Lectio Divina

 V DOMENICA DI QUARESIMA – Anno B

Domenica del Sacrificio

 

Tema: Cristo in croce stabilisce la nuova alleanza.

I Lettura: Ger 31,31-34

Dal Salmo 50(51) –Crea in me, o Dio, un cuore puro.-

II Lettura: Eb 5,7-9

Gloria e lode a te, o Cristo: “Se uno mi vuol servire, mi segua, dice il Signore;

e dove sono io, là sarà pure il mio servo.” (Gv 12,26)

Vangelo: Gv 12,20-33

 Contesto

Il capitolo 12 è un capitolo di cerniera tra la prima e la seconda parte di questo vangelo:

v. 1-11: L’unzione di Betania;

v. 12-19: L’entrata regale a Gerusalemme;

v. 20-36: L’insegnamento sulla venuta della sua ora, introdotto dall’intervento dei Greci;

v. 37-43: La riflessione che segue;

v. 44-50: L’ultimo insegnamento pubblico di Gesù .

Annotazioni

v. 20 - Greci: Sono dei pagani appartenenti alla categoria dei “timorati di Dio”, cioè “simpatizzanti” della fede giudaica (cfr. At 10,2.22.35; 13,16.26; 17,4). Si trovavano a Gerusalemme per la festa di Pasqua, come pellegrini.

v. 21 - Vedere Gesù: Non significa soltanto riuscire a vederlo fisicamente, ma il verbo “vedere” è frequente in Giovanni come sinonimo di credere (cfr. 1,14.18.51; 3,11.32). Tipo perfetto del credente è il discepolo prediletto che, entrato nel sepolcro, “vide e credette” (cfr. 20,8).

v. 23 - E’ giunta l’ora: La parola “ora” è usata tre volte in questo brano. E’ una parola precisa che indica in Giovanni “l’ora messianica”, vale a dire il momento in cui il Cristo morente è glorificato dal Padre.

- Sia glorificato: In Giovanni tra morte e glorificazione non c’è separazione. “La gloria” è l’irraggiamento stesso della presenza di Dio. Essa dimora già nel Verbo Incarnato (cfr. 1,14) anche se l’umiltà e la debolezza dell’umanità di Gesù ne temperavano lo splendore. Essa è presente nei gesti e nelle parole di Gesù, che ne costituiscono i “segni” (cfr. 2,11); essa è presente soprattutto nella passione-croce di Gesù, la quale anziché dissiparla o oscurarla, rivela in pienezza la “gloria” di Gesù e quella del Padre (cfr. 12,29).

v. 25 - La sua vita: Letteralmente: “la sua anima”, cioè la sua esistenza umana. Ci sono qui due diverse parole greche: “anima” e “vita” eterna. Chi ama la sua “vita” la perde... E’ la legge della salvezza che implica una personale rinuncia. Nella Chiesa siamo sovente portati a scegliere tra la propria vita umana e la fede in Gesù.

v. 27 - L’anima mia è turbata...Salvami da quest’ora...Venne una voce: Queste parole evocano due momenti della vita di Gesù che sono strettamente legati: l’agonia al Getsemani e la trasfigurazione.

v. 31 - Ora: L’ora che viene non è soltanto la prova di Gesù, è anche quella del mondo intero. L’ora di Cristo (12,27) è anche la nostra (due volte qui ripetuta). E’ l’ora dell’opposizione a favore o contro Gesù, che ci giudica. Di quest’ora ha parlato il vangelo nei capitoli 3-8. E’ l’ora del regno di verità e quella dell’espulsione di satana.

v. 32 - Elevato da terra: L’espressione richiama la crocifissione e la glorificazione.

v. 33 - Quale morte: La lapidazione, con cui Gesù sovente è stato minacciato, l’avrebbe gettato a terra. La crocifissione prende un valore di simbolo. Essa eleva Gesù più in alto della terra

 

 

Dal commento al “Vangelo secondo Giovanni” di Sant’Agostino

 Amore e croce

Il Signore ci esorta poi a seguire gli esempi che egli ci offre della sua passione: Chi ama la propria anima, la perderà (Gv 12,25).

Queste parole si possono intendere in due modi: «Chi ama, perderà», cioè: se ami, non esitare a perdere, se desideri avere la vita in Cristo, non temere la morte per Cristo. E nel secondo modo: «Chi ama l’anima sua, la perderà», cioè: non amare in questa vita, se non vuoi perderti nella vita eterna. Questa seconda interpretazione ci sembra più conforme al senso del brano evangelico che leggiamo. Il seguito infatti dice: "E chi odia la propria anima in questo mondo, la serberà per la vita eterna" ("ibid."). Quindi, la frase di prima: «Chi ama», sottintende: in questo mondo; cosi come poi dice: «Chi invece odia in questo mondo», la conserverà per la vita eterna.

Grande e mirabile verità, nell’uomo c’è un amore per la sua anima che la perde, e un odio che la salva. Se hai amato smodatamente, hai odiato; se hai odiato gli eccessi, allora hai amato. Felici coloro che hanno odiato la loro anima salvandola, e non l’hanno perduta per averla amata troppo. Ma guardati bene dal farti venire l’idea di ucciderti da te stesso, avendo inteso che devi odiare in questo mondo la tua anima. Così intendono certi uomini perversi e male ispirati, crudeli e scellerati omicidi di sé stessi, che cercano la morte gettandosi nel fuoco, annegandosi in mare o precipitandosi da una vetta. Non è questo che insegna Cristo. Quando il diavolo gli suggerì di gettarsi nel precipizio, egli rispose: "Torna indietro, Satana; sta scritto: Non tenterai il Signore Dio tuo" (Mt 4,7). E nello stesso senso disse a Pietro, per fargli intendere con quale morte egli avrebbe glorificato Dio: "Quando eri più giovane, ti cingevi da te stesso e andavi dove volevi; ma quando sarai vecchio, un altro ti cingerà e di condurrà dove tu non vuoi" (Gv 21,18-19). Parole queste che chiaramente ci indicano che non da sé ma da altri, deve essere ucciso colui che segue Cristo. Quando dunque un uomo si trova nell’alternativa, e deve scegliere tra infrangere un comandamento divino, oppure abbandonare questa vita perché il persecutore gli minaccia la morte, ebbene egli scelga la morte per amore di Dio, piuttosto che la vita offendendo Dio; così avrà giustamente odiato la sua anima in questo mondo per salvarla per la vita eterna.

 

Per la “Collatio” e la “Deliberatio”

 

1) La quaresima continua... Sappiamo approfittare di questo tempo privilegiato per preparare il rinnovamento pasquale, lavorando alla riforma di tutto il nostro essere spirituale?

2) Quale accoglienza diamo nella nostra comunità a coloro che “cercano” Gesù?

 

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