Fin dal sagrato è possibile osservare
il primo "tesoro" della nostra chiesa: sotto il frontone è
ancora visibile la scritta "D.O.M. Mariae Nascente et Divo Carolo
dicatum erectum 1868 ornatum 1913 completum 1927". Il timpano in
passato era affrescato e probabilmente vi era raffigurata la Vergine
con il capo incoronato. Entrando, la chiesa appare neoclassica con il
predominio dei toni chiari e dei colori pastello, osservabili in particolare
nelle rosette e nelle vetrate.
Nella zona del fronte battesimale vi sono affreschi del pittore Nani,
esecutore anche del grande affresco della cappella di Maria Bambina
e dei simboli dei quattro evangelisti posti alla base del tiburio. Le
opere di Nani con i loro colori accesi contrastano con lo stile sobrio
circostante.
Tale stile non è però quello originario: prima del restauro,
avvenuto nei primi Anni Settanta, la chiesa appariva barocca, completamente
affrescata da un ciclo pittorico raffigurante i quindici misteri del
Rosario terminante con la rappresentazione del trionfo di Maria Vergine.
Sulle pareti vicine all'abside si trovavano gli affreschi di Cristo
deposto e di Gesù in mezzo ai dottori mentre nell'abside erano
dipinte la cena di Emmaus e la Sacra Famiglia. Il catino absidale riportava
una scena della cacciata di Adamo ed Eva. Vi erano inoltre altri affreschi
di Santi sia sulle vetrate che all'interno dell'edificio. La chiesa
era dunque fittamente decorata e in contrasto con l'insieme architettonico.
Fu proprio questa dissonanza di stili che portò a consultare
un decoratore per trovare una soluzione più armoniosa. Il decoratore
prescelto fu un pittore di nome Taragni, uno dei maggiori sostenitori
della copertura degli affreschi. I dipinti preesistenti vennero dunque
ricoperti, ma per fortuna non cancellati. Furono celati da materiali
reversibili e chissà se prima o poi potranno riaffiorare.Si sospetta
che sotto le attuali decorazioni vi possano essere opere attribuibili
all'artista Valtorta.
Per quanto riguarda i dipinti di Nani, furono eseguiti successivamente
al restauro "neoclassico" perché sembra che i fedeli
non fossero poi così soddisfatti del nuovo stile così
lineare e sobrio.
I più bei "tesori" ancora oggi visibili e degni di
segnalazione sono ospitati nella cappella di Maria Bambina e sulle pareti
attorno all'altare:
- nella cappella di Maria Bambina è presente una colonna di origine
romana proveniente dalla Cascina Comolli di S. Damiano. La statua della
Madonna è retta da una base del 1300. Il Crocifisso invece risale
al 1700 ed è stato prelevato dal vecchio cimitero di S. S.Albino.
La Via Crucis, realizzata in legno e opera della Scuola del Beato Angelico
di Milano, pur se danneggiata dall'incendio avvenuto in cappella negli
Anni Ottanta, può essere ancora degna di ammirazione;
- ai lati dell'altare sono presenti due splendide tele: una è
databile intorno al 1700 e raffigura S. Giuseppe che adora il Bambino,
mentre l'altra, molto famosa, è un olio su tela dell'artista
monzese Mosé Bianchi (1840 -1904), risalente al 1864 e raffigurante
la S. Comunione di S. Luigi Gonzaga ricevuta da S. Carlo Borromeo. Si
pensa che tale opera fu commissionata come pala d'altare all'artista
nello studio che aprì in via S. Primo a Monza.
I parrocchiani non più giovani, o quelli più interessati
alle vicende riguardanti il passato dei nostri paesi, forse ricordano
le storie che si raccontavano anni addietro sul modo in cui il quadro
del Mosè Bianchi arrivò nella nostra chiesa. Invitiamo
vivamente tutti coloro che siano in grado di farci avere notizie in
proposito a comunicarcele mettendosi in contatto con la redazione di
Nuovi Orizzonti.

Particolare della chiesa parrocchiale
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