso catechistico dell'iniziazione

Per frequentare la catechesi parrocchiale per tutti i gruppi occorre sottoscrivere il patto di responsabilità reciproca covid19 – anno 2020/2021 tra la parrocchia e le famiglie dei bambini iscritti alla catechesi.

E' tempo di tornare in chiesa!

Tra mille problemi, incertezze e paure, ma anche con tanta gioia, le comunità cristiane si avviano a recuperare la loro abituale (o quasi) dimensione di visibilità. Si torna a celebrare la Messa con il popolo. Nel periodo che si va a chiudere abbiamo vissuto con evidenza tutta speciale la dimensione invisibile della Chiesa, che spesso rischia di essere dimenticata a favore della più evidente dimensione concreta. Gli stessi presbiteri hanno avuto l'opportunità di ripensare il loro ministero, e prima di tutto la celebrazione della Messa, non come qualcosa da fare per gli altri, per assicurare un servizio, ma come realtà per se stessa indispensabile nella intercessione per tutti e a nome di tutti, anche se fisicamente assenti. In molti si è fatta più acuta la consapevolezza della preziosità dell'eucarestia e la fame di essa. Energie e creatività si sono mobilitate per far fronte a molteplici situazioni inedite. La famiglia si è scoperta luogo dove sta di casa la Parola di Dio e la preghiera. Adesso si tratta però, pur facendo doverosamente tesoro di tutto questo e di altro che ciascuno ha vissuto e scoperto, di tornare a cogliere il valore e il dono della comunità nella sua concreta visibilità, che così tanti problemi crea in una situazione dove la cosa «migliore» sarebbe il totale isolamento, addirittura la smaterializzazione. Lo ha denunciato con chiarezza papa Francesco nella famosa omelia del 17 aprile. Non c'è di meglio che ascoltare di nuovo le sue parole: «Questa familiarità con il Signore, dei cristiani, è sempre comunitaria. Sì, è intima, è personale ma in comunità. Una familiarità senza comunità, una familiarità senza il Pane, una familiarità senza la Chiesa, senza il popolo, senza i sacramenti, è pericolosa. Può diventare una familiarità gnostica, una familiarità per me soltanto, staccata dal popolo di Dio. La familiarità degli apostoli con il Signore sempre era comunitaria, sempre era a tavola, segno della comunità. Sempre era con il sacramento, con il Pane.» Attenzione dunque a «viralizzare» la Chiesa e i sacramenti! Siamo passati in un tunnel, abbiamo avuto problemi ma anche doni, occorre comunque uscire dal tunnel e non rimanerci. La nostra familiarità col Signore non può essere gnostica, viralizzata, ma concreta, nel popolo. L'accenno allo gnosticismo non sarà forse immediatamente chiaro per tutti. Questo movimento dei primi secoli del cristianesimo si voleva «spirituale» al punto da abbandonare a se stessa la dimensione materiale del cosmo e corporea dell'uomo. Ma è proprio nella carne che Dio è venuto a salvarci: il Verbo non è apparso in immagine, virtualmente, smaterializzato, ma nella carne. Un celebre passo di Tertulliano lo chiarisce in modo assolutamente limpido e merita di essere ben ritenuto: «Nessuna anima può in alcun modo conseguire la salvezza, se non ha accolto la fede nel tempo che la vede unita alla carne: a tal punto la carne è il cardine della salvezza. (...) La carne riceve il lavacro, perché siano tolte le macchie all'anima. La carne riceve l'unzione, perché l'anima sia consacrata. La carne riceve il sigillo battesimale, perché l'anima sia fortificata. La carne è adombrata con l'imposizione delle mani, perché l'anima sia illuminata dallo spirito. La carne si nutre del corpo e sangue di Cristo, perché anche l'anima si sazi di Dio.» Pastori e fedeli, la sfida ci sta di fronte: potrebbe sorgere, complice anche una inflazione di dirette di culto virtuale, una nuova ondata di gnosticismo de-materializzato. Ma nessuna relazione virtuale, a basso costo di attivazione, può sostituire la vita nella concreta comunione ecclesiale.