Incontri dei giovani


Alla sera della vita saremo giudicati sull'amore.

San Giovanni della Croce

<><><><><><><><><><><><><><><><><><><><><><><><><><>

La matrice umana
La coscienza
La legge non scritta
Noi vogliamo sapere cosa c'è dopo
Gesù, Re dell'Universo - "SALVA TE STESSO"
Portare frutti
Buona QUARESIMA

<><><><><><><><><><><><><><><><><><><><><><><><><><>

MENU


La matrice umana

" Vi scongiuro fratelli, rimanete fedeli alla terra e non credete a quelli che vi parlano di speranze ultraterrene ! Essi sono degli avvelenatori, che lo sappiano o no. Sono spregiatori della vita, moribondi ed esse stessi avvelenati, dei quali la terra è stanca : se ne vadano pure !

Una volta il sacrilegio contro Dio era il sacrilegio più grande, ma Dio è morto, e sono morti con Dio anche quei sacrileghi. Commettere sacrilegio contro la terra è ora la cosa più spaventosa, e fare delle viscere dell'imperscrutabile maggior contro che del senso della terra ! "

 

Forse, negli studi liceali, vi sarete tutti cimentati con questo frammento tratto da una delle opere maggior del grande filosofo F. Nietzsche (1844-1900), "Così parlò Zarathustra".

In essa è tracciato il cammino del super-uomo, chiamato a realizzare con la propria volontà una nuova scala di valori, a partire dall'orgoglio che "solleva la sua testa dalla sabbia delle cose celesti : una tesa terrestre, che crea essa stessa il senso della terra".

La provocazione del filosofo, a ben riflettere ci suggerisce il legame costitutivo che ci intreccia con la materia : "Il Signore Dio plasmò l'uomo con polvere del suolo" (Genesi 2,7) : c'è una certa parentela con la materia, c'è una relazione autentica con le cose da costruire (si legga il cap. 18 del profeta Geremia).

Questa materialità non è negativa, ma segno dell'infinita libertà di Dio e della nostra radicale dipendenza da Lui. Tutte le creature umane, nell'infinita diversità delle loro impronte digitali, sono riflesso della libertà e dell'essere divini. Nella tradizione giudaica si fa questa osservazione curiosa :

"Gli uomini, servendosi di una sola matrice coniano tante monete, che si assomigliano l'una all'altra. Il re dei Re, il Santo e Benedetto ha coniato la forma di ogni uomo con la matrice di Adamo. Tuttavia, non troverai nessun individuo simile ad una altro. Quindi ciascuno dovrà dire : il mondo è stato creato per me! "

Alex

MENU

MENU


La coscienza

"... Due cose riempiono l'animo di ammirazione e reverenza sempre nuove e crescenti, quanto più spesso e più spesso e più a lungo il pensiero vi si ferma su : il cielo stellato sopra di me e la legge morale in me.

Queste due cose non ho da cercarle fuori della portata della mia vista avvolte in oscurità, o nel trascendente; né devo, semplicemente, presumerle: le vedo davanti a me e le connetto immediatamente con la coscienza della mia esistenza .... "

Completiamo la nostra riflessione sull'uomo con l'aiuto di questo celeberrimo passo tratto dalla "Critica della Ragion Pratica" del filosofo tedesco I. Kant (1724-1804).

Certo, la verità è che l'uomo è stato plasmato con polvere del suolo, ma scopre dentro di sé l'esistenza di qualcosa di incommensurabile che fonda la sua vera e sola grandezza.

E' proprio questa legge morale che con termine a noi più familiare potremmo definire coscienza, "il nucleo più segreto e il sacrario dell'uomo, dove egli si trova solo con Dio, la cui voce risuona nell'intimità propria" (Concilio Vaticano II, Costituzione pastorale "La Chiesa nel mondo contemporaneo", "Gaudium et Spes")

Anche Kant afferma:".. per quello che si può desumere dalla destinazione finale della mia esistenza in virtù di questa legge, posso dire che non è limitata ai confini di questa vita, ma va all'infinito."

Vale dunque la pena soffermarsi ad ascoltare questa "voce silenziosa", che sempre ci accompagna nelle nostre decisioni più importanti, ci tormenta quando ci presumiamo troppo sicuri di noi stessi.

"Il cielo stellato sopra di me e la legge morale in me" richiama un parallelo con uno dei più bei Salmi contenuti nel Salterio biblico, che lascio alla vostra lettura - Salmo 8 - affidato alle sabbie lunari dagli astronauti N. Armstrong ed E. Aldrin, per esplicita volontà di Paolo VI.

"Se guardo il tuo cielo, opera delle tue dita, la luna e le stelle che tu hai create, che cosa è l'uomo perchè te ne ricordi, il figlio dell'uomo, perché te ne curi ?".

Un canto del vero umanesimo; ma anche una preghiera pericolosa quando l'uomo diventa tiranno e umilia gli altri uomini. E' per questo che la "Lettera agli Ebrei" ha trasformato questo salmo notturno nel canto della notte di Natale e della nascita dell'uomo perfetto : Cristo.

MENU


Le leggi non scritte

"Allora abbiamo visto la ragazza , che piangeva: era come il lamento acuto di un uccello nella disperazione, quando trova il nido vuoto, senza i piccoli (…). Appena l’abbiamo vista, ci siamo buttati su di lei : l’abbiamo subito catturata: ma non aveva paura. La accusavamo del fatto di prima, e di quello di adesso : ed io sentivo gioia, doloro provavo. Trovarsi fuori dai mali è la cosa più dolce, ma è triste consegnare al male le persone che amiamo. Basta – io sono fatto così : per me la cosa più importante è salvare la mia vita ." ("Antigone" – vv. 422-425;432-440).

Abbiamo ancora tutti presente quell’oceano di dolore che lo scorso 11 settembre ha invaso gli USA e, con loro, l’intera società civile. Così mi lascio guidare in questa riflessione da un brano tratto da una delle sette tragedie che ci sono rimaste di Sofocle (497/6-406 a.C.), appunto l’Antigone, che ha al suo centro una sepoltura contesta: Antigone ha visto i suoi due fratelli, Eteocle e Polinice, trucidarsi reciprocamente, il primo in difesa della città di Tebe, sulla quale regnava, il secondo all’assalto di tale città.

Il nuovo sovrano ha ordinato che il corpo del traditore Polinice rimanga insepolto, in pasto alle fiere, un abominio deplorevole per le convinzioni dei greci. Ma Antigone non accetta il bando di Creonte: se il re agisce in tal modo per proteggere lo Stato dalla rivolta e dall’anarchia, ella ritiene che le leggi non scritte degli dei e i vincoli di sangue debbano venire salvaguardati ad ogni costo. Così, seppellendo il fratello Polinice, addosserà su di lei la pena di morte decretata da Creonte.

La bellezza dei sentimenti che infiammano il cuore della giovane Antigone l’abbiamo tutti ammirata nel coraggio di quelle persone che hanno messo repentaglio la propria vita pur di salvare qualche persona sepolta sotto le macerie delle Twin Towers. E’ la forza disarmante dell’amore che "non ricerca il proprio interesse", come ci ricorda S. Paolo nello stupendo inno alla carità (1° Cor. 13,1-13); ad esso fa da contrappunto la "professione di fede" del Guardino del palazzo reale di Creonte, che ho riportato nella citazione:" Per me la cosa più importante è salvare la mia vita". Anche Gesù, mentre pendeva dal legno della croce, era stato messo alla prova allo stesso modo : " Se sei Figlio di Dio, salva te stesso !".

I numerosi gesti di generosità, solidarietà che hanno vivacizzato il grigiore delle macerie del " World Trade Center" ci aiutino a riscoprire l’esistenza di "leggi non scritte" che sono davvero alla base di ogni nostra relazione autentica; inoltre ci spronino ad un’autentica opera di conversione, che non punta più ad agire per salvare noi stessi, ma per essere di aiuto a chi è nel bisogno.

MENU

MENU


XXXIII° Domenica del Tempo Ordinario

 

Noi vogliamo sapere cosa c’è dopo

 

"Noi vogliamo sapere cosa c’è dopo: questo è il problema escatologico. Vogliamo sapere cosa c’è dopo quella parte dell’avventura che è sperimentabile o prevedibile; in una parola, vogliamo sapere quale è il nostro destino: il nostro destino personale e – se ci è consentito – il destino della famiglia umana. Poiché è innegabile che io e l’umanità "stiamo andando", sono curioso di sapere "dove stiamo andando".

Questo breve passo citato, tutto dal libro "Linee di escatologia Cristina" del card. Giacomo Biffi, mi ha molto aiutato ad inquadrare quale sia il vero tema che il brano del Vangelo vuole sottoporre alla mia attenzione e verifica quotidiana, "sono curioso di sapere DOVE stiamo andando" : la direzione della mia vita, obiettivo che raggiungerò al suo termine, ma anche la serie più numerosa dei piccoli traguardi quotidiani.

Il brano del Vangelo mi presenta la "grande apocalisse" di Luca, che, per completezza, voglio leggere in tutto il capitolo 21: viene qui narrato il destino dell’intero cosmo, dopo che, nella "piccola apocalisse" ( leggo Luca 17,20-18,8), si narrava come andrà a finire la "mia" storia personale, nel ritorno del Figlio dell’uomo, Gesù glorioso, alla fine dei tempi. Nella nostro brano la narrazione prende avvio dalla premonizione della distruzione di Gerusalemme, che per i discepoli coincide con la fine del mondo: subito sorge la domanda più naturale, che però, col prosieguo del brano, si rivelerà mal posta: "Signore, QUANDO accadrà questo ?".

Gesù, che sembra conoscere già i testimoni di Geova (forse all’epoca c’era qualche setta che si comportava allo stesso modo), risponde prontamente : "Guardate di non lasciarvi ingannare". Del resto anche S. paolo aveva già bisogno di ammonire severamente su questo punto la comunità di Tessalonico che nella convinzione della imminente fine aveva a buon conto smesso di lavorare.Se c’è una cosa chiara in tutta la Rivelazione biblica, questa è la NONO CONOSCIBILITA’ DELLA DATA. "Quanto a quel giorno a quell’ora, nessuno li conosce neanche gli angeli del cielo, e neppure il Figlio , ma solo il Padre", ci dice anche l’evangelista Marco (Mc 14,32). Ecco perché sento più importante sapere DOVE sto andando, e il Vangelo di oggi, INSIEME ALLE ALTRE LETTURE, MI AIUTA A RISPONDERE A QUESTA DOMANDA, NON ALL’ALTRA.

Innanzitutto, APOCALISSE non significa disastro, distruzione, ma RIVELAZIONE di una cosa ignota.

Gesù ci rivela il senso profondo della nostra realtà presente, quella verità che è la parola definitiva di Dio sul mondo e sulla mia vita (escatologico significa : "ciò che pronuncia la parola ultima e definitiva). Così Gesù, rifiutandosi di soddisfare il prurito di curiosità circa il mio futuro, mi insegna che il mondo ha nel padre il suo inizio e il suo termine, e mi chiama a vivere il presente in questa ottica, l’unica che dà senso alla vita. Infatti tutto il Vangelo di Lc. è percorso da questa tensione verso il Padre: le prime parole pronunciate da Gesù sono: "Non sapete che devo occuparmi delle cose del Padre mio?", le ultime : "Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito", e tutti sappiamo la centralità della parabola del Padre misericordioso (Lc 15,11-32).

L’altenativa che mi è offerta alla pausa della morte, che sta dietro alla domanda: "QUANDO ?"" è la fiducia incondizionata nel Padre, in un atteggiamento quotidiano di dono e di abbandono che ha già vinto la morte.

Insomma il fine della mia vita, il DOVE vero cui stiamo andando tutti, è la figliolanza di Dio: " Anche noi, che possediamo le primizie dello Spirito, gemiamo interiormente, ASPETTENDO L’ADOZIONE A FIGLIO", dice S. Paolo nella lettera ai Romani (Rm 8,18-25).

Questa certezza di fondo sull’obiettivo centrale della mia vita, diventare pienamente figlio di Dio trionfa sulla volontà di salvarmi a tutti i costi, che è all’origine di tutti i miei atteggiamenti di egoismo e di ogni male. Sono sicuro che, come figlio, "nemmeno un capello del mio capo perirà", perché il Signore ha cura di me in ogni momento della mia giornata, non devo disperare mai, solo perseverare in questa fiducia che "salva la mia anima".

MENU


Solennità di N.S. Gesù Cristo, Re dell’Universo

 

Gesù Cristo, Re dell’Universo

 

"I capi lo schernivano dicendo : ".. Ha salvato gli altri, SALVI SE STESSO, se è il Cristo di Dio" ; […] anche i soldati […] dicevano : " Se tu sei il re dei Giudei, SALVA TE STESSO"; […] uno dei malfattori lo insultava : " Non sei tu il Cristo ? SALVA TE STESSO e anche noi ! ".

" Chi vorrà salvare la propria vita, la perderà, ma CHI PERDERA’ LA PROPRIA VITA per me, la salverà " (Lc. 9,24)

Sotto la croce, in quel pomeriggio di un venerdì di quasi due millenni fa, avviene l’ultimo terribile scontro tra gli alleati della morte e la Vita : ho riportato il ritornello che più insistentemente ricorre nel brano del Vangelo di oggi : " SALVA TE STESSO ! ", che stride con quel famoso detto del Signore contenuto nel Vangelo di Luca ( Lc. 9.23-27)

Gli avversari di Cristo suggeriscono, con tono terribilmente sarcastico, come fare il Salvatore, a Colui il cui nome è già speranza di salvezza : "GESU’ " = DIO SALVA.

C’è in questo atteggiamento anche la mia radicale paura della morte, l’istinto irrefrenabile ad assicurarmi un futuro certo, in pratica a "salvare la propria vita ".

Io voglio ottenere il massimo risultato con il minimo sforzo, c’è poco da fare: oggi, invece, la Parola di Dio mi fa sostare ai piedi della Croce, dove ogni giustizia umana salta completamente (anche il "buon ladrone" lo riconosce: "Egli invece non ha fatto nulla di male"), i calcoli umani basati sulla logica del dare e de ricevere (" do ut des") non valgono più. Il Figlio di Dio riceve scherni, insulti, e in cambio mi dona la salvezza.

Le parole più forti non sono riportate nel brano odierno (Chissà perché ?), così le trascrivo :

" Quando giunsero al luogo detto Cranio, là crocifissero Lui e i due malfattori, uno a destra e l’altro a sinistra, Gesù diceva : " PADRE, PERDONALI, PERCHE’ NON SANNO QUELLO CHE FANNO " (Lc. 23,33-34).

Non so cosa venga in mente a chi sta leggendo quando pensa alla festa odierna : N.S. Gesù Cristo, Re dell’Universo; a me l’immagine più vera della regalità di Cristo sembra essere proprio quella del Crocifisso, innocente, che perdona i suoi aguzzini.

DEVO IMPARARE A STARE SOTTO LA CROCE, non posso solo considerare un optional questo brano del Vangelo ! Questa verità, per me profondissima, l’ho imparata veramente alcuni mesi fa, quando facendo l’esame di coscienza prima della confessione, mi sembrava di non avere niente da dire sulla mia condotta di vita: allora il sacerdote, sentendomi parlare così, mi fece uscire dal confessionale e FISSARE PER ALCUNI ISTANTI L CRCIFSSO CHE SORMONTAVA LA PORTA : " adesso avrai certamente qualcosa da dirmi ! ".

Di fronte all’Amore assoluto di Cristo in Croce, non posso mai sentirmi a posto sempre, ora sento il bisogno di battermi il petto, perché troppo grande è la sua misericordia e il suo perdono. Poi, però, mi viene subito in soccorso l’Apostolo Paolo, che in un brano della lettera i Romani commenta stupendamente il Vangelo di oggi: " Infatti, mentre noi eravamo ancora peccatori, Cristo morì per gli empi nel tempo stabilito. Ora, a stento si trova chi sia disposto a morire per un giusto; forse ci può esser chi ha il coraggio di morire per una persona dabbene. MA DIO DIMOSTRA IL SUO AMORE VERSO DI NOI PERCHE’, MENTRE ERAVAMO ANCORA PECCATORI, CRISTO E’ MORTO PER NOI " (Rm 5,6-8).

 

Un momento di silenziosa contemplazione del Crocifisso, il vero re, può accompagnare questa mia domenica

 

 

Alex

MENU


II domenica di Avvento

 

Portare frutti degni di conversione

 

Il nostro cammino verso Natale sta proseguendo, e oggi la liturgia ci parla attraverso alcune immagini desunte dal mondo della natura.

"Un germoglio spunterà dal tronco di Jesse". : un inizio assolutamente gratuito di vita, uno sbocciare imprevisto che nessuna azione umana potrebbe produrre. Il tronco è il desolante simbolo della dinastia davidica, ormai inaridita e secca per i peccati di tutti i suoi appartenenti (basti pensare allo stesso Davide: consiglio di leggere i capp 11 e 12 del 2° libro di Samuele). Idealmente penso a questo tronco senza linfa come alla mia anima stanca di arrivare a dei compromessi, ai soliti comodi armistizi con i peccati che tante volte stipulo; ed ecco che il Signore, quando ormai tutto sembra perduto, fa sbocciare un virgulto che è tutto dono della bontà: è un germe di speranza che mi tira fuori dalla palude della mia quotidianità e mi fa vivere alla presenza confortante della sua Parola.

Il tema della speranza, che questo germoglio sembra mostrare visibilmente attraverso il suo spuntare, è ciò sta al centro della 2° lettura : non è però quella disposizione tutta umana che dice: " spero che domani le cose mi andranno meglio", non è appunto un germe divino che mi è stato donato nel battesimo e che io sono chiamato ad alimentare incessantemente attraverso l’ascolto della Parola di Dio, DOVE MI PARLA CRISTO, MIA SPERANZA!

La prospettiva escatologica che ci accompagna in questo cammino di Avvento fino al 16 Dicembre è bene espressa da queste parole, tutte dal rito della Messa, dopo la recita del Padre Nostro: "Liberaci, Signore, da tutti i mali, concedi la pace ai nostri giorni, e con l’aiuto della tua misericordia vivremo sempre liberi dal peccato e sicuri da ogni turbamento, NELL’ATTESA DELLA BEATA SPERANZA …"

Non so se il mondo ci consenta ancora di sperare: forse questa parola sta scomparendo dai nostri incontri di catechesi, dalle omelie; penso che una riflessione comune al riguardo, ci debba riportare a vivere adesso con la speranza che il Nostro Signore verrà e ci porterà con sé.

Un’ultima osservazione la traggo dall’abbigliamento, rozzo ed austero, di Giovanni Battista, che domina incontrastato nel brano del Vangelo odierno: a differenza di quanto afferma la mentalità comune, il cui pensiero si è cristallizzato nel famoso detto "l’abito non fa il monaco", per l’austera figura del battezzatore è vero proprio il contrario: perfino il modo di vestire è per lui segno della missione che è chiamato a compiere. Questo ci richiama fortemente all’autenticità della nostra vita cristiana che non può indossare certi abiti troppo mondani perché le vanno stretti …

Nell’impegnarci al massimo per " PORTARE FRUTTI DEGNI DI CONVERSIONE", dobbiamo però essere convinti innanzitutto che "Dio può fare sorgere figli di Abramo anche dalle pietre": C’è di che consolarsi perché anche il cuore più indurito non è mai perduto, e la conversione è innanzitutto opera di Dio, non solo sforzo di coerenza dell’uomo.

 

Alex

MENU


QUARESIMA

 

Buona Quaresima

 

Ti auguro di incamminarti per la strada della Quaresima con la gioia nel cuore per la presenza dello Sposo in mezzo a noi (Mc 2,18-22). Inoltre ti suggerisco di portare con te in questi quaranta giorni che ci conducono alla Pasqua tre icone che mi suggeriva il mio direttore spirituale, don Vincenzo:

 

1) IL PRESEPIO: non si tratta di ritornare a Natale o di allestire dei presepi in casa, ma di tenere presente la scelta fondamentale di povertà che Dio ha fatto facendosi uomo in Gesù;

 

2) IL CALVARIO: è la sofferenza scelta per amore degli uomini, che riempie di un immenso significato anche i miei/nostri calvari quotidiani e quelli dell'umanità;

 

3) IL TABERNACOLO: è dove si custodisce l'Eucarestia, segno della presenza viva di Dio in mezzo alla mia quotidianità, che mi richiama al dono della vita ( "il pane spezzato") per i miei fratelli.

 

Così ti auguro "Buona strada" (è un saluto scout che ho imparato qualche settimana fa) per tutti questi quaranta giorni.

 

 

Alex

MENU


Informazioni ... suggerimenti ? Cliccami

Questa pagina è stata visistata da Woohoo !!