DON EMANUELE LUCENTE
SOMMARIO

La bellezza salverà il mondo

Don Emanuele

Il Giubileo del 2000

Da padre Mariano a don Franco

I due Consigli...

Jack Frusciante...

Attenzione Attenzione

Caritas Parrocchiale

Spazio al dialogo

Preghiere "curiose"

 

prete della Chiesa di Dio che è in Bari

"per preparare al Signore la via

e per dare al Suo popolo la conoscenza della Salvezza"

 

Così aveva tracciato, egli stesso, il programma del suo Sacerdozio, nell'immaginetta-ricordo della sua Ordinazione, l'8 dicembre 1973.

Il suo impegno di donazione, sbocciato nel suo cuore di bambino (entrò in Seminario all'età di 11 anni) e portato avanti senza incrinature fino a quando il Signore ha voluto chiamarlo a Sé, si è realizzato in un luogo e in un contesto preciso: la Chiesa di Dio che è in Bari. Fu questa effettivamente la sua "Sposa", l'oggetto del suo amore, offerente e sofferente: insieme a "Cristo, ha dato se stesso per lei" (Ef. 5,25).

Il suo ministero ha seguito un binario preciso, tracciato dalla Parola e dalla Croce. L'una fecondava l'altra, per cui lo abbiamo visto fin dagli inizi del suo sacerdozio portare con serena rassegnazione la sua croce, in comunione con Cristo, perché la Parola, che ha annunciato senza sosta, trovasse ascolto nel cuori di quanti Dio aveva messo sul suo cammino.

Riflessivo e pure fortemente attivo, ha vissuto il suo ministero nelle comunità parrocchiali di san Giuseppe e di san Pasquale in Bari, quindi all'Immacolata di Modugno come parroco e infine all'Immacolata di Adelfia, in maniera profondamente impegnata, gioiosa e insieme ferma: non ha mai perdonato a se stesso e agli altri una vaga sufficienza, le "vette" erano la meta dei suoi sguardi.

"Realizzare il Cristo totale" fu il suo impegno di vita e di apostolato, reso possibile dal suo modo semplice eppure profondo di porgere le verità sublimi; il suo carattere mite e buono, un vero dono di natura e di grazia, gli spianava la strada verso i cuori di quanti gli erano affidati e di cui sentiva una grande responsabilità davanti a Dio.

Il suo cuore generoso non gli permetteva di programmare il suo donarsi o di restringerlo a determinate categorie di persone; se di attenzione prioritaria si deve parlare, bisogna dire che privilegiò i più poveri sotto ogni aspetto, quelli che avevano bisogno di sicurezza e di attenzione; amò dare voce a chi non ne aveva. Altri poli del suo ministero furono "la famiglia" e "i giovani, preti e non": a queste categorie dedicò non poco dei suoi studi, del suo amore e… del suo dolore. Nonostante il declino della sua salute non volle mai venir meno a questi due impegni che erano profondamente radicati nel suo animo sacerdotale.

Un suo scritto, in un momento di intensa sofferenza, comincia così: "Grazie, o Dio, per la vita che mi dai, grazie perché la sofferenza è sopportabile…". Amò la vita e volle viverla… tutta, intensamente, gioiosamente, ma accettò di approfittare della sofferenza perché è "dono", dono di vita per noi e per gli altri.

"Signore, sono abbastanza vile per sorridere al tuo dono, ma tu dammi coraggio perché io non venga meno a ciò che posso dare". Il chicco di frumento aveva dato tutto e il grano era maturo quando il 18 luglio 1999 il Signore volle raccoglierlo per i suoi magazzini.

Quale il cammino che ha chiaramente tracciato a quanti gli siamo stati cari? Cogliamo dal discorso del 25° di sacerdozio, celebrato appena un anno fa, le vie maestre del suo e del nostro sacerdozio: "Le strade dell'obbedienza, del servizio generoso, della fede semplice, dell'umile perseveranza".

                                                                                                                             Rosa (sorella di don Emanuele)