Parroco precedente


Benvenuto - Parroco - S. MesseAgenda - Cons. Past. - Cons. Econ. - Catechesi - Liturgia - Volontariato - CulturaSviluppo storico - Opere d'arteTesti liturgici - ApprofondimentiArchivio documentiAltri siti - Contatti telefonici


donCesare

 

Prima pagina>Informazioni>Parroco>Parroco precedente

 

 

Don Cesare Carli (05/06/1926 - 25/04/2008)

Don Cesare è tornato alla casa del Padre
(nostro Parroco dal 01/10/1974 al 25/04/2008)

Una grande folla commossa si è riunita per l'estremo saluto a don Cesare nella Veglia di Preghiera del 27 aprile e in occasione della S. Messa funebre del 28 aprile
che è stata concelebrata dall'Arcivescovo con un gran numero di confratelli nel sacerdozio.
(foto del funerale)

Sommario della pagina:
(clicca sull'argomento desiderato)

In occasione del funerale:

In occasione del trigesimo della morte:

 

p_elenco Così ne ha dato notizia la stampa locale:

MORTO DON CARLI, IL SACERDOTE DEI POVERI

E’ morto ieri nelle prime ore del mattino Don Cesare Carli, parroco di Monte San Quirico. Colto da un attacco cardiaco il 3 aprile scorso fu ricoverato presso l’ospedale di Lucca, da dove, ricevute le dovute cure, fu dimesso e ospitato presso la casa del clero.
Purtroppo un nuovo attacco cardiaco gli è stato fatale e a nulla è valso il suo ricovero al pronto soccorso dove si è spento.

Don Cesare era nato a Lucca il 5/6/1926. E’ stato cappellano a Torre del Lago, poi trasferito alla parrocchia di Bargecchia. Da 34 anni svolgeva la sua alta missione nella popolosa parrocchia di Monte S. Qurico.

La notizia della sua scomparsa ha suscitato grande dolore nei suoi parrocchiani al quale erano tutti molto affezionati. Sacerdote colto e preparato ha svolto con entusiasmo e tanto zelo la sua missione evangelica dedicandosi particolarmente alle categorie più bisognose, molti degli extracomunitari infatti bussavano alla sua porta, ricevendo sempre comprensione e aiuto in quanto promotore di una raccolta di mobili di ogni genere da donare a queste famiglie disagiate.

La salma di Don Cesare da ieri alle 15 è esposta alla venerazione dei fedeli nella chiesa del giovane martire S. Quirico dove rimarrà fino a lunedì quando alle 15,30 si svolgeranno i suoi funerali celebrati dall’Arcivescovo Monsignor Italo Castellani.
Sarà tumulato nel piccolo parco dedicato ai sacerdoti nel cimitero monumentale di S. Anna .

(articolo di Giulio Simonini, apparso sulle pagine de "La Nazione")

UNA FOLLA PER L’ADDIO A DON CESARE CARLI

Una grande folla ieri ai solenni funerali di Don Cesare Carli, parroco di Monte S. Quirico.
La commovente cerimonia si è svolta nella chiesa che il Sacerdote tanto amava e dove per 34 anni ha svolto la sua alta missione di vita spirituale.
Autentico testimone e apostolo della cristianità basava la sua opera sulle tre virtù teologali: fede, speranza e carità.
Il tempio era gremitissimo tanto è che molti fedeli hanno dovuto sostare nell’ampio piazzale antistante la chiesa .
Già nella giornata di domenica i suoi parrocchiani, e non solo, hanno voluto esprimere al loro buon pastore, esposto all’interno della chiesa, la loro gratitudine e il proprio dolore.
Dietro la sua apparente riservatezza si celava un cuore buono, generoso e premuroso soprattutto nei confronti dei più poveri. Le esequie sono state presiedute dall’arcivescovo Monsignor Italo Castellani che ha celebrato la messa insieme ad un enorme numero di confratelli.
Il Presule nel commosso elogio funebre allo scomparso ha ricordato i suoi 60 anni di sacerdozio, la sua intensa attività anche nelle istituzioni del clero . Si diceva inoltre preoccupato per l’assottigliarsi del numero dei ministri di Dio, invitando a pregare il Signore affinché invii nuovi operai alla sua messe.
Al termine una lunga colonna di macchine ha accompagnato la salma presso il cimitero comunale di S. Anna.

(articolo di Giulio Simonini, apparso sulle pagine de "La Nazione")

torna su

p_elenco Omelia del vescovo in occasione del funerale:

Don Cesare Carli, figlio di Cesare e di Giovannetti Anna, nasce a Lucca il 5 giugno 1926 e ivi battezzato a Valgiano, riceve il diaconato il 27 giugno 1948 e il 18 dicembre dello stesso anno è ordinato presbitero. Ha compiuto i suoi studi nel seminario arcivescovile e inizia il suo ministero nel settembre 1949 come cappellano a Torre del Lago; dal 21 febbraio 1956 è parroco a Bargecchia e dal 1° ottobre 1974 parroco qui a Monte San Quirico.
Ha ricoperto vari incarichi nei consigli presbiterali e pastorali diocesani, ma il suo cuore era particolarmente legato alla FACI e alla FIES (federazioni nazionali al servizio del clero, della spiritualità del clero e dei laici) ed infine il 19 marzo 2003 è stato anche nominato dal vescovo Direttore della Casa diocesana del Clero.
Questo è il curriculum vitae, questo è il suo servizio nel ministero sacerdotale, riassunto in alcune tappe, in date, ma quanta ricchezza, quanta grazia accolta e quanta grazia di Dio donata!
Con la sua morte, nel giro di una settimana, sorella morte ha bussato ancora alle porte del nostro presbiterio. La nostra testimonianza, fratelli presbiteri, così numerosa dice il legame profondo a lui, ma io voglio leggerlo come un segno di costante, continua comunione nella vita quotidiana, proprio come presbiterio dove, come dicevamo stamani, un prete fuori dal presbiterio ha poco senso, poco significato per noi, ma così anche come segno, come testimonianza prima verso la nostra chiesa, verso le nostre comunità, i nostri fratelli fedeli laici.
Allora questo segno di comunione, qui visibile, sia per noi come un testamento continuo, un’eredità che ci lasciano i nostri fratelli che ci hanno preceduto, perché possiamo liberarla, cioè renderla sempre più vera, perché nel cuore l’abbiamo profondo e vero questo anelito alla comunione ecclesiale, questa vocazione alla comunione del presbiterio, di cui rendo grazie a Dio perché ha tanti segni carichi di prospettiva.
E, di sicuro, mentre in questi giorni affranto, se volete anche così smarrito per un attimo, come Giobbe mi sono trovato a rivolgermi a Dio, come sollecitato dal mondo, dalle preoccupazioni, anche leggendo in negativo sorella morte e affranto, con Giobbe ho detto (mi sono sentito come provocato nella Fede) “chiama dunque, ti risponderà qualcuno”. In questa espressione ho colto il mio smarrimento momentaneo, ma credo comprensibile, lo smarrimento che tocca il cuore di noi presbiteri, ma anche dei nostri fratelli, di voi fedeli, delle nostre comunità in cui ci stiamo rendendo conto della grande prova, come un segno di amore di Dio che ci visita in ogni luogo, quando viene meno qualsiasi persona delle nostre famiglie, come nella famiglia diocesana viene meno un presbitero.
Ti risponderà qualcuno? E allora invece di continuare a pormi nello smarrimento interrogativi umani che mi sono stati rivolti anche entrando in chiesa sia da qualche fedele laico che presbitero:
“E il vescovo come fa? Ora come fa il presbiterio diocesano? Come fa la chiesa diocesana di Lucca?”
Questo interrogativo mi rinfranca, perché desidero che non resti solo personale del vescovo.
Fratelli e sorelle, fedeli laici, queste riflessioni con i nostri fratelli presbiteri sono quotidiane, ma desidero condividerle con voi:
- Come farà la nostra chiesa di Lucca così provata?
- Chi risponderà a questi interrogativi?
- Chi prenderà il posto di don Graziano, la settimana scorsa, a San Donato?
- Chi prenderà il posto di don Arcangelo a Sant’Angelo in campo, due mesi fa e ora di don Cesare a Monte San Quirico?
Lasciando le paure e i timori, mi sono rivolto ancora alla Parola di Dio e dal libro di Giobbe ho raccolto questo invito, proprio come si è confermato nelle Letture appena ascoltate.
Nel libro di Giobbe ho trovato queste risposte, lui deciso che dice ed in questo momento con voi, fratelli presbiteri, con tutto il popolo di Dio che è in Lucca, io dico: “Io invece mi rivolgerei a Dio” -dice così appunto il testo di Giobbe- e “a Dio esporrei la mia causa”, a Lui che fa cose grandi ed incomprensibili (per dire incommensurabili). Sì, io sono qui con voi nella Fede a rivolgermi a Dio, ad esporre a Lui la nostra causa, e Lui sono certo che risponderà, ovviamente coinvolgendoci tutti, risponderà alla nostra causa, che è la causa unica dell’annuncio del Vangelo, per cui don Cesare con il suo temperamento, con la sua briosità, come tutti noi con le sue fragilità, ha dato la sua vita, anche con la partecipazione alla donazione del sangue, segno della condivisione fino in fondo della sua vita donata essenzialmente per l’annunzio del Vangelo.
Non ci resta altro che ripartire e riprendere fiato, senso e speranza dalle Scritture, dalla parola di Dio che abbiamo appena ascoltato. Siamo chiamati a guardare sempre la vita non nell’orizzonte della morte, ma nell’orizzonte della Risurrezione, alla luce della Parola di Dio accolta nel cuore.
Ed ecco che la testimonianza di Giobbe semplice, essenziale che io faccio mia con voi in questo momento “Io so che il mio Redentore è vivo, io lo vedrò” è la novità di vita che si è aperta per il nostro fratello Cesare, è la novità di vita che attende ciascuno di noi e alla luce di questa novità siamo chiamati a leggere la vita, proprio alla luce di questa testimonianza: “Io so che il redentore è vivo”.
Siamo chiamati alla luce sempre, riferendomi alla seconda lettura della Parola di Dio, a confermarci nella consapevolezza che radice della vita, che non muore, è il nostro Battesimo.
Oh, se noi cristiani cominciassimo a festeggiare davvero con il nostro compleanno anche la nostra nascita in Cristo nello Spirito, che è il nostro Battesimo!
Anche questo sarebbe un cambiamento culturale, un modo per dire cosa significa credere, vivere nello Spirito Santo che ci è stato donato nel Battesimo e confermato nei Sacramenti.
Ci è stato riportato, appunto, nella seconda lettura “Voi avete ricevuto lo Spirito da Dio, quale grande amore ci ha dato il Padre per essere chiamati Figli di Dio” e lo siamo realmente fin da ora figli di Dio.
Espressioni semplici, sintetiche, comprensibili ad un bambino, che ci riconfermano che la vita è in Dio, in cui siamo nati, in cui cresciamo per la Grazia di Dio nella quale siamo chiamati, per vivere l’eternità in Dio e per Dio. E allora la nostra esistenza quotidiana ha bisogno di essere nutrita di eternità.
I Sacramenti, il cui culmine è l’Eucarestia, mi riferisco al brano del Vangelo, ci comunicano la vita di Dio, “Io sono il Pane vivo” -ci ha ricordato l’evangelista Giovanni- “se uno mangia di questo pane vivrà in eterno”; sono verità semplici, le verità della nostra Fede e sempre più davvero questa può essere la risposta alla vita ecclesiale nel momento della congiuntura.
Come da sempre la chiesa ha sottolineato, per i cristiani il momento fermo, la sorgente di Vita Cristiana è l’Eucarestia domenicale, non come abitudine, ma come momento in cui ci si muove di casa personalmente come comunità cristiana la domenica, perché siamo chiamati dal Signore Risorto, Lui vuole incontrarci e noi ci stringiamo come pietre vive, di domenica in domenica, intorno a Lui per ricevere dall’Eucarestia lo Spirito Santo. Questo è il senso, questa la necessità nel giorno del Signore di muoverci di casa per andare là dov'è l’Eucarestia; Cristo risorto viene a noi, ma noi dobbiamo andare a cercarlo là dove si celebra l’Eucarestia. Allora mi viene spontaneo questo interrogativo:
Ma chi spezzerà il pane?
Io rispondo con fiducia a questo interrogativo, però dobbiamo andare là dove c’è chi spezza il Pane in nome di Dio, là dove non mancherà mai, il Signore non farà mancare mai questo dono all’umanità, noi però dobbiamo uscire dalle abitudini inveterate, sapendo che là dove c’è il Signore Risorto, come si fa a non muoverci anche da lontano?
Questa forse è una sfida nuova, che tocca le nostre abitudini, la nostra fede, ma essa ne uscirà arricchita, più fervida, più vera e noi presbiteri di fronte a questo interrogativo siamo qui a riconfermarci in rinnovata fede nell’essenzialità della nostra vocazione e del nostro ministero.
Anche nella mattinata appena trascorsa ad Arliano abbiamo affrontato questi temi nella serena discussione e nella preghiera; questa è la sfida del clero di Lucca e sentiamo che nessuno vuole sfuggire a riconfermarsi nell’essenzialità della vocazione del ministero, a cui siamo chiamati per grazia di Dio; però i tempi che corrono ci invitano a necessari cambiamenti, per andare sempre più verso le verità di Dio e quindi anche voi fedeli laici in forza della vocazione battesimale, dei doni dello Spirito, siete chiamati a mettere a punto doni di santità personali, ma non per voi, ma a servizio di tutta la comunità. E credo che don Cesare con il suo modo brioso, simpatico, in fondo ha fatto frullare a modo suo i doni di voi fedeli laici, perché ritornassero nella carità a beneficio di tutti.
L’essenzialità della vocazione al ministero presbiteriale la vedo ed è tutta nella bella preghiera con la quale abbiamo iniziato questa celebrazione. Qui troviamo la bellezza, l’essenzialità del ministero presbiteriale, quanto appunto noi desideriamo sempre vivere nella profondità e nella verità, quanto le nostre comunità sempre più riconoscano questa bellezza e questa verità. Come diceva la preghiera, sentite quanto è bella e quanto riassume la vocazione di don Cesare e il Ministero di noi presbiteri; la preghiera diceva così: “Signore misericordioso, che al tuo servo sacerdote nel tempo della sua dimora tra noi hai affidato la tua parola misericordiosa e i tuoi sacramenti” - ecco chi è il sacerdote, colui al quale è stata affidata la parola di Dio e i sacramenti -e la preghiera concludeva- “Donagli, a don Cesare, di esultare per sempre nella liturgia del Cielo” e credo che don Cesare esulti nella liturgia del cielo e nella liturgia del cielo sono sicuro che ha già portato quel timbro suo, quella sua cifra, quella caratteristica del suo carattere, della sua personalità, che era di giocare, di divertirsi con le parole, ma con il cuore, un carattere faceto, scherzoso, ma sempre ricco, alla fin fine, di sapienza, di amore per Dio e per il suo popolo, che ora si mette in preghiera proprio per invocare da Dio la grazia del Paradiso per lui, per tutti i nostri cari, la grazia di presbiteri santi, che hanno bisogno, a cominciare dal vescovo, di essere aiutati, ciascuno per il dono del Battesimo, con il proprio dono per annunciare il Vangelo divino.
Mi sta a cuore che il Vangelo, la fede sia trasmessa alle nuove generazioni e a tutti. Questo compito, fratelli e sorelle, d’ora in poi, non è del prete, ma di tutta la Chiesa, di tutta la comunità. Questa è la grazia che chiedo a Dio per tutti noi, insieme al dono di vocazioni presbiterali, perché l’Eucarestia non manchi mai là dove la comunità vuole trovarsi per accogliere l’invito ad incontrare il Signore risorto. A M E N.

torna su

p_elenco Ultimo saluto letto a nome di tutta la comunità parrocchiale durante la Messa di esequie dal Vice Presidente del Consiglio Pastorale:

Siamo qui per porgere l’ultimo saluto a don Cesare, che per trentaquattro anni ci ha guidato e accompagnato, condividendo con noi gioie e dolori.
Sapeva gioire con noi nei momenti lieti, ma tante volte l’abbiamo visto piangere nei momenti tristi.

Ci ha insegnato tanto. Con lui abbiamo capito che la nostra esistenza è un passaggio per raggiungere la vita eterna. Questa speranza, ci ripeteva spesso, era stata il motivo principale della sua vocazione al sacerdozio. Lui aveva capito che la via principale da seguire è l’amore per Dio e per il prossimo e questo ce lo ha detto non solo con le parole, ma soprattutto con la sua testimonianza: non trascurava mai le visite agli anziani e agli ammalati, dava aiuto e sostegno a tutti coloro che, in tanti, ogni giorno bussavano alla sua porta.

Il suo stile di vita era caratterizzato dalla sobrietà, non sprecava niente, dimostrandoci che si può vivere dignitosamente anche con poco, addirittura riciclando ciò che la nostra società consumistica butta.

Da lui abbiamo capito l’importanza del servizio gratuito e disinteressato, secondo l’insegnamento evangelico: il più grande è colui che serve; i molti gruppi di volontariato che continuano ad operare in parrocchia ne danno testimonianza.

Don Cesare pregava molto e ci ripeteva che per lui la preghiera era il respiro dell’anima, come diceva Madre Teresa; così voleva che fosse anche per noi.

Amava e curava molto la liturgia e nelle celebrazioni si è sempre prodigato di far crescere nei nostri cuori Gesù, il fondamento e la meta di ogni speranza.

Don Cesare, in questo momento, come comunità, sentiamo il bisogno di chiederti perdono per tutte le volte che non ti abbiamo capito, per tutte le volte che ti abbiamo criticato, per tutte le volte che ti abbiamo lasciato solo.
Ma siamo sicuri che tu di lassù ci hai già perdonato.

torna su

p_elenco Le Sorelle Clarisse di Monte San Quirico in occasione del suo funerale hanno scritto:

Noi, Sorelle Clarisse del Monastero San Micheletto con queste righe desideriamo esprimere la nostra sentita vicinanza in questo momento in cui la Chiesa di Lucca e la nostra parrocchia danno l'ultimo saluto al caro don Cesare.

Ricordiamo con gratitudine al Signore la sua attenzione verso di noi, il servizio che, in anni recenti, ha reso alla nostra Comunità celebrando al mattino presto, "troppo presto" da chiedere un sacrificio che lui con un sorriso e una battuta non faceva pesare.

Era un'impresa ardua riuscire ad avere una risposta a domande riguardanti il suo stato di salute, tanto era radicata in lui l’abitudine a non parlare di sé e a mettere avanti il ministero.

Lo ricordiamo così, come una persona schiva, ma schiva per nascondere un cuore grande, innamorato di Dio e per questo sensibile alle necessità dei fratelli.

Forse anche in questo momento borbotterà un po', ma ora che vede nella luce di Dio sicuramente sorride e scorge in queste povere parole il nostro affetto e la nostra gratitudine.

Grazie, don Cesare,
A Dio

Le Sorelle Clarisse di San Micheletto

torna su

p_elencoRicorda così il nostro parroco don Luca Bassetti, suo confratello nel ministero, delineando con profondità e delicatezza, il suo profilo psicologico e pastorale:

IN MEMORIA DI DON CESARE

Carissimo don Cesare, il vuoto che tu ci lasci è grande e proprio in questi giorni possiamo renderci conto dell’importanza, non solo per i tuoi parrocchiani, ma anche per noi preti della Zona, della tua presenza e della profondità della tua amicizia.
Desidero ringraziare il Signore per il legame che Egli ha suscitato tra di noi, per il dono della tua serena e gioiosa compagnia, in questi anni di condivisione con te della vita cristiana e del ministero.
Insieme a tutti i confratelli della Zona pastorale, vorrei ringraziare anche te - nonostante tu fossi spesso insofferente per quelli che ti apparivano inutili convenevoli, sebbene anche tu stesso, in quest’ultimo tempo ci ringraziassi spesso, anche di una semplice visita (anche da questo si poteva capire che non ti sentivi troppo bene!) - per la tua disponibilità agli incontri, per la tua sollecitudine ed ospitalità che hanno reso così amabile il nostro stare insieme.
Quando talvolta le nostre discussioni si facevano più faticose, a motivo di qualche divergenza o incomprensione, il tuo tono sempre scherzoso e mai permaloso tutto sempre riportava nei confini di un’amicizia senza confini e negli spazi di quella carità che tutto copre.
Ci rimarrà sempre vivo il ricordo della «leggerezza» con cui affrontavi anche le questioni più «serie», della tua satira pungente anche verso tutto ciò che appariva nobile ed elevato, dell’ironia bonaria nella quale ridimensionavi qualsiasi contegno troppo artificioso o ricercato.
Hai assunto in modo quasi istintivo, e forse involontario, il ruolo di un attento «maestro del sospetto», pronto a dubitare di tutto ciò che sapeva di elevatezza falsamente spirituale o di novità frettolosamente gridata, o ancora di soluzione troppo facilmente evocata. Dietro la tua attitudine decostruttrice, che nulla prendeva mai troppo sul serio, si nascondeva forse il timore, autenticamente credente, di naturalizzare la grazia, di attribuirsi in proprio l’opera del Signore, di derubare Dio di ciò che è soltanto suo, erigendo idoli alla propria vanità.
«Amo nesciri et pro nihilo reputari», «desidero essere dimenticato e considerato un nulla», ci ripetevi spesso in questi ultimi tempi. Dietro il mirabile adagio di S. Giovanni della Croce, che in gioventù aveva aperto il tuo cuore alla grazia ed era diventato luminosa bussola di tutta la tua vita, abbiamo intuito nascondersi il segreto più profondo di un’intera biografia spirituale. «Spernere se sperni», «disprezzare di essere disprezzati», amava ripetere la figura, forse a te più congeniale, di S. Filippo Neri, desiderando essere fino in fondo come Colui che «si sottopose alla croce, disprezzando l’ignominia» (Eb 12,2). Tu hai vissuto tutto questo a modo tuo, in modo forse più istintivo che riflesso, assumendo, a misura del tuo agire, la legge del fico d’india, pungente all’esterno, ma dolce nell’intimo, per celare quanto in te la grazia operava, insegnandoci a non prendere mai nulla troppo sul serio, tantomeno se stessi, per non correre il rischio di appropriarsi, vanificandola, dell’opera del Signore.
Ora che ti salutiamo nella fede, non lasciarci. Ricordati di noi. Rimaniamo uniti nel vincolo di una carità più forte della morte, nel sostegno di una speranza che nulla può distruggere, nella forza di una preghiera che ai poveri tutto può conseguire. Ottenga a noi miseri la carità operosa di una preghiera perseverante, di essere tutti riuniti «cum sanctis in aeternum», nella «iucunditas consummata» di una vita luminosa e senza ombre, per la bontà misericordiosa del nostro Dio.

don Luca Bassetti

torna su

p_elenco Il Gruppo Caritas ricorda così il parroco don Cesare in occasione del trigesimo della morte

Noi tutti del gruppo Caritas di Monte S. Quirico vogliamo rendere grazie a Don Cesare che molti anni fa iniziò l’attività di raccolta e distribuzione di vestiario e mobili, mettendo insieme quello che la gente gli cedeva per distribuirlo poi a chi ne aveva bisogno.
Nel tempo a lui si sono affiancate varie persone che hanno cercato di dare maggiore sistematicità alla distribuzione, costituendo piano piano un gruppo che continua ad operare tramite il Centro Caritas, che ha sede nel capannone di Sistema Ambiente presso il Ponte Freddana
Ma principalmente vogliamo dire grazie al nostro parroco per la traccia profonda che ha segnato con questa attività.

Abbiamo capito toccando con mano che noi cristiani non possiamo permetterci di “sprecare “, quando a molta gente manca il necessario; che anche dal poco e dal piccolo si può ricavare qualcosa di rilevante per qualcuno; ma soprattutto che CARITAS significa amore e non elemosina. “Dio per primo ci ha amati e continua ad amarci per primo ……e da questo “prima” di Dio può come risposta spuntare l’amore anche in noi”. (“Deus Caritas est” pag. 38-39).

E’ questo amore che ci dà il permesso di chiedere un aiuto a coloro che sono disponibili a offrire le loro cose o il loro tempo, e che ci autorizza poi a dare l’aiuto, che noi stessi abbiamo ricevuto,
a tutti ... senza considerare né la razza né la religione, e nemmeno l’eventuale clandestinità, alla ricerca costante di un dialogo con tutti per la difesa della vita, della giustizia e della pace.

Con queste convinzioni continuiamo la nostra attività, non senza qualche difficoltà e talvolta qualche sofferenza per la piccolezza del nostro contributo verso coloro che avrebbero bisogno di molte cose materiali e non solo, ma cercando di continuare sulla strada che Don Cesare ci ha indicato e in fondo alla quale, siamo sicuri, ci sta aspettando per chiederci “com’è andata?”
Grazie ancora, don Cesare!

torna su

p_elenco Ricordo personale (di Marta Barsanti)

Quando don Cesare venne nella nostra parrocchia molti anni or sono, sapevo del suo carattere un po' originale, apparentemente critico, un po' ironico e me ne meravigliai.
Un sacerdote da me stimato, mi disse:
“Stia tranquilla! E' un vero prete, glielo assicuro.”
Nel giro degli anni, noi che l'abbiamo un po' frequentato possiamo confermarlo.
E' stato un sacerdote con l'animo ed i costumi sacerdotali. La sua persona era tutta del Signore e della gente.
Il suo carattere, di cui si intuiva ne soffrisse e si sforzava di correggerlo, forse non gli ha dato la possibilità di esprimersi molto e di comunicare con facilità, ma la profondità della sua persona era sempre e totalmente nelle cose sacre per comunicarle.
Due volte mi sussurrò pressappoco queste parole, come se le dicesse a se stesso:
“Ma io sono nato per aiutare la gente, per assistere gli infermi, per i sacramenti!”.
Era povero nella vita, senza fronzoli, schivo; non voleva né complimenti né elogi; tutto questo mi pareva perfino esagerato.
Era umile e parlava spesso dell'umiltà, come di virtù principale.
Dimostrava molto spesso il pentimento dei suoi peccati, tanto è vero che veniva da pensare:
“Ma cosa può avere fatto ?!... Forse nei molti rapporti con la gente si è poco controllato?”
Ma questo non è sempre possibile.
Pregava oltreché con le preghiere liturgiche, lui personalmente, spesso e lungamente, molto concentrato, da solo; si notava che approfondiva la Parola di Dio.
Tanti anni fa, ricordo, disse una frase semplice, ma grande:
“Se non sentiamo di essere amati da Dio, non siamo sulla strada giusta.”
Abbiamo sperimentato la sua generosità, la premura di voler accontentare, il sacrificio continuo e silenzioso, la pazienza.
Ringraziamo il Signore che ce lo ha dato come un esempio.

torna su

p_elenco Ricordo personale (di Anna Maria Giuntini)

A DON CESARE

A te che eri il mio pastore, presenza discreta in tutti questi anni, trentaquattro: i migliori anni della nostra vita.
A te che hai benedetto la nostra unione di sposi ed hai battezzato i nostri tre bambini, a te che hai celebrato le esequie dei miei cari.
A te che spesso ignoravamo nella fretta dei nostri giorni tutti uguali, eppure c’eri sempre, pronto ad ascoltare, a scambiare una battuta, una parola.
A te va la nostra testimonianza di affetto e il nostro ringraziamento.
Ora celebrerai la liturgia celeste e di lassù ci guarderai bonario e qualche volta con il tuo bel vocione intonerai un inno sacro e ci rimbrotterai come facevi con il tuo sagace sarcasmo.
E, finalmente, ti troverai a tu per tu con quegli angeli che tanto ammiravi compiaciuto, dipinti sulla volta della nostra chiesa e tra inni celestiali godrai l’eterno riposo con i tuoi ed i nostri cari, riconoscendo nella schiera delle anime tanti parrocchiani che ti furono cari e di cui avevi sofferto e benedetto la dipartita.
E ritroverai l’antico tuo compagno di banco e forse riprenderai con lui i vostri giochi, troppo presto interrotti.
Ti abbracciamo e ti invochiamo noi che, senza saperlo, ti amavamo tanto.
Hai lasciato un vuoto grande nel nostro cuore, ti prego riempilo della luce della Grazia e della Speranza.
Insegnaci a vivere nella carità e nell’amore vicendevole.
Fa che sappiamo risollevare la nostra comunità parrocchiale, orfana di te, nell’attesa di una nuova provvida guida, sempre nel tuo ricordo proseguirà il nostro cammino, fino a che a Dio piacerà.

ADDIO NOSTRO AMATO REVERENDO DON CESARE

torna su

p_elenco Ricordo personale (di Anna Fanucchi)

Pur essendo passato un mese dalla sua morte, la sera in cui è stata celebrata la messa del trigesimo, ero ancora troppo commossa per esprimere un pensiero sul nostro don Cesare.
Dico nostro, perché, ora che non c'è più, lo pensiamo proprio come uno di noi, fratello, padre, nonno. E proprio come un nonno si dimostrava con i ragazzi e i bambini che frequentavano l'oratorio teatrale, sentendosi così loro vicino che insieme a loro volle recitare facendo il medico che va a visitare Pinocchio nella omonima recita di fine anno.
Già da parecchi anni si svolge nella nostra parrocchia questa animazione teatrale alla quale don Cesare teneva molto, convenendo con me e con molte mamme che questo era un momento di crescita educativa per i ragazzi.
Quando sono andata a trovarlo per l'ultima volta all'ospedale, mentre ci salutavamo, mi disse:
Anna, mi raccomando, continua con l'oratorio e fai recitare i ragazzi.
Sì, don Cesare, se dio mi dà la salute e finché potrò, terrò fede a questo tuo desiderio.

torna su

p_elenco E-mail dal Perù (di don José Lucchesi)

Con la seguente lettera sono arrivate anche dal Perù espressioni di dolore e di condoglianza per la scomparsa del nostro parroco da parte di don José Lucchesi sacerdote missionario e del suo vescovo mons. Mario che l'estate scorsa hanno visitato la nostra parrocchia e in quell'occasione hanno conosciuto don Cesare. Don José scrive così ad una famiglia di Monte S. Quirico a lui legata da rapporti di parentela:

Carissima Federica,
Non sai quanta pena sento io al leggere la tua triste notizia. Don Cesare era uno stupendo sacerdote pieno di vita e totalmente dedicato al suo gregge. Ora io stesso lo ricorderò nella santa messa.
In nome di Mons. Mario e nel mio proprio, vorrei offrire ai fedeli della Parrocchia di San Quirico le nostre preghiere sentite e anche la nostra comunione dal Perù in unione d'amore in Cristo Risorto, la nostra speranza.
Ci uniamo di cuore con tutti voi in questi giorni e sappiamo che il Buon Pastore ha raccolto Don Cesare tra le sue braccia d'amore con la corona di gloria.
Don José (Tommaso) Lucchesi; Parrocchia del Carmine, Corire. Perù

Ci uniamo in preghiera ringraziando Dio per il gran dono della vita di Don Cesare.
Saluti a tutti, vi amo molto, Tommaso

torna su

p_elenco Caro don Cesare (pensieri dei ragazzi del Catechismo)

  • Siamo i bambini del primo gruppo elementare e siamo tristi perché sei morto: eri il nostro prete, ministro di Dio, ci hai insegnato molte preghiere ed eri buono e gentile.
    Noi sappiamo che adesso in Paradiso con Dio stai bene, però ci manchi.
    Non ti dimenticheremo mai. Ti vogliamo tanto bene.
  • Don Cesare,
    per noi sei stato una guida importante nel cammino della Fede, ci hai dato momenti bellissimi di preghera e ci hai insegnato ad amarci.
    Rimarrai per sempre nei nostri cuori. Ti vogliamo bene.
  • Don Cesare,
    tu eri e sei ancora la figura del nostro Salvatore. Tu che sei lassù continua ancora a seguirci.
  • Don Cesare,
    sei stato molto bravo, buono e dolce con tutti noi ed anche con tutti quelli che bussavano alla tua porta: li hai accolti con gioia e dolcezza nella tua casa.
  • Don Cesare,
    spero che starai bene nel Regno dei Cieli insieme a tutti i fedeli che, come te, si sono addormentati.
  • Caro don Cesare,
    sono Enrico ed i miei compagni del secondo gruppo del catechismo, speriamo tu stia bene…
    Noi sentiamo molto la tua mancanza; ma non sei ancora andato via del tutto perché nei nostri cuori sei sempre presente. Ora se puoi, parla a Nostro Signore e chiediGli un nuovo parroco bravo e che canti bene come te. Ciao!
  • Caro Don Cesare,
    ci hai confessato per la prima volta e poi ci hai lasciato poco prima che ricevessimo Gesù.
    Abbiamo pianto tanto, però abbiamo capito che ora sei con Gesù, che ci vuoi bene e che da lassù ci benedici e ci proteggi. Grazie.
  • Caro don Cesare,
    noi siamo riuniti per te che ti sei addormentato in un sonno eterno.
    Speriamo che tu stia bene insieme a Dio e noi del catechismo pregheremo per te.
  • Caro don Cesare,
    grazie per tutte quelle volte che ci hai aiutato, quando non ce la facevamo nella nostra vita di cristiani. Grazie che ci ospitavi e che ci venivi a trovare quando ci sentivamo male e grazie per tutte le volte che ci dicevi una parola di incoraggiamento quando eravamo sfiduciati.
    Non finiremo mai di ringraziarti per tutto ciò che hai fatto per noi e, anche se stavi per la Juventus, che è una squadra diversa dalla mia, grazie per la tua simpatia e per il rispetto degli altri che ci hai insegnato. Grazie.
  • Caro don Cesare,
    siamo il quinto gruppo del catechismo, sei stato per noi un prete molto bravo e simpatico, eri con noi quando abbiamo fatto la Prima Comunione e sappiamo che non ci sarai quando faremo la Cresima...ma avremo sempre un pensiero per te.
  • Don Cesare,
    un mese fa sei tornato alla Casa di Dio, ma il nostro dolore è ancora più grande, perché ci hai lasciati proprio nel momento in cui avevamo più bisogno di te, del tuo sostegno nella nostra adolescenza.
    E ora il nostro gruppo del dopo-cresima, a cui tenevi molto, si sta impegnando, perché tu da lassù sia orgoglioso di noi. Sappiamo che, se anche non sei più con noi fisicamente, lo sei con il tuo cuore grande, capace di accogliere ed amare anche l'ultimo di noi, come aveva fatto Gesù.
    Grazie per tutti i tuoi insegnamenti e per tutto l'amore che ci hai dato, quando eri con noi.
    Grazie per l'aiuto che ci dai ogni giorno da lassù. Ti vogliamo bene.

  • Signore Gesù,
    fa' entrare don Cesare nel tuo Regno e ti preghiamo di concedergli di stare sempre vicino a noi, per aiutarci da lassù ad avere nuovi sacerdoti.

torna su

DOPO DON CESARE...

(relazione del Segretario)

Dopo la morte di don Cesare avvenuta il 25 aprile 2008, probabilmente per la prima volta nella storia , la parrocchia di Monte San Quirico è rimasta senza parroco.
Ricordo personalmente il passaggio fra Don Giuseppe Ceccarini zio e Don Giuseppe Ceccarini nipote e fra quest’ultimo e Don Cesare 34 anni fa.
La morte improvvisa ed impreveduta di Don Cesare, non ha reso possibile la nomina immediata di un successore anche in considerazione della carenza di sacerdoti nella diocesi.
In questi casi (Monte San Quirico, S. Donato, S. Angelo in Campo, ecc.) nell’attesa delle nuove nomine da parte del Vescovo, le parrocchie vengono affidate all’ordinario diocesano che attualmente è Mons. Michelangelo Giannotti.
A lui mi sono rivolto come vice presidente del Consiglio Pastorale Parrocchiale, a nome della comunità di Monte San Quirico, subito dopo i funerali di Don Cesare, per avere indicazioni sulla conduzione delle attività parrocchiali in generale.
Don Michelangelo mi ha detto di mettermi in contatto con Don Luca Bassetti che in quanto parroco di parrocchie confinanti e soprattutto vicario zonale, era stato incaricato da lui a seguire pastoralmente la nostra comunità.
Con Don Luca decidemmo, visti anche gli appuntamenti incombenti del mese di maggio, di convocare subito un consiglio pastorale parrocchiale da tenersi in forma assembleare, aperto a quanti nella comunità erano interessati ad essere informati, ma anche a fare proposte e ad assumere impegni.
Il Consiglio Pastorale Parrocchiale si è svolto il 7 maggio 2008 nella sala parrocchiale con una larga partecipazione.
In seguito, la segreteria del Consiglio stesso ha redatto ed inviato al Vescovo Italo la lettera che ora pubblichiamo in queste pagine unitamente all'estratto del verbale di quella riunione.

A seguito della nostra lettera, il Vescovo ha incontrato i parroci della zona pastorale ai quali ha richiesto, anche in considerazione dell’età avanzata di altri parroci, di prendere in considerazione la possibilità di fare una nuova suddivisione dell’unità pastorale Valfreddana-sud non più in tre ma in due nuove comunità parrocchiali.
I parroci hanno deciso di portare tre proposte all’attenzione del consiglio pastorale zonale convocato a Monte San Quirico martedì 10 giugno 2008.
Il Consiglio Pastorale Zonale, dopo approfondita discussione, ha deciso di richiedere al Vescovo il mantenimento della prima ipotesi (vedi lettera al Vescovo) e in alternativa ha proposto un'ulteriore soluzione che prevede la suddivisione della sottozona in due comunità parrocchiali:

1) MONTE SAN QUIRICO – SAN CONCORDIO DI MORIANO – ARSINA – CAPPELLA
2) S.ALESSIO - CARIGNANO – MUTIGLIANO – S. MARTINO IN VIGNALE – PIEVE SANTO STEFANO.
Ora siamo in attesa delle decisioni del Vescovo.

Per quanto concerne le funzioni liturgiche, si sono svolte regolarmente nel mese di maggio così come programmate dal Consiglio (vedi verbale), e così dovrà avvenire anche per il futuro.

Come specificato nel verbale, in questo momento era urgente soprattutto farci carico di alcuni servizi che Don Cesare espletava personalmente e che non era né giusto né opportuno far gravare su Don Luca.
In particolare le richieste del Consiglio hanno riguardato due gruppi parrocchiali:
1) La Compagnia del SS. Sacramento e dell’Assunta
2) La commissione economica.

La Compagnia, oltre i servizi che già espletava, si è accollata tutte le adempienze legate alla liturgia ed al culto (approvvigionamento della cera votiva e per l’altare, ostie, vino per la S. Messa, incenso e quant’altro serve per la liturgia) e la tenuta in ordine degli arredi sacri.
A seguito dell’inventario, predisposto dalla Curia in tutte le parrocchie per ordine della Sovrintendenza, ed attuato mediante schedatura descrittiva e fotografica dei beni di maggior pregio, alcuni confratelli della compagnia stanno provvedendo al riordino di tutti gli arredi.

La commissione affari economici, fino ad ora esclusivamente consultiva, si è assunta nuovi impegni:
a) Ha nominato tesoriere Franco Fanucchi che in questi mesi con l’aiuto di collaboratori, ha provveduto ad informatizzare tutta la contabilità parrocchiale con i codici predisposti dalla Curia ed oggi siamo in grado di aver chiari bilanci dettagliati e di sintesi dal gennaio 2008, che prossimamente saranno resi pubblici alla comunità.
Provvede inoltre alla contabilizzazione di tutte le entrate , al loro versamento e al pagamento in accordo con Don Luca di tutte le spese.
b) Ha dato incarico ai geometri Alberigi Massimo e Lencioni Elio di presentare progetti e preventivi per la ristrutturazione di alcuni locali parrocchiali (cucina e bagni della comunità) come già aveva previsto anche Don Cesare.
Per quanto riguarda gli ambienti esterni (campo da tennis e area ex cimitero) la commissione ha deciso di rinviare i progetti relativi alla loro sistemazione , in quanto per questi occorrono ingenti fondi da reperire. L’argomento sarà portato all’ordine del giorno di uno dei prossimi consigli pastorali parrocchiali.

Al termine di questa relazione è giusto ricordare e ringraziare quanti hanno continuato in questi mesi con costanza a svolgere la loro attività in parrocchia, non facendo mancare alla comunità tutti i servizi indispensabili per l’attuazione della pastorale, segno che Don Cesare era riuscito a trasmetterci il senso della comunità.

Infine mi sento in dovere di ringraziare a nome di tutta la comunità Don Luca, che in obbedienza al Vescovo non ha fatto solo un servizio di supplenza del parroco, ma si è sforzato di calarsi tra noi, di porsi al servizio soprattutto delle persone rendendosi disponibile a tutte le richieste (preparazioni pre-sacramentali, visite agli infermi, ecc.) ma anche iniziando la formazione di operatori per la pastorale degli adulti, la lettura della prima lettera ai Corinzi e una serie di incontri per approfondire le problematiche dell’età giovanile.
Noi auspichiamo che questo lavoro da lui iniziato, possa continuare anche per il futuro... CHI HA ORECCHI INTENDA! (Mt.13,9).

Il Vice Presidente del C.P.P.
Emilio Cerri

torna su


 

Lettera mensile ai parrocchiani (ultima sua lettera ai parrocchiani)

Aprile 2008

CARISSIMI PARROCCHIANI,
sono tentato di fare delle considerazioni sulla partecipazione di quest'anno alle funzioni della Settimana Santa dalla Domenica delle Palme, chiamata anche la Domenica della Passione del Signore Gesù che abbiamo letto nel Vangelo di Matteo, fino alla Domenica di Risurrezione o di Pasqua.
La partecipazione dunque alla funzione della Domenica delle Palme il 16 di marzo, molto presto nel calendario del 2008, che segnava la Pasqua il 23 è stata, come sempre, alla S. Messa delle ore 11, numerosa perché l'olivo benedetto costituisce una tradizione e un attrattiva notevole.
Si inizia sul piazzale della chiesa con il canto Osanna al Figlio di David, Osanna al Redentor, dopo la lettura del Vangelo dell'ingresso del Signore Gesù in Gerusalemme e la Benedizione dell'Olivo ci si avvia alla Chiesa cantando Insieme a Cristo cammineremo verso la Pasqua e canteremo Gloria al Signor !
La cosa che più mi è dispiaciuta è stata la scarsa partecipazione alla S. Messa detta della Cena del Signore con la Lavanda dei piedi, ricordata nel Vangelo di Giovanni nell'ultima Cena con la quale ricordiamo anche l'istituzione dei Sacramenti dell'Ordine e dell'Eucaristia.
Forse più che al freddo, l'assenza, è da attribuirsi, alla giornata lavorativa perché il lavoro, per chi fortunatamente ce l'ha, incide notevolmente, con gli impegni annessi, sui programmi delle famiglie.
Certo che è anche vero che non si è propensi a mettere il Signore al primo posto nella nostra vita, per cui ci vuole, insomma, una maggiore dose di fede in Dio.
Probabilmente valgono queste considerazioni per quanta riguarda la partecipazione, fino alla mezzanotte, all'Adorazione eucaristica, ripresa poi nel giorno successivo il Venerdì Santo.
Questa S. Messa del Giovedì Santo merita un'altra attenzione anche perché all'inzio c'è un rito significativo, e cioè la deposizione, nel luogo riservato della Chiesa, dei tre Oli Santi, degli Infermi, dei Catecumeni, cioè per coloro che si preparano al Battesimo, e del Crisma per le varie consacrazioni.
La presenza dei fedeli alla Liturgia del Venerdì Santo è stata, a onor del vero, quasi insignificante, come sempre succede, perché molto legata a quella della sera precedente.
Ma, in compenso è stata buona e consolante la partecipazione alla Veglia delle Veglie del Sabato Santo e alle tre Ss. Messe della Domenica di Pasqua di Risurrezione del nostro Signore Gesù Cristo nel Giorno della Pace, della Gioia, della Speranza della Vita eterna ed anche della nostra Risurrezione che Gesù Risorto ci ha promesso.
Vi saluto come alla S. Messa di Pasqua: Andate e portate a tutti la gioia del Signore Risorto, alleluia, alleluia!

Sac. Cesare Carli

anired10_up.gif

[Home][Informazioni][Parrocchia][Storia][Approfondimenti][Risorse][Contatti]

2008 - Sito della Parrocchia di San Quirico in Monte San Quirico (LU) - Curatore del sito: