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settimanale della Diocesi di Cesena-Sarsina

 

vita della diocesi - il giorno del signore
Anno C - 6ª di Pasqua
"Prenderemo dimora presso di Lui"
di Piero Morigi
Gesù dà l'ultimo saluto agli Apostoli, prima della sua Passione, Morte e Risurrezione, proiettandoli al di là di quell'evento. Risulta con chiarezza che Egli parla per un "dopo", per il tempo della Chiesa che nascerà da quell'evento e avrà negli Apostoli, rinfrancati dopo l'abbandono, quasi generale, del maestro, con fughe e tradimenti vari. Gesù scavalca tutto questo e va alla sostanza: "Se uno mi ama", è sempre quell'amore l'agape disposto a dare la vita, "osserverà la mia parola".
A prima vista, può sembrare una richiesta di minor impegno che dare la vita, alla pari con Lui. In realtà le due cose combaciano perfettamente.
A questa condizione il Padre e il Figlio vengono ad abitare, a stare in noi.
E' questa la caratteristica della nostra fede: Dio viene ad abitare dentro di noi, non siamo noi ad andare da Lui.
La comprensione della sua Parola operata dal Consolatore, lo Spirito Santo che il Padre invierà, sarà sempre nell'orizzonte della comunione con Lui; di uno stretto legame con la Trinità. Nella bellissima icona della Trinità di Rublev, vengono presentati i tre angeli apparsi ad Abramo, seduti attorno alla mensa. Davanti c'è un posto vuoto: è il posto riservato a me, a te, ad ogni credente.
Tutto questo brano di Giovanni poggia su alcuni gruppi di verbi legati tra loro: amare e osservare, venire e prendere dimora; mandare e insegnare; amare e rallegrarsi; dire e credere. I soggetti di questi verbi siamo noi e le Persone della SS.ma Trinità con le quali Gesù ci fa entrare in comunione.
La pace che Egli ci dona non è la semplice mancanza di guerra e di conflitti, ma l'armonia con Dio e con i fratelli frutto della Grazia accolta e coltivata.
Con questa pace camminiamo verso la Gerusalemme del cielo (Ap 21), illuminata dalla gloria di Dio.
"Abbiamo deciso lo Spirito Santo e noi" (At 15): ogni Concilio è frutto di questa decisione, anche il Concilio Vaticano II che perciò va conosciuto e messo in opera.
Signore, donaci la grazia di saper collocare la nostra fede nel concerto della nostra vita dentro il mondo di oggi. 

Anno XXXIV
n. 19
18 maggio 2001

 

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