La preghiera eucaristica:

racconto dell’istituzione; epiclesi; anamnesi; intercessioni

 

Il lettore che non avesse già intrapreso la lettura di queste pagine nei numeri precedenti, troverà minime difficoltà di comprensione del senso logico. Chi invece sta proseguendo il cammino, ricorderà che dopo l’epiclesi di consacrazione delle offerte si apre il racconto dell’istituzione dell’Eucarestia, punto in cui l’esposizione era stata interrotta.

Il testo liturgico del racconto dell’istituzione dell’Eucarestia, anche nei manoscritti più antichi, non è riproposizione di un semplice brano biblico, perché il racconto dell’istituzione e la celebrazione dell’eucarestia sono antecedenti alla composizione paolina o evangelica. Una lettura di 1 Cor 11,23-24; Mc 14,22-24; Mt 26,26-28; Lc 22,19-20 metterà in risalto le differenze esistenti tra le narrazioni. Uno studio dei diversi formulari liturgici di preghiera eucaristica in uso nel corso dei secoli, rivelerà un numero elevato di redazioni del racconto. La narrazione liturgica dell’istituzione del sacramento, quindi, non trova una rispondenza esatta nei testi biblici e subisce variazioni nei testi del culto. Secondo gli studiosi, non è mai esistito il testo primitivo fissato del racconto dell’istituzione, ma dalla tradizione orale alcuni hanno composto una versione scritta, che ha trovato nel culto la sua primaria situazione vitale.

Il sacerdote che pronuncia le parole dell’istituzione dell’Eucarestia, non sta pronunciando parole sue, ma sono le medesime parole di Gesù, per questo, usando una terminologia classica, si può dire che il sacerdote agisce in persona Christi, cioè in nome di Cristo. Tuttavia, il sacerdote che presiede l’eucarestia non è il Gesù del cenacolo che parla alla comunità degli apostoli, egli è il ministro della Chiesa, che rivolto a Dio Padre, pronuncia le parole irripetibili che Cristo ha pronunciato in vista del futuro, in quella situazione irripetibile. Ora, nel momento della celebrazione, quel futuro diventa presente nell’oggi e il presbitero nel suo discorso orazionale proferisce quelle stesse parole in persona ecclesiae, cioè a nome della Chiesa.

Nel racconto dell’istituzione si ripetono quattro verbi di azione (cinque, nel caso del pane, che viene spezzato): prendere, benedire, [spezzare], dare, dire. Il verbo benedire nel contesto eucaristico ha una valenza duplice, indica sia il gesto di benedire (in greco euloghein), che il rendimento di grazie (eukaristein). Nel contesto giudaico, in cui si svolge la santa cena, pronunciare la benedizione è inteso come un dovere di giustizia retributiva nei confronti di Dio. Chi mangia e beve privatamente pronuncia una benedizione privata, ma se si mangia insieme, uno pronuncia la benedizione per tutti. Il gesto di spezzare il pane, forse nel nostro contesto ha perso valore, ma nel momento storico in cui si svolge la cena, è uno dei compiti fondamentali del capo-famiglia. Egli per tradizione non delegherà nessun altro, perché è parte integrante ed assoluta del suo ruolo. Il binomio prendere e mangiare è proprio del rituale: pronunciata la benedizione, il capo-famiglia spezza il pane e lo distribuisce, dicendo: prendi, è benedetto. Gesù inserisce nel percorso conviviale un elemento di esplicitazione, con le parole questo è il mio corpo che sta per essere dato (fatto-in-parti) per voi. Il pane che era sulla tavola dell’ultima cena è il corpo del Signore, il pane che si trova sul nostro altare è, allo stesso modo, il corpo del Signore: per questo motivo si dice questo è. La dinamica sacramentale, al di là dei normali condizionamenti spazio-temporali, fa in modo che il pane ed il vino siano realmente quelli che erano di fronte a Gesù nell’ultima cena. Durante la celebrazione il sacerdote dice offerto in sacrificio per voi. L’espressione, così come si trova, lascia pensare che offerto sia un participio passato: che è stato offerto, ma gli studiosi sono propensi a sostenere che il participio greco in questo caso possiede una connotazione di futuro. Nella versione latina dell’attuale messale, poi, il verbo si trova al futuro: tradetur. Lo stesso vale per le parole sul calice, in cui si usa un altro fururo, effundetur. Oggi la passione è già compiuta: un uso del futuro potrebbe sembrare appropriato per la cena pasquale celebrata da Gesù, perché il fatto della passione non era ancora realtà. Dal punto di vista teologico, però la situazione è diversa. Gesù nel cenacolo anticipa realmente, tramite la mediazione del segno profetico, la sua morte vicaria, allo scopo di istituire la serie delle successive ripresentazioni rituali. In altri termini, Gesù istituisce in anticipo la struttura rituale di quello che sarà il memoriale della sua morte e risurrezione. Il futuro, quindi, rimane nell’attuale racconto dell’istituzione, come elemento storico caratterizzante che custodisce la dinamica anticipativa della celebrazione, rispetto all’evento che si celebra. La prima Eucarestia, in senso pieno, quindi, è quella che si celebra dopo la morte e risurrezione del Cristo. Cristo non celebrò la prima eucarestia, egli la istituì.

Il riferimento di Gesù alla nuova alleanza costituisce un’interpretazione profetica della sua morte, perché pur conservando le caratteristiche di qualsiasi altra morte, nell’atto stesso in cui viene profeticamente interpretata oltrepassa le coordinate spazio-temporali e si impone quale evento fondatore dell’economia di salvezza. L’alleanza era sigillata sempre dal sangue di una vittima: Cristo è mediatore dell’alleanza, in forma nuova rispetto a Mosè o ai leviti, perché si frappone personalmente tra i due che stipulano l’alleanza – Dio e l’uomo – impegnando la sua stessa vita. Gesù viene per la remissione dei peccati, ma il testo di Ebrei, riprendendo un antico concetto talmudico spiega che senza spargimento di sangue non c’è remissione (Eb9,22). Remissione quindi è da intendersi come espiazione dei peccati. Nel contesto veterotestamentario, rappresentato in maniera emblematica da Lev 17,11, l’espiazione si compie con il sangue ed avviene sempre al posto di qualcun altro: chi espia, espia colpe non sue. Questo vale per gli animali immolati ed in forma sublime per il Cristo. L’uomo nella sua arroganza vuole essere come Dio, interrompendo la dinamica relazionale Padre-figli. Il Padre risponde inviando il Cristo; egli, Figlio del Padre, scende sul gradino della figliolanza di Adamo ed assume la condizione di servo, per offrire la sua vita in riscatto per tutti (espiazione).

Gesù, nella parte esplicativa spiega che l’effusione del suo sangue è per la remissione dei peccati. L’autore del testo di Ebrei offre una riflessione sul senso dello spargimento di sangue. Egfli scrive che l’alleanza si sancisce sempre con il sangue (Eb 9,22). Nell’antico Testamento, dopo che i comandamenti furono promulgati davanti al popolo, Mosè lo asperse con sangue di vitelli e capri, insieme con se stesso e con il libro sacro e disse: Questo è il sangue dell’alleanza che Dio ha stabilito con voi. Al versetto 22 il testo conclude che senza spargimento di sangue non esiste perdono. Per questo Cristo offrì la sua vita una volta per tutte, per annullare il peccato mediante il sacrificio di se stesso. La lettura di Eb 9,15-28 favorirà la meditazione.

Il lettore avrà perdonato i molteplici riferimenti alle lingue della storia (greco e latino), necessari per una serie di spunti di riflessione che diversamente sarebbero incomprensibili. Un’ultima annotazione riguarda il duplice enim. Il testo latino infatti dice hoc est enim corpus meum e a proposito del calice dice hoc est enim calix. Il testo italiano ha lasciato cadere l’avverbio, che indica il valore esplicativo di ciò che Gesù sta dicendo. In precedenza, infatti, è già stato spiegato che le parole prendete e mangiate/bevete sono tipiche della tradizione ebraica della cena pasquale, mentre le parole che Gesù vi introduce sono una esplicazione. Suggerisco di leggere ancora una volta le parole dell’istituzione, ma in questa chiave.

L’ultima frase, Fate questo in memoria (inteso nel senso di memoriale, come già spiegato) di me, costituisce quello che gli studiosi generalmente definiscono comando di iterazione, riferendosi alla volontà di ripetere ciò che Gesù aveva compiuto. Il testo non si trova in Mc e Mt, mentre si trova in Lc 22,19, dopo le parole sul pane. Nella 1 Lettera ai Corinzi, 11,24-25, l’apostolo lo ripete dopo le parole relative al corpo (fate questo in memoriale di me) ed al sangue (fate questo, ogni volta che ne berrete, in memoriale di me). La comprensione di questo ordine, nel contesto celebrativo è legata alle parole che seguono: celebrando il memoriale… La preghiera riprende dopo il racconto dell’istituzione con le parole Celebrando il memoriale… L’ordine di iterazione, dunque, è rivolto alla Chiesa, che celebra l’Eucarestia in memoriale della morte e risurrezione del Cristo, non in memoriale di Lui (come sembrerebbe da una lettura affrettata del segmento memoria di me).

Incensi, campanelli, suoni o canti di sottofondo alle parole della consacrazione, altri sgradevoli movimenti di persone interrompono l’armonia solenne di questi attimi e concentrano l’attenzione dei fedeli su elementi marginali, piuttosto che sul momento celebrativo. Sono memoria storica di un tempo in cui si preferiva puntare più sull’adorazione, che sulla celebrazione del mistero.

Dopo l’acclamazione dell’assemblea, annunciamo la tua morte, proclamiamo… la preghiera eucaristica prevede la parte dell’anamnesi (ricordo, memoria), che nella seconda preghiera eucaristica si apre con le parole: Celebrando il memoriale. Il testo latino ci viene in aiuto per una più profonda comprensione. Confrontando il testo italiano con il latino, si noterà che la parola igitur non è stata tradotta. Il fatto merita di essere sottolineato, perché igitur stabilisce un nesso tra il mandato di Gesù: fate questo in memoria di me e la ripresa del tema invocativo, con le parole celebrando (pertanto) il memoriale. La dimensione dell’anamnesi, quindi, si lega all’esperienza della cena ebraica ed a ciò che Gesù ha compiuto in essa e la particella ha la funzione di articolazione delle due parti, racconto istituzionale ed anamnesi. Tramite l’ordine di iterazione (fate questo in memoria di me) ogni anamnesi è saldamente ancorata al racconto istituzionale da un duplice legame: il tema del memoriale, espresso nell’ordine di iterazione e nel primo segmento dell’anamnesi celebrando il memoriale; la particella igitur, che nella versione latina è in una posizione di rilievo (memores igitur…). Le ultime parole del racconto di istituzione contengono la l’ordine di Gesù: sia compiuto il segno del pane e del vino nel memoriale di me, morto e risorto. La preghiera della Chiesa riprende dicendo: nel compiere, dunque, il memoriale della sua morte e risurrezione…

La preghiera che il sacerdote rivolge al Padre, a nome della comunità radunata, ha due temi: la commemorazione o anamnesi e l’offerta o sacrificio. La comunità si presenta al cospetto del Padre, ricordando con riconoscenza l’opera salvifica del Cristo ed offre il Suo corpo ed il Suo sangue. All’anamnesi fa seguito l’epiclesi di comunione, invocazione al Padre perché lo Spirito santo riunisca tutti i credenti in un solo corpo. La preghiera chiede che tutti i partecipanti all’Eucaristia fruiscano del dono della redenzione, dal quale trarranno benefici per la vita e la salvezza. Le due epiclesi (sulle offerte e di comunione) sono finalizzate l’una all’altra: il pane ed il vino vengono trasformati affinchè tutti coloro che ne mangiano e bevono diventino un solo corpo ed un solo spirito nell’unità della Chiesa. L’unità, quindi, è il frutto primo dell’Eucarestia-alleanza: Cristo è il capo, i fedeli formano il nuovo popolo di Dio, che vive dello Spirito e secondo lo Spirito. Il popolo di Dio, già santo per la sua origine, in forza del suo battesimo nella morte e risurrezione del Cristo, in forza della partecipazione consapevole, attiva e fruttuosa al mistero dell’eucarestia, progredisce continuamente nella via della santità.

La parola ricordati segna l’inizio delle intercessioni, che hanno la medesima origine dell’epiclesi di comunione, perché entrambi sono una supplica per la Chiesa. Mentre l’epiclesi è invocazione per l’assemblea radunata, che partecipa ai santi misteri, le intercessioni sono una invocazione per la Chiesa ovunque dispersa. Il tema dominante delle intercessioni sono i buoni frutti della Chiesa universale, che viene descritta con l’enumerazione dei vari ministerri che la compongono. La Chiesa, al singolare, è definita con l’espressione diffusa su tutta la terra, per indicare l’esperienza di comunione. La richiesta al Padre perché sia resa “perfetta nell’amore” è traduzione ideale dell’antica formula di Ippolito: ut in caritate perficias. La partecipazione al corpo ed al sangue di Cristo comporta l’unità e l’amore. Dopo la menzione della Chiesa le intercessioni si dividono in tre sezioni. Nella prima si prega per i defunti; nella seconda si prega per i viventi, per i quali si chiede un felice esito del giudizio escatologico. Nella terza parte si fa memoria di Maria e dei santi, che già vivono al cospetto di Dio e contemplano la sua Gloria.

L’uomo risponde e proclama la Gloria divina nell’inno e annuncio del santo nome, Padre, Figlio, Spirito Santo, tecnicamente detto dossologia finale. In essa si trova una ripresa dell’azione di grazie iniziale ed una lode anticipata, un ringraziamento previo per ciò che è stato chiesto nella preghiera eucaristica e che è già stato concesso. La capacità dell’uomo e lo scopo del suo esistere è vivere a gloria di Dio, perché egli esiste proprio come partecipazione di quella gloria. Il momento di dossologia è accompagnato dalla grande elevazione: parole e gesti che sottolineano la vera dimensione culminante di tutta la preghiera eucaristica. L’amen è il sigillo dell’assemblea alla solenne preghiera.

In queste pagine si percepisce il gravoso peso di tutto ciò che non è stato trattato. Il lettore che desiderasse, giustamente, approfondire una materia così vasta, potrà avvalersi dei preziosi contributi dei professori Giraudo e Mazza, pubblicati negli ultimi decenni.

Prima Pagina

 

Parrocchia S. Maria del Carmelo - Piazza B. Vergine del Carmelo, 10 - 00144 Roma - tel. 06.5294061 - fax. 0652244818

 

Ultimo aggiornamento: 04-12-06