Nell’attesa della tua venuta.  Riflessione sulla liturgia del tempo di Avvento.

 

Ogni giorno in tutta la Chiesa, prima di ricevere il Sacramento dell’Eucaristia, i fedeli contemplano il Corpo ed il Sangue del Signore  e si rivolgono a Lui nell’attesa che si compia  la beata speranza e il Salvatore venga sulla terra. La Chiesa vive nell’oggi, e rende lode e gloria al Padre celeste, spende la sua energia nella carità, nell’annuncio del Vangelo e costantemente si ricorda che è solo pellegrina, perché il suo destino è il cielo. Il  Messia infatti, è andato al Padre, ma ha promesso che tornerà alla fine dei tempi per separare le pecore dai capri, i giusti dai peccatori. Per i giusti ha preparato un posto nel suo Regno e li porterà con sé. Ogni giorno quindi nell’incontro personale col Maestro, i fedeli professano il desiderio di partecipare alla sua promessa e rivederlo così come si è manifestato ai discepoli dopo la sua Resurrezione. La Chiesa vive continuamente nel desiderio liturgico-celebrativo di contemplare ancora il suo volto, di vedere ogni giorno il suo corpo risorto, glorificato.

Nella tradizione teologica della prima comunità, il ritorno del Signore alla fine dei tempi, il giudizio che egli emetterà e tutto ciò che si compirà alla fine dei tempi, prende il nome di escatologia (dalla parola greca escaton). Accanto ad una memoria ed invocazione quotidiana del ritorno del Signore alla fine dei tempi, la liturgia della Chiesa ha dedicato un tempo liturgico per riflettere esplicitamente sul mistero escatologico. Il motivo è sotto gli occhi di tutti. La Chiesa, popolo di battezzati, invoca il ritorno del Messia con le labbra, ma nel suo cuore ogni giorno coltiva le varie attività, come se fossero l’unico fine e scopo della vita e come se l’esistenza terrena fosse il compimento di tutte le potenzialità dell’uomo.

Nella Chiesa di oggi, quando si parla di tempo dell’attesa, lo si identifica esclusivamente con l’Avvento, il periodo liturgico che la Chiesa ha strutturato a immagine della Quaresima, per preparare i fedeli alla Solennità del Natale. Tuttavia, leggendo i principi e norme del Lezionario, n. 93, si nota che la prima domenica di Avvento ha per tema il ritorno del Messia alla fine dei tempi. Si constata quindi che il tempo di Avvento non è solo un tempo di attesa durante il quale la Chiesa si prepara a celebrare il mistero del Natale, ma anche un tempo di meditazione, perché i fedeli riflettano sul ritorno del Signore alla fine dei tempi e si interroghino sul senso e la dimensione profonda della loro vita cristiana.

La duplice finalità del tempo di Avvento – preparazione alla celebrazione della prima venuta nella carne, e riflessione sulla seconda venuta, escatologica – emerge dai testi biblici ed eucologici (le preghiere che il sacerdote pronuncia a nome dell’assemblea, cioè colletta, preghiera sulle offerte, prefazio, preghiera dopo la comunione, benedizione solenne) pregati e proclamati non solo nel tempo d’Avvento, ma anche nelle ultime domeniche del tempo Ordinario e nella solennità di Cristo Re.

Infatti, alla metà del VII secolo, quando papa Gregorio riformò la strutturazione dell’Avvento romano e lo ridusse da sei domeniche (secondo il modello della Quaresima, ad immagine della quale era nato) a quattro, i testi evangelici erano, con qualche modifica, quelli che attualmente vengono proclamati nelle ultime domeniche del tempo Ordinario e della prima domenica del tempo di Avvento. In questo senso, quindi, una riflessione liturgica sul tema della venuta del Signore, se vuole essere completa, deve prendere in esame non solo le attuali celebrazioni di Avvento, ma anche quelle delle ultime domeniche del tempo Ordinario.

L’analisi dei testi non ha la pretesa di essere esaustiva ma solamente esemplificativa, per questo saranno presentati solo alcuni testi del ciclo A. Lo scopo è che il lettore come credente preghi durante la celebrazione liturgica e rifletta nel quotidiano, per nutrire la sua vita spirituale e cristiana.

È possibile individuare quattro domeniche “escatologiche”: dalla 32a del tempo Ordinario alla prima domenica di Avvento inclusa e constatare che le pericopi evangeliche sono solitamente tratte dalla sezione escatologica del Vangelo di Matteo.

La 32a domenica del tempo Ordinario presenta il testo di Mt 25,1-23. Il tema è la vigilanza nell’attesa di Cristo: occorre essere pronti, con le lampade accese e con l’olio nei contenitori di riserva, per non rimanere fuori dal banchetto delle nozze, nel buio della notte, separati dal Cristo.

La domenica successiva, 33a del Tempo Ordinario, la Chiesa propone il seguito della pericope di Mt 25, proclamando i versetti 14-30. Il tema è il ritorno del Messia che viene a giudicare, paragonato ad un uomo ricco, che parte per un viaggio e divide i suoi beni tra i servi perché li amministrino. Al suo ritorno valuterà e premierà gli sforzi di ciascuno, mentre la sua ira si accenderà nei confronti di chi non si assume nessun impegno o responsabilità.

Nella solennità di Cristo Re, si riflette esplicitamente sul ritorno del Messia, che verrà alla fine dei tempi a giudicare tutti gli uomini (Mt 25,31-44). Il criterio di valutazione del Cristo è l’amore reciproco: nutrire, dissetare, rivestire, curare, ospitare sono le domande che saranno rivolte a tutti; i diversi aspetti e le risposte su questi atteggiamenti determinano l’ammissione o l’esclusione dal Regno. La conclusione del Gesù-Giudice è molto chiara: quando avete fatto tutte queste cose a uno di questi fratelli più piccoli l’avete fatto a me e se non l’avete fatto a loro, non l’avete fatto a me.

Infine, nella prima domenica di Avvento, il testo evangelico (Mt 24,37-44) esorta i credenti a non fare troppi calcoli sul domani. Occorre essere sempre preparati, perché il Figlio dell’uomo verrà all’improvviso, quando nessuno se l’aspetta. La colletta infatti prega il Padre perché susciti nei fedeli la volontà di andare incontro al Cristo che viene con le buone opere, cioè attraverso l’impegno costante nell’amore reciproco. Una chiarificazione di ciò che la colletta intende, parlando di opere buone, si trova nella pericope evangelica della solennità di Cristo Re (Mt 25, 31-46). Il legame tematico, dunque, supera i confini teologico-liturgici delle varie domeniche, per aiutare il credente a capire che l’itinerario liturgico tende a raggiungere una visione unitaria del mistero di Cristo, per un cammino di fede e di vita cristiana.

La seconda e la terza domenica di Avvento offrono al credente la possibilità di riflettere e meditare sui fatti remoti che hanno preceduto la nascita del Cristo. In modo particolare l’attenzione si concentra sulla figura di Giovanni Battista, che consacra tutta la sua vita a preparare la via al Signore.

La pericope  evangelica della seconda domenica è tratta da Mt 3,1-12 e presenta la figura di Giovanni Battista - vestito di pelli di cammello, nutrito di miele selvatico e locuste - e la sua predicazione. Egli esorta tutti a convertirsi, perché il Regno dei cieli è vicino. Moltissimi accorrevano ad ascoltare la sua parola e confessando i loro peccati si lasciavano battezzare.

Il riferimento esplicito alla conversione e alla vicinanza del Regno di Dio, dà un carattere escatologico alla predicazione del Battista. Inoltre “colui che viene dopo” e battezza in Spirito Santo e fuoco taglierà tutti gli alberi che non portano frutto e brucerà in un fuoco inestinguibile la pula che invade la sua aia. Il Messia che deve venire, dunque è colui che giudica (cfr. Mt 25,31-44 e Mt 24,37-44) e salva, come era emerso in modo particolare nelle ultime domeniche del tempo Ordinario.

La colletta sottolinea alcuni elementi della liturgia della parola. Gli ultimi versetti della pericope evangelica, infatti parlano di alberi sterili e pula, ma occorre leggere la pericope nel suo contesto celebrativo. In questo modo la colletta aiuta a chiarificare la metafora racchiusa nella pericope evangelica. Infatti l’assemblea si rivolge al Padre perché l’impegno nel mondo non ostacoli la Chiesa  nel cammino verso il Figlio e quindi le attività quotidiane possono distrarre i battezzati dal loro cammino e impedire che siano accolti dal Messia nel granaio del Regno dei cieli.

Nella terza domenica di Avvento la liturgia della Parola offre alla riflessione dei fedeli la pericope di Mc 11,2-11. Il testo presenta Giovanni Battista in carcere: la sua opera va verso la conclusione, mentre acquista spessore la missione del Messia. Nell’azione del Cristo, infatti, trovano compimento le parole della profezia isaiana: i ciechi vedono, gli storpi camminano, i lebbrosi sono guariti, i sordi acquistano l’udito, i morti risuscitano, ai poveri è predicata la buona novella. Questo dimostra che Gesù è il vero Messia, perché solo lui, atteso da tutte le genti, può compiere miracoli e guarigioni.

La pericope, quindi delinea il vero ruolo di Gesù, che sarà esplicitato poi nelle celebrazioni della quarta domenica di Avvento ed in tutto il tempo di Natale. Ciononostante, nei versetti 7-11 della pericope evangelica Gesù parla di Giovanni, come era stato preannunciato nei principi e norme del Lezionario, n. 93. Il tutto sembra rispondere ad una domanda rimasta inespressa: chi è il precursore del Messia? Un profeta? Più che un profeta: il più grande tra i nati di donna. Tuttavia, Gesù vuole stabilire un criterio di priorità e conclude dicendo che il più piccolo nel Regno dei cieli è più grande di Giovanni Battista, perché è stato redento a prezzo del suo sangue.

 

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Ultimo aggiornamento: 01-12-06