Corso Biblico
2ª Lezione

 

Conoscere da vicino i 73 libri della Bibbia

Come ogni libro, la Bibbia ha un titolo: Bibbia, appunto. Glielo abbiamo dato noi cristiani. In greco Biblìa vuol dire "libri", anzi "libretti", perché la Bibbia è un insieme di composizioni letterarie, di solito brevi, scritti in diverse lingue: ebraico, aramaico e greco. Il più lungo di questi libri ( Isaia ) ha 66 capitoli, ma è contenuto in un centinaio di pagine di una comune Bibbia. Uniti formano un insieme di libretti. Nella Bibbia cattolica se ne contano 73: 46 libri per l’Antico Testamento (AT) e 27 per il Nuovo Testamento (N.T.). Sono la "biblioteca" dei cristiani. La prima parte, quella che noi chiamiamo AT, lo è anche per gli Ebrei.

Dal greco Biblìa si è passati in latino a Bìblia: un termine femminile singolare, con cui si vuol denominare l’intera collezione. Da Bìblia è derivato l’italiano Bibbia. Con questa parola indichiamo il libro della nostra fede, perché in esso sappiamo essere contenuta la Parola di Dio. Aprendo la Bibbia, ci rendiamo conto che essa è suddivisa in due parti, di ampiezza differente. La prima, più estesa, è detta AT; la seconda NT. Anche queste sono denominazioni cristiane. Il termine "Testamento" non va preso nel senso più comune di volontà ultime di una persona. Dietro, infatti, c’è la parola ebraica herìt, che significa promessa di un qualche dono da parte di Dio e, al tempo stesso, impegno di osservare la sua legge da parte dell’uomo. Dio e l’uomo si impegnano reciprocamente e affermano di appartenersi l’un l’altro, diventano amici e intimi. Fanno alleanza. Ecco perché noi parliamo di Antica e Nuova "Alleanza" come di Antico e Nuovo "Testamento". I due termini in pratica si equivalgono. L’antica alleanza riguarda quel rapporto religioso che Dio stabilì con un popolo, Israele; la nuova invece è lo stesso rapporto esteso, in Gesù, a tutti i popoli, di cui la Chiesa è segno. Si può quindi anche dire che l’unica alleanza è stata resa nuova in Gesù.

I cristiani vedono una profonda unità tra le due alleanze, in quanto la prima è annuncio, promessa e preparazione della seconda. Per questo conservano e venerano nella Bibbia sia i testi sacri del popolo ebraico sia i propri, come un unico libro che contiene l’unica Parola di Dio e l’unica salvezza in essa annunciata e attuata.

L’AT, suddiviso in Libri storici, Libri sapienziali e Libri profetici, è caratterizzata dalla narrazione di vicende che abbracciano tutto l’antico vicino oriente. Il NT, contiene la predicazione di Gesù (Vangeli) e la predicazione degli Apostoli (Atti, Lettere, Apocalisse).

 

GENESI

Autore: Mosè ?

Data: 1400 a.C. oppure 1200 a.C.

 

Contenuto

Il libro della Genesi è una spiegazione teologica dell’inizio dell’universo. Narra la creazione degli ordini inferiori delle creature, come piante ed animali; la creazione dell’uomo e delle nazioni che costituiscono l’umanità; la scelta di Abramo e di una nazione, Israele, ad essere il veicolo storico della redenzione operata da Dio; la focalizzazione dei piani di Dio su quella nazione; la provvidenziale protezione accordata da Dio a un ramo della nazione: la linea di Giuseppe. Altre realtà della nostra esistenza sono evidenziate per la prima volta nella Genesi; il male, il peccato, la ribellione, la redenzione, l’elezione preferenziale, la provvidenza e l’alleanza. Non sono invece descritte realtà di per sé ovvie, che fanno parte della narrazione della Genesi, come la creazione di Satana o degli Angeli.

Da un attento esame di questo materiale emerge che la Genesi è una descrizione selettiva dell’origine dell’universo. Mosè, sotto ispirazione di Dio, non intendeva spiegare l’origine ogni cosa, ma solo di quelle che potevano contribuire a dare alla storia un senso religioso o teologico. Questo non vuol dire che la Genesi sia un libro esclusivamente "teologico", qualunque significato si voglia attribuire a questo termine, o che non sia verace la sua narrazione dei fatti. I fatti narrati dalla Genesi sono veri, ma danno principalmente l’idea di una connotazione teologica anziché di una spiegazione scientifica o storica. Da un punto di vista moderno si rileva che mancano molte informazioni che sarebbero di grande interesse per lo scienziato, il sociologo, lo psicologo, il linguista, e altri, ma che avrebbero scarso valore per il teologo.

Spunti teologici

Diverse idee ricorrenti in Genesi ci aiutano a capire alcuni elementi che potrebbero apparire solo lontanamente legati tra loro. il primo fatto fondamentale è che Dio esiste. Il mondo esiste solo perché Dio esiste e perché ha deciso di crearlo. Il mondo non esiste per necessita di cose. Se non fosse stato creato, Dio comunque sarebbe esistito, da tutta l’eternità.

Secondo, ogni cosa dipende da Dio e gli appartiene. Niente può a buon diritto rivendicare di esistere per propria potenza e scelta. Dio governa ogni cosa e sa cosa deve fare.

Terzo, è possibile respingere Dio, ma è la scelta più insensata e distruttiva che si possa fare. Quando Dio governa effettivamente, tutto va bene; quando noi cerchiamo di sostituirci a Lui, il risultato è il male, il caos, distruzione e sofferenza. Il peccato è una tragica realtà dell’esistenza umana.

Quarto, anche se noi rifiutiamo Dio, Dio non ci respinge. Ancor oggi redime l’uomo nel mondo. La Genesi dimostra che l’essenza di Dio è l’amore e la compassione per le sue creature sbandate.

Infine, Dio è attivo nella storia. Il Suo interessamento non inizia al momento in cui moriamo e andiamo in cielo; è operante già da adesso. Nello svolgersi della storia umana, con tutti i suoi problemi, lotte ed incertezze, la presenza di Dio è l’unica cosa certa. Questa era sentita dai patriarchi della nostra fede e, come ci insegna la Genesi, può essere sentita anche da noi.

 

La creazione: rivelazione delle "mani" di Dio

La creazione è presentata come il primo gesto che il Dio biblico compie in favore dell’uomo. La creazione dell’uomo e della donna, come è descritta nel testo più antico e sintetico di Gn 2, 7, è la rivelazioni delle "mani" di Dio: "Allora il Signore Dio plasmo l’uomo con la polvere del suolo e soffiò nelle sue narici un alito di vita e l’uomo divenne un essere vivente". Le "mani" esprimono l’appartenenza totale a Dio. Quest’uomo che Dio ha plasmato, ha protetto e collocato nel mondo, non può non appartenere per sempre a Lui, non può non ritornare tra le sue "mani" creatrici. Quest’uomo, cioè, non può andare perduto. "Perdere", nella Bibbia, non significa "smarrire qualcosa", come nelle nostre lingue, ma il fallimento totale dell’uomo, la frantumazione del progetto di Dio sulla creazione, l’impossibilità di tornare tra le "mani" creatrici di Dio, dalle quali l’uomo è uscito.

 

Il peccato: manifestazione delle "mani" dell’uomo

Genesi 3 è il testo conosciuto come "racconto del peccato originale". Nel suo significato ebraico peccare significa "fallire la meta", "spezzare la comunione", "fallire in un progetto" ( nella Bibbia progetto e comunione sono chiamati alleanza ). Le "mani" dell’uomo che si protendono verso l’albero della conoscenza del bene e del male esprimono simbolicamente il suo fallimento: il peccato è protendere le proprie mani verso tutto ciò che non è Dio e non è opera delle Sue "mani", ma è opera delle "mani" dell’uomo ( come lo sono gli "idoli" contro cui si scagliano i Profeti).

Le "mani" dell’uomo devono perciò ricongiungersi necessariamente con le mani creatrici di Dio, le sole che sanno fare ogni cosa "buona". Per questo Dio s’impegna a ricomporre quanto l’uomo ha distrutto con il peccato e consegna il suo progetto originario sull’uomo a Noè Gn. 6, 9, ad Abramo Gn. 12, 2 - 5 ecc...

 

Schema

  1. Creazione 1, 1- 2, 25
  2. Caduta dell’umanità e sue fatali conseguenze 3, 1 - 5, 32
  3. Trasgressioni e castigo: il Diluvio e suoi postumi 6, 1 - 10, 32
  4. Diffusione della popolazione sulla terra 11, 1 - 32
  5. Storia di Abramo 12, 1 - 25, 11
  6. Stria di Isacco ed Ismaele 25, 12 - 27, 46
  7. Storia di Esaù e Giacobbe 28, 1 - 36, 43
  8. Storia di Giuseppe e ultimi anni di Giacobbe 37, 1 - 50, 26

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