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Europa
la grande assente
di Piero Altieri
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Europa, la grande assente: così verrebbe da registrare prestando attenzione al dibattito elettorale che sta attraversando tutto il Paese, segnato più dalle polemiche e dai ricatti personali che dal confronto sapiente e argomentato dei programmi che ci si dovrebbe accingere a realizzare, una volta ottenuto il consenso dei propri concittadino. D'accordo che il 13 maggio andremo a votare per il rinnovo del Parlamento italiano, ma il Parlamento di un Paese, l'Italia, che non solo fa parte dell'Unione Europea, ma che nel cantiere che sta ponendo le fondamenta per la costruzione della "grande casa comune" ha responsabilità altissime che le vengono dalla sua storia e dall'impegno dei suoi figli migliori. Terminato il secondo conflitto mondiale, scatenato dal nazismo
hitleriano (con la complicità del regime fascista) per dare all'antico continente un'identità nuova, la primigenia vissuta dai popoli del Nord, in alternativa a quella costruita lungo i secoli del Medio Evo dall'incontro della civiltà romana con i popoli
germanici e dell'Est vissuto ed anche sofferto nella luce feconda del Vangelo, quanti si accinsero all'impresa della ricostruzione, compresero, da subito, che l'orizzonte doveva andare oltre gli angusti confini della storia recente! Ed ecco che K.
Adenauer per la Germania, R. Schumann per la Francia, Alcide De Gasperi per l'Italia, avviarono l'immane opera della ricostruzione ponendo come fondamenta sicure quei valori di verità e di giustizia, di solidarietà e di libertà, che avevano dato volto alla storia del nostro continente, prima che su di esso si abbattesse la violenza del potere degli stati moderni e poi, nel secolo ormai trascorso, delle ideologie totalitarie; e nei primi tempi della ricostruzione tutto l'Est dell'Europa era ancora sotto il crudele dominio del comunismo sovietico. Vorremmo ascoltare, allora, dai leader che si presentano alla Tv, un "sentire europeo" che solo può dare respiro profondo e lungo alle responsabilità di governo che dichiarano di volersi assumere. E' chiaro il messaggio che viene dalle Chiese (cristiane - cattoliche, ortodosse e protestanti) riunite a Strasburgo per discutere la "Charta ecumenica", cioè i princìpi sui quali fondare l'Europa del terzo millennio. Princìpi non dettati dalle leggi dei mercati e dalla potenza dei capitali, bensì dalla forza di una storia e di una cultura permeate di Cristianesimo. L'integrazione economica non è più sufficiente. Il dibattito va necessariamente spostato sul piano dell'unità politica, dunque sulla scrittura di una costituzione comune. Tutto questo però richiede il superamento di quei metodi verticistici e burocratici che hanno caratterizzato, nei tempi recenti, la "politica europea" degli stati della Unione. I parlamenti nazionali conserveranno un ruolo
primario ma davvero si realizzerà la grande speranza, solo se saranno espressione della coscienza storica dei popoli che li hanno eletti. Ben lontano da questa filosofia è stato il vertice UE tenutosi a Nizza nel dicembre dell'anno scorso. Avrebbe dovuto porre la cornice entro cui dipingere gli scenari dell'Europa unita invece si è risolto in un braccio di ferro su numeri e paletti - quanti europarlamentari per ogni singolo Stato, quanti commissari, quanti voti ponderati? - evidenziando piuttosto la paura per l'aumento dei membri che l'entusiasmo per un sogno la cui realizzazione è a portata di mano. Più una logica neo-illuminista (giacobina?) preoccupata di elencare i diritti dei singoli (ma quante lacune?) che la preoccupazione di fare emergere la cultura che ha fecondato la coscienza delle nazioni nella evoluzione della loro storia. Siamo ancora in tempo? Non è mai troppo tardi, ma temo che ancora ci si preoccuperà più di ciò che i grandi giornali d'Europa dicono dell'Italia più che preoccuparsi di dire quanto vogliamo fare, noi italiani, per l'Europa. |
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Anno XXXIV
n. 17
4 maggio 2001 |
Il giorno del Signore |
Tutto ruota
attorno all'Eucaristia
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Laici cristiani nel
cambiamento |
Intervista e
R. Pinza e L. Bianconi |
SS. Messe festive
nella città di Cesena
dal 25 marzo al 30 settembre 2001
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