Storia della Parrocchia


In questa pagina del nostro sito potrete avere informazioni circa la storia della nostra Parrocchia. Le informazioni qui riportate sono tratte dal Numero Speciale del Bollettino Parrocchiale del Febbraio 1969 edito a cura di Mons. Durante, recentemente scomparso, che fu Arciprete di Pieve Ligure.

Cenni storici su Pieve Ligure

Introduzione:

L'impero romano ebbe un ordinamento territoriale che costituì la forza della sua vita. Suddiviso in nazioni, provincie, tribù, pagi e vici, la sua autorità arrivava dal centro alla periferia. Quando in mezzo ad esso sorse la Chiesa, prese dall'ordinamento romano tutto quello che aveva di buono e sul suo ordinamento sviluppò la sua vita religiosa. Le nazioni e le provincie rimasero le stesse; le tribù si cambiarono in diocesi e la città principale di ciascuna tribù ebbe la sede episcopale. In Liguria cinque erano le tribù e cinque le loro capitali. Vi era la tribù Faleria con la capitale Ventimiglia, la tribù Publilia con la capitale Albenga, la tribù Camilla con la capitale Vado (poi ebbe il sopravvento Savona), la tribù Pomptina con la capitale Tortona, la tribù Camilla con la capitale Genova. Tutte queste capitali di tribù ebbero i1 vescovado, la qual cosa prova che furono prima le grandi città a convertirsi alla fede e la conversione di queste città avvenne nel IV secolo o dopo. Una volta si credeva che la fede fosse stata accettata prima del IV secolo ( c'è chi dice anche nel I secolo), ma la critica moderna, pure ammettendo che vi fossero state nelle città e lungo le grandi strade delle con versioni sporadiche, efferma che le conversioni in massa non vi furono se non nel IV seco1o quando in esse fu organizzato l'episcopato. Con l'episcopato sorsero la cattedrale, il battistero, 1 'episcopio dove viveva il vescovo con tutti gli ordini del clero, collegialmente, non escluse le giovani reclute istruite ed educate dal Magister Scholae. Dopo che si istituì e si sviluppò nella città capo di tribù vescova do, cominciò la predicazione della fede nella campagna. Non fu facile far penetrare i nuovi principi in mezzo a tal popolo rozzo. Gli abitanti del pago si chiamavano pagani, ma la stessa parola cambiò significato dopo la resistenza fatta dalla campagna nell'accettare i principii della nuova fede: il nome pagano venne ad indicare un uomo non cristiano. Il pago inoltre non era sempre un determinato centro abitato, ma tutto il territorio sparso di vici. Eppure la vita del pago si svolgeva nel centro del pago dove potevano arrivare con facilità gli abitanti dei vici sparsi intorno a questo centro. Là si adunavano i maestri del pago, là si facevano le feste e i giuochi e gli spettacoli, non esclusi i mercati e i pubblici atti di religione, perchè il pago aveva nel suo centro sempre qualche delubro. Quando gli abitanti del pago si erano convertiti alla fede, si passava a organizzare quel centro, cristianamente. Vi si innalzava la pieve, cioè il tempio, a cui dovevano venire tutti i cristiani dei vici. La pieve nel pago aveva la stessa organizzazione della cattedrale in città, con questa differenza che alla cattedrale presiedeva il Vescovo e alla pieve un Arciprete, il cui nome diceva che egli coman- dava a tutti i preti che costituiva- no il clero multiplo della pieve. In questo il clero della pieve rassomigliava al clero della cattedrale che viveva collegialmente in tutti i gradi degli ordini sacri, non esclusi i fanciulli aspiranti, in modo che pregavano insieme, mangiavano alla stessa mensa, dormivano fra le stesse mura, come han fatto sempre e fanno tuttora i religiosi. Alla pieve dovevano venire tutti i cristiani sparsi nei vari vici o villaggi, dovevano portarvi i bambini per farli battezzare, e infatti le pievi si chiamavano anche chiese battesimali, i morti per dare ad essi la sepoltura e dovevano contribuire con le decime e le offerte a tenere in efficienza la chiesa. Questo fecero i cristiani della campagna finchè durò il fervore iniziale, ma poi, come suole accadere, si stancarono e fecero dei progetti. Il primo: che avrebbero innalzata anche nei vici una chiesa o meglio una cappella e che un prete della pieve vi si portasse per officiarla nelle domeniche e nelle feste e alla fine della giornata tornasse alla pieve per riprendere la vita collegiale. Secondo: dopo un certo tempo, siccome l'appetito viene mangiando, che la chiesa di ciascun vico, o cappella, avesse il suo prete stabile che fosse a servizio di quella chiesa, pur facendo parte del clero della pieve alla quale doveva intervenire in certe occasioni; ma i battesimi si facessero nella pieve e nella pieve si desse ai morti la sepoltura. Così fu fatto e il prete addetto alla chiesa del vico ebbe il titolo di rettore o di ministro e i preti che restavano nella pieve sotto l'arciprete ebbero il titolo di canonici. Il Forchielli, uno specialista in materia, pose l'origine della pievi fra il quarto e l'ottavo secolo; lo sviluppo, fra l'ottavo e il dodicesimo secolo; la decadenza, fra l'undicesimo e il sedicesimo secolo. Durante la decadenza le chiese dei vici ebbero il battistero e il cimitero, e diventarono parrocchie. La differenza tra 1'arciprete e i i rettori si ridusse di molto. Alla pieve restò un privilegio onorifico, il diritto di non potersi trasportare altrove e al suo titolare l'appellativo di arciprete. Ma ben presto anche i rettori delle chiese minori o parrocchie pretesero ad honorem il titolo di arciprete o prevosto, i vescovi condiscendenti concessero il privilegio e adesso di ministri non ne rimangono punti e di rettori pochi. Questo avvenne gradualmente durante il tempo della decadenza della pieve, fra il secolo un decimo e il sedicesimo, quando il clero non viveva più collegialmente. La pieve nei suoi tempi migliori prese il titolo dal Santo cui era dedicata la chiesa. Poi dal paese che si formò, con il tempo, presso la chiesa ad esempio: pieve di Prà, pieve di Palmaro. A volte dal paese più importante che le restava vicino: pieve di Voltri, pieve di Sori. Pieve di Sori cambiò il nome con Pieve Ligure ma ovunque e sempre quando il paese più importante tentò di avere la pieve in una delle sue chiese per via legale non si ottenne alcunché. Il titolo di pieve rimase al paese dove era stata fondata la pieve e restò inconcusso il principio che la pieve non si trasporta mai da un paese ad un altro. Tali Principi possono applicarsi a tutte le ventiquattro pievi della diocesi genovese, come a ciascuna di esse. Vediamo quindi di applicarli alla Pieve di Sori, ora Pieve Ligure.

La storia della nostra "pieve":

Questa Pieve, situata a ridosso della montagna, si trova in mezzo ad un territorio esteso e la sua chiesa è dedicata a S. Michele Arcangelo, il qual titolo può risalire al tempo dei Longobardi che diffusero in Italia la devozione ai santi Angeli. D'ove ora è situata era una volta il centro dell'antico pago ed ora il centro intorno al quale si dispongono le chiese sorte nei vici. Esse sono: S. Margarita di Migavero o di Sori; presso di essa S. Apollinare che, essendo sorta nello stesso vico di Sori, non deve essere più antica; S. Bartolomeo di Busonengo, S. Pietro di Capreno, S. Maria di Canepa. A queste chiese che hanno una vita secolare si aggiunge la nuova di Teriasca e in seguito di Sussisa. La strada Emilia su cui aveva l'ingresso la rettoria di S. Margherita, attraversava il ponte, risaliva la montagna e, passata la pieve, precipitava al basso, scendendo a Bogliasco. Il che dimostra che, quando fu aperta la strada, esisteva già il pago con il suo centro dove poi fu costruita la Pieve. Il centro del pago, come si è detto, al tempo dei Romani, aveva dei particolari reggitori detti Maestri del Pago. Ad essi successero nel secolo XII i Consoli che troviamo in tutte le pievi. Il primo documento della Pieve di Sori accenna ad essi nell'ottobre 1143: « I consoli di Genova emettono una sentenza con cui stabiliscono che gli uomini di Sori diano all'Arcivescovo di Genova la decima del grano, tanto più che, essendo andati a Sori, i consoli del luogo e il popolo avevano dichiarato di doverla dare » (Atti della Società Ligure di Storia Patria, voI. II, parte II p. 67). Nello stesso anno abbiamo un documento di più ampio respiro. L' Arcivescovo Biro, desiderando ordinare le decime delle olive della Pieve di Sori, per il bene della pieve e per il bene delle altre chiese, sue cappelle, stabilisce che la chiesa battsimale (la pieve) ne abbia la quarta parte, secondo la consuetudine; la chiesa di S. Margherita non abbia decime dai parrocchiani delle altre cappelle (chiese) ma si contenti di quelle ricevute dai suoi, se il vescovo avesse permesso. Nello stesso modo la cappella di S. Maria di Canepa non domandi decime se non ai suoi parrocchiani; la. stessa cosa farà la chiesa di S. Pietro di Caurano (Capreno) e quella di S. Bartolomeo di Besovenico (Busonengo) (Atti citt., II, II, p. 14). Questo documento ci parla della Pieve e di sole quattro delle cappelle della stessa pieve il che prova che solo S. Margherita era cappella di Sori; S. Apollinare, pur vantando una rispettabile antichità non era la chiesa dell'antico pago, ma era sorta per sovvenire alle esigenze dei fedeli di S Margherita. Oltre le così dette cappelle che sono le parrocchie soggette alla pieve, vi erano nel territorio della Pieve di Sori tre ospedali. I1 primo nella località detta anche adesso Pozeu (Porzoli), dedicato a S. Giacomo, che apparteneva al Capitolo della Cattedrale. Ed eccone i documenti. Il 22 febbraio 1200 il monaco Ugo riceve in dono, da Lanfranco Alberico un terreno, nella località detta Pozzolo. Volendovi edificare una chiesuola, l'offriva a Ottone, Arcivescovo di Genova, e al Capitolo e prometteva loro fedeltà, salvi però i diritti della Pieve di Sori ( POCH, Miscellanea, Ms. alla Civica, VoI. V, Reg. II, f. 406). Il 20 maggio 1214 detto Ugo era ministro dello ospedale di Pocolio (Arch. di Stato, Not. Lanfranco, Reg. III, f. 36). I1 16 luglio 1257, i Canonici della Cattedrale concedono l'ospedale a frate Miliorato, sindaco e converso del monastero di S. Spirito di Genova (AS. Atti notari Ignoti). Il 14 gennaio 1354 un tale frate Giacomo si dice ospedaliero e rettore di S. Giacomo di Monte Fascia di Pozolo (BC. Fogliazzo dei Notari, III, II, 290). Soggetta alla chiesa della Pieve, esiste tuttora la chiesa di S. Croce. In origine era un ospedale. Il documento ci dice che il 21 aprile 1201 un certo Omerto di Valcolumbaria aveva lasciato per testamento soldi 20 all'opera ( "opera" vuol dire amministrazione) della Croce del Poggio, se vi si farà una chiesa (AS. Manoscritti e libri rari, n. 102, t. 186). Il 23 febbraio 1202 parecchi uomini adunati nella chiesa di S. Angelo della Pieve di Sori, presente prete Alberto, arciprete della Pieve di Sori, offrirono alla S. Croce 200 tavole di terreno ad utilità dell'ospizio ivi esistente (AS. Mss., citt., f. 224). Il terzo ospedale è dedicato S. Cristoforo, che veniva dipinto presso i1 guado del fiumi ; sorgeva nella parrocchia di S. Margherita presso il ponte su cui correva la strada romana. Era già aperto ai pellegrini il 1° febbraio 1191 (GHIO e A. FERRETTO Pro Sori monografia storica, Genova, Tip. Pellas, 1897, p. 9). Il 12 maggio 1294 Giovanni Bianco di Canepa lascia soldi 28 per l'ospedale del ponte di Sori, ad uso dei poveri he vi affluiscono (AS. Not. Stefano Corradi, I, f. 202) ). Due documenti ricapitolano quasi l sin qui detto. Adalasia de Veruga,. 1'8 marzo 1200, fa testamento. Lascia soldi 30 a S. Margherita di Sori, soldi 2 a S. Apollinare, soldi 3 a S. Bartolomeo di Besenego, denari 6 a S. Pietro di Caurano ed altrettanti a S. Maria di Caneva, un soldo alla pieve di S. Michele e 10 a quella di S. Martino di Pollanesi ( AS. Mss. e libri rari citt., t. 120). Il 20 aprile 1201, Oberto di Valcolumbaria, già citato sopra, lascia soldi 2 per ciascuna opera ( amministrazione ) delle chiese: di Bogliasco, S. Margherita, S. Apollinare, Capreno e Canepa ed un soldo per ciascun ospedale di Sori e Bogliasco (AS. MS,5. rari citt., t. 186). Oltre la ricapitolazione delle chiese e degli ospedali che cono.sciamo, i due documenti ci pre- sentano la quinta parroochhia dipendente dalla Pieve di Sori, cioè quella di S. Apollinare. Un altro documento ci dice come si chiamavano i ministri di S. Margherita di Sori e di S. Apollinare. Il 23 luglio 1201, prete Ottone, ministro della chiesa di S. Margherita di Sori (è il primo), col consiglio e volontà di due consoli, di due giurati e dei vicini (sono gli abitanti del vico dove era sorta quella. chiesa) riceve in dono da prete Giovanni, ministro della chiesa di S. Apollinare ( ed è il secondo ), una pianeta di porpora, un camice, una stola, un amitto, un manipolo, un cingolo di seta e gli cede in cambio una terra in costa S. Apol1inaris (AS. Mss. e libri rari citt., f. 198 v.). Lo stesso prete Giovanni insieme con prete Filippo rettore di S. Bartolomeo, il 23 luglio 1200, era intervenuto e aveva stipulato un atto nella chiesa di S. Apollinare (AS. Not. Lanfranco, II, II, f. 129). Presso Sanctum Apulinarium de Sauri il 7 agosto 1214, Dolce, moglie di maestro Menegoldo, sceglie la sepoltura (AS. Not. Enrico de Porta, I, f. 14). Il 16 marzo 1213, Ogerio Batagia, per rimedio dell'anima, dona a prete Guglielmo, rettore di S. Apollinare, una terra a Sori, nel luogo detto in guarelo, che aveva in co- mune con la chiesa di S. Martino di Pollanesi (AS. Not. Lanfrancò, IV, f. 77). La chiesa di S. Apollinare fu incorporata a quella di S. Margherita. Infatti il 30 agosto 1300 prete Gaialdo, ministro delle chiese di S. Margherita de Burgo e di S. Apollinare, dipendenti l'una dall'altra, mette in possesso della Pieve l'arciprete Simone de Ceresola di Rapallo ( AS. Leonardo de Garibaldo, I, I, f. 46 v.). Sui primi del secolo XV, la chiesa di S. Apollinare, essendo senza cura d' anime, aveva cappellani propri, tra i quali il 3 gennaio 1400 Simone Fieschi che la rinunzia il 26 agosto 1401 per essere stato eletto vescovo di Caffa nella Tauride (AS. Not. Antonio Foglietta, ff. 56 e 175). Nel secolo XVI S. Apollinare era stata smembrata da S. Margherita e costituita parrocchia autonoma e negli anni 1564-75 pagò all'Arcivescovo il tributo annuo di una libbra di cera bianca. Benvenuto di Ripalta, che abbiamo visto rettore di Busonengo il 21 ottobre 1297 (AS. Not. Gio. vanni de Corsio, X, 157 ), in altro atto del 16 febbraio 1322 è chiamato ministro delle chiese de Cravano (AS. Not. Sebastiano Corradi, I, 78), perchè la chiesa di Busonengo era stata annessa a quella di Capreno. Infatti 1'8 giugno 1334 e il 14 maggio 1344 prete Manfredo di Valditrebbia regge le due chiese annesse di Capreno e di Busonengo (AS. Not. Pedone de Pignone, IV, f. 146 e Not. Benvenuto Bracelli, VI, f. 180). Il 4 giugno 1411 prete Giovanni da Provincia regge le tre chiese di Canepa, Capreno e Busonengo (AS. Not. Simone de Compagnone, I f. 174 v.) e tutte e tre vengono confermate il 13 gennaio 1477 a prete Guido de Castronovo (AS. Not. Pietro de Ripalta, I, f. 377). Sui primordi del secolo XVI la chiesa di Busonengo fu unita a quella di S. Margherita, da cui staccolla il Cardinale Stefano Durazzo, arcivescovo di Genova, 1'11 dicembre 1638, rendendola di nuovo indipendente, mentre quella di Canepa rimase unita a Capreno e ne fu staccata il 25 luglio 1606 dall'Arcivescovo Orazio Spinola. La chiesa di Canepa, nei primi 25 anni del secolo XIII era retta da un tal prete Andrea il quale nel 1200 a nome di tutti gli uomini della parrocchia di S. Maria, vendeva a Guglielmo Bianco una terra nel luogo detto Ortale e nel 1225 riceveva un materasso ed un guanciale da una pia donna che aveva chiesto di prestare servizio alla chiesa di Canepa come reddita atque reclusa: una specie di oblata con promessa di non allontanarsi dalla chiesa (AS. Not. Lanfranco, I ff 70 e 119). Il 12 novembre 1240 lo stesso prete Andrea era diventato arciprete e gli era subentrato nella parrocchia un tal prete Giovanni, che il 2 dicembre dello stesso anno eleggeva un chierico al servizio della sua chiesa e il 12 luglio 1261 vendeva una certa quantità di olio (AS. Notari Ignoti e Not. Fam de S. Donato, I, f. 29 v.). Il 15 gennaio 1325 reggeva la chiesa di Canepa prete Bartolino ( AS. Not. Leonardo de Garibaldo, II, t. 118 v), nel 1338, prete Nicolò (AS. Antonio De Gregorio, III, f. 118 v. ) , nel 1345, prete Oberto, il quale il 16 agosto eleggeva arciprete della Pieve prete Nicolò, rettore di S. Margherita (AS. Not. Pellegrino Bracelli, f. 190 v.). Nel 1389 forse ultimo rettore di Canepa, prima della sua annessione a Capreno, fu il frate pavese Pietro de Ulmo, monaco di S. Colombano di Bobbio, eletto il 6 agosto di detto anno, succeduto a Nicolò Questa, eletto arciprete della Pieve (AS. Not. Antonio Foglietta, f. 85). Il 3 febbraio 1243 prete Lanfranco, ministro e rettore della chiesa di S. Pietro in Capreno, con la speranza che le amicizie di Crescimbene, figlio di Oberto Scriba, potessero ridondare a utilità della sua chiesa, lo eleggeva chierico in essa chiesa e lo riceveva al bacio di pace gioiosamente e benevolmente (AS. Notari Ignoti). Il 31 gennaio 1251 era ministro della chiesa di Capreno un tale prete Ugo (AS. Notari Ignoti). Il 9 giugno 1257 la reggeva prete Guglielmo (AS. Not. Benvassallo de Maiori in Notari Ignoti). Il 27 gennaio 1298, prete Benvenuto, il quale era incorso nelle censure per non aver pagato la decima imposta per la Sicilia (AS. Not. Stefano Corradi, I, f. 27 v.). Il 24 maggio 1314 prete Nicolò (AS. Not. Leonardo de Garibaldo, II, f. 45).

I primi dieci sacerdoti :

Il primo arciprete conosciuto della Pieve di Sori ci appare il 3 dicembre 1182, in un testame:nto di una certa Aidela, moglie di Oberto de Cuneo, in cui si lasciano 5 soldi a Fulcone, arciprete di Sori, 5 al ponte di Sori e 5 a prete Ugo, rettore di S. Maria di Bogliasco (AS. Not. Lanfranco, I, f. 22 v.). In una adunanza di parecchi uomini della chiesa di S. Angelo, vale a dire di S. Michele, e cioè della Pieve, furono offerti alla S. Croce 200 tavole di terreno per utilità dell'ospizio esistente, presente prete Alberto, arciprete della Pieve di Sori. Il documento porta la data 23 febbraio 1202 (AS. Mss. citt., f. 224). Il terzo arciprete ricorre il 12 novembre 1240. Si chiamava Andrea e con prete Bernardo, ministro di Busonengo, e Alberto, ministro di S. Margherita, Lanfranco, ministro di Canepa, presta solenne garanzia delle loro persone e dei propri bene per la Chiesa genovese contro l'imperatore Federico II (AS. Not. Maestro Salomone, II, f. 234). Il 23 agosto 1250 Innocenzo IV, scrive ad Amedeo, quarto arciprete conosciuto della Pieve di Sori, di conferire un beneficio al suddiacono Giovannino di Rapallo e questi gli conferisce la rettoria di S. Apollinare (AS. Not. Filippo di Saulo, I, f. 2). Il 31 gennaio 1251 abbiamo una vacanza. Il rettore di S. Cipriano di Sambuceto permette a prete Ugo, ministro della chiesa di Capreno, di ufficiare per 6 anni la Pieve di Sori (AS. Notari Ignoti). Il quinto arciprete di Pieve conosciuto un tale Guglielmo, il 26 novembre 1268 è in lite con un chierico omonimo, rettore di Bogliasco (AS. Not. Vivaldo de Porta, I, 2Ov.). Il 25 ottobre 1272 Pagano, ex rettore di S. Apollinare, era passato a reggere la Pieve, sostituito nella sua prima chiesa da Amedeo, canonico di Alba (AS. Not. Stefano Corradi, I, f. 10). E' il sesto arciprete conosciuto. Il 21 ottobre 1297, prete Alamanno, settimo arciprete della Pieve di Sori, nomina rettore di S. Bartolomeo di Busonengo prete Benvenuto di Rapallo (A. Not. Giovanni de Corsio, X, f. 157). Il 30 agosto 1310 la rettoria S. Apollinare era stata unita quella di S. Margherita De Burgo in modo che una dipendesse dall'altra. Il suo ministro, prete Gaialdo mise in possesso della pieve novello arciprete Simone de Cerexola da Rapallo (AS. Not. Leonardo de Garibaldo, I, parte I, 46v. ) . E' l'ottavo arciprete del pieve di cui parlano i documenti. Il 10 settembre 1345, prete Nico- 1ò, essendo passato da S. Margherita di Sori a reggere la Pieve di S. Michele, dichiara che l'elezione del ministro di S. Margherita ex antiqua et approbata consuetudine spettava alla Pieve, ma, per questa volta soltanto, cedeva le veci al-l'Arcivescovo (AS. Not. Stefano Corradi, I, f 75). Ed è il nono arciprete. Il decimo è Nicolò Questa, forse ultimo rettore di Canepa, prima della sua annessione a Capreno, cui era successo il 6 agosto 1389 il prete pavese Pietro Ulmo, monaco di S. Colombano di Bobbio, dopo che il Questa era stato eletto arciprete della Pieve (AS. Not. Antonio Foglietta, i. 85).

 


ORARI STORIA FESTE PARROCCHIALI CALENDARI ASSOCIAZIONI e GRUPPI LINKS
PASTORALE ARCANGELO CHIESE NEWS FOTO

Homepage