Il nostro Santo Protettore

     

SAN PIO DA PIETRELCINA

 

<< Beatum Pium a Pietrelcina Sanctum esse decernimus et definimus >>

- Giovanni Paolo II -

16 giugno 2002

 

                    Buona giornata a tutti.

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Benedizione in audio originale

 di San Pio

    

Padre Pio da Pietr

 

Nelle ore di combattimento ricordiamoci di Gesù, che è con noi e soffre con noi e per noi; ricorriamo a lui e saremo sempre sollevati; così operando, riporteremo sempre vittoria innanzi a Dio.

 

SANTO ROSARIO MEDITATO
IN ONORE DI SAN PIO DA PIETRELCINAclick-here

di PADRE ANTONIO RUNGI PASSIONISTA

Noi ci affidiamo a te

Non abbandonarci alla tristezza
perché tu, Signore,
sei con noi sempre.
Tu non ci lascerai un istante.
Se non avessi steso la mano,
quante volte la nostra fede
avrebbe vacillato!
Tu, Signore, sei sempre intento
ad accogliere le nostre confidenze.
Aiutaci a non abbatterci
nelle sofferenze fisiche e morali.
Non permettere di affliggerci
fino a perdere la pace interiore.
Fa' che camminiamo con buona fede,

senza inquietudini e sconforti.
Noi ci affidiamo a te:
prendici la mano e guidaci
pur per incogniti sentieri.
Insegnaci ad affrontare
la prova a mente serena,
per amore tuo che la permetti.
Donaci di acquistare tesori
per la santa eternità.

Padre Pio di Pietralcina

 

Una corona di gloria per S. Pio da Pietrelcina

 

 

 BIOGRAFIA

 

Le date importanti

Dall’Epistolario

Preghiera al Beato padre Pio

Il buon umore di Padre Pio

dal libro: Padre Pio e le anime del purgatorio di P. Alessio Parente

La sua Messa

dal libro: Padre Pio da Pietrelcina – Testimonianze

Padre Pio ed il Rosario

Padre Pio ed il servizio militare

dal libro: Padre Pio, trasparente di Dio di P.Jean Derobert

I Conventi di Padre Pio

La Transverberazione del cuore e le Stigmate

I Carismi di Padre Pio

I Gruppi di Preghiera ed i Figli Spirituali

Amore e Carità

Padre Pio, figlio di San Francesco

I Cappuccini, i frati più amati dal popolo

Padre Pio, tra passato e presente

Il santo della gente

Un discepolo di Padre Pio

Canonizzazione di P.Pio – Omelia di Giovanni Paolo II

San Pio da Pietrelcina maestro nel combattere il male e guidare le anime

Omelia di Benedetto XVI sul sagrato della chiesa di San Pio da Pietrelcina

SAN GIOVANNI ROTONDO, domenica, 21 giugno 2009

 

23 Settembre 2018

a 100 anni dalla sua stimmatizzazione

20 Settembre 1918

a 50 anni dalla sua morte

23 Settembre 1968

TRACCIA SPIRITUALE DELL’ALTA VIA MISTICA DI SAN PIO

a cura di don Roberto. file.pdf

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Padre Pio a mensa

             

 

 

 

 

BIOGRAFIA

 

 

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Padre Pio è nato a Pietrelcina, piccolo paese a pochi chilometri da Benevento, il 25 maggio 1887. Il padre, Grazio Forgione, comunemente chiamato "Razio", o "zi' Razio", era un piccolo possidente che viveva del proprio lavoro. La madre, Giuseppa De Nunzio, detta "mamma Peppa", era una donna di grande pietà, seria, religiosa, alla quale Francesco rimase sempre molto legato. Fu battezzato nella chiesa di Santa Maria degli Angeli, l'antica parrocchia del paese, posta nel "Castello", cioè nella parte alta di Pietrelcina. Da piccolo aiutava i familiari nelle incombenze dei campi, ma soprattutto si occupava del pascolo di alcune pecore.

 

 

Manifestatasi la sua vocazione per la vita religiosa cappuccina, il padre si sobbarcò volentieri alle spese necessarie per farlo studiare, emigrando in America. A quindici anni compiuti, fu accolto nel noviziato di Morcone, ove il 22 gennaio del 1903 vestì l'abito di san Francesco, prendendo il nome di fra Pio. In questo periodo il giovane fra Pio iniziò a soffrire di strane malattie di cui mai si ebbe una esatta diagnosi, che mai guarirono completamente e che lo fecero soffrire per tutta la sua esistenza. Ma era egli stesso che sentiva un prepotente desiderio di soffrire, di gustare il dolore quale mezzo di espiazione, per poter imitare Cristo che col dolore aveva salvato gli uomini.

 

 

Terminato l'anno di noviziato, il 22 gennaio del 1904 emise i voti semplici e iniziò quindi, nei vari conventi della provincia monastica, gli studi per diventare sacerdote. II 27 gennaio del 1907 emise i voti solenni, legandosi così definitivamente all'Ordine.
La salute non buona lo costringeva, però, ad alternare alla vita conventuale continue parentesi di convalescenza al suo paese. Era considerato generalmente tisico. Tanto che si dubitava potesse giungere al sacerdozio, o, comunque, vivere la severa regola di san Francesco.

 

 

Ma con una volontà di ferro superò ogni difficoltà, e il 10 agosto del 1910 venne ordinato sacerdote nel duomo di Benevento. La sua salute continuava ad essere incerta e perciò, tranne brevi parentesi di ritorno in convento, i superiori preferirono lasciarlo al suo paese, dove secondo la disponibilità delle proprie forze aiutava il parroco nel ministero sacro.
Con la chiamata alle armi, nel novembre del 1915, ha termine la permanenza di Padre Pio a Pietrelcina: tra continue licenze di convalescenza, si susseguono brevi soggiorni al suo paese e presenze in vari conventi, tra cui quello di San Giovanni Rotondo (Fg), dove giunse il 28 luglio 1916 per rimanervi fino alla morte.

 

 

La mattina di venerdì 20 settembre 1918, pregando davanti al Crocifisso del Coro della vecchia Chiesina, ricevette il dono delle stimmate, che rimasero aperte, fresche e sanguinanti per mezzo secolo.
Tale fatto, avvalorato dalla fama di santo religioso, che da sempre lo accompagnava, richiamò folle di tutti i Paesi e suscitò inquietanti problemi nella Chiesa e nel mondo della scienza.
Nonostante il grande afflusso di gente attorno a lui, con la curiosità, le polemiche e i dibattiti che ne conseguivano, Padre Pio attese con umiltà, perseveranza, obbedienza, ai suoi compiti di sacerdote: in particolare alla celebrazione della Messa e alle confessioni.

 

 

Nel 1940, il 9 gennaio, dava l'avvio ad un'opera grandiosa, destinata al sollievo della sofferenza. Si servì, per realizzarla, dei suoi figli spirituali. Sorta con gli oboli, spontanei e sinceri, di fedeli d'ogni continente, la Casa Sollievo della Sofferenza s'apriva ai malati il 5 maggio 1956, e in breve guadagnava il favore delle popolazioni.
Un coro imponente di anime afferma di dovere a Padre Pio la vita dello spirito, o, comunque, un cambiamento decisivo. Incalcolabili anche i benefici materiali avuti per intercessione della sua preghiera.

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Morì il 23 settembre del 1968, alle ore 2:00, sereno con il Santo rosario tra le mani e pronunciando le parole: "Gesù!.....Maria!". Aveva 81 anni e il suo insegnamento continua. Il 20 marzo 1983 ha avuto inizio il processo di beatificazione. Il 2 Maggio 1999, in piazza S. Pietro, Papa Giovanni Paolo II proclama beato Padre Pio da Pietrelcina.
Nonostante il grande afflusso di gente attorno a lui, con la curiosità, le polemiche e i dibattiti che ne conseguivano, Padre Pio attese con umiltà, perseveranza, obbedienza, ai suoi compiti di sacerdote: in particolare alla celebrazione della Messa e alle confessioni.

 

 

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Le date importanti

 

25.05.1887

Padre Pio nasce a Pietrelcina, in provincia di Benevento.

26.05.1887

Viene battezzato col nome di Francesco.

27.09.1899

Riceve la Cresima nella Chiesa di Sant’Anna.

02.01.1903

Entra nel convento dei Cappuccini a Morcone (Benevento).

22.01.1903

Indossa l’abito di novizio col nome di Fra’ Pio.

22.01.1904

Dopo un anno di noviziato prende i voti semplici.

18.01.1905

Primo episodio di bilocazione. Mentre prega nel coro della chiesa del convento di S. Elia a Pianisi, si ritrova improvvisamente a Udine, nella casa del marchese Giovanni Battista Rizzani, dove assiste alla morte del marchese e alla nascita di una bimba, Giovanna Rizzani.

27.01.1907

Emette la professione dei voti solenni a S. Elia a Pianisi (Campobasso).

Aprile 1907

Alla visita di leva viene fatto “abile arruolato”.

19.12.1908

Riceve gli ordini minori e il suddiaconato a Benevento.

1909

Viene mandato a Pietrelcina per motivi di salute e vi rimane sette anni.

10.08.1910

Viene ordinato sacerdote nel Duomo di Benevento.

14.08.1910

Celebra la sua prima Messa solenne a Pietrelcina.

Ottobre 1911

A Venafro si ammala gravemente e l’unica cosa che riesce ad ingerire per 21 giorni è solo l’Eucaristia.

06.11.1915

E’ arruolato militare, ma dopo circa un mese viene rimandato a Pietrelcina in licenza di convalescenza.

17.02.1919

Lascia Pietrelcina e viene mandato nel convento di Sant’Anna a Foggia.

28.07.1916

Parte per un breve soggiorno a San Giovanni Rotondo, dove viene impiegato come direttore spirituale dei cinque frati del convento.

16.05.1917

Accompagna a Roma la sorella Graziella che va a farsi suora brigidina.

16.03.1918

Viene riformato dal servizio militare per broncoalveolite doppia e torna al convento di San Giovanni Rotondo.

05.08.1918

Subisce la “trasverberazione” del cuore.

20.09.1918

E’ venerdì e nel coro della chiesetta di Santa Maria delle Grazie riceve le stimmate visibili.

31.05.1923

Il Sant’Ufficio decreta di non costare la “soprannaturalità” dei fatti attribuiti a Padre Pio.

17.06.1923

Viene ordinato a Padre Pio di non celebrare la Messa in pubblico e di non rispondere alle lettere dei fedeli.

Gennaio 1925

Padre Pio apre un piccolo ospedale nell’ex monastero delle Clarisse di San Giovanni Rotondo, intitolato a San Francesco.

03.01.1929

Muore a San Giovanni Rotondo Giuseppa Di Nunzio, madre di Padre Pio.

23.05.1931

Viene sospeso dal ministero sacerdotale. Potrà celebrare messa in privato, entro il convento.

16.07.1933

Dopo due anni di sospensione può riprendere a celebrare la Messa in pubblico.

25.03.1934

Può tornare alle confessioni, limitatamente agli uomini.

12.05.1934

Può confessare anche le donne.

07.10.1946

A San Giovanni Rotondo muore Grazio , il papà di Padre Pio.

19.05.1947

Viene posta la prima pietra per la costruzione della “Casa Sollievo della Sofferenza”.

05.05.1956

Inaugurazione della “Casa Sollievo della Sofferenza”.

04.04.1957

Pio XII nomina Padre Pio direttore a vita del Terz’Ordine francescano di Santa Maria delle Grazie.

01.07.1959

Viene consacrata la nuova chiesa di Santa Maria delle Grazie.

06.08.1959

La Madonna di Fatima arriva a San Giovanni Rotondo.

07.08.1959

Parte la Madonna e Padre Pio guarisce.

30.07.1960

Viene promossa un’inchiesta su Padre Pio ed inviato a San Giovanni Rotondo, come visitatore apostolico, monsignor Maccari. Padre Pio viene sottoposto a misure restrittive.

10.08.1960

Padre Pio celebra 50 anni di sacerdozio.

12.02.1965

Riabilitazione definitiva e inappellabile di Padre Pio.

20.09.1968

50° anniversario del doloroso dono delle stimmate.

22.09.1968

Padre Pio celebra la sua ultima Messa, ma al termine viene colto da malore. Alle ore 18 compare alla finestra della sua cella: sventola un fazzoletto bianco e benedice la folla dei fedeli.

23.09.1968

Alle ore 2.30 Padre Pio cessa di vivere.

26.09.1968

Si celebrano i funerali e nella cripta della Chiesa di Santa Maria delle Grazie viene sistemato il corpo di Padre Pio.

04.11.1969

Inizia la trattazione per la Causa di Beatificazione.

16.01.1973

Consegna alla “S. Congregazione cause dei Santi” di tutta la documentazione per il “nulla osta” alla causa di beatificazione.

29.11.1982

Il papa Giovanni Paolo II firma per avviare il processo di beatificazione.

20.03.1983

Inizia il processo di beatificazione.

02.05.1999

Padre Pio viene solennemente proclamato “Beato” nella Basilica di San Pietro, a Roma.

20.12.2001

Il papa Giovanni Paolo II firma il decreto di canonizzazione .

16.06.2002

Padre Pio viene  elevato agli altari e proclamato “Santo”

 

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Dall’Epistolario di Padre Pio         Padre Pio mentre scrive

Soffrire con Gesù

Gesù mi ha fatto sentire assai più la sua voce nel mio cuore…:” Figlio mio, l’amore si conosce nel dolore, lo sentirai più acuto nello spirito e più acuto nel corpo.” (Ep.I, p.328)

”Sotto la croce si impara ad amare ed io non la do a tutti, ma solo a quelle anime che mi sono più care.” (Ep.I, p.339)

Quanto è dolce il nome croce! Qui, a piè della croce di Gesù, le anime si rivestono di luce, s’infiammano d’amore; qui mettono le ali per elevarsi ai voli più eccelsi. Sia dessa croce anche per noi sempre il letto del nostro riposo, la scuola di perfezione, l’amata nostra eredità. (Ep.I, p.601)

Io non valgo ad intenderlo, solo so con certezza che sento una sete cocentissima di voler soffrire… Tu, mio buon Dio, mi hai fatto salire sulla croce del Figlio tuo. Sono convinto che mai ne discenderò. (Ep.I, pp.627 e 837)


Amare Dio

Gesù mi dice che nell’amore è Lui che diletta me; nei dolori invece sono io che diletto Lui. (Ep.I, p.335)

Vi consoli…il dolce pensiero di amare Gesù e di essere assai di più da Lui riamato. (Ep.I, p.406)

Consolatevi,…finché voi temete di non amare Dio, e temete pure di offenderlo, voi già l’amate, voi già non l’offendete. (Ep.II, p.370)

Se in un’anima non ci fosse altro che la brama di amare il suo Dio, già c’è tutto, c’è Dio stesso, perché Dio non è dove non c’è il desiderio del suo amore: (Ep.III, p.721)


Amare il prossimo

…l’anima che ha scelto il divino amore non può rimanersene egoista nel Cuore di Gesù, ma si sente ardere anche nella carità verso i fratelli…(Ep.III, p.962)

Da parecchio tempo sento in me un bisogno, cioè di offrirmi al Signore vittima per i poveri peccatori e per le anime purganti. (Ep.I, p.206)

… il bene che noi ci adoperiamo ad arrecare alle anime altrui, risulterà utile anche alla santificazione dell’anima nostra… (Ep.II, p.384)


Confidare nella Madre celeste

Quante volte ho confidato a questa Madre le penose ansie del mio cuore agitato, e quante volte mi ha consolato!
Nelle maggiori afflizioni mi sembra di non aver più madre sulla terra, ma di averne una molto pietosa in Cielo. (Ep.I, p.276)

Riaccendiamoci sempre più di amore per questa Mamma e siamo fidenti che nulla ci sarà negato, perché nulla manca a Lei che ha un cuore di Madre e di Regina. (12 luglio 1959)

Mi sembra di penetrare quale fu il martirio della nostra morosamente Madre…
Oh se gli uomini penetrassero questo martirio! Chi riuscirebbe a compatire questa nostra cara Corredentrice? Chi le ricuserebbe il bel titolo di Regina dei Martiri? (Ep.I, p.384)


Chi può darci la pace?

La pace è la semplicità dello spirito, la serenità della mente, la tranquillità dell’anima, il vincolo dell’amore. La pace è l’ordine, è l’armonia in tutti noi: ella è un continuo godimento che nasce dal testimonio della buona coscienza; è l’allegrezza santa di un cuore in cui regna Dio. (Ep.I, p.607)

Chi può donarci la pace? L’autore della pace è soltanto Iddio e il canale per usufruire di questa pace è la Mamma celeste. (9 luglio 1959)


Sii molto umile

Sii molto umile, questa è la virtù della virtù, ma sia una umiltà generosa e tranquilla. (Ep.III, p.775)

Umiliati sempre ed amorosamente davanti a Dio ed agli uomini, perché Iddio parla a chi veramente tiene il suo cuore umile dinanzi a Lui e l’arricchisce dei suoi doni…(Ep.III, p.981)

Sii sempre ben piccola e impicciolisciti ogni giorno davanti agli occhi tuoi. Oh Dio, che grandezza… è questa piccolezza! Questa è la vera grandezza dei figli di Dio. (Ep.III, p.338)

L’umiltà e la carità sono le parole maestre, tutte le altre sono dipendenti da esse… L’una è la più bassa, l’altra la più alta. La conservazione di tutto l’edificio dipende dal fondamento e dal tetto… (Ep.III, p.588)

Dio vuole che le nostre miserie siano il trono della sua misericordia e le nostre impotenze il seggio della sua onnipotenza. (Ep.III, p.561)


La fede, dono di Dio

No, mio Dio, io non desidero maggior godimento della mia fede. (Ep.III, p.422)

…questo è il lume che rischiarò i passi del popolo di Dio nel deserto, questo è il lume che risplende sempre nell’alta punta di ogni spirito accetto al Padre; questo è il lume che condusse i magi ad adorare il nato Messia, questa è la stella profetizzata da Balaam, questa è la fiaccola che dirige i passi di spiriti desolati. (Ep.III, p.400)


La speranza, forza dell’anima

Nella scuola di Gesù ho imparato essere il silenzio e la speranza la forza dell’anima. (Ep.I, p.650)

Non pensate a ciò che succederà domani, perché il medesimo Padre celeste che oggi ha cura di voi, l’istesso pensiero avrà domani e sempre. (Ep.III, p.726)

Si soffre, ma ho la certezza che in mezzo alle sofferenze e al buio pesto, in cui è immerso continuamente il mio spirito, non mi viene meno la speranza. (Ep.I, p.918)

Non è giammai accaduto che un’anima che esperimenta in se stessa la debolezza e che ha ricorso a Dio per aiuto sia caduta. (Ep.III, p.70)

Non vi spaventate… Rallegratevi perché quando meno ve l’aspettate il Signore farà risplendere nelle tenebre la luce. (Ep.II, p.292)


La carità, regina di tutte le virtù

Crescete sempre e mai stancatevi di avanzare nella regina di tutte le virtù, la carità cristiana. Considerate che non è mai troppo il crescere in questa bellissima virtù. Abbiatela cara assai, più ancora della pupilla degli occhi vostri, poiché è propriamente la più cara al nostro divin Maestro che con una frase tutta sua suole chiamarla “precetto mio”. (Ep.II, p.383-384)

Sappi… che la carità ha tre parti: l’amor di Dio, l’affetto a se stesso e l’amore verso il prossimo. (Ep.III, p.736)

E’ bella oltremodo la virtù della carità… il Figliuolo di Dio, appunto per accenderla nei nostri petti volle Egli stesso scendere dal seno dell’Eterno Genitore e farsi simile a noi per insegnarcela e facilitarne, coi mezzi da Lui lasciati, l’acquisto. (Ep.II, p.384)


Non vi sgomenti la croce

Voi soffrite, ma coraggio, poiché questa è la porzione toccata alle anime che hanno eletta la parte migliore del divin servizio, la croce…(Ep.II, p.515)

Non vi sgomenti la croce. La prova più certa dell’amore consiste nel patire per l’Amato…e se un Dio per tanto amore soffrì tanto dolore, il dolore che si soffre per Lui diviene amabile quanto l’amore. (Ep.II, p.128)

Quanto più siete tribolata, tanto più dovete esultare perché l’anima nel fuoco delle morosamente diverrà oro fino, degno di essere posto a splendere nella reggia del Cielo. (Ep.II, p.128)

Seguiamo il divin Maestro per l’erta del Calvario, carichi della nostra croce… ringraziamolo e riteniamoci fortunati di tanto onore a noi fatto, sapendo che l’essere in croce con Gesù è sommamente più perfetto che contemplare solamente Gesù in croce. (Ep.II, p.249)


Per arrivare al porto della salute

Per arrivare al porto della salute – ci dice lo Spirito Santo – le anime degli eletti debbono passare e purificarsi nel fuoco delle dolorose umiliazioni, come l’oro e l’argento nel crogiuolo. (Ep.II, p.155)

Potrebbe mai il grano riporsi nel granaio se non è scevro d’ogni zizzania o pula? Può mai il lino conservarsi nella cassa del padrone se prima non diviene candido? E così deve essere anche per l’anima eletta. (Ep.II, p.68)

Combattete da forte ed otterrete il premio delle anime forti…Se il Signore vi mette alla prova, sappiate che Egli non permetterà che essa sia superiore alle vostre forze…sollevate lo sguardo in alto, accrescete il vostro coraggio. (Ep.III, p.244)

Abbiamo sempre davanti agli occhi che qui sulla terra è luogo di combattimento e che in paradiso si riceverà la corona.
Che qui è luogo di prova e che il premio si riceverà lassù.
Che qui siamo in terra di esilio e la patria nostra vera è il cielo ed a quella bisogna aspirare di continuo. (Ep.II, p.453)


Accostarsi al sacro banchetto

Non devi tralasciare mai di accostarti al sacro banchetto del divino Agnello, poiché nessuna cosa raccoglierà meglio il tuo spirito che il suo Re, veruna cosa lo riscalderà tanto che il suo Sole, veruna cosa lo stempererà sì soavemente che il suo balsamo. (Ep.III, p.710)

Quanto mi rende allegro Gesù! Quanto è soave il suo spirito! Ma io mi confondo e non riesco a fare altro se non che piangere e ripetere: “Gesù, cibo mio!” (Ep.I, p.230)


Abbandonarsi fra le braccia della divina Bontà

Abbandonati completamente tra le braccia della divina bontà del nostro celeste Padre e non temere, perché il tuo timore sarebbe più ridicolo di quello che potrebbe sentire un bambino nel grembo materno. (Ep.III, p.317)

In tutti gli umani eventi…imparate a riconoscere ed adorare…la divina volontà… Non temete il nemico, egli non varrà nulla contro la navicella del vostro spirito, perché il nocchiero è Gesù e la stella è Maria. (Ep.III, p.65)

Quante volte ci stende la mano, quante volte arresta la nostra corsa…verso il precipizio! Quante volte, dopo che noi L’abbiamo abbandonato, ci ha morosamente riammesso ai suoi amplessi ! (Ep.II, p.141)

Ripetete sempre e soprattutto nelle ore più tristi quelle bellissime parole di Giobbe: “Signore, anche se Tu mi uccidessi, in Te spererò.”
Coraggio dunque e non temete…l’anima che teme di perdersi non si perde; l’anima che combatte guardando Iddio canterà vittoria, intonerà l’inno del trionfo. (Ep.II, p.395)


Vicino alla culla di Gesù Bambino

Sta’ molto vicino alla culla di questo grazioso Bambino…
Se ami le ricchezze, qui vi troverai l’oro che i re magi vi lasciarono, se ami il fumo degli onori, qui vi troverai quello dell’incenso; e se ami la delicatezza dei sensi, sentirai la mirra odorosa, la quale profuma tutta la santa grotta. (Ep.III, p.346)


L’Angelo della nostra vita

La notte ancora al chiudersi degli occhi vedo abbassarsi il velo ed aprirsi dinanzi il paradiso; ed allietato da questa visione dormo in un sorriso di dolce beatitudine sulle labbra e con una perfetta calma sulla fronte, aspettando che il mio piccolo compagno della mia infanzia venga a svegliarmi e così sciogliere insieme le lodi mattutine al diletto dei nostri cuori. (Ep.I, p.308)

Qule sarà…la consolazione quando, al momento della morte, l’anima vostra vedrà quest’Angelo sì buono che vi accompagnò lungo la vita e fu sì largo di cure materne? (Ep.II, p.405)


Anime sante

O anime sante, che libere d’ogni affanno, già vi state beando in Cielo in quel torrente di sovrane dolcezze, oh, quanto io invidio la vostra felicità! Deh, per pietà, poiché voi siete sì presso alla fontana di vita, poiché voi mi vedete morir di sete in questo basso mondo, siatemi propizie di un poco di cotesta freschissima acqua…Siatemi cortesi di un po’ di aiuto. (Ep.I, p.676-677)


 

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Preghiera al Beato Padre Pio

 

Padre Pio,

tu sei vissuto nel secolo dell’orgoglio:

e sei stato umile.

 

Padre Pio,

tu sei passato tra noi nell’epoca delle ricchezze

sognate, giocate e adorate:

e sei rimasto povero.

 

Padre Pio,

accanto a te nessuno sentiva la Voce:

e tu parlavi con Dio;

vicino a te nessuno vedeva la Luce:

e tu vedevi Dio.

 

Padre Pio,

mentre noi correvamo affannati,

tu restavi in ginocchio

e vedevi l’ Amore di Dio inchiodato ad un Legno,

ferito nelle mani, nei piedi e nel cuore:

per sempre!

 

Padre Pio.

Aiutaci a piangere davanti alla Croce,

aiutaci a credere davanti all’ Amore,

aiutaci a sentire la Messa come pianto di Dio,

aiutaci a cercare il perdono come abbraccio di pace,

aiutaci ad essere cristiani con le ferite

che versano sangue di carità fedele e silenziosa.

Con le ferite di Dio! Amen.

 

+ Angelo COMASTRI

Arcivescovo di Loreto

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Il buon umore di Padre Pio

 

Anche i santi della chiesa hanno avuto sempre uno spirito lieto.

S.Teresa d’Avila aveva paura dei religiosi scontenti e brontoloni e spesso pregava: “ Salvami, Signore, dall’insipida devozione e dai santi con muso lungo”

 

Scrive Padre Alessio Parente:

 

Padre Pio, quando raccontava, esprimeva un sottile humor, che manifestava il suo solito buon umore.

Sul carattere di padre Pio si è scritto molto, si è detto pure che era piuttosto rude con la gente, sbrigativo nell’ascoltare, di poche parole nel consigliare. Io posso attestare che Padre Pio, invece era di carattere allegro, pronto alla battuta e allo scherzo; posso dire che era di facile e piacevole conversazione e nella conversazione non metteva mai a disagio gli interlocutori, cercando di stabilire con loro un ambiente di familiarità…

Quando raccontava barzellette o amenità varie era di una eleganza raffinata, nel senso che si esprimeva sempre

con parole adeguate e molto cortesi nei confronti delle persone chiamate in causa.

Del resto la santità comporta un animo sereno: la serenità è data dalla coscienza di essere sulla strada giusta,

dal contatto con Dio attraverso la preghiera, dalla pace con i fratelli attraverso l’amore e l’aiuto con le opere e la preghiera, dalla garanzia di essere al sicuro in una comunità che forma un corpo misticamente unico nel Signore Gesù Cristo.

Chiunque ha incontrato Padre Pio e lo ha conosciuto ha subito il fascino della sua persona. Nella sua indole e nel suo fare c’era qualcosa di semplice e di sublime nello stesso tempo. Questa caratteristica costituiva la forza morale, che trascinava e affascinava i presenti.

A volte con la sola intonazione di voce riusciva ad essere severo, scherzoso, allegro, senza che fosse alterato il suo animo, che conservava sempre una amabile dolcezza…..

…….

Durante la “ boccata d’aria” pomeridiana, dopo i riti religiosi in chiesa Padre Pio amava raccontare barzellette a sfondo religioso e fatterelli, che tenevano desta l’attenzione dei suoi interlocutori, specie quando usava il suo colorito dialetto napoletano.

Un giorno la conversazione cadde su come fosse facile diventare ufficiale dell’ ordine dei cavalieri….. A proposito raccontò con gioia la seguente storia.

Un ufficiale dell’esercito, dopo avere trascorso un certo numero di anni nel Purgatorio, si presentò alla porta del paradiso. S. Pietro, vedutolo, lo ammonì dicendo: E’ troppo presto! Ci vogliono ancora mille anni! All’udire queste parole, l’ufficiale rispose con un sorrisetto malizioso:ma io ho una lettera di raccomandazioni datami dal tuo collega S. Giuseppe: S. Pietro lo vide strizzare l’occhio come se fosse stato già risolto il caso, quindi piuttosto seccato rispose:Qui le raccomandazioni non hanno valore e della lettera di Giuseppe non me ne importa proprio nulla. A questa risposta l’ufficiale capì che in quel posto la procedura era ben diversa da quella usata dagli uomini sulla terra; pertanto

se ne tornò nel Purgatorio.

Dopo qualche tempo S. Giuseppe, a passeggio per il Purgatorio, incontrò il cavaliere e stupito di trovarlo ancora in  quel posto, gli chiese: Ma come…sei ancora qui! Ho scritto per te una lettera al mio collega S. Pietro, che fine ha fatto la lettera?

L’ufficiale un po’ rammaricato e risentito, rispose:Mi dispiace per te, caro S. Giuseppe, ma il tuo collega lassù dice  che della tua lettera non sa che farsene. S. Giuseppe sbalordito di essere così poco considerato nel cielo andò a chiedere spiegazione al custode dell’ingresso del paradiso. Cos’è tutto questo?, protestò il padre putativo di Gesù.

Tu accetti le raccomandazioni di S. Antonio da Padova e di S. Gennaro e poi rifiuti le mie! Spiegami il perché!

 S. Pietro non sapendo cosa rispondergli, gli dette una risposta evasiva: E’ così che voglio io!  C’era da arrabbiarsi contro la prepotenza di S. Pietro. S. Giuseppe, invece si servì della sua autorità di capo famiglia e, volgendosi alla Madonna, le disse: Maria, prendi il Bambino Gesù e andiamo via dal Paradiso.

La storiella fece ridere tutti,ma Padre Pio volle insegnare ai presenti che è un bene avere la devozione a S. Giuseppe, patrono della buona morte, perché egli è potente in Paradiso.

Un altro pomeriggio, mentre, serenamente si stava in giardino, Padre Pio raccontò quest’altra storiella :

Un giorno il Signore, passeggiando per il Paradiso, vide molte facce di ceffi la cui presenza in quel posto, abitato solo dai buoni, lasciava assolutamente allibiti. Trovandosi in brutte acque, San Pietro, custode della porta del  paradiso, si giustificò, spiegando la presenza di quegli individui non a mancanza di vigilanza da parte sua, ma a un certo attivismo poco legale per via di una particolare indulgenza della Madonna e di San Giuseppe.

Mentre lui serrava bene la porta del  Paradiso per non fare entrare le anime dei brutti ceffi, la Madonna e San Giuseppe, durante la notte, aprivano tutte le finestre.

 

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P

La sua Messa

P. Matteo da S. Giovanni Rotondo.

 

 

 

Bellissima commovente poesia scritta da Padre Matteo da San Giovanni Rotondo il 31.10.1968,a pochi giorni dalla morte del Beato Padre Pio

 

 

 

Son le ore prime

di un autunno

mite

devoto.

Non spuntano ancora

le prime luci dell'alba:

livido il cielo

invisibili le stelle

che sono più su

oltre il leggero velo

di nuvole grigie.

 

Pieno il silenzio d’intorno,

assoluta la pace:

avverto solo

distinto

preciso

il suono

della piccola sveglie

che scandisce

eguale

lento

inesorabile

il fluire del tempo

quasi rivo

che mormora piano

e va oltre,

va lento

va stanco!

Va...

non s'arresta

non sosta

un attimo solo.

Sempre nuova l'acqua

sempre eguale il corso.

Par quella di ieri

l'acqua di oggi:

è altra!

A quella di ieri somiglia.

 

Dormono ancora

i mortali stanchi

taccion le cure

l'ansie posano

in un cimitero immenso.

Tombe

innumere tombe

le umane dimore…

 

Un rumore

lontano

vicino

più forte

più piano

a volte insolente

poi tace...

 

Il silenzio è più grave

più pieno

un silenzio leggero

che pesa

turba

dà pace.

 

È l'ora devota

della preghiera

l'ora più pia del giorno

più intatta

più pura

più casta,

l'ora solenne

raccolta

della Tua Messa

d'un tempo.

 

Da poco è trascorso

quel tempo.

eppure... è lontano

... di secoli

quasi vero non pare !

Una favola

un sogno

vago ricordo

di epoche remote...

È ieri.

 

Da anni

ripetevi quel rito

sempre a quest'ora

e già vegliavi da tempo

in lunga

devota preghiera.

L'ombre

la quiete

più lieve

più limpida

più tersa

facevan  l'anima stanca

del lungo cammino nel tempo.

Il tuo colle!

quasi scoglio sperduto

emergente

dall'acque profonde

di un oceano immenso.

 

Faro!

piccolo umile luce

nel buio denso

sempre più denso

di un mondo

vagante

perduto

nella notte

di un immenso mistero

ignorato.

 

Oasi calma !

serena

fuori del tempo

in un deserto

vasto

popolato d'ombre

distesa immane

di paure densa

di dubbi penosi

di attese sospese

d'incubi neri...

Oasi di pace !

umile

raccolta

vaporosa e tenera...

 

Tempio solenne di Dio

rifugio

d'anime pure

d'anime stanche

d'anime in attesa di luce..

Oasi tranquilla!

molti sostavano

morivano in essa

dormivano in pace

altri — i più —

— le folle —

giungevano

andavano

l’une all'altre

seguivano

per poco assai poco

restavano

un sorso di luce

un poco un poco

di amore

e poi...

solo un ricordo

il ricordo di un attimo

nella lunga

estenuante

umana fatica del tempo.

 

Bastava quell’attimo solo

quel pezzo di luce

quel frammento di pace

portato nel cuore

a proseguire

l’arduo

affannoso cammino

verso la morte

agognata e temuta

 

Oasi!

per povere

carovane umane

che avanzano stanche

aduse al tormento

della quotidiana fatica

d'ogni giorno che viene

d'ogni giorno che va.

Ogni giorno porta una pena

a quella di ieri si aggiunge

anticipo - attesa

di pene sempre più nuove...

la speranza risorge

poi crolla di nuovo

poi si rialza

il cammino continua

poi giunge la morte...

nessuno s'avvede

nessuno s'accorge.

La scena è uguale

le turbe non mutano.

 

 

Tu da anni

sempre a quest'ora

la Messa dicevi:

soffrivi

piangevi

ogni giorno sfinito...

poi riprendevi

il giorno seguente.

Gemevi

piangevi

t'offrivi

a Dio T'immolavi

nel Cristo Signore

che nelle Tue mani

!n agonia tornava

nel tedio mortale

di un dolore infinito

che trepide le folle

nel Tuo volto

scorgevano

 

Tu penavi con Lui

con Lui ogni giorno morivi...

nessuno pensava

il costo pauroso

di quella Tua pace

che tutti prendevano:

costo di lacrime

costo di sangue

pene segrete

intime profonde

consumavano il corpo

struggevano l'anima.

Tutti prendevano

un brandello di carne:

il lor viatico

nel lungo

affannoso

cammino

verso la morte

verso l'eterno.

Un brandello di carne

della Tua carne straziata

da un immenso tormento

il tormento di Cristo morente.

 

Tu soffrivi

agonizzavi

crocifisso con Lui.

Morivi

poi risorgevi

riprendevi

a soffrire

riprendevi a morire

in Cristo Gesù.

Ogni giorno

ripetevi

rivivevi

lo stesso immenso mistero

di un Dio

che per l'uomo s'immola

all'uomo si dona

perché viva di Lui

il piccolo uomo

dimentico

ignaro

di un amore infinito

 

È un Dio

che muore

per lui piccolo uomo.

Mistero!

 

Questo il mistero

immenso

infinito

che Tu

ogni giorno

sempre a quest'ora

sull'ara rinnovi:

nel tuo spirito

nelle tue carni

ripeti…

 

Così ogni giorno

nessuno da quando ricorda,

così ogni giorno

per sempre

ogni anima pensa:

Possibile domani

non si ripeta

lo stesso

infinito

mistero

nelle Tue mani

nelle Tue carni?

È un'agonia

che dura da sempre

— pare cosi —

durerà sempre!

Poi giunge un giorno

l'ora è la stessa

le folle attendono

s'apre la chiesa...

la vittima è distesa

sotto l'altare.

È morto!

Nessun lo pensava.

Non doveva morire!

Il mondo s'arresta

sbigottite l'ultime stelle

guardano

stupite.

Come!

è morto anche Lui?

Ma non doveva morire!

 

Or chi come Lui

ripeterà — non solo sull'ara -

lo stesso infinito mistero

nelle sue carni di uomo

l'infinito mistero di un Dio

che soffre

che agonizza

che muore

per l'uomo?

Chi prenderà il posto

d'un uomo

si pio

si umile

e buono?

 

Il fiato sospeso

una risposta

s'attende...

Un uomo s'attende

che al Tuo posto

ripeta

lo stesso infinito mistero:

l'infinito mistero

di un Dio

che agonizza

che muore.

Non solo !

Questo ogni giorno

succede

su tutti gli altari del mondo.

S'attende che un uomo

nello spirito

nelle sue carni

ripeta

il Mistero di Cristo.

 

Sì... basta la fede!

ma gli occhi dell'uomo

cercano

invocano

implorano

un uomo

in cui scorgere possano

le sembianze di Cristo

il tormento

di un Amore infinito

che ogni giorno

muore per l'uomo

ogni giorno risorge

ritorna a morire

finché l'uomo

nell'ultimo giorno del tempo

non risorga con Lui

nella luce

della sua carne redenta

per la gloria del Padre.

 

Padre Pio volto

 

 

 

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P.Pio e il Rosario
di Sr. M. Rosario Pia Cardone

   
I
n questi giorni la Chiesa ci propone come modello di santità, padre Pio da Pietrelcina, frate cappuccino, che ha avuto una fenomenologia mistica davvero strabiliante: stigmate, visioni, bilocazioni, scrutazione dei cuori, profumo, profezia, miracoli, ecc...

     Ma se è vero che padre Pio può essere chiamato il Santo delle stigmate, il Santo del confessionale, il Santo delle grazie, è ancora più vero che lo possiamo chiamare il Santo del Rosario.

     Padre Pio potrà restare nella storia come il Santo che forse più di tutti ha recitato  il Rosario. Arrivava a dire oltre cento rosari al giorno, tanto che un confratello lo ha definito: «un rosariante a tempo pieno: giorno e notte ininterrottamente» (Padre Tarcisio da Cervinara).

     Padre Pio testimonia al mondo la forza del Rosario. é con questa preghiera, infatti, che padre Pio è diventato un gigante nella santità, che ha radunato intorno a sé folle di anime bisognose di grazia e di lumi, diventate folle di convertiti.

     In questo ultimo secolo così tormentato da guerre, calamità, genocidi, la Madonna ovunque è apparsa ha additato il Rosario come arma per la conversione dei peccatori e per la fine delle guerre. Lucia, la veggente di Fatima, disse: «Da quando la Vergine SS.ma ha dato grande efficacia al Santo Rosario, non c’è problema né materiale, né spirituale, nazionale o internazionale, che non si possa risolvere con il Rosario e con i nostri sacrifici». E ancora: «Lo scadimento del mondo è senza dubbio frutto della decadenza dello spirito di preghiera. È stato in previsione di questo disorientamento che la Madonna ha raccomandato con tanta insistenza la recita del Rosario... Il Rosario è l’arma più potente con cui possiamo difenderci in battaglia». (S. M. Manelli, Il S. Rosario e i santi, Castelpetroso 1995, p. 46).

     Padre Pio seguì sempre il consiglio della Madonna, e a chi gli chiedeva perché recitasse tanti Rosari rispose: «Se la Vergine Santa l’ha sempre caldamente raccomandato dovunque è apparsa, non ti pare che ci debba essere un motivo speciale?» (S. M. Manelli, P. Pio da Pietrelcina, Frigento 1998, p. 118).

     L’umile frate usò sempre la preghiera del Rosario per qualsiasi problema: per la conversione dei peccatori, per combattere contro il demonio, per liberare i suoi figli spirituali dalle tentazioni. Infatti, si racconta che mentre era a San Giovanni Rotondo e lavorava come direttore spirituale dei ragazzi del piccolo seminario serafico, una notte uno dei suoi ragazzi sentì che il Padre invocava la Madonna e sentì anche un rumore di ferri che si storcevano, al mattino vide i ferri che sostenevano la tenda attorno al letto di padre Pio, e li trovò tutti contorti, e padre Pio aveva un occhio gonfio e dolorante. Chiesto il motivo di tale stato, egli rispose che uno dei ragazzi durante la notte aveva avuto delle tentazioni contro la purezza e mentre invocava la Madonna, spiritualmente invocava anche il suo aiuto: «Immediatamente corsi in suo aiuto - disse padre Pio - e sorretti dalla corona della Madonna, abbiamo vinto. Il ragazzo tentato libero dalla tentazione, si addormentò, fino al mattino, mentre io sostenni la lotta, fui bastonato, ma ho vinto la battaglia» (Ivi, p. 91).

     Inoltre padre Pio si serviva del Rosario per liberare molte anime dal Purgatorio. Così disse ad una figlia spirituale nel regalarle una corona: «Ti affido un tesoro: sappi tesoreggiare. Vuotiamo il Purgatorio» (Idem, Il Santo Rosario e i santi, p. 36).

     A padre Pio piaceva molto chiamare il Rosario la sua arma. Si racconta a questo proposito che una sera, messosi a letto, chiese ai confratelli di prendergli l’«arma». I frati gli domandarono in quale posto della cella avrebbero dovuto guardare ed egli rispose: «Nella mia tonaca!». Sorpresi, i suoi confratelli cercarono ma non trovarono altro che una corona, dissero: «Padre, nella tonaca non vi è arma. Vi è solo una corona del Rosario». E padre Pio: «E questa non è un arma?» (G. Curci, Innamorato della Madonna, Napoli 1969, pp. 53-54).

     Quest’«arma» le fu donata dalla Madonna. Infatti padre Pio stesso raccontò «di aver visto dalla finestra del coro una piazza piena di nemici che gridavano: "A morte, a morte...". Rivoltosi alla Madonna per chiedere aiuto, Ella gli mise fra le mani la corona del Rosario da manovrare come arma. Allora egli si affacciò alla finestra con il Rosario fra le mani e vide tutti i nemici cadere a terra abbattuti» (S. M. Manelli, Il Santo Rosario e i Santi, p. 35).

     Quanti Rosari padre Pio riuscisse a dire ogni giorno è davvero un enigma. Si parla di 30-40 Rosari interi (ossia da 90 a 120 corone). Tra le varie testimonianze riportiamo quella di padre Michelangelo da Cavallara, predicatore di fama che avendo predicato più volte nel convento di San Giovanni Rotondo ebbe l’occasione di incontrare padre Pio.

     Padre Michelangelo avendolo più volte visto sempre con la corona del Rosario, ne era così incuriosito che una volta gli chiese: «Padre dimmi la verità, oggi, quanti Rosari hai detto?». Padre Pio rispose: «Senti, la bugia non te la posso dire, 32-33 e forse qualcuno in più”. Padre Michelangelo rimase scioccato e si chiedeva come si potesse trovare spazio nella sua giornata, tra Messa, Confessioni, vita comune, per tanti Rosari. Cercò allora chiarimento dal direttore spirituale del Padre. Il padre spirituale, padre Agostino da San Marco in Lamis, gli rispose: «E se tu sapessi che sono Rosari interi!». Padre Michelangelo cercò di ribattere: «Ma come fa?». «Tu vuoi sapere come fa, - gli rispose padre Agostino - ma spiegami prima chi è un mistico e poi ti spiegherò come fa a dire tanti Rosari» (cf Negrisolo, Castello, Manelli, Padre Pio nella sua interiorità, Cinisello Balsamo 1997, pp. 70-71).

     Padre Pio, per questo dono singolare di recitare sempre Rosari, di certo è per noi un Santo ammirabile più che imitabile, ma il Signore non dà un dono senza che prima non ci siamo sforzati su quel punto. E padre Pio per molti anni si sforzò di recitare ogni giorno più Rosari che fosse possibile arrivando alla media di 15 corone giornaliere, con tutti gli impegni di studio e di lavoro (cf Ep IV 913).

     Per esercitarsi a dire più Rosari, da giovane chierico a Sant’Elia a Pianisi, fece anche una gara con un suo confratello, fra Anastasio, nella recita del maggior numero di Rosari. «Una notte sentì il rumore di uno che si muoveva nella cella accanto. Si svegliò e pensò che a far rumore fosse stato fra Anastasio, ancora sveglio per recitare Rosari. Si alzò anche lui per dire altri Rosari..., sempre in gara con il confratello. Ad un certo momento, dalla finestra, chiamò fra Anastasio. Ma ecco che sul davanzale apparve un enorme cane nero dagli occhi di bragia. Fra Pio rimase impietrito, e il cagnaccio con un formidabile salto balzò sul tetto di fronte, e scomparve. É Il giorno dopo seppe che la cella accanto alla sua era disabitata, perché fra Anastasio ne aveva occupata un’altra» (S. M. Manelli, Padre Pio da Pietrelcina, pp. 64-65).

     Il Rosario è sempre stato in tutta la sua vita la sua preghiera preferita; ma perché?

     Perché padre Pio era un vero figlio di Maria, e ben sapeva che il Rosario è la preghiera preferita della Madonna.

     Bramava tanto esaltarla da dire: «Vorrei avere una voce così forte per invitare i peccatori di tutto il mondo ad amare la Madonna. Ma poiché ciò non è in mio potere, ho pregato il mio angiolino a compiere per me questo ufficio» (Ep I 277), e in un’altra lettera: «Vorrei volare per invitare tutte le creature ad amare Maria» (Ep I 357).

     Se dovessimo misurare l’ amore di padre Pio alla Madonna dal numero dei Rosari che recitava, allora potremmo benissimo definirlo folle d’amore alla «Bella Mammina».

     Si racconta che una bambina chiese alla Mamma cosa fosse il Rosario e questa le rispose che il Rosario è la storia di Gesù raccontata dalla Madonna; ed è proprio così che padre Pio viveva, quel recitare sempre il Rosario. Stringere sempre la corona con quelle mani insanguinate era il modo di stare sempre mano nella mano con la Madonna facendosi plasmare ad immagine del Figlio suo, e così egli è diventato una copia di Cristo ai massimi vertici, tanto da portare nel suo corpo le stigmate del Signore per oltre 50 anni.

     Padre Pio, oltre a esserci modello nella recita del Rosario, ci indica anche come bisogna dirlo. «L’attenzione deve essere posta all’Ave - diceva - al saluto che rivolgi alla Vergine nel mistero che contempli. In tutti i misteri Ella era presente, a tutti partecipò con l’amore e il dolore» (P. Tarcisio da Cervinara, P. Pio e la Madonna, San Giovanni Rotondo 1993, p. 30).

     Di solito, in punto di morte si lascia come eredità la cosa più cara, e padre Pio ha lasciato in eredità ai suoi figli il Santo Rosario. Poco prima di morire, infatti, ad alcuni suoi figli spirituali che gli chiesero di dire loro qualcosa, egli rispose: «Amate la Madonna e fatela amare. Recitate sempre il Rosario».

     Non lasciamo cadere nel vuoto le sue parole, e a chi dice che il Rosario è sorpassato rispondiamo come il beato Pio stesso disse ad un suo confratello che gli riferì: «"Padre, oggi dicono che il Rosario ha fatto il suo tempo... In tante Chiese non si recita più". Padre Pio rispose: "Satana mira sempre a distruggere questa preghiera, ma non ci riuscirà mai: è la preghiera di Colei, che trionfa su tutto e su tutti. E lei che ce l’ha insegnata, come Gesù ci ha insegnato il Pater noster”» (S. M. Manelli, Il Santo Rosario e i Santi, p. 93).

 

 

 

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Padre Pio: un guardaroba ambulante!…

(dal libro  Padre Pio, trasparente di Dio di Padre Jean Darobert)

 

 

Nei primi giorni di caserma a Napoli aspettando di prendere servizio, e nel timore che i suoi compagni  gli giocassero qualche tiro birbone come di tanto in tanto accade in quell’ambiente militare, padre Pio escogitò un mezzo alquanto originale per mettere il suo bottino, ossia la sua biancheria al sicuro.

Non trovò niente di meglio che indossare la totalità dei suoi vestiti! Due camiciole, due camicie, due farsetti, due maglie e due vestiti!

Ad un tratto un infermiere si mise a gridare : << Francesco Forgione alla visita medica!>> Padre Pio andò dall’ufficiale medico e questi gli disse. << Forgione, spogliatevi!>>

 

Padre Pio ubbidì e, tranquillamente, sotto gli occhi stupiti del medico, si levò il primo vestito, poi il secondo; una maglia e una seconda; un farsetto e poi un altro; una camicia e una seconda camicia e infine due camiciole una dopo l’altra…

 

C’ era di che aver caldo in quella caserma Napoletana!

 

Quando ebbe finito, il medico sbalordito e che rideva di cuore, esclamò:<< Forgione, ma voi non avete addosso una biancheria, ma un magazzino!>>

 

 

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Padre Pio, figlio di San Francesco

 

Padre Pio, illuminato dal Signore a vivere “nella schiera della milizia ecclesiastica”, scelse il chiostro e si rifugiò “sotto la bandiera del poverello d’Assisi”.

Oltre a Pietrelcina che richiamava Assisi, oltre il Gargano che richiamava la Verna, Padre Pio aveva affinità ben più profonde, interiori, con San Francesco. La Casa Sollievo della Sofferenza fiorì come ripetizione dei rapporti d’amore di San Francesco con i lebbrosi. La predilezione alla Madonna e alla chiesetta di S. Maria delle Grazie ripeteva la dilezione di San Francesco alla Madonna e alla chiesetta di S. Maria degli Angeli, la Porziuncola. Lo stesso amore per Gesù sulla croce li rese uomini con le stimmate del Signore. Lo stesso riserbo attorno alle stimmate, i “segreti del re”, si riscontrava nello stimmatizzato della Verna e nello stimmatizzato del Gargano.

La pietà di Padre Pio si esprimeva in devozioni spiccatamente francescane, la cui centralità era Cristo, nel mistero della Natività, nella presenza dell’Eucaristia, nel dramma della Passione.  Padre Pio viveva tali misteri nella celebrazione quotidiana della messa, con lo stesso pianto di San Francesco sul sangue del crocifisso.

L'Umiltà

Sull’esempio di San Francesco, Padre Pio si propose la pratica delle più belle virtù, specialmente delle più difficili, come quella dell’umiltà. Quella di Padre Pio era un umiltà che lo convinceva di essere peccatore, il peggiore di tutti, indegno di portare l’abito di San Francesco. “Credo che la mia vita passata e presente non sia degna agli occhi di Dio. Oh! Che peso è questo per me e tanto più cresce quanto non torvo in me forza per divenire migliore”.

Un’umiltà che lo faceva lavorare di nascosto, nel confessionale, tolto il tempo della celebrazione della messa.

Un’umiltà che aveva paura dei doni di Dio, giunse a chiamare le proprie stimmate “terribile dono”. Dei suoi fenomeni mistici parlò solo per obbedienza ai direttori spirituali e con dolorante imbarazzo.

Un’umiltà che lo faceva obbedire in tutto ai superiori, anche nei periodi che parevano limitarlo, segregarlo, confinarlo e umiliarlo.

Umiltà spessissimo richiamava, raccomandava, puntualizzava, considerandola spina dorsale d’ogni vita spirituale. “Guardiamo in alto e poi guardiamo noi stessi. L’infinita distanza che intercorre tra l’azzurro e l’abisso genera umiltà”. La sua umiltà, la gemma più preziosa i cui riflessi daranno ragione dei suoi doni, delle sue virtù ed anche dei suoi difetti.

La Povertà

Il Frate, per le cui mani passò tanto denaro, da permettergli la costruzione della Casa Sollievo della Sofferenza, amò e coltivò la virtù della povertà caratteristicamente francescana.

Una cella per il riposo, un altare per la preghiera, un confessionale per il lavoro, tutto parla di una povertà vera. Inchiodato al dovere, non vide mai Assisi “città tutta francescana, monumento parlante del grande amore e dell’infinita carità del nostro Padre San Francesco….”  Niente gioie legittime di evasioni e di interessi per la bellezza di un paesaggio o dell’arte.

La Casa Sollievo della Sofferenza è un’opera fiorita per i poveri e dalla povertà di un frate, che si affidava esclusivamente alla Provvidenza e mirava alla beatitudine del Regno dei Cieli.

Padre Pio vestì sempre da povero frate. Abiti nuovi non desiderò mai d’averli, contento già di quelli usati. Padre Pio, uomo e francescano, creatura di questo mondo, con il suo temperamento pieno di spirito, con la sua voce umana e mistica, pervade con la sua serenità ogni cosa ed ogni momento.

 L'Obbedienza

L’atteggiamento che domina la vita di Padre Pio, ed esprime alla Chiesa autentico amore, è quello dell’obbedienza. Obbedienza filiale sempre: senza “se” e senza “ma”, senza porre condizioni, senza esigere spiegazioni. Insieme obbedienza attiva e responsabile.

In Padre Pio, forse nulla vi è di più grande che il suo silenzio, persistente, caparbio, sebbene tanto umile, riverente e amoroso nei confronti della madre Chiesa. “Io figlio divoto della santa ubbidienza … ubbidirò senza aprir bocca”. Padre Pio intervenne più volte a difendere la Chiesa e gli uomini della Chiesa. Padre Pio non fu un predicatore. Tuttavia la sua obbedienza e la sua fedeltà alla chiesa sono state la predica più lunga, la più convincente.  Il 12 settembre 1968, dieci giorni prima di morire, Padre Pio pensò con affetto, ancora una volta, alla chiesa.

Scrisse una lettera al Papa Paolo VI per riconfermare l’amore e l’obbedienza, data prima di chiudere gli occhi, per dire che tutta la sua lunga vita era stata amore ed obbedienza alla Chiesa. Volle, come per tutta la vita, affidarsi alla maternità della Chiesa, per compiere, aggrappato ad essa, l’ultimo passo.

 

 

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