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IL DOMINIO SPAGNOLO |
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Il fratello del re di Spagna, di passaggio a Milano, era diretto verso le Fiandre quale nuovo governatore. La peste, che serpeggiava già in alcuni Paesi d'Europa, dava delle avvisaglie non bene definite anche in qualche località del ducato, poi entrò a Milano. Si calcola che durante l'epidemia due terzi dei milanesi, quelli che potevano permetterselo, si rifugiavano in campagna. Il panico, l'incubo, il terrore erano indescrivibili, ed il povero popolo di Milano, quello minuto inspecie, levava gli occhi al Cielo, guardava alla chiesa, al santo cardinale Borromeo, alla sua infaticabile opera, alla sua immensa bontà chiedendo protezione ed aiuto. Assai interessanti sono per noi le notizie tratte da alcuni carteggi, nei quali si raccontano le vicende della famiglia di San Carlo allorchè, visto che il contagio non solo non si spegneva, bensì divampava ogni giorno con più violenza, i suoi componenti decisero di rifugiarsi nel castello di Peschiera, e lo fecero a più riprese, per una ricomparsa o riesplosione della epidemia nel successivo anno 1577; il che tutto ci fa credere che le varie frazioni del nostro comune, ivi compreso Zelofomagno erano da considerarsi "asilo sicuro per i tempi calamitosi". Con l'età cosidetta dei Borromei si percorre un periodo assai importante della storia e
della vita milanese; scrive il Bosio <che politicamente, la storia di Milano spagnola è anzitutto un lungo capitolo della storia di Spagna - e non felice, perchè comprende tutto il pomeriggio e la sera della giornata imperiale di quella nazione- e, solo secondariamente è capitolo di storia, o meglio. di cronaca nostra>. In un secolo così decadente come il Seicento e dove la violenza si sostituisce alla giustizia, innumerevoli gride sono una risibile ragnatela di difesa contro le ribalterie che, nelle nostre campagne specialmente, schiere di bravi commettono agli ordini di ricchi padroni.Come detto l'età dei Borromeo occupa da sè sola un buon terzo della storia di Milano nel periodo spagnolo. Un'altra grande colonna della Controriforma oltre il nostro San Carlo è il Cardinal Federico anch'esso molto vicino alle nostra terre. Pultroppo non abbiamo la fortuna di possedere in archivio la raccolta relativa alle Visite Pastorali del secondo Borromeo, poichè presso la Curia Archivescovile mancano proprio le carte relative a S.Donato, nelle quali avremmo certamente trovato una copiosa messe di notizie per Zelo ed altre chiese del nostro attuale Comune di Peschiera. La mattina del 10 Ottobre del 1580, nel santuario di Maria Vergine sui colli di Rovato, San Carlo impose al giovane l'abito benedetto; nel dicembre del 1587 venne poi nominato cardinale, finchè nel '95, tra l'entusiasmo dei milanesi, il pontefice Clemente VIII lo designò a succedere a Gaspare Visconti sulla massima cattedra ambrosiana, dove si meritò la stima più universale, come è eternata nel sublime XXII capitolo dei Promessi Sposi. Federico Borromeo, come sappiamo, fu proprietario insieme al fratello maggiore Renato, di Peschiera (ereditata dal padre Giulio Cesare morto nel 1572) dopo che questi l'aveva ricevuta in regalo da San Carlo cinque anni prima), ma nel '92 rimise allo stesso Renato <maneggio ed usufrutto delle sue contingenti patrimoniali rendite, riservatane a sè una certa parte per mantenimento della sua casa. Egli soggiornò nel nostro castello, soprattutto in gioventù allorchè i Borromeo vi si recavano a passare le vacanze.
Come testimonianza di questa sua presenza al castello, ci rimangono due lettere scritte in Peschiera , entrambe il 3 giugno, nelle quali egli prega Renato di preparargli la carrozza perchè intende recarsi <all'Abbazia> ed a Torino, mentre nell'altra vuole sapere dal conte Giovanni Batista Crivelli, amministratore di Casa Borromeo, se sono stati depositati i centoventi scudi <per la fabbrica della cappella>.Il quadro della storia milanese del secolo VIII, quindi del nostro territorio melegnanese, si identifica con il mutamento di dinastia per l'accanita guerra di successione di Spagna, la quale sconvolse per quarant'anni tutta l'Europa, guerra che vide insediarsi la dominazione austriaca, ed un ritorno fugace sulle nostre terre della Francia alleata del duca di Savoia, ed ancora una più effimera comparsa delle insegne di quella Spagna che aveva regnato sul ducato per oltre un secolo e mezzo. Ancora il nostro territorio è compromesso fortemente dalla guerra di successione, i soldati passarono sulle nostre campagne e vi lasciano solo le radici delle erbe. Poveri rurali di Zelo e Foromagno! Il bisogno di denaro per sovvenzionare la guerra ha spinto all'imposizione di tasse sui beni fondiari (frodo), il Comune prima, eppoi la Signoria ed il principe pongono ogni loro attenzione ad istituire un inventario generale dei beni immobili. Le cartine cercano di ricostruire la configurazione dei poderi in cui è diviso il territorio del nostro comune prendendo le mosse dalle notizie più antiche. |
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