Maria, testimone del Risorto.

 

Premessa

Nel 1963 la Costituzione liturgica Sacrosanctum Concilium (= SC) scrive che la Chiesa considera suo dovere celebrare l’opera salvifica del Redentore e nel corso dell’anno consegna alla celebrazione liturgica tutto il mistero di Cristo. In questo modo i fedeli attingono alle ricchezze delle azioni salvifiche e dei meriti del Signore, che vengono resi presenti a tutti i tempi (SC 102). Nel corso della celebrazione annuale dei misteri di Cristo, la Chiesa venera con particolare amore Maria ed in lei ammira ed esalta il frutto più eccelso della redenzione (SC 103). La Madre del Signore, congiunta indissolubilmente con l’opera salvifica del Figlio, partecipa agli avvenimenti chiave della storia della Redenzione ed attraverso il suo stile di vita diviene la prima discepola. Dall’annunciazione alla nascita, dalla passione, alla morte, alla risurrezione, Maria rimane sempre l’umile ancella al servizio del Signore e lo accompagna con la sua presenza. La Chiesa, infatti, contemplando Maria, ha visto in lei un modello di cooperazione all’opera del Salvatore, con l’obbedienza, la fede, la speranza, l’ardente carità (Lumen Gentium 61).

Molti autori hanno già pubblicato validissimi studi sulla Madre del Signore.[1] Tuttavia l’obiettivo di queste pagine è guardare Maria da un’angolazione diversa, quella celebrativa, in un tempo dell’anno liturgico in cui la Chiesa contempla la Vergine alla luce del mistero più grande della nostra fede, la risurrezione, celebrata nel momento culminante dell’anno liturgico, la Pasqua. Le componenti di questo bacino di analisi saranno l’eucologia ed il lezionario. Il lezionario è Parola di Dio organizzata secondo un criterio celebrativo. Pur trattandosi sempre di pericopi scritturistiche, il nuovo contesto in cui sono inserite, il titolo che le interpreta, il modo in cui sono scelte, tagliate, accostate tra loro, ne fa un nuovo evento, che arricchisce la parola stessa di una nuova efficace interpretazione.[2] L’ambito di analisi sarà in modo particolare il tempo pasquale, consacrato al tema della risurrezione. Fin da ora è chiaro che non emergerà nessun elemento nuovo rispetto alla dottrina, perché troverà conferma il celebre assioma: lex credendi lex statuat supplicandi. La celebrazione, infatti, affonda le sue radici nella fede e ciò che si prega è espressione di ciò che si crede. Tuttavia, mentre l’esposizione teologico-dottrinale è lineare, completa, armonica, nella celebrazione alcuni elementi vengono posti in maggior risalto, ricorrono più volte, sono collocati in spazi celebrativi di rilievo… Questo crea all’interno dell’area celebrativa una priorità tematica, i cui valori sono dettati dal numero di ricorrenze, dalla posizione delle parole. L’indagine liturgica sui testi, quindi, prospetterà gli stessi elementi che sono propri della struttura teologica, ma evidenziandone alcuni, affinché i credenti li assimilino non solo con la mente, ma li vivano nell’esperienza celebrativa, li comprendano a livello spirituale e ne sia pervaso anche il cuore, oltre che la mente. La Chiesa, infatti, sin dalle origini non si è accontentata di conservare viva nella coscienza dei fedeli la memoria del Signore in forma solo dottrinale, mediante letture e discorsi, ma sempre, attraverso la forma celebrativa, ha cercato di esprimere la propria fede nella preghiera. E la preghiera della Chiesa sempre si compone di lezionario (Parola di Dio organizzata) ed eucologia.[3]

Un contributo di questo tipo non ha la pretesa di essere esaustivo, per questo si offriranno semplicemente alcune coordinate di ricerca, prediligendo le fonti liturgiche e tentando di offrire, specialmente nelle conclusioni, uno schema che consenta di raccogliere i dati emersi dalla sfera celebrativa.

 

L’esortazione apostolica Marialis Cultus

Prima di entrare in contatto con le fonti liturgiche è opportuno un accenno all’esortazione apostolica Marialis Cultus (= MC, 2 febbraio 1974). Il Pontefice, infatti, parla diffusamente del culto a Maria nei vari tempi liturgici del Calendario (MC 2-9), ma tace sul tempo di Quaresima e di Pasqua. Questo silenzio forse è stato suggerito da una assenza di elementi mariani tali da consentire l’elaborazione di un profilo tematico per questi due cicli. La liturgia romana, infatti, non ha mai dato un grande spazio a Maria nel contesto quaresimale e pasquale. Tuttavia, scorrendo i testi liturgici, si individuano alcuni accenni in base ai quali è possibile tentare l’elaborazione di una sintesi della teologia liturgica sulla presenza di Maria nel contesto della risurrezione.

 

Il Messale Romano Italiano

Lo studio di una concordanza del Messale Romano,[4] mostra che nell’analisi dei sintagmi, “Maria” e “risurrezione” non ricorrono nello stesso testo. Tuttavia, una lettura attenta dei testi del tempo pasquale, in cui ovviamente predomina il tema della risurrezione, mostra che ci sono alcuni elementi che illustrano il rapporto tra Maria e la risurrezione.

La prima celebrazione che offre degli spunti di analisi e riflessione, in merito al tema, è la VII domenica dopo Pasqua, ciclo A. La prima lettura è tratta da At 1,12-14. Il testo dice che i discepoli, dopo l’Ascensione del Signore tornarono a Gerusalemme, nel luogo dove abitavano e con loro c’era anche Maria, la madre di Gesù. Non è la sede per uno studio esegetico del testo, ma appare evidente un fatto: Maria è presente sotto la croce durante la passione e la morte del Figlio (Gv 19,25-27) e dopo la risurrezione è rimasta sempre con Giovanni, seguendo il comando del Signore. Il vangelo di Lc, poi, narra che Gesù risorto, apparso agli apostoli, affida ai dodici il compito di predicare a tutte le genti la conversione ed il perdono dei peccati. Egli manderà su di loro colui che il Padre ha promesso (Lc 24,46-49). Il credente che partecipa alla Celebrazione Eucaristica, quindi, mentre si avvia a compimento il tempo Pasquale, constata che Maria ha voluto seguire Gesù negli ultimi istanti della sua vita e poi, non nutrendo dubbi sulla risurrezione di Lui, è rimasta con i discepoli fino al momento della discesa del Consolatore.

Sempre nella VII domenica dopo Pasqua, la seconda colletta, riportata nell’edizione italiana del Messale Romano, riprende il tema della presenza di Maria nel cenacolo.[5] L’eucologia, interpretando il testo di At 1,12-14, presenta la Chiesa raccolta come i discepoli con Maria nel cenacolo. Il Messia risorto è asceso al cielo: subito i discepoli tornano alla loro casa e vivono insieme, nella preghiera, per attuare il comandamento ricevuto: voi mi sarete testimoni (Lc 24,48; At 1,8). Molti secoli dopo, la Chiesa segue l’esempio di Maria e dei discepoli e continua ad annunciare a tutti la risurrezione del Cristo e a predicare la conversione ed il perdono dei peccati, mentre spera e desidera gustare la beatitudine eterna. La comunità dei credenti, che celebra annualmente la cinquantina pasquale, per partecipare al memoriale della morte e risurrezione del Messia, sta seguendo l’agire dei discepoli e di Maria, che hanno camminato con Gesù, hanno partecipato alla sua sofferenza, hanno constatato la sua risurrezione e ne hanno continuato l’opera.

Il prefazio per i giorni dopo l’Ascensione, presente solo nell’edizione italiana e non nell’editio typica del Messale, ha per tema l’attesa della venuta dello Spirito. Nel testo ancora una volta si accenna agli apostoli ed a Maria come modelli di preghiera unanime. Il testo eucologico, infatti, presenta il Messia come intercessore presso il Padre: egli otterrà per la Chiesa il dono dello Spirito Santo. I fedeli, intanto, mentre attendono il Paraclito, come avvenne nel cenacolo, rimangono in preghiera e Maria è con loro. Il prefazio insiste sulla comunione della preghiera, attraverso l’aggettivo unanime, riprendendo il testo di At 1,14, in cui si dice che i discepoli erano assidui e concordi nella preghiera. L’aggettivo unanime, però, sottolinea anche l’atteggiamento che la comunità cristiana deve assumere, se vuol essere simile alla comunità apostolica, su cui discese lo Spirito Santo. Il prefazio parla di una rinnovata Pentecoste e si riferisce alla presenza dello Spirito nella Chiesa. Ogni giorno, infatti, celebrando i sacramenti, la Chiesa invoca dal Padre la presenza dello Spirito, per mezzo di Cristo ed è sicura di essere esaudita, come furono esauditi i discepoli, che ricevettero lo Spirito in forza della promessa del Cristo: quando me ne sarò andato, vi manderò il Consolatore (Gv 16,7).

Nel Comune della B. Vergine Maria del Messale Romano Italiano il formulario n. 6 è stato pensato per le celebrazioni nel tempo di Pasqua. La prima delle due collette insiste sul tema della gioia che viene restituita al mondo dopo il peccato per mezzo della risurrezione. Maria è chiamata ad intercedere perché tutti i credenti possano partecipare di quella gioia divina, entrando nella vita senza fine. La seconda colletta, da recitarsi nel tempo dopo l’Ascensione, riprende le tematiche già esaminate nella VII domenica di Pasqua. Il Padre, che donò lo Spirito Santo ai suoi discepoli riuniti nel cenacolo con Maria, conceda anche a noi, per intercessione della Madre celeste di consacrarci al servizio del Regno, annunziando con le parole e con l’esempio le grandi opere dell’amore divino. Il testo sintetizza ciò che è detto in At 1,12-14 e negli ultimi versetti di ciascun vangelo sinottico, in cui Gesù raccomanda di andare ad annunciare la buona novella, perdonare i peccati e battezzare tutte le genti (cfr. Mt 28,18-20; Lc 24,46-48; Mc 16,15-18).

 

La collectio missarum

Nel 1987 la Conferenza Episcopale Italiana ha pubblicato la versione italiana della Collectio missarum de beata Maria Virgine.[6]. Lo scopo di queste celebrazioni è racchiuso nell’Introduzione: l’esemplarità della beata Vergine, che emerge dalla stessa azione liturgica induce i fedeli a conformarsi alla Madre per meglio conformarsi al Figlio (Introduzione, 17). Poiché la beata Vergine è strettamente associata al mistero di Cristo, la raccolta di Messe è disposta secondo l’ordinamento dell’anno liturgico (Introduzione, 24).

Il Messale presenta quarantasei formulari di Messe,[7] di cui quattro per il tempo Pasquale sono quattro. Santa Maria nella risurrezione del Signore. Maria Vergine fonte di luce e di vita. Maria Vergine del Cenacolo. Maria Vergine regina degli apostoli. L’esame dei testi non può essere affrontato in questa sede: basteranno solo alcuni accenni alle tematiche. Il primo formulario, indicato nella Collectio Missarum con il n. 15, è ripreso dal Messale Romano Italiano 1983, ma presenta un prefazio di nuova composizione, dal titolo La beata Vergine attese nella fede la risurrezione del Figlio. Due sono i concetti che meritano di essere evidenziati. Nella risurrezione del Cristo il Padre ha esaltato la fede di Maria, che credendo attese la vittoria pasquale. Questa fede la spinse ad attendere il giorno glorioso della risurrezione; in quel momento la Chiesa contemplerà finalmente il volto glorioso del Messia. Il prefazio, quindi, vuol mettere in risalto l’atteggiamento di fede di Maria, che crede alla risurrezione del Figlio e rimane in costante attesa, intrepida, divenendo modello per la comunità dei credenti e testimone della sua risurrezione.

 

Direttorio su pietà popolare e liturgia

La liturgia romana non ha mai dato amplio spazio alla Vergine Maria nella celebrazione del mistero pasquale, a differenza di quanto fanno invece altre liturgie, specialmente la liturgia bizantina. È attribuibile a questi fattori la presenza di un folto gruppo di pratiche della pietà popolare legate alla presenza di Maria e congiunte con il tema della risurrezione. Per completare questo studio, quindi, si passeranno in rassegna alcuni dati, nel tentativo di mostrare quali temi emergono dalla pietà popolare mariana, nell’ambito teologico della risurrezione.

            Il direttorio su pietà popolare e liturgia[8] offre una serie di spunti di riflessione, perché propone alcune celebrazioni che sottolineano la presenza di Maria nel periodo pasquale. Al n. 145 si descrive la celebrazione del ricordo della Vergine addolorata il venerdì Santo: “Questo pio esercizio sottolinea la fede nella risurrezione ed aiuterà a comprendere la grandezza dell’amore redentore di Cristo e la partecipazione ad esso della sua Madre”. Maria, quindi, è associata all’opera redentrice del Figlio.

Il sabato santo, poi il DPPL propone una celebrazione per l’ora della Madre (DPPL 147). L’obiettivo è sottolineare l’attesa della Madre presso il sepolcro del Figlio. Maria che si ferma nel luogo della sepoltura è immagine dell’attesa di tutta la Chiesa, che sosta presso la tomba, aspettando di poter celebrare la risurrezione. La Madre, quindi, diviene modello per i credenti, perché, mentre il Figlio è sceso agli inferi Lei attende piena di fede la vittoria del Cristo sulla morte.

Nella domenica di Pasqua, poi, la pietà popolare che aveva associato Maria al dolore del Figlio, lo associa anche alla gioia della risurrezione (DPPL 149.151). L’incontro della Madre con il Risorto, sottolinea che la Vergine fu la prima e piena partecipe del mistero della risurrezione del Cristo. La chiesa, quindi, come le donne, si reca al sepolcro del Signore e trovatolo vuoto, corre ad annunciare a tutti, nella celebrazione, che colui che era morto è tornato in vita. Giorno dopo giorno, poi, celebrando i sacramenti, la Chiesa annuncia la morte del Signore, ne proclama la risurrezione, nella costante attesa che egli venga.

La pia pratica del canto del Regina Coeli ha un grande valore celebrativo durante tutto il tempo pasquale. Si tratta, infatti, di una tradizione che congiunge insieme il mistero dell’incarnazione (“Cristo che portasti in grembo”), con l’evento pasquale. In questo modo la Madre del Signore diviene testimone non solo della prima fase dell’attuazione della promessa antica, l’incarnazione, ma anche del suo compimento, nella morte e nella risurrezione.

 

Conclusioni.

Una riflessione di questo genere è già stata condotta sui testi di altri tempi liturgici e mostra la grande quantità di riferimenti alla Beata Vergine, presenti nei testi. In particolar modo il tempo di Avvento-Natale è impregnato della presenza di Maria, madre del Salvatore.[9] La rarità di testi e di riferimenti mariologici alla risurrezione, ha finora scoraggiato la pubblicazione di monografie su questi temi,[10] mentre, un lavoro paziente di setaccio ha lasciato emergere alcune pagliuzze aurifere, disseminate nell’ambito liturgico. Lungi da questo lavoro la pretesa di aver individuato ogni filone aurifero: si tratta solo di alcuni dati. Molti altri rimangono ancora nascosti nel cuore della celebrazione, a disposizione, ogni anno, del credente che celebra il culto divino e ogni giorno dello studioso, che fonde in lingotti di dottrina teologica l’oro delle celebrazioni liturgiche.

La liturgia presenta la Madre del Signore come colei che partecipa in modo pieno ed attivo alla vita del Figlio. Lo concepisce, lo genera, lo educa nel corso degli anni. Scopre insieme con lui qual è la sua vocazione. Nel momento della prova è sotto la croce. Durante la sua sepoltura vive in silenzio il dolore della perdita, consapevole che il suo Figlio risusciterà. Dopo la risurrezione, la Regina del Cielo è piena di gioia, perché colui che ha portato in grembo è risorto. Si unisce quindi al gruppo dei discepoli, rimane con loro al momento della discesa dello Spirito e come modello, prega, come avvocata, intercede, come patrona, protegge, come Signora, indica il Cristo-via, che soffre, muore, risorge, come Madre del Salvatore testimonia la risurrezione del Figlio, come Madre della Chiesa, la ama, la esorta alla gioia quotidiana, mentre le insegna l’arte del vivere in attesa della venuta del Messia alla fine dei tempi.


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[1] La bibliografia è solo esemplificativa, non esaustiva. «De Cultu B. V. Mariae liturgica testimonia», Ephemerides Liturgicae 101 (1987), 265-417. Celebrare Maria con Cristo nella Chiesa, Rivista di Pastorale Liturgica (=RPL) 25 (1987), 3-115. Maria nella celebrazione del mistero di Cristo, Rivista Liturgica (=RL) 75 (1988), 3-132. Il culto di Maria oggi. Teologia, liturgia, pastorale, ed. W. Beinert, Cinisello Balsamo 1987. P. Llabrés, Il culto a Maria ss. Madre di Dio, in La celebrazione della Chiesa, 3. Ritmi e tempi della celebrazione, Torino 1994, 226-253.

[2] I criteri di analisi del lezionario sono contenuti nelle Premesse all’Ordo Lectionum Missae, specialmente 3. 67.123.

[3] Per approfondire i rapporti tra Parola ed eucologia, cfr. A. N. Terrin, «“Scriptura crescit cum orante”: la dinamica tra eucologia e parola nella celebrazione liturgica», in Scriptura crescit cum orante (Bibbia e liturgia II), ed. A. N. Terrin, Padova 1993, 7-15.

[4] Ne esistono due: Concordantia verbalia Missalis Romani. Partes euchologicæ, ed. T. A. Schnitcher - W. A. Slaby, Münster 1983. Concordantia et indices Missalis Romani. Editio typica tertia, ed. M. Sodi – A. Toniolo, Città del Vaticano 2002. Quella più recente ha il merito di prendere in considerazione anche il lezionario e quindi è più completa.

[5] Cfr. S. Rosso, «Atteggiamenti cultuali verso la beata Vergine Maria nell’eucologia del Messale Romano», Marianum 58 (1996), 353-385. J Castellano, «”In comunione con la beata Vergine Maria”. Varietà di espressioni della preghiera liturgica mariana», RL 75 (1988), 48-68.

[6] Collectio missarum de beata Maria Virgine. Editio typica, Città del Vaticano 1987.

[7] Per uno studio della Collectio Missarum, si può far riferimento a J. Lòpez Martin, «Maria en la celebratiòn del misterio de Cristo. Los “praenotanda” de la “Collectio Missarum de b. Maria Virgine», Marianum 49 (1987), 43-86. M. Sodi, Con Maria verso Cristo. Messe della Beata Vergine Maria, Cinisello Balsamo 1990. J. Aldazàbal, «Las nuevas Misas marianas. El lenguaje de la eucologìa», Phase 159 (1987), 207-236. A. Catella, «La “Collectio Missarum de Beata Maria Virgine”. Analisi dell’eucologia», RL 75 (1988), 88-111. R. de Zan, «La “Collectio Missarum de Beata Maria Virgine”. Alcuni rilievi al lezionario», ivi, 112-122.

[8] Congregazione per il culto divino e la disciplina dei sacramenti, Direttorio su pietà popolare e liturgia. Principi e orientamenti, Città del Vaticano 2002. D’ora in poi DPPL.

[9] A titolo esemplificativo: M. Sodi, «Le collette alternative per le Domeniche, solennità e feste del tempo di Avvento e di Natale. Saggio di analisi teologico - liturgico – celebrativa», Rivista Liturgica (=RL) 71 (1984), 603-631. M. Augé, «La Madonna nell’Avvento del nuovo Messale», Ephemerides Mariologicae 20 (1970), 367-370. E. Lodi, «Teologia dell’Avvento nel nuovo messale», RPL 9 (1971), 555-569. M. Magrassi, «Le orazioni del ciclo natalizio nel nuovo messale», RPL 9 (1971), 570-578. M. Augé, «Le collette del tempo di Avvento-Natale-epifania del Messale Romano», RL 59 (1972), 614-627. G. Francesconi, «Per una lettura teologico liturgica dei prefazi di Avvento-Natale-Epifania del Messale Romano», RL 59 (1972), 628-648. B. Baroffio, «Le orazioni dopo la comunione del tempo di Avvento», RL 59 (1972), 649-662. C. Johnson - A. Ward, «The Sources of the Roman Missal (1975). I. Advent – Christmas», Notitiae 22 (1986), 468-573. Idem, «The Sources of the Roman Missal (1975). II. Prefaces», Notitiae 24 (1987), 441-454. A. Carideo, « In attesa vigilante e gioiosa del Signore che viene. Temi teologici dei testi eucologici dell’Avvento», RPL 13 (1976), 11-15.

[10] Si consulti però J. Castellano, «Beata Vergine Maria», in Liturgia, ed. D. Sartore – A. M. Triacca – C. Cibien, Cinisello Balsamo 2001, 201-234. M. Sodi, «Nuovi testi ecologici per celebrare la memoria di Mari nel Messale Romano per la Chiesa Italiana. Analisi teologico-liturgico-spirituale», in Virgo Fidelis. Miscellanea di studi mariani in onore di Don Domenico Berretto, sdb, ed. F. Bergamelli e M. Cimosa, Roma 1988, 283-317.

 

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Ultimo aggiornamento: 01-12-06