Quaresima,
che significa mangiare di magro il Mercoledì delle Ceneri e tutti i Venerdì fino a Pasqua.
Bene, quello che vorrei sapere, è come mai c'è l'usanza di non mangiare la carne?
E poi, il pesce come viene considerato dalla Chiesa?

Il digiuno è una pratica ascetica di origine antichissima. In ogni religione l'uomo sente che un corretto rapporto con se stessi ed il mondo siano la base per poter avere una vera e genuina esperienza di Dio. Lo stesso Gesù, nel discorso della montagna inserisce il digiuno nelle buone opere (Mt 6) con la preghiera e la carità. Con il digiuno si impara a regolare il nostro corpo, rispetto alle sue vere e reali esigenze; con la carità, intesa come pratica ascetica, siamo invitati ad un miglior rapporto con gli altri e con la preghiera instauriamo il rapporto con Dio. La preghiera, il digiuno e la carità, quindi, sono le opere che caratterizzano i tempi «penitenziali», come è appunto la Quaresima: i 40 giorni che anticipano la Pasqua. La Quaresima è stato sempre tempo di preparazione e di penitenza. Preparazione, soprattutto per i primi secoli della cristianità, per i catecumeni che ricevevano il battesimo il giorno della Pasqua; ma per tutti i cristiani è sempre preparazione e penitenza per vivere questo periodo come reale opportunità di conversione. Il digiuno è allora un «dono» che Dio offre agli uomini, soprattutto nel tempo di grazia della Quaresima, a ricordo dei 40 anni dell'Esodo del popolo liberato dall'Egitto. Adamo, nel giardino aveva avuto la proibizione di mangiare dall'albero e – mangiandone – ha ceduto alla tentazione ed il Nuovo Adamo, Gesù, digiunando nel deserto per 40 giorni ha vinto la tentazione del diavolo. Il digiuno ha quindi anche un alto valore religioso e cristologico. Dal libro della Genesi leggiamo che Dio ha concesso di cibarsi delle carni non nell'Eden ma a Noè ed ai suoi figli con l'alleanza stipulata dopo il diluvio (Gen 9,1-3).

È legge divina, e non soltanto disposizione della Chiesa, che i cristiani praticano la penitenza nei tempi stabiliti (can. 1249 del Codice di diritto canonico). Praticare penitenza significa osservare il digiuno, incrementare le preghiere e la carità, ognuno come può e secondo il suo stato.

La chiesa italiana, fin dal 1966 stabilisce i periodi di digiuno e di astinenza:

· Il digiuno e l'astinenza, nel senso sopra precisato, devono essere osservati il Mercoledì delle Ceneri (o il primo Venerdì di Quaresima per il rito ambrosiano) e il Venerdì della Passione e Morte del Signore Nostro Gesù Cristo; (sono consigliati il Sabato Santo fino alla Veglia Pasquale);

· L' astinenza deve essere osservata in tutti e singoli i venerdì di Quaresima, a meno che coincidano con un giorno annoverato tra le solennità (come il 19 o il 25 marzo). In tutti gli altri venerdì dell' anno, a meno che coincidano con un giorno annoverato tra le solennità, si deve osservare l' astinenza nel senso detto oppure compiere qualche altra opera di penitenza, di preghiera, di carità.

Nel contempo ha stabilito come praticarli:

· la Legge del digiuno "obbliga a fare un unico pasto durante la giornata, ma non proibisce di prendere un po' di cibo al mattino e alla sera, attenendosi, per la quantità e la qualità, alle consuetudini locali approvate".

· La legge dell'astinenza proibisce l'uso delle carni, come pure dei cibi e delle bevande che, a un prudente giudizio, sono da considerarsi come particolarmente ricercati e costosi.

· Alla legge del digiuno sono tenuti tutti i maggiorenni fino al 60° anno iniziato; alla legge dell'astinenza coloro che hanno compiuto il 14° anno di età.

· Dall'osservanza dell'obbligo della legge del digiuno e dell'astinenza può scusare una ragione giusta, come ad esempio la salute. Inoltre, "il parroco, per una giusta causa e conferme alle disposizioni del Vescovo diocesano, può concedere la dispensa dall'obbligo di osservare il giorno (...) di penitenza, oppure commutarlo in altre opere pie; lo stesso può anche il Superiore di un istituto religioso o di una società di vita apostolica, relativamente ai membri e agli altri che vivono nella loro casa".

In parole povere, il pesce può essere mangiato anche nei giorni di astinenza ma non deve essere particolarmente ricercato o costoso. Nei giorni di digiuno e penitenza, il mercoledì delle ceneri ed il venerdì santo, bisogna limitarsi a mangiare quanto un pasto. Il digiuno e l'astinenza sono - comunque sospesi nelle solennità e quindi anche per devozione personale sono da evitarsi nella domenica, solennità del Signore. Abbiamo visto le disposizioni della chiesa che siamo tenuti ad osservare, in senso minimale. Vorrei fare un esempio: la Chiesa ci chiede di osservare il precetto pasquale, chi però aspetta la sola Pasqua per comunicarsi al Signore? Allora, sarà sufficiente, per una buona vita cristiana, limitarsi a queste sole disposizioni o possiamo interpellare sia il nostro cuore che il confessore per farci suggerire altro?